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La VOCE ANNO XIX N°9

maggio 2017

PAGINA 1         - 21

In questo numero:

RICORDANDO SERGIO MANES
DICHIARAZIONE SULLA LINGUA COMUNE
Bombardamenti N.A.T.O. sulla Jugoslavia: alcune note bibliografiche (Andrea Martocchia)
Giornate di campagna elettorale in Serbia (Redazione di Voce Jugoslava su Radio Città Aperta)
Scongiurare l'oblio sul campo di concentramento di Colfiorito (PG). NOTA STORIOGRAFICA (Andrea Martocchia per Jugocoord)


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RICORDANDO SERGIO MANES

Sergio Manes, artefice delle Edizioni e del Centro Culturale Città del Sole, ci ha lasciati domenica 19 marzo.
Malato di tumore da tempo, era tuttavia sempre in prima linea con idee e proposte di iniziative – tra cui un progetto in fieri di convegno per il Centenario dell'Ottobre, che altri compagni seguiranno anche in sua memoria.
Con lui abbiamo realizzato importanti progetti, tra cui le pubblicazioni "Dossier Srebrenica", "Il corridoio" di JTMV e "Menzogne di guerra" di J. Elsässer, perle rare nel panorama editoriale fondamentalmente fascista dell'Italia all'inizio del XXI secolo.
Grande cuore napoletano, marxista-leninista intransigente, uno dei pochi italiani che negli anni Settanta poteva entrare in Albania senza il visto... Diceva di se stesso, citando una battuta del film di Sordi "Finché c'è guerra c'è speranza" che riguardava un personaggio suo omonimo, guerrigliero antimperialista: "Manes è dappertutto". Ed ora anche per sempre. 

(a cura di AM per Jugocoord Onlus)


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DICHIARAZIONE SULLA LINGUA COMUNE

Serbo-croato-bosniaco-montenegrino, lingua "unica e policentrica" 

di Francesco Martino di OBCT per il GR di Radio Capodistria, 30 marzo 2017
AUDIO: https://www.balcanicaucaso.org/Media/Multimedia/Serbo-croato-bosniaco-montenegrino-lingua-unica-e-policentrica/

Presentata a Sarajevo la “Dichiarazione sull'unitarietà” della lingua parlata in Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro, sottoscritta da più di 200 linguisti ed intellettuali dei quattro paesi ex-jugoslavi.
Le quattro lingue parlate in Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro, e definite “serbo-croato” o “croato-serbo” fino allo smembramento della Federazione jugoslava , dal punto di vista linguistico rappresentano un'unica lingua, unitaria anche se “policentrica”.
Questa la tesi della “Dichiarazione sull'unitarietà della lingua” presentata oggi a Sarajevo e frutto del lavoro e di duecento linguisti, intellettuali e figure pubbliche di spicco dei quattro paesi interessati.
Secondo gli autori, le differenze di lessico e ortografia nelle varie versioni della “lingua unica” che si parla nello spazio ex-jugoslavo, sono state esagerate ed utilizzate dalle ideologie nazionaliste che hanno contribuito allo sfascio della Jugoslavia e alla nascita di vari stati indipendenti sulle rovine della federazione di Tito.
“Un narcisismo delle piccole sfumature” che ha avuto conseguenze pesanti, dalla ghettizzazione dei “diversi” sulla base di differenze nell'uso della lingua, al blocco

del normale sviluppo letterario e stilistico della “lingua contesa”. Ma anche sbocchi comici e paradossali, come la sottotitotolazione di film già totalmente comprensibili al pubblico interessato.
Vista la sensibilità dell'argomento nel contesto ex-jugoslavo, la “Dichiarazione” ha provocato polemiche soprattutto in Croazia, il paese che - più di altri – ha posto l'“unicità e diversità” del croato come pilastro della propria identità culturale e statuale.
Interpellato a riguardo, il premier croato Andrej Plenković si è limitato a rispondere piccato: “Il croato è una lingua ufficiale dell'Ue, e questa dichiarazione è solo un'iniziativa informale che non merita lo sforzo di una replica”.



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BOMBARDAMENTI N.A.T.O. SULLA JUGOSLAVIA: ALCUNE NOTE BIBLIOGRAFICHE

Il 24 marzo di quest'anno è caduto il 18.mo anniversario dall'inizio dell'attacco della N.A.T.O. contro la Repubblica Federale di Jugoslavia (1999). La ricorrenza continua ad essere celebrata e commentata in Serbia: si svolgono infatti ogni anno cerimonie – soprattutto deposizioni di fiori ai monumenti eretti alle vittime, civili e militari, nelle tante località colpite – e si organizzano conferenze di tema geopolitico e di analisi militare. 

Particolarmente attivo su quest'ultimo fronte è stato in tutti questi anni e continua ad essere il "Forum di Belgrado per un mondo di eguali" (1), organizzazione non governativa presieduta dall'ex Ministro degli Esteri jugoslavo Zivadin Jovanović. Il Forum, nato durante l'ultima presidenza di Milošević per promuovere una rete di collegamenti e solidarietà internazionale attorno al paese subito dopo i bombardamenti, ha prodotto una significativa mole di Atti di tali conferenze ed ha promosso la pubblicazione di alcuni studi e saggi tematici, che dalla fattispecie della aggressione della N.A.T.O., delle sue cause e delle sue conseguenze, estendono la ricerca in altre direzioni contigue: il problema politico-strategico del Kosovo, l'"impazzimento" della politica occidentale e la crisi di identità delle sinistre, la storia militare della Serbia (spec. con riferimento alla I Guerra Mondiale), i rapporti con la N.A.T.O. e la "nuova guerra fredda", la genesi della crisi jugoslava in generale. Su quest'ultimo tema merita di essere segnalato ad esempio il volume del 2016 "Sul carattere delle guerre per la distruzione della Jugoslavia" del prof. Radovan Radinović, generale dell'esercito in pensione (2).
Il Forum di Belgrado si è soprattutto cimentato nella collaborazione a livello internazionale. Il suo presidente Jovanović è diventato un assiduo frequentatore della Cina, dove partecipa a conferenze di geopolitica e macroeconomia e dove rilascia interviste agli organi di stampa principali opportunamente analizzando le trasformazioni in atto verso un mondo multipolare. Da qualche anno, inoltre, il Forum registra l'interessamento e coinvolgimento crescente del mondo russo, segno della nuova fase sotto la presidenza di Putin. È stato costituito a Mosca un "Centro per lo studio della crisi balcanica contemporanea" all'interno dell'Istituto di Studi Slavi della Accademia Russa delle Scienze, animato dalla professoressa Elena Guskova, che con il suo fluente serbocroato assiduamente interviene alle conferenze organizzate dal Forum. Mentre a Belgrado gli interventi della professoressa sono fortemente apprezzati e applauditi dall'uditorio, a Mosca si infittiscono le iniziative editoriali e giornalistiche su questi temi. È di pochi mesi fa, ad esempio, l'uscita di un volume di più autori – "La crisi balcanica" – curato dalla stessa Guskova, contenente contributi di autori serbi e russi (3). 

Quello che però viene lamentato anche in Serbia è la difficoltà a produrre studi specifici sulle conseguenze materiali dei bombardamenti. Dopo le sintesi pubblicate in
..segue ./.

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