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La VOCE ANNO XIX N°9

maggio 2017

PAGINA 10

Un bel comunicato di alcune sezioni ANPI pubblicato sul sito dell'ANPI Roma

In riferimento al corteo del 25 Aprile, festa della Liberazione, prendiamo atto di quanto dichiarato dal PD romano e dalla Comunità Ebraica. Ci corre l’obbligo però di contraddire quanto da loro affermato, ossia che l’Anpi sia elemento di divisione e non di aggregazione; infatti, con un comunicato stampa del 1 Aprile u.s., il comitato provinciale di Roma e il Presidente Fabrizio De Sanctis invitavano tutti i partiti politici, le istituzioni, le comunità, tra cui quella ebraica, i movimenti, i sindacati e le associazioni a festeggiare INSIEME la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Abbiamo appreso in queste ore che, come doveroso, la Sindaca di Roma sarà presente al corteo.
La nostra associazione, come previsto dallo statuto, è fondata sull’aggregazione e sulla solidarietà verso i popoli che sono in lotta per la propria libertà, come il popolo palestinese che da decenni combatte subendo, dal Governo israeliano, stragi indiscriminate di innocenti, negazione dei diritti e della dignità personale.
Ribadiamo pertanto l’invito a tutti gli antifascisti di Roma e provincia a partecipare al corteo, caratterizzato dal desiderio comune di non permettere alle varie organizzazioni neofasciste di poter rialzare la testa, affinché non attecchiscano nella società civile e nelle istituzioni. Solo così saremo degni eredi dei gloriosi Partigiani che, con molta umiltà, proviamo a rappresentare quotidianamente.
Ora e sempre Resistenza
Sez. Anpi Albano/Castel Gandolfo
Sez. Anpi Frascati/Grottaferrata
Sez. Anpi Lanuvio

Roma. Un corteo di popolo celebra il 25 Aprile, senza il Pd e l’arroganza dei sionisti

di Sergio Cararo

Un corteo di popolo, lungo, affollato, partecipato oltre ogni aspettativa. E tra la gente circola una battuta al vetriolo: “Come si è saputo che il Pd non veniva… sono venuti tutti”. E i numeri nella piazza del 25 aprile romano sembrano confermare la ruvidezza della constatazione. Per vedere un corteo così partecipato occorre tornare con la memoria a quel 25 aprile 1994, quando con Berlusconi appena vittorioso nelle elezioni ci fu una convocazione di massa quasi spontanea che riempì piazze da tempo svuotate dallo svuotamento di contenuti della giornata che celebra la Resistenza.

Il corteo, aperto dallo striscione con su scritto semplicemente "I Partigiani", si è mosso intorno alle 10.15 da piazza Caduti della Montagnola, una partenza insolita, fuori da quelle tradizionali e piuttosto distante da Porta San Paolo. Ma la scelta un po’ audace è stata premiata da un percorso che ha attraversato quartieri popolari come Tor Marancia, Garbatella, Ostiense, finalmente con la gente affacciata alle finestre e non solo turisti incuriositi, e tanta gente che si è aggregata al corteo lungo il percorso riempiendone le file ad ogni tornante.

Il colpo d’occhio arrivando a Porta San Paolo, dove già tanta gente ha atteso il corteo, era impressionante. Quella piazza e il 25 Aprile da troppo tempo non erano così piene. Insomma tutto il contrario di una manifestazione che qualcuno ha provato a condannare come “divisiva” e che invece si è rivelata il suo esatto contrario: inclusiva ogni oltre previsione. Un corteo motivato, convinto ed in cui hanno sfilato, come avviene da sempre e senza alcun problema, anche le bandiere palestinesi che i gruppi ultrasionisti e il Pd volevano cancellare. Hanno fallito clamorosamente, come avviene ogni volta che non ci si piega ai diktat e ai ricatti. Se si tiene il punto l’arroganza di chi è abituato a prevaricare entra in crisi ed evapora.

Del resto il merito dell’Anpi di Roma è stato questo: aver mantenuto l’invito alla manifestazione aperto a tutti ma non aver accettato esclusioni. Una scommessa vinta e dimostrata ampiamente dalla risposta popolare a manifestare in questo 25 Aprile. Con un valore aggiunto in più. Nei capannelli e nelle conversazioni durante il corteo, un unanime riconoscimento al valore è andato alle lavoratrici e ai lavoratori dell’Alitalia che con il loro NO hanno difeso la dignità del lavoro contro i ricatti. La Giornata della Resistenza oggi è stata anche questo.

Al termine degli interventi in piazza di Porta San Paolo, come tutti gli anni una delegazione delle organizzazioni che promuovono lo spezzone antifascista,antimperialista, antisionista, hanno portato un omaggio a Ponte di Ferro alla lapide che ricorda le donne trucidate dai nazisti per l’assalto ai forni del pane.





Antonio Gramsci, un grande dirigente del proletariato

In occasione dell’80° anniversario della morte di Antonio Gramsci (27 aprile 1937), causata da lunghi anni di carcere e maltrattamenti fascisti, vogliamo ricordare con riconoscenza ed affetto questo grande dirigente rivoluzionario del proletariato.
Antonio Gramsci rimane la più grande figura del nostro paese. Formatosi alla scuola della classe operaia torinese e maturato con l’esperienza compiuta in Unione Sovietica e nella Terza Internazionale, egli ebbe la capacità di comprendere la forma vivente, la specificità della rivoluzione italiana, di applicare il marxismo-leninismo alla situazione concreta. Per questo la borghesia italiana, tramite il fascismo, lo imprigionò, lo condannò a più di venti anni di galera, e lo assassinò lentamente.
La grandezza di Gramsci – uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia - non si esaurisce nei confini nazionali, perché sempre di più viene considerato uno dei grandi teorici rivoluzionari del moderno proletariato internazionale, un gigante del pensiero comunista.
Innumerevoli sono gli insegnamenti che Antonio Gramsci ci ha lasciato. Una vera e propria miniera d’oro, una elaborazione originale e creativa che riguarda innumerevoli aspetti ideologici, politici, storici, culturali.
Attualmente esiste un’esigenza di approfondimento della figura e dell’opera di Gramsci. Ma esiste anche la permanente necessità di difenderlo dagli attacchi e dalle falsificazioni e dalle deformazioni revisioniste che per decenni si sono susseguite, allo scopo di annullare il contenuto rivoluzionario della sua opera.
Una delle più grossolane trivialità diffuse su Antonio Gramsci dagli intellettuali borghesi e dai politicanti revisionisti e riformisti è la presunta lontananza, o addirittura il contrasto, fra le sue posizioni e quelle sostenute da Lenin e Stalin, di conseguenza la vicinanza con le idee revisioniste, socialdemocratiche e addirittura trozkiste. Al riguardo, abbiamo offerto un importante contributo su Teoria e Prassi n. 26, che i nostri lettori possono richiedere.
Ai maneggioni “storici” si sono recentemente aggiunti altri falsificatori e interpreti di comodo, come gli opportunisti di destra che usano i “Quaderni del carcere” per avvalorare il fallimento della rivoluzione socialista (vedi articolo pubblicato su Scintilla di gennaio 2017), e quelli di “sinistra” che si aggrappano spregiudicatamente al concetto di “guerra di posizione” (che in Gramsci non è mai scisso da quello di “guerra di movimento”) per dare una qualche credibilità all’illusoria “strategia universale” della guerra popolare di lunga durata.
Nulla di nuovo: le manipolazioni di Gramsci sono una costante dei cialtroni revisionisti e riformisti di tutti i tipi e di tutti i tempi.
Gramsci è stato un gigante del pensiero e dell’azione comunista che ha sempre combattuto le deviazioni antileniniste, ha sempre difeso la necessità della rivoluzione socialista e della dittatura del proletariato, il sistema della democrazia operaia incarnata nei consigli (soviet), contro la falsa democrazia borghese e le sue varianti socialdemocratiche.
Gramsci ha sempre insistito sulla necessità di una trasformazione rivoluzionaria dell’intera società attraverso l’abbattimento dello Stato borghese e si è sempre mantenuto fedele al marxismo-leninismo e al socialismo proletario, fino all’ultimo giorno della sua esistenza.
Come scrisse il Comintern:
“Strettamente legato alle masse, capace di istruirsi alla scuola delle masse, sapendo comprenderne tutti gli aspetti della vita sociale, rivoluzionario inflessibile, fedele fino al suo ultimo soffio all’Internazionale Comunista e al suo partito, Gramsci ci lascia il ricordo di uno dei migliori rappresentanti della generazione di bolscevichi che nelle file dell’Internazionale Comunista fu edificata nello spirito della dottrina di Marx, Engels, Lenin, Stalin, nello spirito del bolscevismo.”
Rivendicare come bolscevico Antonio Gramsci e strapparlo dalle grinfie della borghesia e dei suoi valletti opportunisti è un importante compito del proletariato rivoluzionario.
Aprile 2017

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
CALENDARIO DI APRILE
1912 sabato 15 Nasce a Mangyongdae di Pyongyang il grande statista rivoluzionario Kim Il Sung
1934 venerdì 07 Stalin viene messo in guardia per il revisionismo manifestato da Kruscev
1948 domenica 09 Sul sangue dei palestinesi nasceva lo Stato di Israele
1985 martedì 11 Muore Enver Hoxha fondatore del Partito Comunista Albanese
1961 lunedì 17 La CIA finanzia uno sbarco di controrivoluzionari a Cuba , ma fallisce miseramente alla Baia dei Porci
1955 martedì 18 Si spegneva a Princeton il fisico tedesco Albert Einstein famoso tra l'altro per la teoria della relatività nella forma ristretta e generale
1945 mercoledì 19 Bologna è liberata dai partigiani
1945 domenica 23 Liberazione di Reggio Emilia
1945 martedì 25 A Genova i nazisti si arrendono ai partigiani
1848 mercoledì 26 Civitavecchia in battaglia difende la Repubblica Romana
1849 giovedì 27 Il Battaglione della Speranza formato da ragazzini adolescenti apre le ostilità contro l’ esercito invasore francese accorso in aiuto del Papa
1956 sabato 29 Il Partito comunista cinese ha il coraggio di difendere Stalin dalle infami accuse
1849 domenica 30 Da Porta Cavalleggeri a Porta Angelica iniziano le ostilità per riscattare Roma dal potere papale


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