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La VOCE 2010

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La VOCE ANNO XXIII N°2

ottobre 2020

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tre esempi di cospirazione e ingerenza dell’imperialismo. di ângelo alves, commissione politica del partito comunista portoghese. da http://avante.pt/. traduzione di mauro gemma per marx21.it. in libano si approfitta della catastrofe per sviluppare un'operazione che, analogamente a quanto avvenuto nel contesto della «primavera araba», mira a una riconfigurazione politica che si propone di legare quel paese ai piani imperialisti nella regione. ciò che spinge l'imperialismo in libano non sono i veri problemi che imperversano da anni e che sono radicati nel modo in cui, sin dall'indipendenza, si è tentato di creare un libano formalmente "indipendente" ma in realtà subordinato agli interessi dell'ex potenza coloniale, la francia e poi a quelli dell'imperialismo statunitense. è nella grande borghesia legata all'alta finanza, con profondi legami con stati uniti, francia e arabia saudita, che risiede la fonte della corruzione sistemica. il sistema politico confessionale è stato imposto dall'imperialismo per impedire una reale unità e indipendenza nazionale e per nutrire questa borghesia. ma la realtà ha prevalso e, soprattutto dopo l'aggressione israeliana del 2006, la situazione politica libanese si è evoluta con l'affermazione di forze patriottiche, come hezbollah, che hanno svolto un ruolo reale nella difesa della sovranità e che non hanno permesso, come l'imperialismo vorrebbe, che il libano funga da piattaforma per la guerra in siria e per il confronto con l'iran: questo è ciò che muove la macchina dell'interferenza, non i diritti di quel popolo o la corruzione. in bielorussia, e indipendentemente dai problemi e dalle contraddizioni reali, è evidente che l'imperialismo sta tentando ancora una volta di fagocitare quel paese nella sfera di influenza della nato, degli stati uniti e dell'unione europea nella logica del confronto con la federazione russa. la ricetta è quella tradizionale: mettere in discussione le elezioni e poi contestarne la legittimità e i risultati. come per la "rivoluzione arancione" in ucraina, compaiono personalità e organizzazioni straniere associate alle manifestazioni, caratterizzate da violenza provocatoria e precedute dal caos organizzato. gli eventi in bielorussia sono avvenuti in coincidenza con il tour di pompeo in repubblica ceca, slovenia, austria e polonia e con la provocatoria decisione di rafforzare la presenza militare statunitense in quest'ultimo paese. anche qui a guidare l'imperialismo non sono né la democrazia né i diritti di quel popolo. in realtà, non è la prima volta che vengono tentate manovre di ricatto e interferenza in un paese chiave nel gioco geostrategico dell'europa orientale, che mantiene la proprietà pubblica delle sue importanti risorse. non ci sono dubbi: l'agenda che si sta sviluppando è una replica delle "rivoluzioni colorate" che, va ricordato, hanno installato un regime di natura fascista in ucraina. il venezuela sta preparando le elezioni legislative per il 6 dicembre. l'unione europea è stata invitata a mandare osservatori. la risposta è stata: non veniamo, le elezioni non si devono tenere. nel frattempo, l'unione europea si è associata a un vergognoso documento di ricatto, aperta interferenza e provocazione, scritto dall'amministrazione trump e approvato da governi come israele, brasile, ungheria, ucraina, bolivia, colombia, tra gli altri, che mira al boicottaggio delle elezioni venezuelane. anche qui il piano consiste in un tentativo di sabotare le elezioni, attraverso il sostegno alla narrazione della "dittatura feroce". questi tre esempi dimostrano che anche nel contesto della pandemia, l'imperialismo non rinuncia a un programma di confronto, cospirazione e interferenza che ha come obiettivo centrale quello di mantenere il suo dominio egemonico e sottomettere tutti i paesi e i popoli che resistono. giù le mani dalla bielorussia! dichiarazione del partito comunista tedesco (dkp). da https://www.solidnet.org. traduzione di mauro gemma per marx21.it. il 9 agosto si sono svolte le elezioni nella repubblica di bielorussia, vinte dal presidente a lungo termine alexander lukashenko, secondo la commissione elettorale. l'opposizione aveva già annunciato prima delle elezioni che non avrebbe riconosciuto un tale risultato e ha dichiarato vincitrice la sua candidata svetlana tikhanovskaya. da allora ci sono state proteste, alcune delle quali violente, con almeno un morto tra i manifestanti, feriti da entrambe le parti e arresti. si sono svolti scioperi anche in diverse fabbriche. senza alcuna prova, gli stati uniti e l'ue non hanno riconosciuto i risultati delle elezioni e sostengono l'opposizione. ciò vale anche per il governo tedesco e tutti i partiti del bundestag. le sanzioni sono state richieste immediatamente. ciò è stato preceduto da anni di campagne da parte di usa, nato e ue contro la bielorussia. le ragioni di ciò sono ovvie. se fosse possibile destabilizzare la bielorussia e portarla nella sfera di influenza della nato, questa alleanza di guerra si avvicinerebbe molto al suo obiettivo di circondare completamente la federazione russa. inoltre, la bielorussia è l'unica ex repubblica sovietica in cui gran parte della produzione è rimasta nelle mani dello stato e le conquiste sociali sono state almeno in parte preservate. l'opposizione sostenuta dall'occidente, guidata da tikhanovskaya, invece, chiede la privatizzazione di gran parte delle imprese statali, che dovrebbero essere rilevate da investitori stranieri. la terra dovrebbe essere trasformata in una merce, gli alloggi privatizzati, le norme di mercato e gli standard dell'ue adottati. sono previsti tagli e privatizzazioni nel settore sanitario e l'elenco delle cure gratuite sarebbe notevolmente ridotto. le solite richieste del fmi vengono pianificate ancor prima di essere introdotte. tutto questo può essere letto nelle pubblicazioni diffuse dall'opposizione. c'è la minaccia di uno scenario come quello del 2013/14 in ucraina, con tutte le conseguenze sociali, politiche ed economiche che si sono osservate lì. ciò include anche il nazionalismo: le bandiere bianco-rosse-bianche dei manifestanti in bielorussia sono i colori dei collaboratori della wehrmacht fascista dal 1943 al 1945. naturalmente, anche molti cittadini bielorussi che vogliono intervenire per far fronte ai problemi nel paese prendono parte alle proteste. molti di loro molto probabilmente non sono interessati al programma dell'opposizione delineato sopra. non vogliono che un secondo maidan o un'estensione dell'influenza della nato e dell'ue includa la bielorussia. nessuno si interesserà a loro se l'opposizione sostenuta dall'imperialismo avrà successo con la sua strategia.
l'interferenza negli affari interni della repubblica di bielorussia e l'accerchiamento aggressivo della federazione russa aumentano enormemente il pericolo di guerra. noi diciamo: giù le mani dalla bielorussia! chiediamo al governo federale: - il riconoscimento della sovranità della repubblica di bielorussia! - nessuna ulteriore interferenza negli affari interni della repubblica di bielorussia! - nessuna sanzione e nessuna guerra ibrida contro la bielorussia: il popolo bielorusso deve essere in grado di decidere in modo sovrano! l'unione europea provoca la bielorussia. dichiarazione del partito comunista di spagna. da https://www.solidnet.org. traduzione di mauro gemma per marx21.it. se erano prevedibili le decisioni del consiglio europeo sulla bielorussia, non per questo erano inevitabili, ma ancora una volta l'unione europea ha scelto di seguire la strada della sottomissione alle richieste statunitensi. così, dopo le parole del presidente della commissione, ursula von der leyen, sono arrivate quelle di charles michel, presidente del consiglio, che ha annunciato che l'unione non riconosce i risultati delle elezioni presidenziali bielorusse del 9 agosto. charles michel ha affermato, a nome del consiglio, che le elezioni non sono state "eque e libere", definendo “una frode il processo elettorale”, anche se si è astenuto dal mostrare prove, e ha dichiarato che l'unione imporrà sanzioni ai membri del governo bielorusso per facilitare la "transizione pacifica". con il linguaggio dell'ipocrisia e della doppiezza , charles michel ha parlato di “raddoppio degli sforzi per trovare una soluzione pacifica ”in bielorussia, sapendo perfettamente che, ingerendosi in modo insolente, alcuni paesi membri dell'unione hanno promosso proteste nel paese, con l'intenzione di creare un nuovo maidan, una situazione di caos che faccia crollare il governo lukashenko. bruxelles e la commissione sono pienamente consapevoli che diversi paesi membri (polonia, lituania, cechia) lavorano per creare un nuovo centro di crisi sui confini russi, contando sul sostegno di altri paesi europei e sulla ingerenza e il sostegno politico e diplomatico degli stati uniti. non è il risultato del caso che, mentre si sviluppano queste azioni in bielorussia, il dispositivo militare della nato conduce manovre ai confini del paese contribuendo deliberatamente alla pressione su minsk e alzando il livello della tensione nella zona. questa politica interventista, che è sempre stata sostenuta dall’unione europea, non ha nulla a che fare con la difesa dei diritti umani e deve, inoltre, sopportare la vergogna di essere a rimorchio delle decisioni di washington. il piano per provocare la bielorussia è stato accompagnato dallo stimolo alle proteste violente, alla diffusione di false informazioni su presunti scioperi, alla sponsorizzazione di assemblee davanti alle fabbriche bielorusse per simulare proteste di massa da parte dei lavoratori, dal sostegno unanime dei media conservatori all’ipotetica protesta della grande maggioranza della popolazione, mentre si sono taciute le manifestazioni di sostegno al governo di minsk e si offre sostegno all'opposizione di destra; un'opposizione che ha un programma neoliberista che intende promuovere privatizzazioni, porre fine alle società pubbliche, ritirare la bielorussia dallo stato dell'unione che la unisce alla russia, farla lasciare l'unione eurasiatica e l'unione doganale, scommettere sull'approvvigionamento di gas liquefatto degli stati uniti, con l’abbandono del gas russo; mettere in atto un piano aggressivo di "de-comunistizzazione" simile a quelli approvati dai governi di estrema destra di polonia e ucraina; e, infine, far entrare la bielorussia nella nato: un programma completo che sembra scritto a washington, è quello che postula anche l'unione europea. la brutalità della polizia, in questa occasione, è stata denunciata in bielorussia dai leader dell'unione europea, al contrario di quanto è avvenuto con la sanguinosa repressione in francia delle manifestazioni dei gilet gialli, brutalità che ha causato undici morti, più di quattromila feriti e tredicimila arrestati; né tale brutalità è stata segnalata nel comportamento della polizia turca nei confronti dei profughi, e tanto meno nell'attività della guardia costiera libica (complice anche del mercato di schiavi) finanziata da bruxelles. l'unione europea che ora contribuisce alle provocazioni contro la bielorussia è la stessa che ha finanziato e ha sostenuto i golpisti in ucraina nel 2014; che ha sponsorizzato juan guaidó nel tentativo di rovesciare il governo del venezuela; che ha riconosciuto i liberticidi della bolivia che hanno deposto il presidente evo morales; e che ora vuole coprirsi dietro ai valori democratici mentre, in realtà, segue il copione interventista statunitense, quello che ha annunciato mike pompeo a praga il 12 agosto chiedendo all’unione europea di applicare sanzioni alla bielorussia. decisione accettata e annunciata da charles michel, che non contribuirà a creare un clima pacifico di armonia e collaborazione nell'europa dell'est. il partito comunista di spagna chiede al governo del nostro paese di adottare una decisione propria, svincolata da ogni misura interventista adottata da bruxelles o washington, e fa appello a lavoratori, cittadini, organizzazioni democratiche, a esprimere il loro rifiuto di questa nuova avventura interventista contro la bielorussia che si aggiunge alla lunga lista di paesi attaccati dall'ambizione imperiale degli stati uniti con l'assistenza dei paesi dell'unione europea, incatenata a washington, che ha nuovamente adottato una vergognosa posizione di sottomissione agli stati uniti. la bielorussia che non vi fanno vedere. ..segue ./.

Tre esempi di cospirazione e ingerenza dell’imperialismo

di Ângelo Alves, Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese

da http://avante.pt/

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

In Libano si approfitta della catastrofe per sviluppare un'operazione che, analogamente a quanto avvenuto nel contesto della «Primavera araba», mira a una riconfigurazione politica che si propone di legare quel paese ai piani imperialisti nella regione. Ciò che spinge l'imperialismo in Libano non sono i veri problemi che imperversano da anni e che sono radicati nel modo in cui, sin dall'indipendenza, si è tentato di creare un Libano formalmente "indipendente" ma in realtà subordinato agli interessi dell'ex potenza coloniale, la Francia e poi a quelli dell'imperialismo statunitense. È nella grande borghesia legata all'alta finanza, con profondi legami con Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita, che risiede la fonte della corruzione sistemica. Il sistema politico confessionale è stato imposto dall'imperialismo per impedire una reale unità e indipendenza nazionale e per nutrire questa borghesia. Ma la realtà ha prevalso e, soprattutto dopo l'aggressione israeliana del 2006, la situazione politica libanese si è evoluta con l'affermazione di forze patriottiche, come Hezbollah, che hanno svolto un ruolo reale nella difesa della sovranità e che non hanno permesso, come l'imperialismo vorrebbe, che il Libano funga da piattaforma per la guerra in Siria e per il confronto con l'Iran: questo è ciò che muove la macchina dell'interferenza, non i diritti di quel popolo o la corruzione.

In Bielorussia, e indipendentemente dai problemi e dalle contraddizioni reali, è evidente che l'imperialismo sta tentando ancora una volta di fagocitare quel paese nella sfera di influenza della NATO, degli Stati Uniti e dell'Unione Europea nella logica del confronto con la Federazione Russa. La ricetta è quella tradizionale: mettere in discussione le elezioni e poi contestarne la legittimità e i risultati. Come per la "rivoluzione arancione" in Ucraina, compaiono personalità e organizzazioni straniere associate alle manifestazioni, caratterizzate da violenza provocatoria e precedute dal caos organizzato. Gli eventi in Bielorussia sono avvenuti in coincidenza con il tour di Pompeo in Repubblica Ceca, Slovenia, Austria e Polonia e con la provocatoria decisione di rafforzare la presenza militare statunitense in quest'ultimo Paese. Anche qui a guidare l'imperialismo non sono né la democrazia né i diritti di quel popolo. In realtà, non è la prima volta che vengono tentate manovre di ricatto e interferenza in un paese chiave nel gioco geostrategico dell'Europa orientale, che mantiene la proprietà pubblica delle sue importanti risorse. Non ci sono dubbi: l'agenda che si sta sviluppando è una replica delle "rivoluzioni colorate" che, va ricordato, hanno installato un regime di natura fascista in Ucraina.

Il Venezuela sta preparando le elezioni legislative per il 6 dicembre. L'Unione Europea è stata invitata a mandare osservatori. La risposta è stata: non veniamo, le elezioni non si devono tenere. Nel frattempo, l'Unione Europea si è associata a un vergognoso documento di ricatto, aperta interferenza e provocazione, scritto dall'amministrazione Trump e approvato da governi come Israele, Brasile, Ungheria, Ucraina, Bolivia, Colombia, tra gli altri, che mira al boicottaggio delle elezioni venezuelane. Anche qui il piano consiste in un tentativo di sabotare le elezioni, attraverso il sostegno alla narrazione della "dittatura feroce".

Questi tre esempi dimostrano che anche nel contesto della pandemia, l'imperialismo non rinuncia a un programma di confronto, cospirazione e interferenza che ha come obiettivo centrale quello di mantenere il suo dominio egemonico e sottomettere tutti i paesi e i popoli che resistono.

Giù le mani dalla Bielorussia!

Dichiarazione del Partito Comunista Tedesco (DKP)

da https://www.solidnet.org

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Il 9 agosto si sono svolte le elezioni nella Repubblica di Bielorussia, vinte dal presidente a lungo termine Alexander Lukashenko, secondo la commissione elettorale. L'opposizione aveva già annunciato prima delle elezioni che non avrebbe riconosciuto un tale risultato e ha dichiarato vincitrice la sua candidata Svetlana Tikhanovskaya. Da allora ci sono state proteste, alcune delle quali violente, con almeno un morto tra i manifestanti, feriti da entrambe le parti e arresti. Si sono svolti scioperi anche in diverse fabbriche.

Senza alcuna prova, gli Stati Uniti e l'UE non hanno riconosciuto i risultati delle elezioni e sostengono l'opposizione. Ciò vale anche per il governo tedesco e tutti i partiti del Bundestag. Le sanzioni sono state richieste immediatamente.

Ciò è stato preceduto da anni di campagne da parte di USA, NATO e UE contro la Bielorussia. Le ragioni di ciò sono ovvie. Se fosse possibile destabilizzare la Bielorussia e portarla nella sfera di influenza della NATO, questa alleanza di guerra si avvicinerebbe molto al suo obiettivo di circondare completamente la Federazione Russa. Inoltre, la Bielorussia è l'unica ex repubblica sovietica in cui gran parte della produzione è rimasta nelle mani dello Stato e le conquiste sociali sono state almeno in parte preservate.

L'opposizione sostenuta dall'Occidente, guidata da Tikhanovskaya, invece, chiede la privatizzazione di gran parte delle imprese statali, che dovrebbero essere rilevate da investitori stranieri. La terra dovrebbe essere trasformata in una merce, gli alloggi privatizzati, le norme di mercato e gli standard dell'UE adottati. Sono previsti tagli e privatizzazioni nel settore sanitario e l'elenco delle cure gratuite sarebbe notevolmente ridotto. Le solite richieste del FMI vengono pianificate ancor prima di essere introdotte.

Tutto questo può essere letto nelle pubblicazioni diffuse dall'opposizione. C'è la minaccia di uno scenario come quello del 2013/14 in Ucraina, con tutte le conseguenze sociali, politiche ed economiche che si sono osservate lì. Ciò include anche il nazionalismo: le bandiere bianco-rosse-bianche dei manifestanti in Bielorussia sono i colori dei collaboratori della Wehrmacht fascista dal 1943 al 1945.

Naturalmente, anche molti cittadini bielorussi che vogliono intervenire per far fronte ai problemi nel paese prendono parte alle proteste. Molti di loro molto probabilmente non sono interessati al programma dell'opposizione delineato sopra. Non vogliono che un secondo Maidan o un'estensione dell'influenza della NATO e dell'UE includa la Bielorussia. Nessuno si interesserà a loro se l'opposizione sostenuta dall'imperialismo avrà successo con la sua strategia.

L'interferenza negli affari interni della Repubblica di Bielorussia e l'accerchiamento aggressivo della Federazione Russa aumentano enormemente il pericolo di guerra. Noi diciamo: giù le mani dalla Bielorussia!

Chiediamo al governo federale:

- Il riconoscimento della sovranità della Repubblica di Bielorussia!

- Nessuna ulteriore interferenza negli affari interni della Repubblica di Bielorussia!

- Nessuna sanzione e nessuna guerra ibrida contro la Bielorussia: il popolo bielorusso deve essere in grado di decidere in modo sovrano!

L'Unione Europea provoca la Bielorussia

Dichiarazione del Partito Comunista di Spagna

da https://www.solidnet.org

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Se erano prevedibili le decisioni del Consiglio Europeo sulla Bielorussia, non per questo erano inevitabili, ma ancora una volta l'Unione Europea ha scelto di seguire la strada della sottomissione alle richieste statunitensi.

Così, dopo le parole del presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sono arrivate quelle di Charles Michel, presidente del Consiglio, che ha annunciato che l'Unione non riconosce i risultati delle elezioni presidenziali bielorusse del 9 agosto. Charles Michel ha affermato, a nome del Consiglio, che le elezioni non sono state "eque e libere", definendo “una frode il processo elettorale”, anche se si è astenuto dal mostrare prove, e ha dichiarato che l'Unione imporrà sanzioni ai membri del governo bielorusso per facilitare la "transizione pacifica".

Con il linguaggio dell'ipocrisia e della doppiezza , Charles Michel ha parlato di “raddoppio degli sforzi per trovare una soluzione pacifica ”in Bielorussia, sapendo perfettamente che, ingerendosi in modo insolente, alcuni paesi membri dell'Unione hanno promosso proteste nel Paese, con l'intenzione di creare un nuovo Maidan, una situazione di caos che faccia crollare il governo Lukashenko.

Bruxelles e la Commissione sono pienamente consapevoli che diversi paesi membri (Polonia, Lituania, Cechia) lavorano per creare un nuovo centro di crisi sui confini russi, contando sul sostegno di altri paesi europei e sulla ingerenza e il sostegno politico e diplomatico degli Stati Uniti. Non è il risultato del caso che, mentre si sviluppano queste azioni in Bielorussia, il dispositivo militare della NATO conduce manovre ai confini del paese contribuendo deliberatamente alla pressione su Minsk e alzando il livello della tensione nella zona. Questa politica interventista, che è sempre stata sostenuta dall’Unione Europea, non ha nulla a che fare con la difesa dei diritti umani e deve, inoltre, sopportare la vergogna di essere a rimorchio delle decisioni di Washington.

Il piano per provocare la Bielorussia è stato accompagnato dallo stimolo alle proteste violente, alla diffusione di false informazioni su presunti scioperi, alla sponsorizzazione di assemblee davanti alle fabbriche bielorusse per simulare proteste di massa da parte dei lavoratori, dal sostegno unanime dei media conservatori all’ipotetica protesta della grande maggioranza della popolazione, mentre si sono taciute le manifestazioni di sostegno al governo di Minsk e si offre sostegno all'opposizione di destra; un'opposizione che ha un programma neoliberista che intende promuovere privatizzazioni, porre fine alle società pubbliche, ritirare la Bielorussia dallo Stato dell'Unione che la unisce alla Russia, farla lasciare l'Unione Eurasiatica e l'unione doganale, scommettere sull'approvvigionamento di gas liquefatto degli Stati Uniti, con l’abbandono del gas russo; mettere in atto un piano aggressivo di "de-comunistizzazione" simile a quelli approvati dai governi di estrema destra di Polonia e Ucraina; e, infine, far entrare la Bielorussia nella NATO: un programma completo che sembra scritto a Washington, è quello che postula anche l'Unione Europea.

La brutalità della polizia, in questa occasione, è stata denunciata in Bielorussia dai leader dell'Unione Europea, al contrario di quanto è avvenuto con la sanguinosa repressione in Francia delle manifestazioni dei gilet gialli, brutalità che ha causato undici morti, più di quattromila feriti e tredicimila arrestati; né tale brutalità è stata segnalata nel comportamento della polizia turca nei confronti dei profughi, e tanto meno nell'attività della guardia costiera libica (complice anche del mercato di schiavi) finanziata da Bruxelles.

L'Unione Europea che ora contribuisce alle provocazioni contro la Bielorussia è la stessa che ha finanziato e ha sostenuto i golpisti in Ucraina nel 2014; che ha sponsorizzato Juan Guaidó nel tentativo di rovesciare il governo del Venezuela; che ha riconosciuto i liberticidi della Bolivia che hanno deposto il presidente Evo Morales; e che ora vuole coprirsi dietro ai valori democratici mentre, in realtà, segue il copione interventista statunitense, quello che ha annunciato Mike Pompeo a Praga il 12 agosto chiedendo all’Unione Europea di applicare sanzioni alla Bielorussia. Decisione accettata e annunciata da Charles Michel, che non contribuirà a creare un clima pacifico di armonia e collaborazione nell'Europa dell'Est.

Il Partito Comunista di Spagna chiede al governo del nostro paese di adottare una decisione propria, svincolata da ogni misura interventista adottata da Bruxelles o Washington, e fa appello a lavoratori, cittadini, organizzazioni democratiche, a esprimere il loro rifiuto di questa nuova avventura interventista contro la Bielorussia che si aggiunge alla lunga lista di paesi attaccati dall'ambizione imperiale degli Stati Uniti con l'assistenza dei paesi dell'Unione Europea, incatenata a Washington, che ha nuovamente adottato una vergognosa posizione di sottomissione agli Stati Uniti.

LA BIELORUSSIA CHE NON VI FANNO VEDERE.

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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