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La VOCE 2010

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La VOCE ANNO XXIII N°2

ottobre 2020

PAGINA 4         - 20

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washington invia ancora più armi e materiale logistico alle sue basi in siria. damasco, 22 set (prensa latina) un nuovo convoglio militare statunitense è entrato nel territorio siriano e si è diretto verso le basi illegali di washington in questa nazione del levante. il convoglio conformato da 60 tra camion e veicoli militari carichi di armi e strumenti logistici è entrato nella provincia nordorientale siriana di hasakeh attraverso l'illegale passo confinante di al-walid con l'iraq, diffuse l'agenzia ufficiale sana citando gli attivisti locali. hanno rivelato che 40 di questi veicoli si sono diretti a sedi illegali delle forze statunitense nella città di hasakeh ed altri 20 camion sono arrivati alla base aerea di kherab yeer nel nord del paese. altri mezzi hanno riportato che le truppe statunitensi hanno deviato verso l'iraq circa 30 autobotti cariche con grezzo saccheggiato dai pozzi petrolieri che occupa washington. washington mantiene almeno 13 basi militari nel nordest ed ad est di siria, principalmente nei campi di petrolio e gas. nelle recenti settimane, sono incrementate le proteste popolari e le azioni di resistenza armata contro le forze statunitensi e la loro milizia mercenaria forze democratiche di siria. ig/fm. diritti umani, un'altra volta punta di lancia dell'ingerenza. primi forum del 45º periodo di sessioni del consiglio dei diritti umani hanno confermato questa settimana l'interesse di alcuni governi nell’utilizzare questo tema sensibile come strumento di attacco ed ingerenza, una condotta denunciata dalla maggioranza. da occidente hanno ricorso un'altra volta ad allegate violazioni dei diritti umani per sedere nel banco degli accusati alle nazioni sovrane che difendono un destino proprio e non accettano la subordinazione agli obiettivi geopolitici dei poderosi. bielorussia, nicaragua e venezuela hanno attratto l'attenzione del consiglio in iniziative diverse, un “dibattito urgente” nel caso del paese europeo ed “un aggiornamento dell'alta commissaria” in quello dei latinoamericani. d’accordo con l'ambasciatore venezuelano jorge valero, l'organo di 47 stati membri, che celebra la sua 45º sessione dal 14 settembre al 6 ottobre, sembra avviato a seguire i passi della disciolta commissione dei diritti umani, nella quale la politicizzazione e la selettività erano all'ordine del giorno. il diplomatico ha insistito sul fatto che non sono tempi di attacchi ma di cooperazione e solidarietà di fronte alla covid-19, un nemico comune responsabile di quasi un milione di morti nei cinque continenti. valero ha ricordato che venezuela è il bersaglio di un’aggressione permanente degli stati uniti e dell'amministrazione del presidente donald trump, crociata che colpisce i più elementari diritti del suo paese, come l'alimentazione e la salute. anche nicaragua, nella voce della procuratrice generale della repubblica, wendy morales, ha ripudiato l'obiettivo di screditare il suo paese da una posizione selettiva, col cui gli alleati di washington pretendono trasformare in portavoci unici e credibili gli oppositori e le organizzazioni non governative. in questo senso, ha risaltato l'importanza che nel consiglio debba prevalere l'obiettività ed ha respinto che si conceda tutto il credito a settori coinvolti nel tentativo di golpe di stato del 2018. da parte sua, il rappresentante di bielorussia, yury ambrazevich ha messo in allerta sulla doppia morale utilizzata contro minsk, con le accuse di occidente contro il presidente alexander lukashenko. sono arrivati a parlare di torture contro bambini ed abusi sessuali a detenuti, accuse molto serie senza la più infima prova, mentre occultano deliberatamente gli attacchi con bombe molotov e la violenza e le provocazioni degli oppositori, ha sottolineato. cuba, russia, cina ed altri paesi hanno reiterato l'urgenza di non manipolare la questione dei diritti umani e di optare per il dialogo e la cooperazione nel momento di abbordarla. intervenendo nella 45º sessione dell'organo con sede a ginevra, il diplomatico cubano lester delgado ha segnalato che il lavoro dell’alta commissaria per i diritti umani, incarico che occupa la cilena michelle bachelet, e del suo ufficio dovrebbe incentrarsi sull'imparzialità e sull'universalità. nel suo lavoro, la lotta contro la politicizzazione e la selettività del tema dovrebbe costituire un obiettivo ed una priorità, ha affermato. a nome dell'isola, delgado ha condannato le misure coercitive unilaterali, le minacce continue, la destabilizzazione e l'ingerenza, tra le altre aggressioni, che violano in una maniera grave e flagrante la carta dell'onu ed il diritto internazionale. un'altra rappresentante di cuba, lisandra astiasaran, ha richiamato l'attenzione in uno dei dibattiti sulla maniera in cui la politicizzazione e la doppia morale lacerano la credibilità del consiglio dei diritti umani. waldo mendiluza, corrispondente a parigi di prensa latina. lula critica in un seminario dell’onu l’agenda neoliberale in brasile. brasilia, 24 set (prensa latina) l'ex presidente luiz inácio lula dà silva ha criticato l'agenda neoliberale, implementata in brasile dopo il golpe parlamentare e giudiziario contro la mandataria dilma rousseff nel 2016, e che si basa sulla cancellazione dei diritti. durante il suo intervento nell'apertura del seminario virtuale “l'educazione e le società che vogliamo”, organizzato dalle nazioni unite, lula ha denunciato che il golpe di quattro anni fa si è perpetrato col fine di aprire spazio affinché il settore privato agisca nell'esecuzione dalle politiche socioeconomiche. ha insistito sul fatto che lo stato, nell'analisi finale, è quello che può proporzionare le risorse ed organizzare la società per superare questo momento tanto difficile.
questa è, secondo me, una gran lezione che la pandemia della covid-19 ci sta insegnando. “il dogma dello stato minimo è solo questo, un dogma, qualcosa che non può essere spiegato o giustificato nella vita reale”. d'altra parte, l'ex leader metallurgico ha assicurato che “il mito del dio del mercato è solo un mito, perché un'altra volta si dimostra incapace di offrire risposte ai problemi del mondo in cui viviamo”. nel suo discorso, l'ex dirigente operaio ha citato inoltre paulo freire (1921-1997), dichiarato patrono dell'educazione brasiliana (2012), ed ha ricordato che in settembre sono cominciate le celebrazioni dal centenario della nascita dell'illustre pedagogo. “era un mio amico, nacque nella stessa regione dove sono nato io, nello stato di pernambuco, e siamo stati insieme nella creazione del partito dei lavoratori”, ha riferito lula. ha affermato che delle molte lezioni che ha trasmesso, due sono molto importanti. “la prima è la nozione che chi educa sta essendo anche educato. si tratta di un concetto che solo può essere formulato da coloro che hanno la grandezza di rispettare la saggezza degli umili e riconoscere l'esistenza dell'altro, al di sopra delle barriere sociali ed i pregiudizi”. la seconda lezione, ha concluso, è che “l'educazione è liberatrice, nel senso più ampio che la parola libertà può tenere”. ig/ocs. trump: né sigari né mojitos per i suoi compatrioti. il presidente donald trump non vuole che nessuno dei suoi compatrioti possa godere oggi il piacere di fumarsi un buon sigaro cubano, degustare un cocktail “cuba libre” ed alloggiarsi in un hotel di suo piacimento a cuba. sono alcune delle disposizioni entrate in vigore negli stati uniti per aumentare il bloqueo contro la piccola e vicina isola, e che evidenziano che questa politica di assedio lede gli stessi compatrioti del presidente donald trump. da questo 24 settembre entrano in vigore regolazioni che il governo, che si auto-considera il paese più libero del mondo, impone ai suoi cittadini. in questo modo rimangono proibite le importazioni personali di rum e tabacco dall'isola (cioè i souvenir), come l'alloggio in un elenco di hotel della nazione caraibica. a prima vista tutto indica un altro aggravamento della politica di bloqueo economico, finanziario, commerciale, che da quasi 60 anni esercita washington contro l'isola. indubbiamente sono tempi elettorali e trump cerca la sua rielezione, compresi i voti dei cubani-americani della florida, uno stato chiave per il numero di delegati elettorali che apporta e dove le sue possibilità di vincere non sono chiare. lì le inchieste danno per vittorioso il candidato democratico, joseph biden, che risulta con vantaggio soprattutto tra la comunità portoricana, che non perdona a trump gli affronti fatti dopo l'uragano maria. trump non dovrebbe farsi molte illusioni neanche col favore degli afroamericani della florida. non è casuale che il nuovo pacchetto di punizioni succeda pochi giorni dopo che il mandatario abbia ricevuto l’appoggio poco rispettabile dei dirigenti di quello che rimane della brigata mercenaria, conosciuta come 2506, che ha sofferto la schiacciante sconfitta a playa giron (baia dei porci) in aprile del 1961. quell'esercito è stata la punta di lancia inviata da un altro presidente, john f. kennedy, con giunta di governo e presidente de facto designati, per cercare di abbattere la giovane rivoluzione cubana. la 2506, che era formata da assassini, da proprietari terrieri e da sbirri della dittatura di fulgencio batista, è stata restituita a washington mediante un baratto con medicine e conserve, e quelli che avevano commesso dei crimini, hanno affrontato la giustizia nei tribunali cubani. ora i dirigenti di quella truppa vinta hanno consegnato un premio di consolazione a donald trump, che l’ha ricevuto grato, anche se magari con la brutta sensazione che portasse sfortuna. inoltre, da pochi giorni, il governo statunitense, fedele alla sua pratica, ha imposto altre proibizioni contro cuba, che includono l'eliminazione della pratica di autorizzazione generale alla partecipazione od organizzazione di conferenze, seminari, esibizioni ed eventi sportivi bilaterali. da questa data i cittadini, residenti e compagnie soggette alle leggi statunitensi dovranno sollecitare un'autorizzazione o licenza specifica per tali attività. nella pratica, le sanzioni non sono molto innovative, e ora si sommano alle altre, nel un lungo elenco contro l'avana. si sa perfettamente che il mercato degli stati uniti è chiuso per tutti i prodotti cubani, perfino quelli di riconoscimento mondiale come rum, sigari, e perfino altri necessari per la vita umana, come medicine e prodotti biotecnologici innovativi nei quali cuba occupa posti di avanguardia. inoltre, prima trump aveva proibito i viaggi turistici a cuba, i voli charter, le crociere, viaggi di aeroplani ed imbarcazioni private, e perfino ha chiuso i chiamati contatti “popolo a popolo”, un affronto enorme al diritto del cittadino, riconosciuto nella costituzione dell'unione americana. col bloqueo contro cuba, il presidente donald trump trasforma i suoi compatrioti in cittadini di seconda classe, con diritti ridotti. tutto ciò sembra paradossale in questi giorni, quando centinaia dei vicini turisti canadesi cominciano a riempire gli hotel dei giardini del re, nel centro nord dell'isola, protetti inoltre dalle certificazioni e condotte sanitarie stabilite per far fronte alla covid-19. ma i canadesi, i cittadini ed i rappresentanti di altre nazioni sono vittime anche di questo triplo assedio che colpisce chiunque osi violare la vasta impalcatura di proibizioni che conformano la politica del bloqueo. come la legge helms-burton, il cui titolo iii apre la strada per processi giudiziali nelle corti degli stati uniti contro aziende di paesi terzi con interessi nella maggiore delle antille, sotto il pretesto di “trafficare” con proprietà statunitensi nazionalizzate secondo la legge cubana. nel titolo iv della stessa legislazione sono contemplate sanzioni contro dirigenti di ditte ed i loro parenti denunciati di rompere il bloqueo. manca poco più di un mese affinché il 3 novembre si svolgano le elezioni presidenziali nel paese settentrionale. non ci sorprenderebbe che l'attuale governo statunitense inventi nuove proibizioni e punizioni che colpiscano cuba ed i suoi soci commerciali. e neanche che siano dirette a coartare le libertà dei suoi propri cittadini, che hanno appena a 90 miglia un'isola che, benché piccola, ha molto e molte cose buone da offrire. orlando oramas leon, giornalista di prensa latina.

Washington invia ancora più armi e materiale logistico alle sue basi in Siria

Damasco, 22 set (Prensa Latina) Un nuovo convoglio militare statunitense è entrato nel territorio siriano e si è diretto verso le basi illegali di Washington in questa nazione del Levante.

Il convoglio conformato da 60 tra camion e veicoli militari carichi di armi e strumenti logistici è entrato nella provincia nordorientale siriana di Hasakeh attraverso l'illegale passo confinante di Al-Walid con l'Iraq, diffuse l'agenzia ufficiale Sana citando gli attivisti locali.

Hanno rivelato che 40 di questi veicoli si sono diretti a sedi illegali delle forze statunitense nella città di Hasakeh ed altri 20 camion sono arrivati alla base aerea di Kherab Yeer nel nord del paese.

Altri mezzi hanno riportato che le truppe statunitensi hanno deviato verso l'Iraq circa 30 autobotti cariche con grezzo saccheggiato dai pozzi petrolieri che occupa Washington.

Washington mantiene almeno 13 basi militari nel nordest ed ad est di Siria, principalmente nei campi di petrolio e gas. Nelle recenti settimane, sono incrementate le proteste popolari e le azioni di resistenza armata contro le forze statunitensi e la loro milizia mercenaria Forze Democratiche di Siria.

Ig/fm

Diritti umani, un'altra volta punta di lancia dell'ingerenza

Primi forum del 45º periodo di sessioni del Consiglio dei diritti umani hanno confermato questa settimana l'interesse di alcuni governi nell’utilizzare questo tema sensibile come strumento di attacco ed ingerenza, una condotta denunciata dalla maggioranza.

Da occidente hanno ricorso un'altra volta ad allegate violazioni dei diritti umani per sedere nel banco degli accusati alle nazioni sovrane che difendono un destino proprio e non accettano la subordinazione agli obiettivi geopolitici dei poderosi. Bielorussia, Nicaragua e Venezuela hanno attratto l'attenzione del Consiglio in iniziative diverse, un “dibattito urgente” nel caso del paese europeo ed “un aggiornamento dell'Alta Commissaria” in quello dei latinoamericani.

D’accordo con l'ambasciatore venezuelano Jorge Valero, l'organo di 47 Stati membri, che celebra la sua 45º sessione dal 14 settembre al 6 ottobre, sembra avviato a seguire i passi della disciolta Commissione dei diritti umani, nella quale la politicizzazione e la selettività erano all'ordine del giorno.

Il diplomatico ha insistito sul fatto che non sono tempi di attacchi ma di cooperazione e solidarietà di fronte alla COVID-19, un nemico comune responsabile di quasi un milione di morti nei cinque continenti.

Valero ha ricordato che Venezuela è il bersaglio di un’aggressione permanente degli Stati Uniti e dell'amministrazione del presidente Donald Trump, crociata che colpisce i più elementari diritti del suo paese, come l'alimentazione e la salute.

Anche Nicaragua, nella voce della procuratrice generale della Repubblica, Wendy Morales, ha ripudiato l'obiettivo di screditare il suo paese da una posizione selettiva, col cui gli alleati di Washington pretendono trasformare in portavoci unici e credibili gli oppositori e le organizzazioni non governative.

In questo senso, ha risaltato l'importanza che nel Consiglio debba prevalere l'obiettività ed ha respinto che si conceda tutto il credito a settori coinvolti nel tentativo di golpe di Stato del 2018.

Da parte sua, il rappresentante di Bielorussia, Yury Ambrazevich ha messo in allerta sulla doppia morale utilizzata contro Minsk, con le accuse di occidente contro il presidente Alexander Lukashenko.

Sono arrivati a parlare di torture contro bambini ed abusi sessuali a detenuti, accuse molto serie senza la più infima prova, mentre occultano deliberatamente gli attacchi con bombe Molotov e la violenza e le provocazioni degli oppositori, ha sottolineato.

Cuba, Russia, Cina ed altri paesi hanno reiterato l'urgenza di non manipolare la questione dei diritti umani e di optare per il dialogo e la cooperazione nel momento di abbordarla.

Intervenendo nella 45º sessione dell'organo con sede a Ginevra, il diplomatico cubano Lester Delgado ha segnalato che il lavoro dell’Alta Commissaria per i diritti umani, incarico che occupa la cilena Michelle Bachelet, e del suo ufficio dovrebbe incentrarsi sull'imparzialità e sull'universalità.

Nel suo lavoro, la lotta contro la politicizzazione e la selettività del tema dovrebbe costituire un obiettivo ed una priorità, ha affermato.

A nome dell'isola, Delgado ha condannato le misure coercitive unilaterali, le minacce continue, la destabilizzazione e l'ingerenza, tra le altre aggressioni, che violano in una maniera grave e flagrante la Carta dell'ONU ed il Diritto Internazionale.

Un'altra rappresentante di Cuba, Lisandra Astiasaran, ha richiamato l'attenzione in uno dei dibattiti sulla maniera in cui la politicizzazione e la doppia morale lacerano la credibilità del Consiglio dei diritti umani.

Waldo Mendiluza, corrispondente a Parigi di Prensa Latina

Lula critica in un seminario dell’ONU l’agenda neoliberale in Brasile

Brasilia, 24 set (Prensa Latina) L'ex presidente Luiz Inácio Lula dà Silva ha criticato l'agenda neoliberale, implementata in Brasile dopo il golpe parlamentare e giudiziario contro la mandataria Dilma Rousseff nel 2016, e che si basa sulla cancellazione dei diritti.

Durante il suo intervento nell'apertura del seminario virtuale “L'educazione e le società che vogliamo”, organizzato dalle Nazioni Unite, Lula ha denunciato che il golpe di quattro anni fa si è perpetrato col fine di aprire spazio affinché il settore privato agisca nell'esecuzione dalle politiche socioeconomiche.

Ha insistito sul fatto che lo Stato, nell'analisi finale, è quello che può proporzionare le risorse ed organizzare la società per superare questo momento tanto difficile.

Questa è, secondo me, una gran lezione che la pandemia della COVID-19 ci sta insegnando. “Il dogma dello Stato minimo è solo questo, un dogma, qualcosa che non può essere spiegato o giustificato nella vita reale”.

D'altra parte, l'ex leader metallurgico ha assicurato che “il mito del Dio del mercato è solo un mito, perché un'altra volta si dimostra incapace di offrire risposte ai problemi del mondo in cui viviamo”.

Nel suo discorso, l'ex dirigente operaio ha citato inoltre Paulo Freire (1921-1997), dichiarato Patrono dell'Educazione Brasiliana (2012), ed ha ricordato che in settembre sono cominciate le celebrazioni dal centenario della nascita dell'illustre pedagogo.

“Era un mio amico, nacque nella stessa regione dove sono nato io, nello stato di Pernambuco, e siamo stati insieme nella creazione del Partito dei Lavoratori”, ha riferito Lula.

Ha affermato che delle molte lezioni che ha trasmesso, due sono molto importanti. “La prima è la nozione che chi educa sta essendo anche educato. Si tratta di un concetto che solo può essere formulato da coloro che hanno la grandezza di rispettare la saggezza degli umili e riconoscere l'esistenza dell'altro, al di sopra delle barriere sociali ed i pregiudizi”.

La seconda lezione, ha concluso, è che “l'educazione è liberatrice, nel senso più ampio che la parola libertà può tenere”.

Ig/ocs

Trump: né sigari né mojitos per i suoi compatrioti

Il presidente Donald Trump non vuole che nessuno dei suoi compatrioti possa godere oggi il piacere di fumarsi un buon sigaro cubano, degustare un cocktail “Cuba libre” ed alloggiarsi in un hotel di suo piacimento a Cuba.

Sono alcune delle disposizioni entrate in vigore negli Stati Uniti per aumentare il bloqueo contro la piccola e vicina isola, e che evidenziano che questa politica di assedio lede gli stessi compatrioti del presidente Donald Trump.

Da questo 24 settembre entrano in vigore regolazioni che il governo, che si auto-considera il paese più libero del mondo, impone ai suoi cittadini.

In questo modo rimangono proibite le importazioni personali di rum e tabacco dall'isola (cioè i souvenir), come l'alloggio in un elenco di hotel della nazione caraibica.

A prima vista tutto indica un altro aggravamento della politica di bloqueo economico, finanziario, commerciale, che da quasi 60 anni esercita Washington contro l'isola.

Indubbiamente sono tempi elettorali e Trump cerca la sua rielezione, compresi i voti dei cubani-americani della Florida, uno stato chiave per il numero di delegati elettorali che apporta e dove le sue possibilità di vincere non sono chiare.

Lì le inchieste danno per vittorioso il candidato democratico, Joseph Biden, che risulta con vantaggio soprattutto tra la comunità portoricana, che non perdona a Trump gli affronti fatti dopo l'uragano Maria.

Trump non dovrebbe farsi molte illusioni neanche col favore degli afroamericani della Florida.

Non è casuale che il nuovo pacchetto di punizioni succeda pochi giorni dopo che il mandatario abbia ricevuto l’appoggio poco rispettabile dei dirigenti di quello che rimane della brigata mercenaria, conosciuta come 2506, che ha sofferto la schiacciante sconfitta a Playa Giron (Baia dei Porci) in aprile del 1961.

Quell'esercito è stata la punta di lancia inviata da un altro presidente, John F. Kennedy, con giunta di governo e presidente de facto designati, per cercare di abbattere la giovane Rivoluzione Cubana.

La 2506, che era formata da assassini, da proprietari terrieri e da sbirri della dittatura di Fulgencio Batista, è stata restituita a Washington mediante un baratto con medicine e conserve, e quelli che avevano commesso dei crimini, hanno affrontato la giustizia nei tribunali cubani.

Ora i dirigenti di quella truppa vinta hanno consegnato un premio di consolazione a Donald Trump, che l’ha ricevuto grato, anche se magari con la brutta sensazione che portasse sfortuna.

Inoltre, da pochi giorni, il governo statunitense, fedele alla sua pratica, ha imposto altre proibizioni contro Cuba, che includono l'eliminazione della pratica di autorizzazione generale alla partecipazione od organizzazione di conferenze, seminari, esibizioni ed eventi sportivi bilaterali.

Da questa data i cittadini, residenti e compagnie soggette alle leggi statunitensi dovranno sollecitare un'autorizzazione o licenza specifica per tali attività.

Nella pratica, le sanzioni non sono molto innovative, e ora si sommano alle altre, nel un lungo elenco contro L'Avana.

Si sa perfettamente che il mercato degli Stati Uniti è chiuso per tutti i prodotti cubani, perfino quelli di riconoscimento mondiale come rum, sigari, e perfino altri necessari per la vita umana, come medicine e prodotti biotecnologici innovativi nei quali Cuba occupa posti di avanguardia.

Inoltre, prima Trump aveva proibito i viaggi turistici a Cuba, i voli charter, le crociere, viaggi di aeroplani ed imbarcazioni private, e perfino ha chiuso i chiamati contatti “popolo a popolo”, un affronto enorme al diritto del cittadino, riconosciuto nella Costituzione dell'Unione Americana.

Col bloqueo contro Cuba, il presidente Donald Trump trasforma i suoi compatrioti in cittadini di seconda classe, con diritti ridotti.

Tutto ciò sembra paradossale in questi giorni, quando centinaia dei vicini turisti canadesi cominciano a riempire gli hotel dei Giardini del Re, nel centro nord dell'isola, protetti inoltre dalle certificazioni e condotte sanitarie stabilite per far fronte alla COVID-19.

Ma i canadesi, i cittadini ed i rappresentanti di altre nazioni sono vittime anche di questo triplo assedio che colpisce chiunque osi violare la vasta impalcatura di proibizioni che conformano la politica del bloqueo.

Come la legge Helms-Burton, il cui Titolo III apre la strada per processi giudiziali nelle corti degli Stati Uniti contro aziende di paesi terzi con interessi nella maggiore delle Antille, sotto il pretesto di “trafficare” con proprietà statunitensi nazionalizzate secondo la legge cubana.

Nel Titolo IV della stessa legislazione sono contemplate sanzioni contro dirigenti di ditte ed i loro parenti denunciati di rompere il bloqueo.

Manca poco più di un mese affinché il 3 novembre si svolgano le elezioni presidenziali nel paese settentrionale.

Non ci sorprenderebbe che l'attuale governo statunitense inventi nuove proibizioni e punizioni che colpiscano Cuba ed i suoi soci commerciali.

E neanche che siano dirette a coartare le libertà dei suoi propri cittadini, che hanno appena a 90 miglia un'isola che, benché piccola, ha molto e molte cose buone da offrire.

Orlando Oramas Leon, giornalista di Prensa Latina


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