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La VOCE 2005 |
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La VOCE ANNO XXII N°9 | maggio 2020 | PAGINA 1 - 17 |
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covid-19: dichiarazione dei partiti comunisti dell’america del sud.
da http://pca.org.ar.
traduzione di marx21.it.
i partiti comunisti dell’america del sud evidenziano con orgoglio di classe il ruolo decisivo dei lavoratori di diversi settori e in particolare di quello sanitario, nella lotta contro la pandemia di covid-19 che sta devastando il mondo.
accogliamo con favore la teleconferenza dei ministri della sanità e dei ministri degli affari esteri convocati dalla presidenza messicana pro tempore della celac (comunità di stati latinoamericani e dei caraibi), poiché rappresenta l'unico ambito in cui tutti i paesi della nostra america possono incontrarsi con l'inestimabile presenza di cuba, l'avanguardia mondiale nell’innovazione medica e biochimica e nell’etica umanistica, con il coinvolgimento anche della organizzazione panamericana della salute e di una delegazione ad alto livello della repubblica popolare cinese.
la pandemia di covid-19 evidenzia tragicamente le profonde carenze dei sistemi di sanità pubblica nella maggior parte dei paesi della regione, che erano noti già prima della comparsa del coronavirus. queste carenze sono il risultato di politiche anti-popolari applicate dai governi al servizio del grande capitale per commercializzare e privatizzare la salute, a sostegno dei profitti dei gruppi monopolistici.
queste politiche, inoltre, hanno minato le capacità scientifiche e tecnologiche da mettere a disposizione delle esigenze di prevenzione e attenzione nei confronti della popolazione. l'esperienza attuale evidenzia la natura antisociale e parassitaria del neoliberismo e mette in evidenza la superiorità dell'intervento statale nelle aree vitali di qualsiasi nazione e della pianificazione incentrata sui bisogni popolari, e dimostra che essi non possono essere soddisfatti dalla logica meschina del capitalismo. ciò, in materia di salute, implica la fornitura di cure primarie e di prevenzione, ospedali dignitosi, laboratori attrezzati, medici e infermieri, medicine, respiratori, test ed esami e tutto ciò che è necessario per soddisfare le necessità costanti e urgenti dei popoli.
riteniamo essenziale garantire i diritti dei lavoratori, dei disoccupati e sottoccupati, degli strati sociali più poveri, quale gesto umano e solidale che, allo stesso tempo, garantisca il mantenimento dell'attività economica essenziale. il pagamento dei salari deve essere garantito, così come un reddito minimo per tutti i lavoratori informali. non sono loro che devono pagare per la crisi. a tal fine, le politiche di austerità fiscale devono essere bloccate e lo stato deve assumersi responsabilità straordinarie per mantenere l'attività economica, anche garantendo che a tal fine contribuiscano i sistemi bancari e finanziari.
è necessario, una volta per tutte, porre fine al blocco e ad altre misure unilaterali coercitive contro cuba e il venezuela, e alle azioni contro il nicaragua, il cui carattere lesivo della solidarietà, discriminatorio e ingiusto viene ancora di più evidenziato in presenza di questa situazione critica. a questo proposito, apprezziamo le parole del presidente dell'argentina, alberto fernández che, oltre ad adottare una serie di misure adeguate in caso di emergenza, si è pronunciato con dignità a questo proposito.
è doveroso e urgente condonare definitivamente il debito estero dei nostri paesi con l'fmi e le banche internazionali usuraie.
ringraziamo sinceramente i medici e gli infermieri, il personale degli ospedali, delle unità sanitarie che stanno lottando e affrontando grandi difficoltà. esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le persone colpite dalla pandemia di covid-19 e auguriamo loro una pronta guarigione dalla malattia.
salutiamo i paesi che stanno realizzando azioni di solidarietà con i paesi più colpiti, con l'invio di materiale protettivo, ventilatori e di operatori sanitari, come cina, cuba e russia, in contrasto con le azioni degli stati uniti e della nato che persistono nello schieramento di truppe, come è successo recentemente in diversi paesi in europa, con lo stanziamento di enormi bilanci militari che negano la salute e il benessere sociale.
lottiamo per trasformazioni profonde quale risultato dell'unione di lavoratori e popoli. prendiamo posizione con responsabilità e con senso di umanità. siamo presenti nella lotta per adottare misure immediate allo scopo di proteggere la salute e salvaguardare i diritti di tutti i popoli in ogni angolo del pianeta.
partido comunista de la argentina.
partido comunista de bolivia.
partido comunista do brasil.
partido comunista brasileiro.
partido comunista colombiano.
partido comunista de chile.
partido comunista del ecuador.
partido comunista paraguayo.
partido comunista del perú – patria roja.
partido comunista peruano.
partido comunista de uruguay.
partido comunista de venezuela.
trump, maduro e la “formula noriega” contro il socialismo bolivariano
la pandemia da coronavirus non ferma gli imperialisti che vogliono rovesciare il governo bolivariano. il piano del pentagono in due mosse che rischia di creare un nuovo vietnam. di geraldina colotti.
molte volte, soprattutto dopo la morte di hugo chávez, è capitato di chiedersi se gli stati uniti avrebbero invaso il venezuela. i grandi media hanno assecondato le veline del pentagono, esercitandosi in un gioco di allarmi e smentite, lanciando il sasso e ritirando la mano. sta succedendo anche ora che, in piena pandemia da coronavirus, l’amministrazione trump ha messo una taglia di 15 milioni di dollari sulla testa del presidente venezuelano nicolas maduro, e ha annunciato l’intenzione di applicargli la “formula noriega”.
quello bolivariano – ha detto il cowboy del pentagono – sarebbe uno stato narcotrafficante e patrocinatore del terrorismo. da qui, l’annuncio dell’invio di una flotta davanti alle coste messicane e venezuelane a cui starebbero partecipando anche l’olanda e la gran bretagna. si tratta del più grande dispiegamento militare che gli usa hanno organizzato nella regione da trent’anni. la nuova misura coercitiva unilaterale, evidentemente falsa e evidentemente criminale in questo momento di pandemia
mondiale, è stata immediatamente accolta dai governi capitalisti al soldo degli usa, dentro e fuori il continente latinoamericano, unione europea inclusa.
come interpretare questa nuova discesa in campo, diretta e sfacciata, dell’imperialismo nordamericano contro il socialismo bolivariano? intanto, come la pericolosa chiusura del cerchio di una catena di aggressioni – economiche, finanziarie, politiche, diplomatiche e anche militari – per asfissiare il paese e spingere il popolo venezuelano a rivoltarsi contro il governo socialista diretto da nicolas maduro.
dall’attentato alle torri gemelle negli stati uniti, dell’11 settembre del 2001, quello della “lotta al terrorismo” è stato l’argomento principe per consolidare il ruolo degli usa (il più grande patrocinatore del terrorismo) come gendarme mondiale, e per giustificare l’erogazione miliardaria di finanziamenti ai veri “stati canaglia” affinché potessero reprimere senza freni l’opposizione di classe. ogni anno, supportati dalle grandi multinazionali dell’umanitarismo, gli usa stilano una lista di stati “che finanziano il terrorismo” nella quale, fino al processo di “distensione” di obama, è stata sempre inclusa anche cuba.
a partire dal 2019, soprattutto dopo l’autoproclamazione di juan guaidó come “presidente a interim”, l’obiettivo è stato quello di togliere al governo bolivariano la possibilità di commerciare sul mercato mondiale i proventi delle straordinarie risorse naturali che possiede il venezuela (petrolio, oro, diamante, ferro, coltan eccetera). proventi che, in questi vent’anni di rivoluzione, sono stati utilizzati per garantire politiche pubbliche a favore dei settori popolari alle quali viene dedicato ogni anno oltre il 73% delle entrate.
gran parte del denaro venezuelano sequestrato nelle banche nordamericane, latinoamericane e europee, è finito nelle tasche di quella banda di criminali truffatori rappresentata dalla destra golpista venezuelana. la stessa amministrazione usa, che ha erogato milioni di dollari attraverso la sua agenzia usaid per “riportare la democrazia in venezuela” ha chiesto recentemente conto all’autoproclamato dei 467 milioni di dollari ricevuti.
le dichiarazioni ondivaghe della stessa amministrazione usa indicano che non vi è accordo tra i falchi del pentagono sulla strategia da impiegare contro il venezuela. l’ultima volta che hanno cercato di scatenare una guerra per procura, attraverso il brasile o la colombia, non hanno avuto esito. l’unione civico-militare, il popolo in armi del venezuela, la posizione del paese nel quadro geostrategico internazionale, hanno evidentemente fatto valutare i costi di un’invasione.
l’ultimo coniglio tirato fuori dal cilindro dal segretario di stato mike pompeo, il “governo di transizione” che trump vorrebbe imporre al venezuela in cambio della fine delle “sanzioni”, prevede “l’esclusione sia di maduro che di guaidó”. tutto indica, dunque, che l’autoproclamato sia ormai considerato un cavallo perdente, nonostante si continui a erogargli – come lo stesso guaidó ha dichiarato in questi giorni – milioni di dollari sottratti al popolo venezuelano, da usare evidentemente a fini destabilizzanti.
che la colombia del burattino duke sia un attore attivo nella destabilizzazione del venezuela non è un segreto. sul suo territorio, dove ogni giorno vengono impunemente assassinati militanti di opposizione, si allenano forze d’invasione legate all’estrema destra venezuelana, che hanno provato varie volte a rovesciare chávez e continuano a provarci con maduro. lo ha confermato anche recentemente la confessione di un ex ufficiale venezuelano, cliver alcalà, che ha coinvolto direttamente l’autoproclamato nell’acquisto di un formidabile quantitativo di armi e esplosivi.
l’estrema destra venezuelana ha già tentato varie volte di uccidere maduro: con i droni, con un golpe fallito l’anno scorso, con l’incursione di paramilitari che, anche adesso, cercano di approfittare della mano tesa del governo bolivariano nei confronti delle migliaia di venezuelani che cercano di rientrare nel paese via terra dalla frontiera, lunga oltre 2.500 km.
la taglia degli usa è di sicuro un ulteriore invito all’“omicidio mirato”, a cui gli stati uniti (e israele) continuano a ricorrere, come ha dimostrato di recente l’eliminazione del generale iraniano soleimani. i personaggi di opposizione, accusati o condannati per gravi delitti, che hanno trovato rifugio negli usa, hanno infatti più volte minacciato “maduro e cabello” e invitato apertamente trump ad agire contro di loro come hanno fatto con il generale iraniano.
il nuovo piano del pentagono si è articolato in due mosse. la prima, che si stava preparando da tempo, è stata quella di dichiarare quello venezuelano uno stato “narcotrafficante e terrorista”. il cowboy della casa bianca si è spinto fino a mettere una taglia di 15 milioni di dollari sulla testa di maduro e di altri dirigenti bolivariani. i dati mostrati dal presidente maduro e dal presidente dell’assemblea nazionale costituente, diosdado cabello, hanno ricordato quale sia la reale rotta del narcotraffico, che non passa per il venezuela.
persino l’ultimo rapporto del 2019 dell’agenzia antidroga nordamericana, la dea, ha indicato il messico, il guatemala e l’ecuador come i punti di transito della droga verso gli stati uniti, il principale consumatore mondiale di stupefacenti, che si rifornisce dal principale produttore mondiale, la colombia. vale, inoltre, ricordare, come e chi e perché abbia creato i grandi cartelli del narcotraffico, unificando le bande che fino ad allora agivano in modo “artigianale” nei paesi come il messico, dove la povertà spingeva e spinge molte famiglie contadine a volgersi verso il narcotraffico per sopravvivere.
dalla guerra contro l’unione sovietica in afghanistan nel secolo scorso, a quella contro il sandinismo, alle operazioni di destabilizzazione attuali, la cia si è servita del narcotraffico a fini tutt’altro che umanitari, e la dea ha fatto da paravento. basta leggere i rapporti del governo bolivariano in merito ai sequestri di droga, effettuati dopo la cacciata della dea dal paese.
tuttavia, trump e il suo segretario alla difesa, mark esper, arrivano a dichiarare che non permetteranno ai cartelli della droga di approfittare della pandemia “per minacciare la vita dei cittadini statunitensi”, e che a maduro potrebbero applicare la “formula noriega”. un argomento che può consentire diverse forme di aggressione militare al paese bolivariano: dagli “omicidi mirati” dei dirigenti chavisti indicati a bersaglio, all’invasione del territorio attraverso paramilitari, al blocco navale.
..segue ./.
Covid-19: dichiarazione dei Partiti Comunisti dell’America del Sud![]() Traduzione di Marx21.it I partiti comunisti dell’America del Sud evidenziano con orgoglio di classe il ruolo decisivo dei lavoratori di diversi settori e in particolare di quello sanitario, nella lotta contro la pandemia di Covid-19 che sta devastando il mondo. Accogliamo con favore la teleconferenza dei ministri della sanità e dei ministri degli affari esteri convocati dalla presidenza messicana pro tempore della CELAC (Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi), poiché rappresenta l'unico ambito in cui tutti i paesi della Nostra America possono incontrarsi con l'inestimabile presenza di Cuba, l'avanguardia mondiale nell’innovazione medica e biochimica e nell’etica umanistica, con il coinvolgimento anche della Organizzazione Panamericana della Salute e di una delegazione ad alto livello della Repubblica Popolare Cinese. La pandemia di Covid-19 evidenzia tragicamente le profonde carenze dei sistemi di sanità pubblica nella maggior parte dei paesi della regione, che erano noti già prima della comparsa del coronavirus. Queste carenze sono il risultato di politiche anti-popolari applicate dai governi al servizio del grande capitale per commercializzare e privatizzare la salute, a sostegno dei profitti dei gruppi monopolistici. Queste politiche, inoltre, hanno minato le capacità scientifiche e tecnologiche da mettere a disposizione delle esigenze di prevenzione e attenzione nei confronti della popolazione. L'esperienza attuale evidenzia la natura antisociale e parassitaria del neoliberismo e mette in evidenza la superiorità dell'intervento statale nelle aree vitali di qualsiasi nazione e della pianificazione incentrata sui bisogni popolari, e dimostra che essi non possono essere soddisfatti dalla logica meschina del capitalismo. Ciò, in materia di salute, implica la fornitura di cure primarie e di prevenzione, ospedali dignitosi, laboratori attrezzati, medici e infermieri, medicine, respiratori, test ed esami e tutto ciò che è necessario per soddisfare le necessità costanti e urgenti dei popoli. Riteniamo essenziale garantire i diritti dei lavoratori, dei disoccupati e sottoccupati, degli strati sociali più poveri, quale gesto umano e solidale che, allo stesso tempo, garantisca il mantenimento dell'attività economica essenziale. Il pagamento dei salari deve essere garantito, così come un reddito minimo per tutti i lavoratori informali. Non sono loro che devono pagare per la crisi. A tal fine, le politiche di austerità fiscale devono essere bloccate e lo Stato deve assumersi responsabilità straordinarie per mantenere l'attività economica, anche garantendo che a tal fine contribuiscano i sistemi bancari e finanziari. È necessario, una volta per tutte, porre fine al blocco e ad altre misure unilaterali coercitive contro Cuba e il Venezuela, e alle azioni contro il Nicaragua, il cui carattere lesivo della solidarietà, discriminatorio e ingiusto viene ancora di più evidenziato in presenza di questa situazione critica. A questo proposito, apprezziamo le parole del presidente dell'Argentina, Alberto Fernández che, oltre ad adottare una serie di misure adeguate in caso di emergenza, si è pronunciato con dignità a questo proposito. È doveroso e urgente condonare definitivamente il debito estero dei nostri paesi con l'FMI e le banche internazionali usuraie. Ringraziamo sinceramente i medici e gli infermieri, il personale degli ospedali, delle unità sanitarie che stanno lottando e affrontando grandi difficoltà. Esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le persone colpite dalla pandemia di Covid-19 e auguriamo loro una pronta guarigione dalla malattia. Salutiamo i paesi che stanno realizzando azioni di solidarietà con i paesi più colpiti, con l'invio di materiale protettivo, ventilatori e di operatori sanitari, come Cina, Cuba e Russia, in contrasto con le azioni degli Stati Uniti e della NATO che persistono nello schieramento di truppe, come è successo recentemente in diversi paesi in Europa, con lo stanziamento di enormi bilanci militari che negano la salute e il benessere sociale. Lottiamo per trasformazioni profonde quale risultato dell'unione di lavoratori e popoli. Prendiamo posizione con responsabilità e con senso di umanità. Siamo presenti nella lotta per adottare misure immediate allo scopo di proteggere la salute e salvaguardare i diritti di tutti i popoli in ogni angolo del pianeta. Partido Comunista de la Argentina Partido Comunista de Bolivia Partido Comunista do Brasil Partido Comunista Brasileiro Partido Comunista Colombiano Partido Comunista de Chile Partido Comunista del Ecuador Partido Comunista Paraguayo Partido Comunista del Perú – Patria Roja Partido Comunista Peruano Partido Comunista de Uruguay Partido Comunista de Venezuela Trump, Maduro e la “formula Noriega” contro il socialismo bolivarianoGeraldina Colotti Molte volte, soprattutto dopo la morte di Hugo Chávez, è capitato di chiedersi se gli Stati Uniti avrebbero invaso il Venezuela. I grandi media hanno assecondato le veline del Pentagono, esercitandosi in un gioco di allarmi e smentite, lanciando il sasso e ritirando la mano. Sta succedendo anche ora che, in piena pandemia da coronavirus, l’amministrazione Trump ha messo una taglia di 15 milioni di dollari sulla testa del presidente venezuelano Nicolas Maduro, e ha annunciato l’intenzione di applicargli la “formula Noriega”. Quello bolivariano – ha detto il cowboy del Pentagono – sarebbe uno stato narcotrafficante e patrocinatore del terrorismo. Da qui, l’annuncio dell’invio di una flotta davanti alle coste messicane e venezuelane a cui starebbero partecipando anche l’Olanda e la Gran Bretagna. Si tratta del più grande dispiegamento militare che gli Usa hanno organizzato nella regione da trent’anni. La nuova misura coercitiva unilaterale, evidentemente falsa e evidentemente criminale in questo momento di pandemia |
mondiale, è stata immediatamente accolta dai governi capitalisti al soldo degli USA, dentro e fuori il continente latinoamericano, Unione Europea inclusa.
Come interpretare questa nuova discesa in campo, diretta e sfacciata, dell’imperialismo nordamericano contro il socialismo bolivariano? Intanto, come la pericolosa chiusura del cerchio di una catena di aggressioni – economiche, finanziarie, politiche, diplomatiche e anche militari – per asfissiare il paese e spingere il popolo venezuelano a rivoltarsi contro il governo socialista diretto da Nicolas Maduro. ![]() Dall’attentato alle Torri gemelle negli Stati Uniti, dell’11 settembre del 2001, quello della “lotta al terrorismo” è stato l’argomento principe per consolidare il ruolo degli USA (il più grande patrocinatore del terrorismo) come gendarme mondiale, e per giustificare l’erogazione miliardaria di finanziamenti ai veri “stati canaglia” affinché potessero reprimere senza freni l’opposizione di classe. Ogni anno, supportati dalle grandi multinazionali dell’umanitarismo, gli USA stilano una lista di stati “che finanziano il terrorismo” nella quale, fino al processo di “distensione” di Obama, è stata sempre inclusa anche Cuba. A partire dal 2019, soprattutto dopo l’autoproclamazione di Juan Guaidó come “presidente a interim”, l’obiettivo è stato quello di togliere al governo bolivariano la possibilità di commerciare sul mercato mondiale i proventi delle straordinarie risorse naturali che possiede il Venezuela (petrolio, oro, diamante, ferro, coltan eccetera). Proventi che, in questi vent’anni di rivoluzione, sono stati utilizzati per garantire politiche pubbliche a favore dei settori popolari alle quali viene dedicato ogni anno oltre il 73% delle entrate. Gran parte del denaro venezuelano sequestrato nelle banche nordamericane, latinoamericane e europee, è finito nelle tasche di quella banda di criminali truffatori rappresentata dalla destra golpista venezuelana. La stessa amministrazione USA, che ha erogato milioni di dollari attraverso la sua agenzia USAID per “riportare la democrazia in Venezuela” ha chiesto recentemente conto all’autoproclamato dei 467 milioni di dollari ricevuti. Le dichiarazioni ondivaghe della stessa amministrazione USA indicano che non vi è accordo tra i falchi del Pentagono sulla strategia da impiegare contro il Venezuela. L’ultima volta che hanno cercato di scatenare una guerra per procura, attraverso il Brasile o la Colombia, non hanno avuto esito. L’Unione civico-militare, il popolo in armi del Venezuela, la posizione del paese nel quadro geostrategico internazionale, hanno evidentemente fatto valutare i costi di un’invasione. L’ultimo coniglio tirato fuori dal cilindro dal segretario di Stato Mike Pompeo, il “governo di transizione” che Trump vorrebbe imporre al Venezuela in cambio della fine delle “sanzioni”, prevede “l’esclusione sia di Maduro che di Guaidó”. Tutto indica, dunque, che l’autoproclamato sia ormai considerato un cavallo perdente, nonostante si continui a erogargli – come lo stesso Guaidó ha dichiarato in questi giorni – milioni di dollari sottratti al popolo venezuelano, da usare evidentemente a fini destabilizzanti. Che la Colombia del burattino Duke sia un attore attivo nella destabilizzazione del Venezuela non è un segreto. Sul suo territorio, dove ogni giorno vengono impunemente assassinati militanti di opposizione, si allenano forze d’invasione legate all’estrema destra venezuelana, che hanno provato varie volte a rovesciare Chávez e continuano a provarci con Maduro. Lo ha confermato anche recentemente la confessione di un ex ufficiale venezuelano, Cliver Alcalà, che ha coinvolto direttamente l’autoproclamato nell’acquisto di un formidabile quantitativo di armi e esplosivi. L’estrema destra venezuelana ha già tentato varie volte di uccidere Maduro: con i droni, con un golpe fallito l’anno scorso, con l’incursione di paramilitari che, anche adesso, cercano di approfittare della mano tesa del governo bolivariano nei confronti delle migliaia di venezuelani che cercano di rientrare nel paese via terra dalla frontiera, lunga oltre 2.500 km. La taglia degli USA è di sicuro un ulteriore invito all’“omicidio mirato”, a cui gli Stati Uniti (e Israele) continuano a ricorrere, come ha dimostrato di recente l’eliminazione del generale iraniano Soleimani. I personaggi di opposizione, accusati o condannati per gravi delitti, che hanno trovato rifugio negli USA, hanno infatti più volte minacciato “Maduro e Cabello” e invitato apertamente Trump ad agire contro di loro come hanno fatto con il generale iraniano. Il nuovo piano del Pentagono si è articolato in due mosse. La prima, che si stava preparando da tempo, è stata quella di dichiarare quello venezuelano uno stato “narcotrafficante e terrorista”. Il cowboy della Casa Bianca si è spinto fino a mettere una taglia di 15 milioni di dollari sulla testa di Maduro e di altri dirigenti bolivariani. I dati mostrati dal presidente Maduro e dal presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Diosdado Cabello, hanno ricordato quale sia la reale rotta del narcotraffico, che non passa per il Venezuela. Persino l’ultimo rapporto del 2019 dell’agenzia antidroga nordamericana, la DEA, ha indicato il Messico, il Guatemala e l’Ecuador come i punti di transito della droga verso gli Stati Uniti, il principale consumatore mondiale di stupefacenti, che si rifornisce dal principale produttore mondiale, la Colombia. Vale, inoltre, ricordare, come e chi e perché abbia creato i grandi cartelli del narcotraffico, unificando le bande che fino ad allora agivano in modo “artigianale” nei paesi come il Messico, dove la povertà spingeva e spinge molte famiglie contadine a volgersi verso il narcotraffico per sopravvivere. Dalla guerra contro l’Unione Sovietica in Afghanistan nel secolo scorso, a quella contro il sandinismo, alle operazioni di destabilizzazione attuali, la CIA si è servita del narcotraffico a fini tutt’altro che umanitari, e la DEA ha fatto da paravento. Basta leggere i rapporti del governo bolivariano in merito ai sequestri di droga, effettuati dopo la cacciata della DEA dal paese. Tuttavia, Trump e il suo segretario alla Difesa, Mark Esper, arrivano a dichiarare che non permetteranno ai cartelli della droga di approfittare della pandemia “per minacciare la vita dei cittadini statunitensi”, e che a Maduro potrebbero applicare la “formula Noriega”. Un argomento che può consentire diverse forme di aggressione militare al paese bolivariano: dagli “omicidi mirati” dei dirigenti chavisti indicati a bersaglio, all’invasione del territorio attraverso paramilitari, al blocco navale. ..segue ./.
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