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La VOCE ANNO XIX N°9

maggio 2017

PAGINA 3         - 23

Segue da Pag.23: GIORNATE DI CAMPAGNA ELETTORALE IN SERBIA

La UE si lagna della crescita dell'influenza russa in Serbia (3), ma ha poco da piangere sul latte versato essendo questo uno dei frutti di quanto ha essa stessa seminato nel corso dell'ultimo quarto di secolo. Non si può dimenticare che la UE ha responsabilità non minori di quelle statunitensi nel determinarsi del disastro jugoslavo: proprio contestualmente al suo atto fondativo, il 17 dicembre 1991, a Maastricht, la allora Comunità Europea per diktat tedesco sacrificò l'unità jugoslava e con essa la pace nel continente (4). Il 23 dicembre successivo, come preannunciato a Maastricht, la Germania dichiarava unilateralmente e pubblicamente il suo riconoscimento delle repubbliche di Croazia e Slovenia, con effetto a partire dal 15 gennaio successivo; il 13 gennaio 1992 era però la Città del Vaticano a precedere tutti, riconoscendo la Croazia come stato indipendente, seguita due giorni dopo da tutti i paesi della UE.
Incontestabile fu dunque l'analisi di Slobodan Milošević, che dinanzi al “Tribunale ad hoc” dell'Aia, il 30 gennaio 2002 disse: << C'era un piano evidente contro quello Stato di allora [la Jugoslavia] che era, direi, un modello per il futuro federalismo europeo. >> Necessariamente, anche post-mortem Milošević rimane il convitato di pietra di ogni passaggio politico in Serbia, e quindi pure in queste elezioni. Proprio negli stessi giorni della visita della Mogherini, nell'altro anniversario marzolino – quello del giorno 11, quando nel 2006 il cadavere di Milošević fu ritrovato nella cella dell'Aia – a Belgrado la associazione SloboDA (che vuol dire "Slobo SI" ma anche "Libertà") ha presentato pubblicamente il testo "Anatomia di un assassinio giudiziario" (5), contenente tutta la documentazione forense e amministrativa che dimostra come all'interno del "Tribunale ad hoc" sia stato pianificato e realizzato l'omicidio dell'ultimo presidente jugoslavo, vittima della somministrazione intenzionalmente scorretta di un farmaco in grado di causare sbalzi di pressione esiziali per un cardiopatico.

In effetti in Serbia il nodo del "cambio di regime", dal colpo di Stato dell'ottobre 2000 alla uccisione di Milošević all'Aia nel 2006, rimane sotto traccia nella vita politica e nella coscienza popolare nonostante la disinformazione strategica impartita in dosi massicce da un sistema mediatico fortemente condizionato dai monopoli capitalistici. A Belgrado capita di trovare persone che ti dicono seriamente che "Milošević in realtà fu portato a Mosca di nascosto ed è ancora vivo"... ultima favola giornalistica dopo altre surreali bufale, come quella di "Tito agente del Vaticano".
Ancora più chiaro di Milošević nel giudizio sull'Europa è stato solamente il grande drammaturgo tedesco Peter Handke: << Per me la Jugoslavia era l'Europa... La Jugoslavia, per quanto frammentata sia potuta essere, era il modello per l'Europa del futuro. Non l'Europa come è adesso, la nostra Europa in un certo senso artificiale, con le sue zone di libero scambio, ma un posto in cui nazionalità diverse vivono mischiate l'una con l'altra, specialmente come facevano i giovani in Jugoslavia, anche dopo la morte di Tito. Ecco, penso che quella sia l'Europa, per come io la vorrei. Perciò, in me l'immagine dell'Europa è stata distrutta con la distruzione della Jugoslavia. >> (6) Questo è l'epitaffio che campeggia sulla tomba del progetto europeo sin dal 1991, e che i manifestanti del 25 marzo a Roma, dopo tante inequivocabili ulteriori verifiche (basti pensare ai casi ucraino o greco) potrebbero fare proprio con pieno diritto.


NOTE:

1) La Risoluzione ONU 1244 del 1999, con cui si è conclusa la aggressione NATO, sulla carta ribadisce la sovranità della Serbia sulla provincia del Kosovo-Metohija.

2) G. Vale: Serbia: il premier sogna da presidente (Affari Internazionali, 15/03/2017)
http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=3860

3) L'Unione Europea teme la crescita dell'influenza russa in Serbia (Sputnik News, 20.03.2017)
https://it.sputniknews.com/mondo/201703204225158-unione-europea-russia-serbia-conflitti-balcani/

4) La cinica trattativa è stata raccontata anche Gianni De Michelis, che vi partecipò (Si veda ad es. Limes n.3/1996. Di essa rimane anche traccia formale nel documento UE numero 1342, seconda parte, del 6/11/1992.

5) Il libro "Anatomija sudskog ubistva" è in corso di traduzione a cura di Jugocoord Onlus, che su questi temi sta per lanciare una serie di attività concordate con SloboDA.

6) Intervista al giornalista televisivo tedesco Martin Lettmayer, gennaio 1997.

Sul tema delle responsabilità europee in Serbia si consiglia anche la lettura di
A. Martocchia: Nessuna Europa senza la Jugoslavia (su Marx21 / L'Ernesto n.3-4/2011)


===

SCONGIURARE L'OBLIO SUL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI COLFIORITO (PG)
 

Al sig. Sindaco dott. Nando Mismetti

e p.c.

alla Assessora con delega alla Memoria dott.ssa Maura Franquillo,

Comune di Foligno, Piazza della Repubblica, 06034 Foligno

 

agli antifascisti umbri

COMUNICATO

 

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia onlus evidenzia la necessità non altrimenti procrastinabile di riconoscere in modo pubblico e istituzionale l’importanza storica del complesso delle “Casermette” di Colfiorito, quale campo di concentramento di antifascisti italiani e stranieri, dunque luogo-simbolo di rilevanza internazionale della Resistenza al nazifascismo.

Il luogo di detenzione, oltre ad essere ben ricordato nella memoria orale, è meta di visite di interessati provenienti da svariati paesi, conoscitori dei fatti e discendenti dei reclusi, che però si disilludono quando in loco non trovano alcun segno attestante il passato e il suo significato.

Infatti, a 74 anni dalla grande fuga dei prigionieri jugoslavi dal campo (22 Settembre 1943) e dall’inizio della lotta partigiana nella zona, non esiste ancora alcun monumento, targa, centro visita, museo o manufatto che richiami la centralità delle Casermette nella vicenda dell’antifascismo umbro, italiano ed europeo. Questo nonostante enunciazioni ed iniziative che negli scorsi anni hanno attestato una volontà di istituire un Museo della Memoria da erigere in alcuni dei locali dell’ex campo. Basti citare:

 

– 2001: progetto di “Centro di Documentazione sull’internamento”, per il quale fu istituito un gruppo di lavoro incaricato di redigerne il progetto esecutivo (prof. Bettoni assessore alla Cultura di Foligno, ricercatori ISUC ed altri) e fu approvata una Delibera comunale che destinava ad esso ca.170mq della ex caserma. Secondo il Documento licenziato dal gruppo di lavoro, il Centro di Documentazione si sarebbe dovuto porre, tra l’altro, come riferimento regionale per la celebrazione della Giornata della Memoria (27 Gennaio).

– 2003: Convegno di studi “Dall'internamento alla libertà. Il campo di concentramento di Colfiorito”, Foligno, Palazzo Trinci, 4 novembre.

– 2009: stanziamento della Giunta Regionale di oltre un milione di euro per interventi alle “Casermette” e conseguenti dichiarazioni degli amministratori sul “Museo della Memoria” come primo obiettivo degli interventi stessi.

– 2010: Delibera di Giunta Comunale di Foligno n.198 del 17 maggio, che destina alcuni locali delle “Casermette” a “Museo della Memoria”.

– 2014: Delibera di Giunta Comunale di Foligno n.190 del 30 aprile, che approva il progetto in tal senso elaborato da ISUC e Officina della Memoria.

 

La eccezionale importanza storica delle “Casermette” giustificherebbe peraltro, da parte della Soprintendenza e del Ministero, la imposizione di speciali vincoli non solo sul complesso architettonico ma anche sul luogo, in quanto bene culturale esso stesso, tali da regolamentarne gli utilizzi oltre che tutelarne l’integrità fisica.

Già dopo il terremoto del 1997 << l’affanno dell’emergenza [aveva] cancellato tracce che narravano gli eventi del luogo: reticolati, torrette, sbarre alle finestre dei capannoni, che nel frattempo sono diventati Uffici pubblici, negozi, bar >> (Dino Renato Nardelli, ISUC).

Fortunatamente i recenti sciami sismici non hanno causato danneggiamenti, per cui non sussistono ragioni per rinviare ulteriormente una iniziativa, anche se di carattere eminentemente simbolico e di costi estremamente contenuti, come l’apposizione di un elemento monumentale o di una lapide.

Quindi il nostro Coordinamento, a ricordo e a spiegazione dell’importanza del luogo, propone la apposizione di un elemento memoriale-celebrativo che illustri la vicenda drammatica e gloriosa degli internati antifascisti delle Casermette di Colfiorito.

A tal fine auspica la collaborazione dalle Istituzioni Pubbliche e dei Cittadini Umbri.

 
 

Foligno, 3 Febbraio 2017 (giorno della deportazione nazifascista dalla montagna folignate)

 
 

 

Per JUGOCOORD onlus, il segretario 

Andrea Martocchia

 
 
..segue ./.

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