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La VOCE 1705 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XIX N°9 | maggio 2017 | PAGINA 8 |
Segue da Pag.7: 25 aprile e 1° maggio confermano che quella è la strada giusta da prendere: quindi i lavoratori la riprenderanno. E noi comunisti questa volta faremo tesoro anche delle lezioni delle sconfitte del passato, oltre a fare tesoro delle lezioni delle nostre grandi vittorie: tra pochi giorni celebreremo il 25 aprile, l’anniversario della vittoria della Resistenza, della vittoria dei nostri Partigiani sui nazisti e i fascisti. Con questo messaggio lancio contemporaneamente a nome del (nuovo) PCI un appello a tutti i lavoratori e a tutti gli uomini di buon senso e di buona volontà perché siano solidali con la vostra lotta. La solidarietà dei lavoratori è una forza e i padroni ne hanno paura. Ma voi non fermatevi. Non solo dovete e potete vincere grazie alla solidarietà che sempre più raccoglierete se resistete, ma una volta che avrete vinto, non fermatevi: continuate, rafforzate ed estendete le relazioni che avete stabilito nel corso della lotta. Ricordatevi degli altri lavoratori: finché non vinciamo tutti, ogni vittoria è precaria. La lotta è tra lavoratori e capitalisti. Finché i capitalisti pretendono di essere padroni delle aziende dove lavoriamo, la vita dei lavoratori è precaria, è sospesa agli affari e ai capricci del capitalisti: nessuna vittoria è definitiva finché loro comandano. I capitalisti non hanno riguardi: non dobbiamo averne con loro. Abolire la proprietà privata delle aziende è l’inizio della civiltà del futuro, è una condizione indispensabile di ogni civiltà futura. Il mondo va male, miseria e guerra sono dappertutto, perché i capitalisti pretendono di usare le aziende per fare profitti, per arricchirsi: questa è la malattia che oggi corrode e mina tutto il mondo. Le aziende devono servire agli uomini a produrre quello che occorre. Bisogna instaurare un’economia pubblica, al servizio di tutti, come pubblici devono essere la scuola, l’assistenza sanitaria, la tutela dell’ordine, del territorio e dell’ambiente, la viabilità, i trasporti e gli altri servizi: questa è la premessa perché l’umanità possa riprendere una vita di progresso, perché a ogni individuo sia assicurato il libero sviluppo delle sue migliori doti, perché la scienza sia messa al servizio della vita. Questo è quello che noi chiamiamo comunismo. La lotta che state conducendo vi chiama e vi insegna a contribuire a questa comune battaglia che è la battaglia iniziata da Marx ed Engels nel lontano 1848 con il Manifesto del partito comunista. È la battaglia per cui il nostro Antonio Gramsci ha dato la sua vita, come la diedero tanti comunisti e tanti Partigiani. È la lotta con cui i lavoratori e i popoli oppressi di tutto il mondo strapparono tante conquiste di civiltà e di benessere, quelle che da alcuni decenni, da quando a causa dei nostri limiti e dei nostri errori la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita, i padroni stanno togliendoci. Ma proprio da qui si vede che i padroni cercano solo di ristabilire i rapporti del passato in un mondo che è cambiato: il loro sistema non ha futuro. Vincerete e vinceremo! Uniti nessuno ci può vincere! Che il prossimo 1° Maggio sia anche la festa della vostra vittoria! I padroni non possono vivere senza operai, gli operai vivranno meglio senza padroni! Il compagno Ulisse, segretario generale del (nuovo) PCI. Brigata ebraica : la fascista Fiammetta Nierenstein sfila con la Brigata Ebraica e gli Amici dIsraele il 25 aprile, con un commento di Raffaele Simonetti![]() Sotto lo striscione della BRIGTA EBRAICA e dietro quello degli "Amici di Israele" la neoeletta alla Camera Fiamma Nirenstein Roma 5 Maggio 2008 La neoeletta Fiamma Nirenstein si iscrive al gruppo parlamentare del POPOLO DELLA LIBERTÀ di cui fanno parte Alessandra Mussolini, Ignazio La Russa, Riccardo Decorato, Basilio Catanoso, Mario Landolfi Due parole per spiegare le mie motivazioni. Le polemiche sulle contestazioni alla partecipazione della "Brigata ebraica" al corteo del 25 aprile a Milano occupano ogni anno più spazio, quasi sovrapponendosi e oscurando il senso dell celebrazione. Data la "potenza di fuoco" del campo filo-israeliano è logico che sia loro interesse favorirle, ed infatti questanno hanno cominciato ad attizzarle con due settimane di anticipo. Ritengo anche che le (sacrosante) argomentazioni sui motivi della contestazione allipocrisia degli "Amici di Israele", che ne sono i vessilliferi, vengano colte solo da una piccola parte del pubblico, stante il continuo abbasssarsi del livello di cultura politica. Ho pensato quindi di puntare sulla contraddizione, evidenziata dalla foto e dal commento, ben più chiara, smaccata e immediatamente riconoscibile da chiunque. Chi la trova valida è invitato a farla conoscere; per parte mia cercherò di darne personalmente una copia al presidente del Comitato Provinciale di Milano dellANPI Roberto Cenati. Raffaele 25 Aprile: lottiamo contro la reazione e la guerra generate dall’imperialismo!Questo 25 Aprile cade dunque in una situazione densa di pericoli e minacce per la classe operaia e i popoli oppressi. Noi comunisti (m-l) pensiamo sia importante liberare la celebrazione del 25 Aprile da ogni retorica istituzionale e restituire a questanniversario il suo significato originale di lotta aperta contro la politica antioperaia, |
reazionaria e di guerra inevitabilmente generata dal capitalismo morente, fonte di tutte le aggressioni, le disgrazie e le miserie esistenti. Una lotta che va indirizzata contro i responsabili di questa politica, dai capitalisti al governo Gentiloni, dalla UE alla NATO, dai partiti borghesi alle forze oscurantiste che difendono il potere degli sfruttatori e dei parassiti. Il 72° anniversario della Liberazione dal nazifascismo sia dunque una grande giornata di mobilitazione e di festa, con manifestazioni di piazza, incontri, eventi culturali, etc., per dire NO alla guerra e alla reazione borghese, per contrapporre la volontà degli sfruttati e degli oppressi ai piani di aggressione degli imperialisti in tutti i campi, per organizzare le forze della classe operaia e delle altre vittime del capitalismo. - Contro loffensiva padronale, la canea reazionaria e fascista e le minacce di guerra, risolleviamo la bandiera vittoriosa della Resistenza! - Rimettiamo al centro del 25 Aprile le più alte aspirazioni politiche e sociali per cui hanno combattuto i Partigiani! - Tutte le forze comuniste, rivoluzionarie, antifasciste, autenticamente democratiche e progressiste possono e devono contribuire a organizzare un ampio fronte, con la classe operaia alla sua testa, per spezzare i piani degli affamatori e dei guerrafondai, cacciare i governi borghesi, uscire dalla NATO e dalla UE, sollevare la bandiera della pace, della sovranità, dellindipendenza e delle libertà popolari. -Sviluppiamo in ogni luogo di lavoro e nei territori la resistenza contro il barbaro sistema capitalista-imperialista, per abbatterlo con la rivoluzione e conquistare la reale alternativa di potere per la classe operaia e le masse popolari: il socialismo. - Costruiamo nella lotta lunità dei comunisti per il Partito! Aprile 2017 Ong in guerra. Appunti per una critica allumanitarioOcchio alle ong. Non sono tutte uguali e questo bisogna sottolinearlo, ma certamente chi si fa finanziare da un certo Soros, se non da governi, sicuramente non fa un bene ad una informazione indipendente ma piuttosto ad una propaganda interessata. Soros open society foundation https://www.opensocietyfoundations.org/ Open Society Initiative for Europe https://www.opensocietyfoundations.org/about/programs/open-society-initiative-europe Rossana ------------ Sommario Le Ong nel processo di globalizzazione assumono ruoli sempre più ampi e ambigui. Nelle nuove strategie degli Stati uniti viene affidato loro un compito subalterno: lo conferma uno studio del "Defense Science Board" del dicembre 2004. Ha scritto B. S. Chimni: "Lumanitarismo è lideologia di stati egemoni nellera della globalizzazione segnata dalla fine della guerra fredda e da un crescente divario Nord-Sud ... Esso mobilita una gamma di significati e pratiche per istituire e sostenere relazioni globali di dominio" (1). A partire dal 1999, dopo linvenzione dellimprensentabile ossimoro della "guerra umanitaria" in occasione dellattacco della Nato contro la Jugoslavia, la critica nei confronti dellumanitarismo si è fatta più serrata, non limitandosi agli aspetti ideologici, ma entrando nel merito della prassi concreta degli interventi in zone di conflitto, nei paesi del Sud del mondo e nelle realtà politiche, sociali ed economiche emerse dal crollo del blocco sovietico. Nel contempo, è avvenuta una profonda trasformazione nella natura stessa delle organizzazioni non governative: abbandonato lo spontaneismo degli anni Ottanta - con tutti i suoi rischi e limiti ma anche con una maggiore autonomia rispetto ai governi e alle istituzioni internazionali -, le ong odierne, per essere riconosciute dai grandi organismi mondiali e dai governi nazionali e avere accesso così ai finanziamenti e agli sgravi fiscali, hanno dovuto assumere una veste molto più strutturata, identificando con precisione il proprio ambito dintervento, i proprio obiettivi e adottando criteri di valutazione dei progetti, a iniziare da quello di "sostenibilità". 1. LA TRASFORMAZIONE DEGLI ANNI Questa evoluzione, presentata come indispensabile per evitare sprechi, disfunzioni e malversazioni, ha di fatto generato un nuovo settore politico-economico i cui contorni sono assai poco "trasparenti" (2), con tanto di élites dirigenti (i "professionisti" dellintervento umanitario) che gestiscono organizzazioni la cui natura "non governativa" è assai illusoria. La possibilità per le grandi e medie ong di realizzare progetti di assistenza e aiuto, accedendo ai finanziamenti, dipende infatti dal riconoscimento a loro accordato dagli stati e dai grandi organismi mondiali (Onu, Ue, Banca mondiale, ecc.). Ai criteri di questi "donatori", e non alle esigenze reali delle popolazioni interessate, devono conformarsi i progetti delle organizzazioni umanitarie e per la cooperazione internazionale. Nel corso degli anni Novanta molte ong hanno così conosciuto una trasformazione di natura profondamente politica, abbandonando il loro originario status di soggetti autonomi, a volte addirittura antagonisti rispetto agli apparati statali, per divenire "canali utilizzati dai governi per distribuire risorse materiali e intellettuali su scala nazionale e internazionale" (3). Negli odierni scenari di conflitto "asimmetrico" limmissione di risorse nel ciclo della nuova economia di guerra - anche di quelle destinate allaiuto umanitario - è in grado di attivare un intreccio perverso di relazioni di potere che sovente si trasformano, anche indipendentemente dalla volontà e buona fede degli operatori, in meccanismi capaci di alimentare gli stessi conflitti (4), o in azioni funzionali ai disegni e agli interessi politici in quel determinato scacchiere geopolitico propri dei paesi elargitori degli aiuti. 2. SMETTERE DI ESSERE ONG Tale situazione, accettata o subita, ha esercitato una grande influenza sul modus operandi delle ong e, di riflesso, ha favorito lavvio di una disamina critica ancor più profonda e per certi aspetti radicale sul loro ruolo attuale. I risultati di questa attenzione sono riassunti in un recente saggio, in cui anche alle ong che hanno mantenuto o tentano faticosamente di mantenere la loro autonomia dazione rispetto ai grandi "donatori" e ai governi - rifiutandosi di adattarsi alle loro strategie egemoniche - viene suggerito di "smettere di essere ong e convertirsi in membri di movimenti socio-politici" per contrastare la politica di sfruttamento e dominio messa in opera dalle oligarchie al potere nei rispettivi paesi (5). Si può concordare o meno su una proposta così perentoriamente negativa, muovendo a chi lo presenta la critica di non avere esperienza diretta della realtà degli interventi umanitari o, peggio ancora, di essere portatore di un velleitarismo rivoluzionario insensibile di fronte alle enormi sofferenze di ..segue ./.
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