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La VOCE 2005

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La VOCE ANNO XXII N°9

maggio 2020

PAGINA E        - 37

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segue da pag.36: l'evoluzione della situazione internazionale e l'impatto dell'epidemia. - la rinegoziazione e la cancellazione dei debiti pubblici, in particolare quelli dei paesi con maggiori carenze economiche e quelli maggiormente colpiti dal coronavirus. il pcp esprime la fiducia che lo sviluppo della lotta dei lavoratori e dei popoli, l'azione delle forze rivoluzionarie e progressiste, e degli stati sinceramente interessati a un mondo di pace e cooperazione, potrà fare si che da un momento marcatamente difficile per l'intera umanità si apprenda la lezione e si prepari la strada per un futuro di progresso, sostenibilità, pace e cooperazione. l'attuale situazione che stanno vivendo miliardi di persone non è separabile dalla natura profondamente sfruttatrice e parassitaria del sistema capitalista, che non solo non riesce a risolvere le questioni essenziali per la vita umana, ma approfondisce le disuguaglianze, le contraddizioni e i problemi. in tempi di incertezza e reali difficoltà per i lavoratori e i popoli di tutto il mondo, l'azione e la lotta per il superamento rivoluzionario del sistema capitalista sono ancora più attuali e urgenti. la risposta fondamentale alla complessa situazione sta nella costruzione, attraverso vari percorsi e fasi, di società socialiste basate sulla pianificazione economica che rispondano agli interessi reali dei popoli, che garantiscano i diritti sociali e del lavoro a tutti i cittadini e di strumenti pubblici che assicurino diritti universali come il diritto al lavoro, alla salute, alla protezione sociale, al cibo e all'alloggio dignitoso e a un futuro di progresso, giustizia e pace per tutti. la salute non è una merce, la sanità non è una azienda. riceviamo e diffondiamo questo appello del consiglio direttivo di medicina democratica movimento di lotta per la salute onlus per la creazione di un coordinamento nazionale. medicina democratica 25/04/2020. appello e proposta di discussione e iniziativa: diritto alla salute, sanità pubblica universale, gratuita e partecipata - per un coordinamento nazionale: la salute non è una merce, la sanità non è una azienda. chiediamo a tutte le realtà e ai singoli che condividono le considerazioni e gli obiettivi basilari qui espressi di riunirsi in un coordinamento nel quale, mantenendo le proprie peculiarità e scopi, tutti possano contribuire ad approfondire e orientare iniziative per costruire assieme una vertenza nazionale condivisa nei confronti delle istituzioni, a partire dal governo, fondata sull'affermazione di un sistema sanitario pubblico, universale, partecipato e gratuito (pagato dalla fiscalità generale). solo con la forza di una mobilitazione estesa sul territorio e di massa si potrà invertire la tendenza e ripartire su nuove basi, dopo la pandemia, affinchè “nulla sia più come prima” perché le condizioni della “normalità” previgente costituivano la vera malattia sociale e ambientale. la pandemia da covid-19 (sars-cov-2) che ha particolarmente colpito il nostro paese, soprattutto le regioni del nord, ha fatto emergere i limiti del sistema sanitario: quello pubblico, falcidiato negli anni passati dai tagli in finanziamenti e operatori, dalla disgregazione e dalla frammentazione; quello privato attento esclusivamente alla corsa all’utilizzo della malattia e dei servizi sanitari e farmaceutici a scopo di profitto. la conduzione dell’emergenza ha reso evidente che solo un sistema pubblico organizzato e preparato può dare una risposta idonea alla crisi sanitaria che un’epidemia di grandi dimensioni determina. siamo convinte e convinti che nelle associazioni, nei comitati, nei movimenti, nei sindacati (vecchi e nuovi) che perseguono l’attuazione e la salvaguardia del diritto alla salute garantito dall’articolo 32 della costituzione e dalla legge istitutiva del servizio sanitario nazionale (ssn) (l. 833/1978), come pure nella popolazione, vi sia una rinnovata convinzione e coscienza della assoluta necessità della sanità pubblica. “...la rinnovata consapevolezza della differenza che può fare un'istituzione di sanità pubblica universale e libera, è vividamente presente nei paesi più colpiti oggi. iniziative come quelle spagnole per mettere tutti gli ospedali privati sotto il controllo statale indefinitamente - dovrebbero diffondersi a livello internazionale come il virus e generare un forte consenso globale su una visione basata sui diritti dei sistemi e dei servizi sanitari, che va al di là delle questioni relative alle risorse finanziarie. lo considero il punto di non ritorno politico dell'attuale crisi virale. in realtà, questo è il “coronavirtù” che dobbiamo cogliere e preservare, se prendiamo sul serio la copertura sanitaria universale e lo sviluppo sostenibile per tutti.” (nicoletta dentico). su queste premesse proponiamo ai destinatari e agli interessati di costituire un coordinamento nazionale in grado di aprire una vertenza per modificare quelle scelte politiche e conseguenti pratiche sanitarie, che hanno portato all’attuale disastro. i punti nodali che riteniamo possano essere oggetto di discussione e condivisi sono i seguenti:
1. la storia che ha portato alla nascita della riforma sanitaria del 1978 e alla sua prima attuazione è caratterizzata da un forte impegno per la prevenzione [1]. è una storia che inizia con la resistenza (proposta del cln alta italia, 1944) ed ha percorso il movimento operaio e sociale degli anni ’70. è la storia della nascita di fondamentali servizi e strutture determinanti per la salute dei cittadini: i servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro, per la salute della donna, per l’igiene pubblica e ambientale, per la salute mentale, per le tossicodipendenze, per la medicina in età scolastica. 2. alla affermazione iniziale del ssn ha fatto seguito un suo lento declino fino agli ultimi anni con una progressiva destrutturazione e riduzione di ruolo e servizi. dai servizi territoriali si è passati alla centralità degli ospedali, a loro volta, con il taglio dei finanziamenti, ridotti nel numero e nei posti letto (terapie intensive incluse). si è investito in “sanità residenziale” con nuovi ospedali in nome dell’eccellenza o della razionalizzazione attivando speculazioni edilizie il cui peso economico è stato spostato sul futuro (project financing). 3. l’organizzazione complessiva del ssn determinata dalle leggi di riordino a partire dal decreto legislativo 502/92 va rivista a partire dai seguenti nodi: i) ritorno al decentramento con i sindaci quali garanti della salute dei cittadini in luogo di ideologie aziendaliste – con direttori generali aventi “poteri assoluti” su territori troppo ampi per poter tenere conto delle loro peculiarità e problemi, condizione che incide negativamente su tutti i determinanti di salute. ii) ristabilire i modi di partecipazione e controllo da parte dei cittadini. iii) garantire un finanziamento congruo passando da un sistema che paga la malattia ad un sistema che paga i risultati in termini di salute. iv) mantenere correlati e non separati gli interventi di carattere sociale e assistenziale; per esempio le residenze sanitarie assistenziali (rsa) devono essere a pieno titolo nel ssn. 4. il finanziamento di un ssn universale e gratuito che possa tutelare tutta la popolazione in modo solidale è ottenibile solo attraverso la fiscalità generale e progressiva e dal riconoscimento che la difesa della salute non è un costo ma un investimento da sostenere, a partire dall’eliminazione dell’evasione fiscale. i veri sprechi sono la spesa militare e il finanziamento delle fonti fossili per la produzione di energia (nonché il malaffare e la corruzione con effetti disastrosi sulla salute come la vicenda della clinica santa rita di milano ha posto all’attenzione di tutti). in questo modo è possibile rilanciare l’impegno per la prevenzione, alla base della legge 833/1978. 5. occorre ristabilire la subordinazione del settore privato a quello pubblico quale attuazione del diritto costituzionale alla salute. la crescita del settore privato ha drenato fondi pubblici mediante le convenzioni e gli accreditamenti, in particolare per le prestazioni profittevoli (inducendo sempre più in questa logica anche i dirigenti pubblici messi in “concorrenza” col privato). in lombardia, ad esempio, le strutture private costituiscono il 40% del sistema sanitario (oltre il 45 % in termini di fatturato). il ruolo secondario e tardivo delle strutture private durante la pandemia covid- 19 e il rifiuto di ricorrere alla requisizione di tutte le strutture private, come avvenuto in altri paesi europei, che potevano essere utilizzate per rispondere all’attuale emergenza, confermano l’avvenuto rovesciamento dei ruoli e la subalternità tra pubblico e privato. 6. la discussione deve aver al centro il rilancio dei servizi territoriali a partire dal ruolo dei medici di base che va sostenuto, reso agevole e garantito anche in termini di sicurezza degli operatori. occorre riprendere il filo del discorso di una prevenzione che parta dal territorio quale sistema unitario e olistico di ambiente salubre, luoghi di lavoro sicuri e idonee condizioni di vita ovunque. la riapertura delle aziende deve coincidere con l’adozione di una organizzazione del lavoro, a partire dalla riduzione degli orari, tali da perseguire il benessere dei lavoratori. 7. per quanto sopra riteniamo che altri punti di discussione, anche se non esaustivi, sono: - l’abolizione della libera professione intramoenia; - l’eliminazione della “sanità integrativa” o la sua limitazione a settori marginali, si fa riferimento anche a quella contrattata nell’ambito del “welfare aziendale”: tutti devono poter avere lo stesso accesso con gli stessi tempi e le stesse modalità ai servizi sanitari; - il riconoscimento delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro deve essere sottratto allo stesso ente che ne è l’assicuratore, inail, e passare (come già previsto dalla legge 833/1978) a carico delle asl (chiamandole di nuovo ussl per rimarcarne l’impostazione socio-sanitaria e locale); - la rimozione di ogni ipotesi di regionalismo differenziato, puntando invece a garantire nel concreto in modo uniforme in tutto il paese i livelli essenziali di assistenza (lea) e, in caso di emergenze, un approccio unitario e un intervento uniforme e coordinato; - ricondurre a unità ..segue ./.
Segue da Pag.36: L'evoluzione della situazione internazionale e l'impatto dell'epidemia

- La rinegoziazione e la cancellazione dei debiti pubblici, in particolare quelli dei paesi con maggiori carenze economiche e quelli maggiormente colpiti dal coronavirus.

Il PCP esprime la fiducia che lo sviluppo della lotta dei lavoratori e dei popoli, l'azione delle forze rivoluzionarie e progressiste, e degli Stati sinceramente interessati a un mondo di Pace e Cooperazione, potrà fare si che da un momento marcatamente difficile per l'intera umanità si apprenda la lezione e si prepari la strada per un futuro di progresso, sostenibilità, pace e cooperazione.

L'attuale situazione che stanno vivendo miliardi di persone non è separabile dalla natura profondamente sfruttatrice e parassitaria del sistema capitalista, che non solo non riesce a risolvere le questioni essenziali per la vita umana, ma approfondisce le disuguaglianze, le contraddizioni e i problemi.

In tempi di incertezza e reali difficoltà per i lavoratori e i popoli di tutto il mondo, l'azione e la lotta per il superamento rivoluzionario del sistema capitalista sono ancora più attuali e urgenti.

La risposta fondamentale alla complessa situazione sta nella costruzione, attraverso vari percorsi e fasi, di società socialiste basate sulla pianificazione economica che rispondano agli interessi reali dei popoli, che garantiscano i diritti sociali e del lavoro a tutti i cittadini e di strumenti pubblici che assicurino diritti universali come il diritto al lavoro, alla salute, alla protezione sociale, al cibo e all'alloggio dignitoso e a un futuro di progresso, giustizia e pace per tutti.

La salute non è una merce, la sanità non è una azienda

Riceviamo e diffondiamo questo appello del Consiglio Direttivo di Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute Onlus per la creazione di un Coordinamento Nazionale
Medicina Democratica 25/04/2020



Appello e proposta di discussione e iniziativa: Diritto alla Salute, Sanità Pubblica universale, gratuita e partecipata - Per un Coordinamento Nazionale: la salute non è una merce, la sanità non è una azienda

CHIEDIAMO A TUTTE LE REALTÀ E AI SINGOLI CHE CONDIVIDONO LE CONSIDERAZIONI E GLI OBIETTIVI BASILARI QUI ESPRESSI di riunirsi in un Coordinamento nel quale, mantenendo le proprie peculiarità e scopi, tutti possano contribuire ad approfondire e orientare iniziative per costruire assieme una vertenza nazionale condivisa nei confronti delle istituzioni, a partire dal Governo, fondata sull'affermazione di un sistema sanitario pubblico, universale, partecipato e gratuito (pagato dalla fiscalità generale). Solo con la forza di una mobilitazione estesa sul territorio e di massa si potrà invertire la tendenza e ripartire su nuove basi, dopo la pandemia, affinchè “nulla sia più come prima” perché le condizioni della “normalità” previgente costituivano la vera malattia sociale e ambientale.

La pandemia da COVID-19 (SARS-CoV-2) che ha particolarmente colpito il nostro paese, soprattutto le regioni del Nord, ha fatto emergere i limiti del sistema sanitario: quello pubblico, falcidiato negli anni passati dai tagli in finanziamenti e operatori, dalla disgregazione e dalla frammentazione; quello privato attento esclusivamente alla corsa all’utilizzo della malattia e dei servizi sanitari e farmaceutici a scopo di profitto. La conduzione dell’emergenza ha reso evidente che solo un sistema pubblico organizzato e preparato può dare una risposta idonea alla crisi sanitaria che un’epidemia di grandi dimensioni determina. Siamo convinte e convinti che nelle associazioni, nei comitati, nei movimenti, nei sindacati (vecchi e nuovi) che perseguono l’attuazione e la salvaguardia del diritto alla salute garantito dall’articolo 32 della Costituzione e dalla legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) (L. 833/1978), come pure nella popolazione, vi sia una rinnovata convinzione e coscienza della assoluta necessità della Sanità Pubblica. “...La rinnovata consapevolezza della differenza che può fare un'istituzione di sanità pubblica universale e libera, è vividamente presente nei paesi più colpiti oggi. Iniziative come quelle spagnole per mettere tutti gli ospedali privati sotto il controllo statale indefinitamente - dovrebbero diffondersi a livello internazionale come il virus e generare un forte consenso globale su una visione basata sui diritti dei sistemi e dei servizi sanitari, che va al di là delle questioni relative alle risorse finanziarie. Lo considero il punto di non ritorno politico dell'attuale crisi virale. In realtà, questo è il “coronavirtù” che dobbiamo cogliere e preservare, se prendiamo sul serio la copertura sanitaria universale e lo sviluppo sostenibile per tutti.” (Nicoletta Dentico)

Su queste premesse proponiamo ai destinatari e agli interessati di costituire un Coordinamento nazionale in grado di aprire una vertenza per modificare quelle scelte politiche e conseguenti pratiche sanitarie, che hanno portato all’attuale disastro. I punti nodali che riteniamo possano essere oggetto di discussione e condivisi sono i seguenti:

1.  La storia che ha portato alla nascita della Riforma Sanitaria del 1978 e alla sua prima attuazione è caratterizzata da un forte impegno per la prevenzione [1]. È una storia che inizia con la Resistenza (proposta del CLN Alta Italia, 1944) ed ha percorso il movimento operaio e sociale degli anni ’70. È la storia della nascita di fondamentali servizi e strutture determinanti per la salute dei cittadini: i servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro, per la salute della donna, per l’igiene pubblica e ambientale, per la salute mentale, per le tossicodipendenze, per la medicina in età scolastica.

2. Alla affermazione iniziale del SSN ha fatto seguito un suo lento declino fino agli ultimi anni con una progressiva destrutturazione e riduzione di ruolo e servizi. Dai servizi territoriali si è passati alla centralità degli ospedali, a loro volta, con il taglio dei finanziamenti, ridotti nel numero e nei posti letto (terapie intensive incluse). Si è investito in “sanità residenziale” con nuovi ospedali in nome dell’eccellenza o della razionalizzazione attivando speculazioni edilizie il cui peso economico è stato spostato sul futuro (project financing).

3. L’organizzazione complessiva del SSN determinata dalle leggi di riordino a partire dal decreto legislativo 502/92 va rivista a partire dai seguenti nodi: i) Ritorno al decentramento con i sindaci quali garanti della salute dei cittadini in luogo di ideologie aziendaliste – con direttori generali aventi “poteri assoluti” su territori troppo ampi per poter tenere conto delle loro peculiarità e problemi, condizione che incide negativamente su tutti i determinanti di salute. ii) Ristabilire i modi di partecipazione e controllo da parte dei cittadini. iii) Garantire un finanziamento congruo passando da un sistema che paga la malattia ad un sistema che paga i risultati in termini di salute. iv) Mantenere correlati e non separati gli interventi di carattere sociale e assistenziale; per esempio le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) devono essere a pieno titolo nel SSN.

4. Il finanziamento di un SSN universale e gratuito che possa tutelare tutta la popolazione in modo solidale è ottenibile solo attraverso la fiscalità generale e progressiva e dal riconoscimento che la difesa della salute non è un costo ma un investimento da sostenere, a partire dall’eliminazione dell’evasione fiscale. I veri sprechi sono la spesa militare e il finanziamento delle fonti fossili per la produzione di energia (nonché il malaffare e la corruzione con effetti disastrosi sulla salute come la vicenda della Clinica Santa Rita di Milano ha posto all’attenzione di tutti). In questo modo è possibile rilanciare l’impegno per la prevenzione, alla base della Legge 833/1978.

5. Occorre ristabilire la subordinazione del settore privato a quello pubblico quale attuazione del diritto costituzionale alla salute. La crescita del settore privato ha drenato fondi pubblici mediante le convenzioni e gli accreditamenti, in particolare per le prestazioni profittevoli (inducendo sempre più in questa logica anche i dirigenti pubblici messi in “concorrenza” col privato). In Lombardia, ad esempio, le strutture private costituiscono il 40% del sistema sanitario (oltre il 45 % in termini di fatturato). Il ruolo secondario e tardivo delle strutture private durante la pandemia Covid- 19 e il rifiuto di ricorrere alla requisizione di tutte le strutture private, come avvenuto in altri paesi europei, che potevano essere utilizzate per rispondere all’attuale emergenza, confermano l’avvenuto rovesciamento dei ruoli e la subalternità tra pubblico e privato.

6. La discussione deve aver al centro il rilancio dei servizi territoriali a partire dal ruolo dei medici di base che va sostenuto, reso agevole e garantito anche in termini di sicurezza degli operatori. Occorre riprendere il filo del discorso di una prevenzione che parta dal territorio quale sistema unitario e olistico di ambiente salubre, luoghi di lavoro sicuri e idonee condizioni di vita ovunque. La riapertura delle aziende deve coincidere con l’adozione di una organizzazione del lavoro, a partire dalla riduzione degli orari, tali da perseguire il benessere dei lavoratori.

7. Per quanto sopra riteniamo che altri punti di discussione, anche se non esaustivi, sono: - l’abolizione della libera professione intramoenia; l’eliminazione della “sanità integrativa” o la sua limitazione a settori marginali, si fa riferimento anche a quella contrattata nell’ambito del “welfare aziendale”: tutti devono poter avere lo stesso accesso con gli stessi tempi e le stesse modalità ai servizi sanitari; - il riconoscimento delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro deve essere sottratto allo stesso ente che ne è l’assicuratore, INAIL, e passare (come già previsto dalla legge 833/1978) a carico delle ASL (chiamandole di nuovo USSL per rimarcarne l’impostazione socio-sanitaria e locale); - la rimozione di ogni ipotesi di regionalismo differenziato, puntando invece a garantire nel concreto in modo uniforme in tutto il paese i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e, in caso di emergenze, un approccio unitario e un intervento uniforme e coordinato; - ricondurre a unità

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