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La VOCE ANNO XIX N°9

maggio 2017

PAGINA 3         - 19

Segue da Pag.18: Un tributo a Fidel Castro

“Juan Manuel Márquez era un ragazzo molto buono, era del Partito Ortodosso, una delle figure giovani, un oratore brillante, e dato che quando uscimmo dalla prigione avevamo l’idea d’ampliare il movimento con nuove figure, riunimmo quelli che avevamo partecipato al 26 di Luglio con altre organizzazioni - così alcuni compagni si unirono a questo gruppo. Per noi era molto importante contare su una figura giovane con il prestigio di Juan Manuel”.

“Allora parlammo con lui, lo cercammo e lo convincemmo in maniera decisa(...) lui si unì ed era tutto un simbolo, e andammo ad operare a Nuova York e in altri luoghi . Lui allora agiva come secondo al comando, ed era un comando di guerra, e dopo vedemmo quanti compagni valorosi avevamo, che si guadagnarono i gradi per i loro meriti”.

“Juan Manuel Márquez, che aveva una lunga storia politica rivoluzionaria, sana, era un compagno molto buono, molto competente. Era il secondo capo del movimento.

Juan Manuel è un compagno che va ricordato.

Juan Manuel era eccellente e da quando cominciò a lavorare con noi non fece un errore, fu deciso e coraggioso.

A 60 anni dalla morte di Juan Manuel Márquez, la sua opera e il suo pensiero continuano ad ispirare i cubani per la loro onestà e la fermezza rivoluzionaria.

(Traduzione GM - Granma Int.)

Cuba e gli Stati Uniti hanno realizzato il Quarto Dialogo Regolatore

Nella riunione è stata valutata la portata delle nuove misure emesse dal governo degli USA per modificare l’applicazione di alcuni aspetti del blocco imposto a Cuba, che la parte cubana ha considerato molto limitata.

Granma 14 – 12 - 2016

Cuba - Funzionari di Cuba e degli Stati Uniti hanno realizzato, il 12 e 13 dicembre a Washington, il quarto Dialogo Regolatore che a partire dal settembre del 2016 è diventato il Gruppo di Lavoro del Dialogo Economico bilaterale Cuba – USA.

Nella riunione è stata valutata la portata delle nuove misure emesse dal governo statunitense per modificare l’applicazione di alcuni aspetti del blocco imposto a Cuba, che la parte cubana ha considerato molto limitata, come lo scarso impatto dei vincoli economici, commerciali e finanziari bilaterali.

La delegazione cubana ha sottolineato la necessità dell’eliminazione del blocco per far sì che le compagnie statunitensi possano approfittare il potenziale e le opportunità esistenti in Cuba e avanzare nelle relazioni in queste sfere.

La riunione è stata presieduta dalla viceministra cubana del Commercio Estero e l’Investimento Straniero, Ileana Núñez Mordoche e dal coordinatore dell’Ufficio dei Temi cubani del Dipartimento di Stato, Mark Wells.

La delegazione cubana era formata da dirigentei dei ministeri del Commercio Estero, delle Relazioni Estere, di Energia e Miniere e del Banco Centrale di Cuba.

La statunitense era composta da rappresentanti dei Dipartimenti del Tesoro, Commercio e dello Stato.

L’INCONTRO CUBA–USA SULLE TRUPPE GUARDAFRONTIERE E IL SERVIZIO DEI GUARDACOSTE

Il 12 e 13 dicembre è stato realizzato a L’Avana il sesto incontro tecnico tra le Truppe Guardafrontiere di Cuba e il Servizio dei Guardacoste degli Stati Uniti.

La riunione si è svolta in un clima professionale di rispetto.

Le due delegazioni hanno segnalato l’utilità di questi incontri tecnici come meccanismi per scambiare esperienze e coordinare lo scontro alle minacce e alle sfide comuni, come l’emigrazione irregolare, il traffico di persone e il narcotraffico, in corrispondenza con le competenze dei due servizi.

Le due parti hanno coinciso sull’importanza di continuare a consolidare e ampliare la cooperazione tra le Truppe Guardafrontiere e il Servizio

dei Guardacoste.

( info Cubaminrex – Traduzione GM – Granma Int.)

Reclamata la scarcerazione del prigioniero Oscar López Rivera

“La battaglia legale e politica per la liberazione dell’indipendentista di Puerto Rico Oscar López Rivera si moltiplicherà nei prossimi mesi

Nuria Barbosa León – foto archivio 16 – 12 – 2016

“La battaglia legale e politica per la liberazione dell’indipendentista di Puerto Rico Oscar López Rivera si moltiplicherà nei prossimi mesi”, ha affermato a L’Avana l’avvocato José Juan Nazario de la Rosa, che fa parte del gruppo legale che segue il caso.

ll legale ha definito una vergogna tenere in carcere per più di 35 anni una persona condannata per i suoi ideali politici e che ha dedicato la sua vita alla sovranità del suo paese, ancora colonia statunitense con l’eufemistica denominazione di Stato Libero Associato. Poi ha aggiunto che, come ha constatato nelle sue visite più recenti al carcere, il patriota portoricano si mantiene con un buon stato d’animo a più di 70 anni, che si dedica alla pittura per liberare il suo spirito artistico e si comporta bene nel penitenziario.

L’avvocato ha ricordato le dure condizioni carcerarie imposte al prigioniero politico che ha sofferto lunghi periodi d’isolamento e restrizioni delle comunicazioni, ma ha sempre un sorriso per i visitatori e ringrazia i gruppi solidali che lottano per la sua scarcerazione, dentro e fuori da Puerto Rico.

“Il presidente statunitense Barack Obama ha concesso l’indulto a più mille prigionieri condannati in maggioranza all’ergastolo per delitti relazionati alla droga”. “Non esistono ragioni per cui non debba concedere l’indulto a Oscar López prima di terminare il suo mandato” ha spiegato Nazario de la Rosa.
“Nei prossimi giorni s’incrementeranno le azioni e s’intensificherà la campagna internazionale con questo proposito”, ha assicurato la presidente dell’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli (ICAP), Kenia Serrano Puig, che ha convocato tutte le persone di buona volontà per porre fine a questa crudele ingiustizia perpetuata dall’impero statunitense.
Il 6 gennaio si organizzerà un compleanno per Oscar López Rivera, patrocinato dal Movimento Internazionale di Solidarietà con Cuba, come forma d’accompagnamento alla lotta del patriota, alla sua famiglie e al suo popolo.

( Frammento/ Traduzione GM – Granma Int.)

Parole chiave : Puerto Rico, Oscar López Rivera, solidarietà, ICAP, indulto

Cuba ha risaltato nella ONU i suoi ottenimenti in materia di diritti umani

Con un comunicato, la delegazione diplomatica ha segnalato che l’Isola ha molto da festeggiare, perchè il trionfo della Rivoluzione nel gennaio del 1959 permise ai suoi cittadini di fare passi avanti significativi nel godimento di tutti i loro diritti.

Granma – foto archivio ONU 10 – 12 - 2016

Ginevra - “Nel Giorno dei Diritti Umani, Cuba festeggia lo sviluppo realizzato in settori come la salute, l’educazione, la scienza e la cultura”, ha indicato l’ambasciata dell’Isola presso la sede della ONU a Ginevra.

Con un comunicato, la delegazione diplomatica ha segnalato che l’Isola ha molto da festeggiare, perchè il trionfo della Rivoluzione nel gennaio del 1959 permise ai suoi cittadini di fare passi avanti significativi nel godimento di tutti i loro diritti.

Il popolo cubano può mostrare al mondo con soddisfazione e orgoglio tutte le sue conquiste nell’ambito dei diritti economici, sociali e culturali, nella sfera dei diritti civili e politici, nella realizzazione dei detti diritti di terza generazione o di solidarietà, ha segnalato il testo.

Tutto questo è stato realizzato nonostante la vigente politica di blocco economico, commerciale e finanzario imposto dagli Stati Uniti da più di cinque decenni, e che rappresenta il più forte ostacolo per la piena realizzazione dei diritti umani del popolo cubano, ha aggiunto il comunicato.

L’ambasciata ha anche messo in risalto la solidarietà internazionale di Cuba in ambiti molto diversi, come la lotta al dominio e al colonialismo, i programmi per favorire l’accesso alla salute e all’educazione, tra l’altro.

Cuba è impegnata a facilitare, come membro attivo del Consiglio dei Diritti Umani, l’attenzione dei giusti reclami storici dei popoli del sud e della maggioranza di tutto il pianeta.

Questo si riferisce a temi come la realizzazione effettiva del diritto allo sviluppo, la lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e le forme vincolate d’intolleranza, con il pieno rispetto dei principi di universalità, indivisibilità, obiettività senza selettività, rinforzando l’operato in materia di diritti umani.

( info PL/ Traduzione GM – Granma Int.)

Ogni generazione di cubani, negli ultimi sessant’anni, ha la sua immagine di Fidel.

Enrique Ubieta Gómez Foto: Juvenal Balán 26 – 11 - 2016

Camminava con difficoltà, però senza aiuti. Gli assistenti avanzavano al suo fianco pendendo dal suo passo, ma immagino che aveva ordinato di lasciarlo solo. Si è seduto al suo posto, il suo per sempre, anche se già non era formalmente membro del Comitato Centrale.

Si realizzava l’ultima sessione del 7º Congresso del Partito. E ha parlato.

La sua voce di Comandante in Capo ha recuperato il tono esatto dei suoi grandi discorsi, anche se a volte si affinava come il suono di una stazione radiofonica mal sintonizzata.

C’è qualcosa indubbiamente che non si è mai spento in Fidel: i suoi occhi penetranti , all’erta che irradiavano luce. Le foto che gli ha scattato suo figlio raccolte in un bell’album di presunta pensione, lo confermano.

Fidel era già un anziano, un nonno un poco incurvato, mai suoi occhi continuavano ad essere giovani. Ha parlato e tutti abbaiamo sentito che si stava accommiatando.

Presto dovrò compiere 90 anni e non avevo mai pensato in questo che non è stato frutto di uno sforzo ma capriccio della sorte (…)

A tutti noi giungerà il nostro turno, ma le idee dei comunisti cubani resteranno come prova che in questo pianeta, se si lavora con fervore e dignità, si possono produrre beni materiali e culturali che gli esseri umani necessitano, e dobbiamo lottare senza tregua per ottenerli.

Ai nostri fratelli dell’America Latina e del mondo dobbiamo trasmettere ch eil popolo cubano vincerà.

Forse è una delle ultime volte che parlo in questa sala.

Ho votato per tutti candidati sottoposti a consultazione dal Congresso e ringrazio per l’invito e l’onore d’ascoltarmi. Vi felicito tutti e prima di tutti il compagno Raúl Castro per il suo magnifico sforzo.

Intraprenderemo la marcia e perfezioneremo quello che dobbiamo perfezionare, con chiara lealtà e la forza unita, come Martí, Maceo e Gómez, in una marcia senza fine.

Era, ovviamente, un Congresso di comunisti, e Fidel voleva riaffermare davanti ai suoi delegati e alla storia che continuava ad essere comunista.

Martí aveva scritto al suo amico Mercado, poco prima di morire in combattimento: “So scomparire, ma non scomparirebbe il mio pensiero e non m’inasprirebbe la mia oscurità”.

Fidel condivideva la stessa convinzione del Maestro. “A tutti noi giungerà il nostro turno, ma resteranno le idee dei comunisti cubani. Inoltre ha chiesto fiducia, lealtà ai principi, unità.

Probabilmente mio figlio minore conserverà nella sua memoria il Fidel degli ultimi quindici anni, quello del XXI secolo. Ma la mia generazione lo ha visto in un’altra maniera.

Per noi è stato un padre onnipresente che appariva in una scuola de l’Avana, conversava con gli alunni - poteva giocare a pallacanestro con loro – e un’ora dopo riappariva a Santiago o a Bayamo. Tutta la vita della mia generazione è stata segnata dalla sua presenza, dal suo magistero esposto in lunghi e accattivanti discorsi e per la sua leggenda rinnovata.

Ogni generazione di cubani negli ultimi sessant’anni ha la sua immagine di Fidel e delle foto che lo fissano come un ricordo di famiglia: nella Monacada, uscendo dal carcere dell’allora Isola de Pinos, in Messico o nello yacht Granma. Con il suo fucile nelle montagne della Sierra, salutando il popolo euforico durante il tragitto della Carovana della Libertà, per le strade di Santiago o de l’Avana, saltando dal carro armato, durante la battaglia di Girón, tagliando le canne da zucchero, percorrendo strade, scuole e fabbriche sotto la pioggia e i venti di tutti gli uragani meteorologici e politici.

Ho vissuto giorni magnifici ed ho sentito al tuo lato l’orgoglio di’appartenere al nostro popolo nei giorni luminosi e tristi della crisi dei Caraibi.

Poche volte uno statista ha brillato più in alto che in questi giorni, scrisse il Che accomiatandosi, nelle grandi autocritiche, ponendo il petto quel 5 agosto a L’Avana, percorrendo per primo quel sentiero che incitava a percorrere.

Le immagini percorrono la seconda metà del XX secolo: Fidel con Frank País, con José Antonio Echeverría, assieme a Malcolm X, a Amílcar Cabral, a Neto, a Mandela, con il Che e Camilo, insieme a Raúl, suo fratello di sangue e di ideali, con Lázaro Cárdenas, Salvador Allende, Omar Torrijos, nelle recente Rivoluzione sandinista, con Hugo Chávez, Evo e tanti altri.

Fidel è anche — e in questo verranno le analisi dell’Impero - il popolo di Cuba. Per questo mi piace il cartellone che ha fatto Ares per il Congresso della Uneac: «Cuba post-Castro» si chiama per provocare, e vi si vede il viso moltiplicato di Fidel.

Tutti i cubani oggi abbiamo il difficile impegno d’essere Fidel, essere come lui, come il Che, come Martí.

Glorioso il popolo che ha punti di riferimento tanto alti.

È morto il giorno in cui commemoriamo il 60º anniversario in cui lo yacht salpò dal porto messicano di Tuxpan, ma non è morto: è salpato nuovamente. Fidel è un’isola che naviga verso l’Isola di Utopia.

Fidel è Cuba che non ammaina le vele, sempre in mari in tempesta, cercando sè stessa, ricostruendosi per realizzare il massimo impossibile- possibile di giustizia, di solidarietà e di bellezza.

Fidel è salpato 60 anni dopo per il mare della Storia.

Viva Fidel! Viva la Rivoluzione cubana!

(Traduzione GM- Granma Int.)

..segue ./.

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