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LA VOCE 1609

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La VOCE ANNO XIX N°1

settembre 2016

PAGINA 1         - 21

In questo numero:
– Slobodan Milosevic scagionato dal "Tribunale ad hoc" dell’Aia
– Sui rapporti tra Serbia e Cina
– I Balcani centro di irradiazione del radicalismo islamico e dell’ISIS
– BREVI

Slobodan Milosevic scagionato dal "Tribunale ad hoc" dell’Aia

All’interno del verdetto di colpevolezza, emesso in marzo dal "Tribunale ad hoc" dell’Aia contro Radovan Karadzić, sono contenute di fatto le formule assolutorie che scagionano Slobodan Milošević dalle accuse per le quali fu posto sotto processo e giustiziato extra lege dallo stesso "Tribunale". Tra l’altro, la sentenza riporta che tanto Milosević quanto Karadzić erano inizialmente a favore della integrità della Jugoslavia; Milosević si oppose alla eventuale discriminazione, all’interno della Repubblica Serba di Bosnia, dei Musulmani che fossero "per la Jugoslavia", e dichiarò che "tutti i membri delle altre nazioni e nazionalità devono essere protetti" e che "la discriminazione non è nell’interesse dei Serbi"...

Il silenzio su Slobodan Milosevic

La Corte Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia ha scagionato Slobodan Milosevic dalle responsabilità per i crimini di guerra della guerra bosniaca 1992-95.

di Giulietto Chiesa / sputniknews.com / 9 agosto 2016

Si tratta di una notizia di prima grandezza; enormi le implicazioni politiche che essa comporta. Ma stranamente nessuno ne ha parlato tra i grandi media di informazione di massa del mondo intero. Ed è comprensibile che tutti tacciano: coloro che in un coro unanime lo definirono il "macellaio dei Balcani"; coloro che lo paragonarono a Hitler, iniziando la serie che sarebbe poi continuata con Saddam Hussein, con Muhamar Gheddafi, e che vorrebbero continuare con Bashar el Assad. E’ comprensibile che tacciano le cancellerie occidentali, in specie quella americana, che vollero la fine della Jugoslavia e la fine di Milosevic.

Possono farlo, perché la "riabilitazione" di Slobodan Milosevic non c’è ancora stata. La sentenza che la contiene è quella che ha portato lo stesso tribunale a condannare a 40 anni di reclusione Radpvan Karadzic. Dunque bisogna leggere quella lunghissima sentenza per scoprire che Milosevic non fu colpevole delle accuse per cui passò in prigione gli ultimi cinque anni della sua vita, da tutti esecrato. Il trucco è tutto qui. La sentenza contro Karadzic risale al 24 marzo di quest’anno. Siamo quasi alla metà di agosto e tutto il mainstream mondiale non si è accorto di niente. Oppure ha ritenuto utile non accorgersi di niente. Così tutti i leader occidentali non sono costretti a chiedere scusa, alla Jugoslavia, alla Serbia, ai popoli europei ignari. In realtà, a ben vedere, toccherebbe a loro adesso sedere sul banco degl’imputati. Infatti, nella sua sentenza del 24 marzo, il tribunale che processò Milosevic dice che "non è soddisfatto dell’insufficiente prova che Milosevic fu favorevole " al piano di espulsione dei musulmani bosniaci e dei croato-bosniaci dal territorio della Bosnia preteso dai serbi. Ma la formulazione è qui volutamente fumosa. Non si tratta di "prove insufficienti".

La stessa sentenza, a più riprese, ribadisce, citando documenti, l’esistenza di divergenze sostanziali tra Milosevic e Karadzic in diversi passaggi cruciali della tragica crisi. Dice la sentenza che Milosevic si oppose alla decisione della costituzione della Repubblica Srpskaja. E tante altre circostanze, ora scoperte, rivelano quello che coloro che volevano sapere già sapevano: e cioè che Milosevic, fino alla fine, cioè fino all’inizio dei bombardamenti della Nato sulla Serbia, aveva cercato un accordo con gli occidentali e che fu la signora Albright che decise che quell’accordo non dovesse essere siglato.

Cinque anni di prigione - gli ultimi della sua vita - furono decisi nelle capitali europee e americana in spregio a ogni giustizia, in nome del sopruso con cui lo stato Jugoslavo venne fatto a pezzi. E la sua morte in carcere avvenne in circostanze estremamente sospette e particolarmente disumane. Ufficialmente ebbe un attacco di cuore. Ma esso arrivò due settimane dopo che il Tribunale gli aveva negato il permesso di essere curato in Russia, come aveva chiesto. Morì nella sua cella, l’ex presidente jugoslavo, tre giorni dopo che il suo avvocato aveva inviato una sua lettera al Ministro degli esteri russo, in cui diceva di temere di essere avvelenato.

Adesso sappiamo quale fu la "giustizia" che quel tribunale perseguiva: quella dei vincitori. Scagiona ora Milosevic, ma tiene nascosta la sua decisione. Non è una distrazione. Il giudice che ha presieduto il processo contro Karadzic, il coreano O-Gon, era anche tra i giudici che stavano processando Milosevic, prima che morisse. Costui conosceva tutti gli atti di entrambi i processi. Adesso non resta che chiedersi chi paga il suo stipendio e quello dei suoi onorati colleghi. L’occidente affonda nella sua stessa melma, insieme ai "valori" che ogni giorno, impunemente, proclama di voler difendere.

Sui rapporti tra Serbia e Cina

«« Siamo grati alla Cina che non votò a favore delle sanzioni contro la Serbia nel Maggio 1992, per il fatto che condannò fortemente l’aggressione alla Serbia nel 1999, e per il fatto che rifiutò l’illegale, unilaterale secessione della provincia Serba del Kosovo e Metohija... »»

Lo Sviluppo della Cina è ispirazione per il mondo intero

Intervista a Zivadin Jovanovic, Presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, ex ministro degli esteri della Repubblica Federale Jugoslava


D: Lei è grande amico della Cina, paese che visita spesso. Cosa la impressiona più di tutto il resto?
R:
Per decenni sono stato coinvolto nello sviluppo della cooperazione e delle relazioni tra Jugoslavia e Cina.
Oggi le nostre relazioni hanno carattere strategico. La recente visita del Presidente cinese Xi Djinping alla Serbia è di importanza storica, e crea le basi per la cooperazione del XXI secolo.
Sono personalmente impressionato di come la Cina si sia trasformata da Paese sottosviluppato e chiuso a Paese aperto e prosperoso con risultati straordinari in campo economico, scientifico e tecnologico. Lo sviluppo cinese diventa fonte di ottimismo in un mondo che deve affrontare nuove sfide e nuovi problemi.

D: Prima della nascita della Repubblica Popolare Cinese, era un paese sottosviluppato. Ma ora la Cina occupa un posto centrale sulla scena mondiale. Secondo lei, qual è la ragione principale per tale risultato? Qual è il ruolo del partito comunista in questo processo?
R:
Il Partito Comunista ha giocato un ruolo cruciale in tutte le fasi dello sviluppo cinese. Il Partito è sempre stato fermamente unito con la propria gente difendendo la libertà dai padroni stranieri e dagli occupanti fascisti, salvaguardando la sovranità e l’integrità territoriale della Patria, tracciando la strategia per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Grazie al Partito, i bisogni degli uomini e delle donne, sono sempre al centro delle decisioni politiche. Credo che quest’unità tra popolo, partito e Stato sia la base dei grandi risultati raggiunti in Cina in tutti i campi.

D: Facendo un confronto con altri partiti comunisti, qual è il segreto del Partito Comunista Cinese nell’aver raggiunto un così grande successo?
R:
Se c’è qualche segreto, questo è il senso di unità, responsabilità, apertura e approccio innovativo al futuro. I successi del Partito sono basati sulla profonda comprensione dei bisogni e delle capacità delle persone; dei cambiamenti e delle nuove sfide a livello mondiale; terzo una visione di lungo termine e pianificazione. Il Partito Comunista è molto aperto nello studio delle esperienze di altri parti e sistemi sociali, mentre con risolutezza costruisce il proprio sistema socialista, basato sulle concrete condizioni, bisogni e sul proprie radici culturali. La politica che seguono ha grande valore.

D: La Cina sta esplorando un nuovo cammino nello sviluppo di se stessa. Qual è il contributo che la Cina ha dato nello sviluppo mondiale?
R:
Il contributo della Cina allo sviluppo della pace e dello sviluppo è enorme. Come membro permanente del Consiglio di Sicurezza e come membro influente di altre organizzazioni internazionali, si è sempre battuta per la pace, la giustizia e pari opportunità per lo sviluppo di tutte le nazioni.
Siamo grati alla Cina che non votò a favore delle sanzioni contro la Serbia nel Maggio 1992, per il fatto che condannò fortemente l’aggressione alla Serbia nel 1999, e per il fatto che rifiutò l’illegale, unilaterale secessione della provincia Serba del Kosovo e Metohija.
Coesistenza pacifica, rispetto del ruolo delle Nazioni Unite e dei principi base del Diritto Internazionale, come forma di rispetto della sovranità e integrità territoriale di tutti i paesi nel mondo, siano grandi o piccoli, sviluppati o meno, forti o deboli, sono questi i principi cardine della politica estera cinese, grazie alla quale ha conquistato la simpatia e il rispetto di altri paesi, soprattutto in Asia, Africa e Sud America. L’approccio Cinese ai problemi economici si basa su una visione di insieme che tende a trovare soluzioni che diano reciproco vantaggio, e che cerchino di superare la crisi mondiale che dura da anni.
L’iniziativa “One Belt, one Road” introdotta dal presidente Xi Djinping nel 2013 è stata già profondamente appoggiata e supportata come nuovo approccio allo sviluppo globale, agli interessi comuni, alla connettività delle infrastrutture, produzione culturale e relazioni umane in generale.
La Cina è fondatrice, o co-fondatrice, dell’Organizzazione di Shangai, del Brics, della Banca Asiatica per le infrastrutture, della New Development Bank, G-20 e altri forum internazionali. Questo dimostra l’impegno della Cina nella creazione di un mondo multipolare libero da ogni dominio. Se è chiaro per tutti che l’Asia è al centro dello sviluppo del XXI secolo, è altrettanto chiaro che la Cina è la nazione leader dell’Asia. La collaborazione strategica tra Cina e Russia è simbolo di speranza per un mondo di pace, stabilità e prosperità.

D: La disputa tra Cina e Filippine è complicata e delicata. Il collegio arbitrale istituito ad hoc è composto da 5 persone, 4 dei quali sono occidentali. Possono giudicare in maniera adeguata il caso?
R:
E’ difficile immaginare come un tribunale ad hoc possa risolvere questa complicata disputa bilaterale, specialmente se solo una parte è disposta a farlo. Guardando la composizione del tribunale, cui ha fatto riferimento, si nota, come minimo, la faziosità del collegio. Pertanto sono davvero scettico verso tale metodo.

D: La controversia è sulla sovranità. Il Tribunale ha sufficiente autorità per risolvere la disputa?
R:
Secondo me, come tribunale è deficitario delle qualifiche adatte per decidere la disputa. Non ha sufficiente autorità per prendere tali decisioni circa tali questioni di sovranità, né per costringere le parti a prendervi parte.

D: A quale risultato può portare l’arbitrato nella soluzione della disputa?
R:
Stando a vedere la storia, l’essenza della disputa, penso che l’arbitrato non sia il modo corretto per risolvere la questione. E’ piuttosto una maniera per postergare la questione non per risolverla. Questo però è contro l’interesse di entrambe le parti. Il punto è, chi trae beneficio da questo tribunale?

D: Secondo lei qual è la soluzione migliore?
R:
Un negoziato tenuto dalle parti direttamente interessate nel reciproco interesse, senza interferenze dall’esterno. Questo risolverebbe un problema delicato attraverso amichevoli relazioni di vicinato. E tutta la regione beneficerebbe dalla comprensione reciproca, libertà di navigazione e crescente cooperazione.
Dal quotidiano cinese Zhenminzhibao

Traduzione di Pacifico S.

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