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La VOCE 2005 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°9 | maggio 2020 | PAGINA 2 - 18 |
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segue da pag.17: trump, maduro e la “formula noriega” contro il socialismo bolivariano.
richiamando esplicitamente l’aggressione di panama, iniziata il 20 dicembre del 1989, l’amministrazione nordamericana evoca un preciso scenario. quella operazione viene infatti considerata come il primo atto di un copione che gli stati uniti avrebbero poi riattivato altre volte.
emerge il ruolo dei media nel costruire un nemico odioso da abbattere con tutti i mezzi, e i pretesti usati per giustificare l’aggressione: il “ripristino della democrazia” contro un “dittatore narcotrafficante”, e la “necessità di proteggere i cittadini statunitensi presenti nell’area del canale di panama”, il cui controllo costituiva il motivo principale dell’intervento militare. e gli scenari che si aprono sono altrettanto inquietanti di quelli già visti in tutte le situazioni in cui il gendarme nordamericano ha voluto “ripristinare la democrazia”.
ci sarà un’aggressione armata al venezuela? intanto, emergono alcuni elementi di riflessione, che possono tornare utili anche in casa nostra, nel momento in cui i centri del grande capitale internazionale cercheranno di riprendere il controllo a fronte delle contraddizioni aperte dal covid-19 a livello globale.
di fronte a una tragedia planetaria che mette a nudo i meccanismi dello sfruttamento capitalista e le sue conseguenze per i settori popolari. di fronte al cinismo di quei governanti che, come trump, considerano i morti come “vittime collaterali”. di fronte al fallimento della globalizzazione capitalista e della sua falsa “integrazione” europea, ecco risorgere il mai sopito “pericolo rosso”, incarnato oggi nella persona di nicolas maduro.
come hanno riconosciuto sia l’onu che l’oms, il venezuela bolivariano, pur duramente provato da anni di “sanzioni” criminali, sta lottando efficacemente contro la pandemia. ha immediatamente messo in campo una “quarantena sociale e radicale” basata sulla partecipazione consapevole e organizzata della popolazione, e su un controllo radicale del contagio mediante l’applicazione gratuita e di massa dei tamponi.
ha messo in atto misure di protezione radicale prima di tutto per i lavoratori e le lavoratrici e per il settore “informale”. ha bloccato gli affitti, azzerato i debiti nei confronti delle banche, diffidato gli imprenditori dal licenziare i dipendenti, e imposto la totale gratuità dei servizi di telecomunicazione, che già – come tutti gli altri servizi – si pagano con cifre irrisorie.
lo ha fatto senza tentennamenti, perché non è ostaggio degli industriali come nei paesi capitalisti. ancora una volta, quindi, è un esempio da occultare. e a questo pensano gli apparati ideologici di controllo, per dirla con althusser.
a un lettore europeo che non si interessi alla politica internazionale e si limiti a scorrere i titoli del giornale, del venezuela restano infatti in testa due chiodi fissi: che “maduro è un dittatore”, e che il governo bolivariano è un “regime dittatoriale”. le cose vanno ancora peggio se si tratta di radio o di televisione, dove l’informazione è ancora più rapida, ma rimane più impressa perché associata a un’immagine.
tanto meno un lettore giovane intenderà immediatamente cosa significhi la “formula noriega” che trump vorrebbe applicare al venezuela, ma di sicuro nella sua testa la definizione di “narco-dittatura” s’incastrerà perfettamente con il ritornello mediatico che è abituato a sentire, anche se la figura cristallina del presidente venezuelano nicolas maduro non consente accostamenti con quella ambigua di noriega.
seminare disorientamento e confusione è parte integrante della strategia imperialista, della moderna comunicazione di guerra che ha perfezionato antichi meccanismi di propaganda. la politica degli allarmi è peraltro un elemento intrinseco delle società complesse, che serve per testare e ridefinire nuovi livelli di consenso a favore delle classi dominanti.
l’italia è, a questo riguardo, un elemento paradigmatico, che ha fatto scuola prima con la politica dell’emergenza “antiterrorismo” contro il conflitto di classe degli anni 1970-’80, poi con quella “antimafia”, un meccanismo attraverso il quale il grande capitale ha cambiato cavallo, e le classi dominanti hanno fatto la muta, istituzionalizzando il riflesso d’ordine di risolvere i conflitti sociali attraverso i tribunali. un meccanismo antesignano del lawfare, che vediamo imperversare da tempo nel nuovo scontro di potere nel continente latinoamericano.
la più grande vittoria della democrazia borghese è quella di far interiorizzare ai dominati la legalità dello sfruttamento capitalista, occultando la cruda realtà dei rapporti tra capitale e lavoro. la forza dell’imperialismo è quella di presentare come “giusta e umanitaria” l’aggressione contro paesi ricchi di risorse che non vogliano farsi sottomettere.
e così diventa accettabile che un capitano di industria o un banchiere guadagni in italia 6 milioni all’anno e che un salario minimo non basti per arrivare alla fine del mese. e così, diventa accettabile che, in questa europa devastata, la nato chieda alla ue di aumentare le spese militari e che si impedisca di chiedere il conto agli sfruttatori con il circo delle emozioni e delle “donazioni”.
l’11 aprile del 2002, l’oligarchia venezuelana, i media privati e quei personaggi dell’estrema destra che vediamo ancora agire nello stesso modo agli ordini di washington, hanno organizzato un colpo di stato in venezuela. il popolo ha però reagito riportando a miraflores il presidente che aveva eletto, hugo chávez. da allora, il socialismo bolivariano ha coniato il seguente slogan: “a ogni 11 segue il suo 13”, ricordando che il golpe del capo della confindustria venezuelana pedio carmona estanga, allora durò 48 ore. un’invasione del venezuela, oggi, s’incontrerebbe con quella che maduro ha definito “la furia bolivariana”, e incendierebbe il continente, trasformandolo in un nuovo vietnam.
dichiarazione comune dei partiti comunisti e operai: solidarietà si - blocco no.
chiediamo l'immediata rimozione del criminale blocco degli usa contro cuba.
mentre la pandemia di covid-19 continua a diffondersi su tutto il pianeta causando enormi sofferenze e perdite di vite umane, si conferma tragicamente l'esistenza di due approcci diversi: uno che insiste nel porre profitto e imposizione del controllo globale al di sopra della salute pubblica e del benessere del proprio popolo, e un altro che mette le persone, la loro salute e benessere, al di sopra di tutti gli altri interessi.
in mezzo alla pandemia di covid-19, in diversi continenti i popoli sono stati testimoni della solidarietà e internazionalismo mostrati da cuba in risposta alle richieste di aiuto, inviando squadre mediche in decine di paesi. questa risposta umanitaria è la continuazione di decenni di attuazione di questa pratica disinteressata, in cui i medici e gli infermieri cubani sono andati in aiuto di paesi colpiti da epidemie o calamità naturali.
mentre ovunque rieccheggia la parola "solidarietà" come l'approccio necessario per l'intero pianeta per affrontare la pandemia, gli stati uniti scelgono di rafforzare ulteriormente l'illegale blocco finanziario, economico e commerciale imposto a cuba. in questi tempi critici, in cui sono in gioco vite umane, gli stati uniti, imponendo la clausola di extraterritorialità della legge helms-burton, ostacolano l'acquisto o la consegna a cuba di dispositivi di protezione personale, ventilatori e kit per fare i test. questa è la manifestazione più raccapricciante del criminale blocco, che dura da 60 anni, e delle sue conseguenze negative per la vita dei cubani e lo sviluppo economico dell'isola.
in queste condizioni noi partiti comunisti e operai firmatari:
- denunciamo il criminale blocco finanziario, economico e commerciale degli usa contro cuba.
- chiediamo l'immediata revoca del blocco illegale degli usa contro cuba.
- esprimiamo la nostra gratitudine per la solidarietà dimostrata da cuba alle persone bisognose attraverso le sue squadre mediche.
- ribadiamo la nostra solidarietà con il partito comunista di cuba, il governo e il popolo cubano nella loro lotta per difendere il percorso socialista di sviluppo.
solidarietà si - blocco no.
#cubarespira aiutiamo chi ci aiuta: appello alla mobilitazione contro il bloqueo.
fronte della gioventù comunista (fgc) | gioventucomunista.it 14/04/2020.
ieri mattina è atterrato in italia il secondo gruppo di medici ed infermieri provenienti da cuba. la nuova brigata medica opererà a torino, mentre quella arrivata il 22 marzo è al lavoro a crema in lombardia. nel momento di crisi più grave attraversato dal nostro paese nel dopoguerra, i lavoratori e le classi popolari in italia hanno ricevuto la pronta solidarietà internazionalista di cuba. un supporto non scontato per tutto il personale della nostra sanità pubblica messa in ginocchio dal covid-19. un aiuto concreto e disinteressato, con un alto valore pratico e simbolico.
mentre noi riceviamo solidarietà, medici ed infermieri, la pandemia è arrivata anche a cuba. lì il sistema sanitario ha a disposizione sicuramente strutture, posti letto e un pieno organico di personale sanitario. il modello della sanità pubblica socialista sta compiendo già un grande sforzo per tutelare la salute dei cubani e dei popoli dei 67 paesi in cui sono attive missioni mediche cubane. ma per un'isola di 11 milioni di abitanti è praticamente impossibile essere del tutto autosufficienti, e la sanità cubana ha bisogno di acquistare all'estero dei nuovi ventilatori polmonari per affrontare al meglio il nuovo coronavirus.
l'acquisto di questi ventilatori da parte dell'agenzia governativa cubana medicuba è stato però impedito. le aziende produttrici contattate hanno risposto di aver ricevuto nuove linee guida aziendali che imponevano l'interruzione di ogni rapporto con cuba. a causa del bloqueo, il blocco economico illegale imposto unilateralmente dagli stati uniti dal 1961, che ha già causato enormi sofferenze al popolo cubano impedendo per decenni l'acquisto di beni anche di prima necessità non prodotti sull'isola.
mentre cuba "esporta" medici ed infermieri, gli stati uniti impediscono a cuba di poter acquistare la strumentazione necessaria per affrontare il virus. non possiamo rimanere a guardare passivamente gli effetti di questa azione odiosa. facciamo appello ai giovani, agli studenti, ai lavoratori, agli artisti e a tutti coloro che hanno a cuore la solidarietà internazionalista e la lotta contro l'ingiustizia. facciamoci sentire, aiutiamo chi ci sta aiutando. rispondi anche tu all'appello, diffondiamo il messaggio: «a chi esporta solidarietà vogliono negare anche l'aria. via il bloqueo!» #cubarespira
i medici cubani: e questa sarebbe una rettifica!?
riceviamo e pubblichiamo un appello rivolto al direttore di rai radio 3, marino sinibaldi
di anna serena bartolucci 25/04/2020.
credits: ravennanotizie.
a marino sinibaldi, direttore rai radio3.
faccio seguito alla mia con cui auspicavo una rettifica di quanto affermato nella rassegna stampa di radio 3 mondo del 15 aprile scorso. le dò atto dello sforzo per una parziale rettifica, nell’edizione del 17 aprile. purtroppo “parziale” perché la stessa signora lalovic - ben aiutata dalla giornalista capuzzi all’uopo invitata - ha comunque tenuto il timone dritto sulla stessa meta: povera propaganda invece che informazione (per di più scopiazzando il peggio di un articolo di liberation), cosicché quel minimo passaggio corretto alla fine è risultato confuso e sporcato dal resto.
così, dopo aver ammesso che i medici della brigada henry reeve sono in italia a titolo gratuito, è tornata sul presunto lato oscuro di un’operazione definita di “soft power”: migliaia di medici inviati nel mondo povero sono schiavi perché pagati poco, perché ignari della loro destinazione, perché un capodelegazione - come un nostrano “caporale”- ritira loro il passaporto, perché non possono aver contatti con la popolazione locale (questa è esilarante: il regime ha insegnato ai medici a visitare i pazienti senza aver contatti…), e alla fine disertano.
e qui di nuovo citata, come nella precedente edizione, la yoani sanchez, che, seppur quasi ovunque scomparsa, pare invece molto considerata a radio 3 mondo, e con ostinazione, benché clamorosamente screditata dal suo patron che ne denunciò ormai anni fa l’interesse ai soldi più che a qualsivoglia “libertà”.
quindi, visto che cuba usa i medici perché all’estero facciano propaganda per la rivoluzione e visto che sono schiavi… bolsonaro – preclaro difensore di diritti umani – al suo insediamento al potere li ha “rimpatriati” (sic!).
ultima perla giornalistica: i medici rappresentano la più importante fonte di introiti per lo stato, addirittura quantificata in 6 miliardi annui, ben al di sopra del turismo (dato fornito dal “si parla”…! dov’è la serietà dell’informazione?).
e comunque voglio rivelare alla signora lalovic che a gran parte dell’umanità piace più chi esporta salute di chi esporta armi.
in conclusione, con amarezza devo rassegnarmi: in questa parte del mondo si è divenuti così cinici (e bari) da non riuscire più a concepire e riconoscere principi e valori. umanità e solidarietà sono soft power, il guadagno, il profitto l’unica misura. una civiltà decadente, moribonda. ed è giusto così.
anna serena bartolucci.
perugia,
17 aprile 2020.
lettera aperta a marino sinibaldi (direttore rai radio 3).
Segue da Pag.17: Trump, Maduro e la “formula Noriega” contro il socialismo bolivariano
Richiamando esplicitamente l’aggressione di Panama, iniziata il 20 dicembre del 1989, l’amministrazione nordamericana evoca un preciso scenario. Quella operazione viene infatti considerata come il primo atto di un copione che gli Stati Uniti avrebbero poi riattivato altre volte. Emerge il ruolo dei media nel costruire un nemico odioso da abbattere con tutti i mezzi, e i pretesti usati per giustificare l’aggressione: il “ripristino della democrazia” contro un “dittatore narcotrafficante”, e la “necessità di proteggere i cittadini statunitensi presenti nell’area del Canale di Panama”, il cui controllo costituiva il motivo principale dell’intervento militare. E gli scenari che si aprono sono altrettanto inquietanti di quelli già visti in tutte le situazioni in cui il gendarme nordamericano ha voluto “ripristinare la democrazia”. Ci sarà un’aggressione armata al Venezuela? Intanto, emergono alcuni elementi di riflessione, che possono tornare utili anche in casa nostra, nel momento in cui i centri del grande capitale internazionale cercheranno di riprendere il controllo a fronte delle contraddizioni aperte dal Covid-19 a livello globale. Di fronte a una tragedia planetaria che mette a nudo i meccanismi dello sfruttamento capitalista e le sue conseguenze per i settori popolari. Di fronte al cinismo di quei governanti che, come Trump, considerano i morti come “vittime collaterali”. Di fronte al fallimento della globalizzazione capitalista e della sua falsa “integrazione” europea, ecco risorgere il mai sopito “pericolo rosso”, incarnato oggi nella persona di Nicolas Maduro. Come hanno riconosciuto sia l’ONU che l’OMS, il Venezuela bolivariano, pur duramente provato da anni di “sanzioni” criminali, sta lottando efficacemente contro la pandemia. Ha immediatamente messo in campo una “quarantena sociale e radicale” basata sulla partecipazione consapevole e organizzata della popolazione, e su un controllo radicale del contagio mediante l’applicazione gratuita e di massa dei tamponi. Ha messo in atto misure di protezione radicale prima di tutto per i lavoratori e le lavoratrici e per il settore “informale”. Ha bloccato gli affitti, azzerato i debiti nei confronti delle banche, diffidato gli imprenditori dal licenziare i dipendenti, e imposto la totale gratuità dei servizi di telecomunicazione, che già – come tutti gli altri servizi – si pagano con cifre irrisorie. Lo ha fatto senza tentennamenti, perché non è ostaggio degli industriali come nei paesi capitalisti. Ancora una volta, quindi, è un esempio da occultare. E a questo pensano gli apparati ideologici di controllo, per dirla con Althusser. A un lettore europeo che non si interessi alla politica internazionale e si limiti a scorrere i titoli del giornale, del Venezuela restano infatti in testa due chiodi fissi: che “Maduro è un dittatore”, e che il governo bolivariano è un “regime dittatoriale”. Le cose vanno ancora peggio se si tratta di radio o di televisione, dove l’informazione è ancora più rapida, ma rimane più impressa perché associata a un’immagine. Tanto meno un lettore giovane intenderà immediatamente cosa significhi la “formula Noriega” che Trump vorrebbe applicare al Venezuela, ma di sicuro nella sua testa la definizione di “narco-dittatura” s’incastrerà perfettamente con il ritornello mediatico che è abituato a sentire, anche se la figura cristallina del presidente venezuelano Nicolas Maduro non consente accostamenti con quella ambigua di Noriega. Seminare disorientamento e confusione è parte integrante della strategia imperialista, della moderna comunicazione di guerra che ha perfezionato antichi meccanismi di propaganda. La politica degli allarmi è peraltro un elemento intrinseco delle società complesse, che serve per testare e ridefinire nuovi livelli di consenso a favore delle classi dominanti. L’Italia è, a questo riguardo, un elemento paradigmatico, che ha fatto scuola prima con la politica dell’emergenza “antiterrorismo” contro il conflitto di classe degli anni 1970-’80, poi con quella “antimafia”, un meccanismo attraverso il quale il grande capitale ha cambiato cavallo, e le classi dominanti hanno fatto la muta, istituzionalizzando il riflesso d’ordine di risolvere i conflitti sociali attraverso i tribunali. Un meccanismo antesignano del lawfare, che vediamo imperversare da tempo nel nuovo scontro di potere nel continente latinoamericano. La più grande vittoria della democrazia borghese è quella di far interiorizzare ai dominati la legalità dello sfruttamento capitalista, occultando la cruda realtà dei rapporti tra capitale e lavoro. La forza dell’imperialismo è quella di presentare come “giusta e umanitaria” l’aggressione contro paesi ricchi di risorse che non vogliano farsi sottomettere. E così diventa accettabile che un capitano di industria o un banchiere guadagni in Italia 6 milioni all’anno e che un salario minimo non basti per arrivare alla fine del mese. E così, diventa accettabile che, in questa Europa devastata, la NATO chieda alla Ue di aumentare le spese militari e che si impedisca di chiedere il conto agli sfruttatori con il circo delle emozioni e delle “donazioni”. L’11 aprile del 2002, l’oligarchia venezuelana, i media privati e quei personaggi dell’estrema destra che vediamo ancora agire nello stesso modo agli ordini di Washington, hanno organizzato un colpo di stato in Venezuela. Il popolo ha però reagito riportando a Miraflores il presidente che aveva eletto, Hugo Chávez. Da allora, il socialismo bolivariano ha coniato il seguente slogan: “A ogni 11 segue il suo 13”, ricordando che il golpe del capo della Confindustria venezuelana Pedio Carmona Estanga, allora durò 48 ore. Un’invasione del Venezuela, oggi, s’incontrerebbe con quella che Maduro ha definito “la furia bolivariana”, e incendierebbe il continente, trasformandolo in un nuovo Vietnam. Dichiarazione Comune dei Partiti Comunisti e Operai: Solidarietà Si - Blocco NoMentre la pandemia di Covid-19 continua a diffondersi su tutto il pianeta causando enormi sofferenze e perdite di vite umane, si conferma tragicamente l'esistenza di due approcci diversi: uno che insiste nel porre profitto e imposizione del controllo globale al di sopra della salute pubblica e del benessere del proprio popolo, e un altro che mette le persone, la loro salute e benessere, al di sopra di tutti gli altri interessi. In mezzo alla pandemia di Covid-19, in diversi continenti i popoli sono stati testimoni della solidarietà e internazionalismo mostrati da Cuba in risposta alle richieste di aiuto, inviando squadre mediche in decine di paesi. Questa risposta umanitaria è la continuazione di decenni di attuazione di questa pratica disinteressata, in cui i medici e gli infermieri cubani sono andati in aiuto di paesi colpiti da epidemie o calamità naturali. Mentre ovunque rieccheggia la parola "Solidarietà" come l'approccio necessario per l'intero pianeta per affrontare la pandemia, gli Stati Uniti scelgono di rafforzare ulteriormente l'illegale blocco finanziario, economico e commerciale imposto a Cuba. In questi tempi critici, in cui sono in gioco vite umane, gli Stati Uniti, imponendo la clausola di extraterritorialità della legge Helms-Burton, ostacolano l'acquisto o la consegna a Cuba di dispositivi di protezione personale, ventilatori e kit per fare i test. Questa è la manifestazione più raccapricciante del criminale Blocco, che dura da 60 anni, e delle sue conseguenze negative per la vita dei cubani e lo sviluppo economico dell'Isola. In queste condizioni noi Partiti comunisti e Operai firmatari: - denunciamo il criminale Blocco finanziario, economico e commerciale degli USA contro Cuba - chiediamo l'immediata revoca del Blocco illegale degli USA contro Cuba - esprimiamo la nostra gratitudine per la solidarietà dimostrata da Cuba alle persone bisognose attraverso le sue squadre mediche - ribadiamo la nostra solidarietà con il Partito Comunista di Cuba, il Governo e il Popolo cubano nella loro lotta per difendere il percorso socialista di sviluppo. Solidarietà SI - Blocco NO #CubaRespira Aiutiamo chi ci aiuta: appello alla mobilitazione contro il Bloqueo |
![]() Mentre noi riceviamo solidarietà, medici ed infermieri, la pandemia è arrivata anche a Cuba. Lì il sistema sanitario ha a disposizione sicuramente strutture, posti letto e un pieno organico di personale sanitario. Il modello della sanità pubblica socialista sta compiendo già un grande sforzo per tutelare la salute dei cubani e dei popoli dei 67 paesi in cui sono attive missioni mediche cubane. Ma per un'isola di 11 milioni di abitanti è praticamente impossibile essere del tutto autosufficienti, e la sanità cubana ha bisogno di acquistare all'estero dei nuovi ventilatori polmonari per affrontare al meglio il nuovo Coronavirus. L'acquisto di questi ventilatori da parte dell'agenzia governativa cubana Medicuba è stato però impedito. Le aziende produttrici contattate hanno risposto di aver ricevuto nuove linee guida aziendali che imponevano l'interruzione di ogni rapporto con Cuba. A causa del Bloqueo, il blocco economico illegale imposto unilateralmente dagli Stati Uniti dal 1961, che ha già causato enormi sofferenze al popolo cubano impedendo per decenni l'acquisto di beni anche di prima necessità non prodotti sull'isola. Mentre Cuba "esporta" medici ed infermieri, gli Stati Uniti impediscono a Cuba di poter acquistare la strumentazione necessaria per affrontare il virus. Non possiamo rimanere a guardare passivamente gli effetti di questa azione odiosa. Facciamo appello ai giovani, agli studenti, ai lavoratori, agli artisti e a tutti coloro che hanno a cuore la solidarietà internazionalista e la lotta contro l'ingiustizia. Facciamoci sentire, aiutiamo chi ci sta aiutando. Rispondi anche tu all'appello, diffondiamo il messaggio: «A chi esporta solidarietà vogliono negare anche l'aria. Via il Bloqueo!» #CubaRespira I medici cubani: e questa sarebbe una rettifica!?di Anna Serena Bartolucci 25/04/2020 ![]()
A Marino Sinibaldi, direttore RAI Radio3 Faccio seguito alla mia con cui auspicavo una rettifica di quanto affermato nella Rassegna Stampa di Radio 3 Mondo del 15 aprile scorso. Le dò atto dello sforzo per una parziale rettifica, nell’edizione del 17 aprile. Purtroppo “parziale” perché la stessa signora Lalovic - ben aiutata dalla giornalista Capuzzi all’uopo invitata - ha comunque tenuto il timone dritto sulla stessa meta: povera propaganda invece che informazione (per di più scopiazzando il peggio di un articolo di Liberation), cosicché quel minimo passaggio corretto alla fine è risultato confuso e sporcato dal resto. Così, dopo aver ammesso che i medici della Brigada Henry Reeve sono in Italia a titolo gratuito, è tornata sul presunto lato oscuro di un’operazione definita di “soft power”: migliaia di medici inviati nel mondo povero sono schiavi perché pagati poco, perché ignari della loro destinazione, perché un capodelegazione - come un nostrano “caporale”- ritira loro il passaporto, perché non possono aver contatti con la popolazione locale (questa è esilarante: il regime ha insegnato ai medici a visitare i pazienti senza aver contatti…), e alla fine disertano. E qui di nuovo citata, come nella precedente edizione, la Yoani Sanchez, che, seppur quasi ovunque scomparsa, pare invece molto considerata a Radio 3 Mondo, e con ostinazione, benché clamorosamente screditata dal suo patron che ne denunciò ormai anni fa l’interesse ai soldi più che a qualsivoglia “libertà”. Quindi, visto che Cuba usa i medici perché all’estero facciano propaganda per la rivoluzione e visto che sono schiavi… Bolsonaro – preclaro difensore di diritti umani – al suo insediamento al potere li ha “rimpatriati” (sic!). Ultima perla giornalistica: i medici rappresentano la più importante fonte di introiti per lo Stato, addirittura quantificata in 6 miliardi annui, ben al di sopra del turismo (dato fornito dal “si parla”…! dov’è la serietà dell’informazione?). E comunque voglio rivelare alla signora Lalovic che a gran parte dell’umanità piace più chi esporta salute di chi esporta armi. In conclusione, con amarezza devo rassegnarmi: in questa parte del mondo si è divenuti così cinici (e bari) da non riuscire più a concepire e riconoscere principi e valori. Umanità e solidarietà sono soft power, il guadagno, il profitto l’unica misura. Una civiltà decadente, moribonda. Ed è giusto così.
Anna
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