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La VOCE ANNO XIX N°1

settembre 2016

PAGINA 3         - 23

15 fatti sul collasso dell’economia USA che il mainstream non vuole farti conoscere

Michael Snyder | theeconomiccollapseblog.com Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare - osservatorio - economia - 28-06-16 - n. 595

Stiamo per conoscere la prova inconfutabile che l’economia USA è in rallentamento da un bel po’ di tempo. Ed è vitale che prestiamo attenzione ai fatti, perché in tutta Internet troverete molte e molte persone che esprimono opinioni su cosa sta accadendo all’economia. E naturalmente i media mainstream cercano sempre di mettere le cose in modo che Barack Obama ed Hillary Clinton ne vengano fuori bene, perché quelli che lavorano nei media mainstream sono molto più liberisti della popolazione americana nel suo complesso. E’ vero che anch’io ho la mia opinione, ma come avvocato ho imparato che le opinioni non significano nulla finché non sono corroborate dai fatti. Pertanto lasciatemi per cortesia qualche minuto per condividere con voi le prove che dimostrano chiaramente che siamo entrati in una grande recessione economica. I 15 fatti che seguono riguardano l’economia USA che sta implodendo e sono fatti che i media mainstream non vogliono farvi sapere…
  1. La produzione industriale è in declino da oltre nove mesi di fila. Non abbiamo mai visto accadere questo nella storia degli USA al di fuori dei periodi di recessione.
  2. I fallimenti negli USA sono aumentati sulla base annua per sette mesi di fila e sono ora oltre il 51% in più da settembre.
  3. Il tasso di criminalità sui mutui commerciali ed industriali è in aumento sin da gennaio 2015.
  4. Il totale degli scambi commerciali negli USA è andato stabilmente scendendo fin dalla metà del 2014. No, non ho detto 2015.
    Il totale degli scambi commerciali è oggi in declino da quasi due anni e abbiamo appena saputo che è sceso ancora…

    Il totale degli scambi in USA ha fatto in aprile quello che sta facendo da luglio del 2014: è crollato: -2,9% dall’anno scorso fino agli 1,28 miliardi di miliardi di dollari che l’ufficio statistiche (Censues Bureau) ha riportato mercoledì.
    Questi sono stati gli scambi di aprile 2013!
  5. Gli ordinativi delle imprese USA stanno crollando da 18 mesi di fila.
  6. L’indice di cassa delle spedizioni via nave è in caduta su base annua da 15 mesi consecutivi.
  7. La produzione USA di carbone è scesa ai più bassi livelli da 35 anni a questa parte.
  8. Goldman Sachs ha il suo indicatore interno dell’economia USA ed è sceso al livello più basso fin dall’ultima recessione.
  9. Gli "indici di recessione" di JP Morgan sono saliti al livello più alto mai visto dall’ultima recessione.
  10. Il gettito fiscale federale e quello statale di solito iniziano a scendere nel momento in cui si entra in una nuova recessione, ed è precisamente ciò che sta accadendo adesso.
  11. L’indice delle condizioni del mercato del lavoro della Federal Reserve è in caduta da cinque mesi di fila.
  12. Le cifre dell’occupazione che il governo ha diffuso per l’ultimo mese sono state le peggiori mai viste negli ultimi sei anni.
  13. Secondo Challenger, Gray & Christmas, le richieste di cassa integrazione per le principali imprese sono in aumento del 24 % in più quest’anno di quanto lo erano nello stesso periodo dell’anno scorso.
  14. Le offerte di lavoro on-line sul sito del network d’affari LinkedIn sono in costante calo da febbraio, dopo 73 mesi che erano in stabile crescita.
  15. Il numero dei lavoratori temporanei negli USA raggiunse il picco e scese precipitosamente prima che iniziasse la recessione del 2001. La stessa identica cosa successe un attimo prima dell’inizio della recessione del 2008. Così, vi sorprenderebbe venire a sapere che il numero dei lavoratori temporanei ha avuto il picco in dicembre e da allora è drammaticamente sceso?
Solo ieri abbiamo appreso che due delle nostre più grandi società licenzieranno sempre più lavoratori. Bank of America, che è in possesso del nostro denaro più di ogni altra banca del paese, ha annunciato tagli per ulteriori 8000 lavoratori.

Si prevede che Bank of America ridurrà il personale nel proprio settore del credito al consumo di 8000 posti.

La banca al dettaglio più grande della nazione per depositi ha già ridotto il personale nel suo settore di credito al consumo da più di 100.000 nel 2009 a circa 68.400 alla fine del primo quarto del 2016, ha detto Thong Nguyen, Presidente dei servizi bancari al dettaglio di Bank of America e coamministratore del credito al consumo alla Morgan Stanley Financials Conference di martedì.

E Wal-Mart ha annunciato che sta eliminando i ruoli contabili nell’amministrazione in circa 500 punti vendita.

Wal-Mart sta cercando di tagliare ruoli contabili in amministrazione in 500 negozi nel tentativo di diventare più efficiente.

I tagli avverranno prevalentemente nei negozi dell’ovest e coinvolgeranno lavoratori della contabilità e delle spedizioni, ha detto il portavoce Kory Lundberg. Al loro posto, le funzioni di contabilità verranno deviate alla sede centrale di Walmart, a Bentonville, Ark. La cassa dei negozi verrà contabilizzata dai computer.

Giorno per giorno sentiamo di tagli ed esuberi come questi qui. E allora perché questo accadrebbe se l’economia degli USA fosse veramente in ripresa?

Anche con i dati del PIL manipolati come lo sono in questi giorni, Barack Obama si avvia ad essere l’unico Presidente in tutta la Storia degli Stati Uniti che non ha avuto un singolo anno in cui l’economia sia cresciuta di almeno il 3 per cento. La verità è che la nostra economia si è impantanata già dalla fine dell’ultima recessione ed ora è chiaramente iniziato un nuovo ciclo recessivo.

E sapete chi altri lo hanno capito, questo?

Gli investitori stranieri.

Lo scorso mese, gli investitori stranieri si sono liberati dei titoli di debito USA con la velocità più alta che sia mai stata registrata…

Gli investitori stranieri hanno venduto una quota record di titoli ed obbligazioni del Tesoro USA per il mese di aprile, secondo i dati del Dipartimento del Tesoro degli USA di mercoledì, così come gli stessi investitori hanno fissato il prezzo di pochi punti superiore a quello della Federal Reserve di quest’anno.

Gli stranieri hanno venduto 74,6 miliardi di dollari del debito del Tesoro USA nel mese, dopo averne acquistato 23,6 miliardi in Marzo. Lo squilibrio in uscita di aprile è stato il più grande da quando il Dipartimento del Tesoro
degli USA ha iniziato a registrare le transazioni sul debito nel gennaio 1978.

Non c’è più da discutere - la prossima crisi economica è già qui. A questo punto, ciò è così ovvio che anche George Soros sta febbrilmente vendendo titoli ed acquistando oro.

Potremmo discutere se l’economia USA abbia iniziato la fase recessiva nell’ultimo 2015, nel primo 2015 o nell’ultimo 2014, ed è un bene che si facciano tali discussioni.

Ma alla fine della fiera, ciò chè è molto più importante e quello che ci troveremo davanti.
Fortunatamente, la nostra recessione è stata fino ad ora abbastanza graduale, e speriamo che si mantenga così il più a lungo possibile.

In molti altri posti del mondo, le cose sono già in conclamata modalità panico. Fino ad ora, il Venezuela era stato una delle nazioni più ricche del sudamerica, ma ora la gente ha iniziato letteralmente a cacciare cani e gatti per mangiarli.

In assenza di un grande evento riconoscibile e imprevedibile di qualche sorta, non vedremo ciò che sta succedendo negli Stati Uniti ancora per un po’, ma senza dubbio stiamo correndo a tutto vapore verso una grande depressione economica.

Sfortunatamente per tutti noi, non c’è nulla che qualsivoglia nostro politico sia in grado di fare per fermarlo.

Lo schiavismo moderno e la paura che ci blocca


di Pierluigi Battista, da Il Corriere della Sera, 25 luglio 2016

Avanza su Via Nazionale un omone corpulento, enorme. Ai polsi, attorno al collo, sulle dita di entrambe le mani sembra una semovente miniera d’oro massiccio: anelli, orologio, braccialetti, catenine e catenone. Guarda le vetrine distrattamente, camminando con affaticata lentezza, per non sfidare troppo la canicola romana. Dietro di lui un’ombra nera. Non possiamo sapere nulla del bipede infagottato in una tunica nera che avvolge tutto il corpo, la testa, il volto, gli occhi nascosti da un paio di occhiali da sole, ai piedi scarpe nere piatte, che possiamo solo intravvedere tra le pieghe del sudario che arrivano fino all’asfalto.

Una donna, ecco. Totalmente cancellata come essere umano. Una figura invisibile che cammina a piccoli passi per star dietro all’omone che è il suo padrone, e che ostenta la sua arrogante indifferenza verso la non-persona che lo segue come una schiava che nel nome del Corano deve solo obbedire, compiacere il suo tiranno. Magari è solo una bambina, chi lo sa. Non possiamo vedere nulla di lei, trattata e nascosta come un nulla.

è la prima volta che ho visto una scena simile a Roma. L’avevo vista a Londra e a Vienna. Qui fa un po’ più impressione, forse è l’effetto sorpresa. Mi domando però se dobbiamo farci l’abitudine, a questo triste spettacolo dello schiavismo moderno. Mi domando se il senso di repulsione che questa scena mi suscita sia il frutto di un pregiudizio «etnocentrico» o se non sia una forma di sano imbarazzo puramente umano. E se non ci si debba ribellare, nelle coscienze almeno, a questo sfoggio di umiliazione delle donne, a questa nullificazione di esseri umani che, sole e calpestate, non possono cambiare il loro destino.

è un costume che va rispettato, per convivere pacificamente con l’Islam? A me sembra di no. Se noi vedessimo una donna, o un bambino, o un qualunque soggetto debole, trascinato con un guinzaglio al collo da un uomo prepotente non faremmo in modo di fermarlo? Non vorremmo veder finito quello spettacolo osceno e mortificante? Ci appelleremmo alla pluralità dei costumi, alla varietà vitale delle culture, alla diversità dei modelli sociali, al rispetto che si deve ad ogni fede? Quell’essere minuto senza corpo, senza volto, senza sguardo, senza sesso e genere sembra piuttosto la vittima designata della nostra ignavia e del nostro conformismo. Se potesse ribellarsi. Se noi le dessimo una mano a ribellarsi. Ma non vogliamo farlo, nascosti anche noi, sotto le nostre paure.

(25 luglio 2016)

Di questo tema si occupano anche due capitoli del recente libro di Paolo Flores d’Arcais “La guerra del Sacro: terrorismo, laicità e democrazia radicale” (Cortina editore), di cui qui sotto diamo quattro brani:

Il burqa è una prigione ambulante, l’esibizione pubblica della sottomis-sione della donna, emana disprezzo per l’eguaglianza da ogni filo con cui è tessuto. (p.191)

In una società “colma di simboli della supremazia maschile”, il burqa sarebbe uno dei tanti, dunque accettabile al pari di “riviste erotiche e porno-grafiche, nudi fotografici, jeans stretti, abiti trasparenti o inguainanti”, giustifica Martha Nussbaum. Ma l’unica analogia in qualche modo sostenibile sarebbe con una pratica che consentisse agli uomini di portare al guinzaglio per strade, ristoranti, cinema, la propria donna. Se accadesse, una legge che lo vietasse, magari con tanto di galera per il padrone, sarebbe il minimo. (p.193)

Legittimare la diseguaglianza in plateali ostentazioni pubbliche rafforza e radica oppressione e prepotenza del maschio . Si tratta invece di estirparla, e quella violenta con misure draconiane. (p.194)

A quanti, con la Nussbaum, sostengono che il burqa non è un simbolo di odio, sfugge che è già un fatto (oltre che un simbolo) – eclatante e spudorato, arrogante e tracotante – di dominio sulla donna, l’opposto dell’eguaglianza, l’osceno inno quotidiano con cui il maschio celebra coram populo la riduzione della volontà della donna a sua (di lui) pro-prietà. Anche con le leggi più rigorose, sradicare soggezioni storiche o addirittura ataviche è improbo, immaginiamoci senza, e addirittura con la possibilità di ostentare, esibire, pavoneggiare, teorizzare. Infine canonizzare, in nome dell’eguale rispetto. La schiavitù come libera scelta. (p.195)

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