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La VOCE 1705 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XIX N°9 | maggio 2017 | PAGINA 4 - 24 |
Segue da Pag.23: COMUNICATO Si allega: Nota storiografica NOTA STORIOGRAFICA Tra i principali campi di concentramento fascisti allestiti sulla Penisola, Colfiorito fu in particolare la destinazione primaria dei “ribelli” montenegrini, che sin dal 13 luglio 1941 avevano iniziato la Resistenza contro l’occupazione italiana del loro territorio, e di altri antifascisti jugoslavi specialmente sloveni della zona del Vipacco come lo scrittore France Bevk. Il campo aveva subito diverse variazioni di destinazione d’uso negli anni precedenti, tanto che vi erano stati confinati pure oppositori albanesi (una cinquantina dall’estate 1939), noti antifascisti italiani (circa 120 dal giugno 1940 – tra di loro il noto Lelio Basso, Ugo Fedeli, Dario Fieramonte, Eugenio Musolino, Carlo Venegoni…), centinaia di prigionieri di guerra inglesi e di altre nazionalità (da ottobre 1942), fino ai suddetti più di 1500 deportati politici montenegrini. << Oltre a quattro grandi baracche, che una volta erano stalle per i cavalli c’era anche una decina di baracche in legno. I giorni di circa 1.600 internati erano quasi uguali... >> [Banislav Bastac] Vittima della prigionia è nel 1943 il giovanissimo Dušan Golubović, di Berane, appena giunto a Colfiorito, dove ritrova il padre Lazar “Lazo” già recluso da tempo. Un giorno, mentre stende sul filo spinato le camicie sua e di suo padre appena lavate, una sentinella gli spara (<< sparò per farsi bella. Era un militare giovane di Castiglion del Lago >> [Luigi Marzufero]) e lo uccide. In quei mesi all’interno delle Casermette sono prigionieri operai ed intellettuali, funzionari del Regno di Jugoslavia e contadini, artisti e studenti ginnasiali; vi si ritrovano spesso detenuti insieme tutti i componenti maschi di una stessa famiglia, deportati dal Montenegro ogni volta che questa era stata indicata come “covo” di sentimenti antifascisti. Si mantengono o si creano strutture di Resistenza organizzate che svolgono attività culturale e politica. La stragrande maggioranza dei reclusi più giovani appartiene alla SKOJ – Lega della Gioventù Comunista della Jugoslavia – e molti adulti sono comunisti, e formano una cellula del Partito con segretario Savo Pejanović; viene istituito inoltre un Comitato spontaneo che si richiama al Fronte Popolare di Liberazione, cui aderiscono elementi di ogni orientamento ideologico seguendo l’esempio del movimento antifascista più generale. Il 22 giugno 1943, con una piccola rappresentazione teatrale, gli internati commemorano il secondo anniversario della aggressione nazifascista contro l’URSS. Prendono contatto con i comunisti italiani attraverso il farmacista di Serravalle Libero Vannucci, che diventerà comandante partigiano del IV distaccamento del battaglione “Capuzi” della Brigata Spartaco. Tra le figure di italiani solidali con i prigionieri, i testimoni ricorderanno don Pietro Onori, il medico Domenico Salvati, il muratore Mario Caprio, gli operai folignati fratelli Olivieri. Nella prospettiva dell’arrivo degli Alleati, poco prima della fuga dal campo, il Comitato del Fronte di Liberazione redige una Risoluzione in cui si ripercorrono per sommi capi le vicende degli internati jugoslavi, all’interno della più generale lotta in corso per la liberazione del loro paese, e si richiede di poter continuare a battersi sul suolo jugoslavo al fianco del fronte antifascista internazionale. Della Risoluzione non è ancora mai stata pubblicata una traduzione in lingua italiana; copie del manoscritto originale, scritto in corsivo cirillico, circolano da decenni negli ambienti dei ex-internati montenegrini, e riproduzioni fotografiche sono contenute in alcuni libri degli ex internati Drago Ivanović e Vlado Vujović.
Il 22 settembre 1943 << sono circa le nove di sera quando corre voce che il filo spinato è stato tagliato [...] Usciamo fuori a gruppi, ogni gruppo si tiene unito [...] Il torrente di uomini scorre come una massa scura [...] Marciamo come contrabbandieri, piegati, con gli zaini sulle spalle, comunicando sottovoce [...] Dal colle vicino crepita la mitragliatrice Breda, seguita da colpi di fucile e mitragliatori. [...] Passammo attraverso il varco come un tappo ben pressato. La pressione della folla infatti ci espulse trascinandoci con sè [...] La voce di un compagno trascina tutto il nostro gruppo a destra. Procediamo lungo un costone coperto di rovi che ci trattengono, le spine strappano la pelle. […] Marciavamo in fretta, in fila indiana. [...] Ci allontanavamo dalle luci tremolanti che ci guardavano da Colfiorito >> [Drago Ivanović] I fuggiaschi di Colfiorito troveranno solidarietà e riparo presso le famiglie contadine e montanare della dorsale appenninica, che soprattutto nei più giovani di loro riconoscevano la sorte simmetrica dei loro stessi figli, dispersi nei territori invasi dal Regio Esercito dopo la capitolazione dell’8 Settembre. Gli ex-reclusi in maggioranza prenderanno parte attiva alle azioni di tutte le principali formazioni partigiane di Umbria, Marche e Abruzzo, ed in qualche caso ne rappresenteranno persino l’ossatura: Brigata Gramsci in Valnerina, banda Filipponi a Sarnano, battaglione Stalingrado nel Pesarese, formazione di Ettore Bianco nei Monti della Laga, alcuni battaglioni della IV Brigata Garibaldi di Foligno e della successiva Brigata Spartaco. |
BIBLIOGRAFIA MINIMA - Ivanović D.D.V. Poruke. Zapisi iz zice: Jusovaca, Kuća, Rogosica, Skadar-Tepa, Bari, Fodja, Kolfiorito di Folinjo [Messaggi. Note dal filo spinato] Titograd/Podgorica, Istorijski Institut S.R. Crne Gore, 1989 - Burani M.P. Nessuno lo chiamava il campo... Le "Casermette" di Colfiorito luogo della memoria della deportazione civile italiana Foligno, Comune di Foligno, 2001 - Ivanović D.D.V. Memorie di un internato montenegrino. Colfiorito 1943 [traduzione parziale in lingua italiana del precedente] Foligno, ISUC / Editoriale Umbra, 2004 - Lucchi O. (a cura di) Dall'internamento alla libertà. Il campo di concentramento di Colfiorito Atti del convegno di studi, Foligno, palazzo Trinci, 4 novembre 2003 Foligno, ISUC / Editoriale Umbra, 2004 - Ivanović D.D.V. Muzej logora Kolfiorito di Folinjo. Spomenik prijateljstva naroda italije [Il museo del campo di Colfiorito di Foligno. Monumento dell'amicizia del popolo italiano] Podgorica/Titograd, Istorijski Institut Crne Gore, 2007 - Martocchia A. et al. I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana Roma, Odradek, 2011 |
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