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La VOCE 2010

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La VOCE ANNO XXIII N°2

ottobre 2020

PAGINA 3         - 23

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segue da pag.22: l’uranio contro i civili. gli incontri alla base di questa iniziativa epocale si svolgono da oltre un anno, con molta discrezione, nello studio romano di angelo tartaglia. l’eco dei ripetuti successi dell’avvocato italiano, che non pochi grattacapi ha procurato e sta procurando al ministero della difesa, hanno raggiunto il suo collega serbo srdjan aleksic il quale, accompagnato da domenico leggiero dell’osservatorio militare, ha voluto assolutamente incontrarlo. oggi sono pronti a rendere pubblica, in esclusiva per il manifesto, la loro strategia che punta ad ottenere verità e giustizia ai massimi livelli. «ho incontrato il mio collega srdjan aleksic per la prima volta presso il mio studio», spiega tartaglia. «mi raccontò di aver perso la madre a causa dell’uranio impoverito. è uno dei più autorevoli avvocati dei balcani e si è subito creato fra di noi una grande intesa professionale ed umana. è arrivato il tempo di affrontare questa tematica che in italia ha colpito e continua a colpire i nostri militari reduci da queste aree contaminate, ad un livello più alto. affrontare la questione nei tribunali in serbia significa entrare nel cuore giuridico del problema. non risparmierò le mie energie, dedicherò tutto me stesso e con me il mio collega finché non avremmo raggiunto lo scopo di tutelare tutti.. mai più un danno così enorme alle persone inermi ed al territorio….». aleksic è infatti molto noto in serbia: da anni organizza presso l’università di giurisprudenza di niš simposi internazionali sull’uranio impoverito coinvolgendo massimi esperti da russia, giappone, francia, belgio, germania e cina. «il problema delle conseguenze dei bombardamenti è stata la mia ossessione per parecchi anni» spiega aleksic – «non solo per la tragedia che ha colpito la mia famiglia ma anche per i contatti personali quotidiani con i miei concittadini e con le persone del sud di serbia. il carcinoma ed altre malattie gravi con aumento di mortalità hanno segnato gli anni dopo l’aggressione criminale della nato. anzi, queste malattie sono diventate sinonimo dell’aggressione stessa. grazie all’esperienza accumulata dal mio collega tartaglia, faremo partire in autunno a niš, kragujevac, belgrado, vranje e novi sad altrettante cause risarcitorie. si tratta di cause a favore dei malati di carcinoma, con incontestabili prove mediche che la malattia e’ provocata dall’uranio impoverito sparso durante i bombardamenti della nato». oltre alla sua esperienza l’avvocato tartaglia ha messo a disposizione le perizie di istituzioni di riferimento che in serbia non esistono come la clinica universitaria la sapienza di roma, l’istituto di nanotecnologia di milano e il politecnico di torino. «e comunque le cinque cause saranno solo il primo passo», continua aleksic. «nel mio ufficio adesso ho più di duemila casi di persone malate che in quel periodo lavoravano in kosovo e metohija. dobbiamo radunare tutti i malati di carcinoma e altre malattie causate dall’uranio perché ogni singolo caso possa essere giustamente risarcito. ciò vale anche per le famiglie dei morti che possiedono documentazione medica adeguata con prova della causa di morte. verificheremo ogni singolo caso presso l’istituto di nanotecnologia in italia, presenteremo ogni singolo caso nei tribunali in serbia e tramite le migliaia di cartelle cliniche chiederemo all’onu di inviare ispettori indipendenti per fare verifiche sulla contaminazione dei territori a distanza di 21 anni dai bombardamenti. poi ci rivolgeremo alla corte dei diritti dell’uomo a strasburgo e informeremo il parlamento europeo. il nostro obiettivo è che in tali processi siano chiamati in causa anche i paesi che hanno partecipato direttamente o indirettamente ai bombardamenti nato del 1999 anche mettendo a disposizione le loro basi. questi paesi, per la quasi totalità europei, dovranno farsi carico della bonifica totale dell’uranio impoverito presente sui nostri territori”. mentre la relazione finale della iv commissione parlamentare d’inchiesta è stata depositata dallo stesso scanu presso la presidenza del parlamento europeo, l’internazionalismo giuridico che gli avvocati tartaglia ed aleksic stanno mettendo in campo varca i confini del legittimo risarcimento per le vittime militari e civili di questo maledetto metallo pesante ed assume chiari contorni politici: ristabilire finalmente quel diritto internazionale ed umanitario espropriato e fatto a pezzi dalla nato. --- https://www.lantidiplomatico.
adulti nella stanza (delle torture). il film sul mes e troika che non vogliono farvi vedere. di matteo bortolon - la fionda. il film di costa-gavras propone lo sguardo di varoufakis sulla crisi europea in merito al braccio di ferro fra grecia e troika nel 2015. ma è uno sguardo che se illumina bene il blocco di potere vigente, svela i limiti di tale punto di vista. adults in the room è l’ultimo film del maestro quasi novantenne, costa-gavras, il più famoso regista greco vivente. molto impegnato politicamente, ha segnato la storia del cinema con capolavori quali z-l’orgia del potere e l’amerikano. dopo aver affrontato temi del potere nel senso più novecentesco, l’autore si confronta con i labirintici percorsi delle istituzioni europee, e precisamente uno dei loro momenti più decisivi e drammatici del decennio: la grecia del 2015. com’è noto, a gennaio di tale anno vince le elezioni la sinistra di syriza, portando a capo del governo alexis tsipras; tale partito, considerato di sinistra radicale, aveva vinto sull’onda della veemente critica della austerità portata dalla troika, la gestione congiunta di fondo monetario, commissione ue e bce del debito ellenico. i vincitori avevano promesso di mettere una parola fine alla serie infinita e mortificante di licenziamenti pubblici, privatizzazioni selvagge, tagli alla spesa sociale ecc. tutti si aspettavano uno scontro con le istituzioni europee e yanis varoufakis, brillante economista, scelto come titolare del dicastero delle finanze, era l’uomo che avrebbe condotto le trattative. dimessosi nel giugno 2015 e avendo rotto con gli ex compagni, l’ex ministro ha pubblicato un libro nel 2017 in cui racconta la sua esperienza, spifferando un bel po’ di passaggi istituzionali da insider. il film segue tale testo nel raccontare la vicenda. lo spettatore viene catapultato nella concretezza delle negoziazioni sulla austerità in seno all’eurogruppo in modo straordinario. tale raggruppamento informale – di cui la maggioranza ignora l’esistenza – comprende tutti i ministri dell’economia dei paesi dell’eurozona, e non esistono registrazioni o verbali ufficiali, ma si sa solo quanto i suoi membri raccontano alla stampa a posteriori. fino ad oggi. ad un primo sguardo si disegna una polarizzazione un po’ manichea – buoni i greci di sinistra, cattivi i tedeschi e le autorità comunitarie – ma in realtà lo sguardo è più complesso, entrambi gli schieramenti sono più ondivaghi e frammentati: se il cupo schäuble, il superfalco tedesco tiene uno dei discorsi più franchi e chiari, all’interno dello schieramento del governo di syriza non manca chi sotto sotto tifa austerità e lo stesso primo ministro è molto ambiguo. il ritmo è incalzante e procede con la spedita precipitazione di un thriller. probabilmente è la prima volta che vengono mostrate così apertamente le dinamiche delle alte sfere europee: il disprezzo per il pensiero dissenziente, la avvilente incompetenza in materia economica, la disgustosa e abbietta arroganza dei suoi rappresentati, la abominevole spregiudicatezza dei vertici nel cambiare le carte in tavola pur di spingere sugli interessi dominanti, la viscida doppiezza dei francesi, l’algida indifferenza dei britannici (che dicono chiaramente che non interferiranno negli affari dell’eurozona, seppur alla fine il conservatore osborne sia una delle figure meno detestabili del quadro), il modo padronale e autoritario in cui i tedeschi dominano completamente la situazione con tutti gli altri che scodinzolano ubbidienti. non si salva davvero nessuno: il mellifluo e viscido macron (“vai a berlino!”); l’olandese dijsselbloem – allora presidente dell’eurogruppo, ex ministro del governo rutte, e oggi consulente per il mes (ma guarda un po’!) – un concentrato di servilismo e ipocrisia; christine lagarde, allora a capo del fmi, falsamente benevola; draghi, gelido burocrate che fa balenare sotto i tecnicismi velate minacce. su ogni cosa incombe la cancelliera merkel, presenza sempre solo evocata (se non nella sequenza finale, un po’ felliniana), che nelle telefonate con tsipras si mostra intrigante e falsa (“ci chiuderanno le banche!” “ho parlato con la merkel, mi ha garantito che non accadrà!” invece…). più che un amabile consesso una gabbia di leoni. ..segue ./.
Segue da Pag.22: L’uranio contro i civili

GLI INCONTRI alla base di questa iniziativa epocale si svolgono da oltre un anno, con molta discrezione, nello studio romano di Angelo Tartaglia. L’eco dei ripetuti successi dell’avvocato italiano, che non pochi grattacapi ha procurato e sta procurando al ministero della Difesa, hanno raggiunto il suo collega serbo Srdjan Aleksic il quale, accompagnato da Domenico Leggiero dell’Osservatorio militare, ha voluto assolutamente incontrarlo.

OGGI SONO PRONTI a rendere pubblica, in esclusiva per il manifesto, la loro strategia che punta ad ottenere verità e giustizia ai massimi livelli. «Ho incontrato il mio collega Srdjan Aleksic per la prima volta presso il mio studio», spiega Tartaglia. «Mi raccontò di aver perso la madre a causa dell’uranio impoverito. È uno dei più autorevoli avvocati dei Balcani e si è subito creato fra di noi una grande intesa professionale ed umana. È arrivato il tempo di affrontare questa tematica che in Italia ha colpito e continua a colpire i nostri militari reduci da queste aree contaminate, ad un livello più alto. Affrontare la questione nei tribunali in Serbia significa entrare nel cuore giuridico del problema. Non risparmierò le mie energie, dedicherò tutto me stesso e con me il mio collega finché non avremmo raggiunto lo scopo di tutelare tutti.. Mai più un danno così enorme alle persone inermi ed al territorio….».

ALEKSIC è infatti molto noto in Serbia: da anni organizza presso l’università di giurisprudenza di Niš simposi internazionali sull’uranio impoverito coinvolgendo massimi esperti da Russia, Giappone, Francia, Belgio, Germania e Cina.
«Il problema delle conseguenze dei bombardamenti è stata la mia ossessione per parecchi anni» spiega Aleksic – «Non solo per la tragedia che ha colpito la mia famiglia ma anche per i contatti personali quotidiani con i miei concittadini e con le persone del sud di Serbia. Il carcinoma ed altre malattie gravi con aumento di mortalità hanno segnato gli anni dopo l’aggressione criminale della Nato. Anzi, queste malattie sono diventate sinonimo dell’aggressione stessa. Grazie all’esperienza accumulata dal mio collega Tartaglia, faremo partire in autunno a Niš, Kragujevac, Belgrado, Vranje e Novi Sad altrettante cause risarcitorie. Si tratta di cause a favore dei malati di carcinoma, con incontestabili prove mediche che la malattia e’ provocata dall’uranio impoverito sparso durante i bombardamenti della Nato».

OLTRE alla sua esperienza l’avvocato Tartaglia ha messo a disposizione le perizie di istituzioni di riferimento che in Serbia non esistono come la Clinica Universitaria La Sapienza di Roma, l’Istituto di nanotecnologia di Milano e il Politecnico di Torino. «E comunque le cinque cause saranno solo il primo passo», continua Aleksic. «Nel mio ufficio adesso ho più di duemila casi di persone malate che in quel periodo lavoravano in Kosovo e Metohija. Dobbiamo radunare tutti i malati di carcinoma e altre malattie causate dall’uranio perché ogni singolo caso possa essere giustamente risarcito. Ciò vale anche per le famiglie dei morti che possiedono documentazione medica adeguata con prova della causa di morte. Verificheremo ogni singolo caso presso l’Istituto di nanotecnologia in Italia, presenteremo ogni singolo caso nei tribunali in Serbia e tramite le migliaia di cartelle cliniche chiederemo all’Onu di inviare ispettori indipendenti per fare verifiche sulla contaminazione dei territori a distanza di 21 anni dai bombardamenti. Poi ci rivolgeremo alla Corte dei diritti dell’uomo a Strasburgo e informeremo il Parlamento europeo. Il nostro obiettivo è che in tali processi siano chiamati in causa anche i Paesi che hanno partecipato direttamente o indirettamente ai bombardamenti Nato del 1999 anche mettendo a disposizione le loro basi. Questi Paesi, per la quasi totalità europei, dovranno farsi carico della bonifica totale dell’uranio impoverito presente sui nostri territori”.

Mentre la relazione finale della IV Commissione parlamentare d’inchiesta è stata depositata dallo stesso Scanu presso la presidenza del Parlamento europeo, l’internazionalismo giuridico che gli avvocati Tartaglia ed Aleksic stanno mettendo in campo varca i confini del legittimo risarcimento per le vittime militari e civili di questo maledetto metallo pesante ed assume chiari contorni politici: ristabilire finalmente quel diritto internazionale ed umanitario espropriato e fatto a pezzi dalla Nato.



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https://www.lantidiplomatico.

 

Adulti nella stanza (delle torture). Il film sul Mes e Troika che non vogliono farvi vedere

 

Di Matteo Bortolon - La Fionda
 
Il film di Costa-Gavras propone lo sguardo di Varoufakis sulla crisi europea in merito al braccio di ferro fra Grecia e Troika nel 2015. Ma è uno sguardo che se illumina bene il blocco di potere vigente, svela i limiti di tale punto di vista

 

Adults in the Room è l’ultimo film del maestro quasi novantenne, Costa-Gavras, il più famoso regista greco vivente. Molto impegnato politicamente, ha segnato la storia del cinema con capolavori quali Z-L’orgia del potere e L’Amerikano. Dopo aver affrontato temi del potere nel senso più novecentesco, l’autore si confronta con i labirintici percorsi delle istituzioni europee, e precisamente uno dei loro momenti più decisivi e drammatici del decennio: la Grecia del 2015.
 

Com’è noto, a gennaio di tale anno vince le elezioni la sinistra di Syriza, portando a capo del governo Alexis Tsipras; tale partito, considerato di sinistra radicale, aveva vinto sull’onda della veemente critica della austerità portata dalla Troika, la gestione congiunta di Fondo monetario, Commissione UE e BCE del debito ellenico. I vincitori avevano promesso di mettere una parola fine alla serie infinita e mortificante di licenziamenti pubblici, privatizzazioni selvagge, tagli alla spesa sociale ecc. Tutti si aspettavano uno scontro con le istituzioni europee e Yanis Varoufakis, brillante economista, scelto come titolare del dicastero delle Finanze, era l’uomo che avrebbe condotto le trattative. Dimessosi nel giugno 2015 e avendo rotto con gli ex compagni, l’ex ministro ha pubblicato un libro nel 2017 in cui racconta la sua esperienza, spifferando un bel po’ di passaggi istituzionali da insider. Il film segue tale testo nel raccontare la vicenda.
 

Lo spettatore viene catapultato nella concretezza delle negoziazioni sulla austerità in seno all’Eurogruppo in modo straordinario. Tale raggruppamento informale – di cui la maggioranza ignora l’esistenza – comprende tutti i ministri dell’Economia dei paesi dell’Eurozona, e non esistono registrazioni o verbali ufficiali, ma si sa solo quanto i suoi membri raccontano alla stampa a posteriori. 

Fino ad oggi.
 

Ad un primo sguardo si disegna una polarizzazione un po’ manichea – buoni i greci di sinistra, cattivi i tedeschi e le autorità comunitarie – ma in realtà lo sguardo è più complesso, entrambi gli schieramenti sono più ondivaghi e frammentati: se il cupo Schäuble, il superfalco tedesco tiene uno dei discorsi più franchi e chiari, all’interno dello schieramento del governo di Syriza non manca chi sotto sotto tifa austerità e lo stesso primo ministro è molto ambiguo. Il ritmo è incalzante e procede con la spedita precipitazione di un thriller.
 

Probabilmente è la prima volta che vengono mostrate così apertamente le dinamiche delle alte sfere europee: il disprezzo per il pensiero dissenziente, la avvilente incompetenza in materia economica, la disgustosa e abbietta arroganza dei suoi rappresentati, la abominevole spregiudicatezza dei vertici nel cambiare le carte in tavola pur di spingere sugli interessi dominanti, la viscida doppiezza dei francesi, l’algida indifferenza dei britannici (che dicono chiaramente che non interferiranno negli affari dell’eurozona, seppur alla fine il conservatore Osborne sia una delle figure meno detestabili del quadro), il modo padronale e autoritario in cui i tedeschi dominano completamente la situazione con tutti gli altri che scodinzolano ubbidienti. Non si salva davvero nessuno: il mellifluo e viscido Macron (“vai a Berlino!”); l’olandese Dijsselbloem – allora presidente dell’Eurogruppo, ex ministro del governo Rutte, e oggi consulente per il MES (ma guarda un po’!) – un concentrato di servilismo e ipocrisia; Christine Lagarde, allora a capo del FMI, falsamente benevola; Draghi, gelido burocrate che fa balenare sotto i tecnicismi velate minacce. Su ogni cosa incombe la cancelliera Merkel, presenza sempre solo evocata (se non nella sequenza finale, un po’ felliniana), che nelle telefonate con Tsipras si mostra intrigante e falsa (“ci chiuderanno le banche!” “Ho parlato con la Merkel, mi ha garantito che non accadrà!” Invece…). Più che un amabile consesso una gabbia di leoni.

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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