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La VOCE ANNO XXVI N°5

gennaio 2022

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il paradosso dell’età dell’oro della scienza. di redazione roars -21 dicembre 2021. il paradosso dell’età dell’oro della scienza, che in teoria stiamo vivendo in questi anni, è il seguente: viene oggi pubblicata la maggiore quantità di ricerca mai vista prima da parte del maggiore numero di scienziati mai esistito, ma il risultato è che questa enorme massa di articoli sta effettivamente rallentando il progresso della scienza. ci sono troppi articoli da leggere e da assorbire, le riviste nei campi più popolari citano di meno i nuovi lavori e incensano di più gli articoli già altamente citati. gli autori dello studio che segnaliamo qui di seguito, basato sull’analisi di 1,8 miliardi di citazioni da parte di 90 milioni di articoli in 241 campi scientifici differenti, concludono che : “troviamo che un diluvio di articoli non porta al ricambio delle idee centrali in un campo, ma piuttosto all’ossificazione del paradigma dominante. gli studiosi dei campi in cui vengono pubblicati molti articoli ogni anno hanno difficoltà a farsi pubblicare, leggere e citare, a meno che il loro lavoro non citi articoli già ampiamente citati. i nuovi articoli che contengono contributi potenzialmente importanti non possono raccogliere l’ attenzione di tutto il campo attraverso processi graduali di diffusione. questi risultati suggeriscono che il progresso fondamentale può essere ostacolato se la crescita quantitativa degli sforzi scientifici – numero di scienziati, istituti e articoli – non è bilanciata da strutture che incoraggiano lo studio innovativo e concentrano l’attenzione su idee nuove.” 3 commenti. prof.obb 21 dicembre 2021 at 10:41 mi pare la conseguenza naturale dell’aver trasformato la ricerca (ed in particolare gli articoli) in “prodotti della ricerca” da valutare e vendere un tanto al chilo (o
da farne “trasferimento tecnologico”). condizione essenziale di un prodotto è essere intercambiabile con altri, quindi: fondamentalmente non originale. si aggiunga la pressione verso la “scienza applicata”, che spinge a seguire filoni con frutti rapidamente applicabili e numerosi, quindi a portata di mano, quindi di basso valore a lungo termine: i quali, di conseguenza, prima o poi sarebbero state comunque trovate senza sforzo da tizio, caio, o più probabilmente, dalla multinazionale sempronia. insomma mi pare che le frustate della politica da bottegai, anziché spronare la ricerca, l’abbiano fatta impuntare, e con essa il progresso. pasquale 21 dicembre 2021 at 16:18. questo fenomeno potrebbe anche essere naturale conseguenza della sempre maggiore difficoltà di leggere e citare tutto lo scibile su un dato argomento magari esploso in vaste comunità scientifiche come quella cinese. conseguentemente, la crescita del numero di pubblicazioni è inversamente proporzionale alla probabilità che una pubblicazione sia citata [24]. ci si affida nelle citazioni a review, che invecchiano velocemente, ad articoli pioneristici di decenni prima come punto di partenza, ed ad alcuni selezionati articoli recenti, a partire dai propri che sono i migliori. beniamino cenci goga 21 dicembre 2021 at 16:29. si è voluto trasformare un mezzo (il prodotto della ricerca) in un fine. lascia un commento. i padroni dei dati con la scusa della privacy. di francesco sylos labini -15 dicembre 2021. recentemente il senatore mario monti ha affermato che è necessario trovare delle modalità meno democratiche nella “somministrazione” dell’informazione: questo poiché in una situazione “di guerra” si devono accettare delle “limitazioni alle libertà” adottando anche una politica della comunicazione opportuna. in pratica, secondo il senatore, è necessario un “dosaggio” dall’alto della informazione da parte del governo “ispirato e istruito” dalle autorità sanitarie. sia pure in modo piuttosto maldestro il senatore monti ha sollevato un problema chiave nella gestione dell’epidemia, quello legato all’informazione e dunque ai dati scientifici che ne descrivono lo sviluppo. ..segue ./.

Il paradosso dell’età dell’oro della scienza



Di Redazione ROARS -21 Dicembre 2021

Il paradosso dell’età dell’oro della scienza, che in teoria stiamo vivendo in questi anni, è il seguente: viene oggi pubblicata la maggiore quantità di ricerca mai vista prima da parte del maggiore numero di scienziati mai esistito, ma il risultato è che questa enorme massa di articoli sta effettivamente rallentando il progresso della scienza. Ci sono troppi articoli da leggere e da assorbire, le riviste nei campi più popolari citano di meno i nuovi lavori e incensano di più gli articoli già altamente citati. Gli autori dello studio che segnaliamo qui di seguito, basato sull’analisi di 1,8 miliardi di citazioni da parte di 90 milioni di articoli in 241 campi scientifici differenti, concludono che :
“troviamo che un diluvio di articoli non porta al ricambio delle idee centrali in un campo, ma piuttosto all’ossificazione del paradigma dominante. Gli studiosi dei campi in cui vengono pubblicati molti articoli ogni anno hanno difficoltà a farsi pubblicare, leggere e citare, a meno che il loro lavoro non citi articoli già ampiamente citati. I nuovi articoli che contengono contributi potenzialmente importanti non possono raccogliere l’ attenzione di tutto il campo attraverso processi graduali di diffusione. Questi risultati suggeriscono che il progresso fondamentale può essere ostacolato se la crescita quantitativa degli sforzi scientifici – numero di scienziati, istituti e articoli – non è bilanciata da strutture che incoraggiano lo studio innovativo e concentrano l’attenzione su idee nuove.”

3 Commenti

prof.obb 21 Dicembre 2021 At 10:41
Mi pare la conseguenza naturale dell’aver trasformato la ricerca (ed in particolare gli articoli) in “prodotti della ricerca” da valutare e vendere un tanto al chilo (o

da farne “trasferimento tecnologico”). Condizione essenziale di un prodotto è essere intercambiabile con altri, quindi: fondamentalmente non originale.
Si aggiunga la pressione verso la “scienza applicata”, che spinge a seguire filoni con frutti rapidamente applicabili e numerosi, quindi a portata di mano, quindi di basso valore a lungo termine: i quali, di conseguenza, prima o poi sarebbero state comunque trovate senza sforzo da Tizio, Caio, o più probabilmente, dalla multinazionale Sempronia.
Insomma mi pare che le frustate della politica da bottegai, anziché spronare la ricerca, l’abbiano fatta impuntare, e con essa il progresso.

Pasquale 21 Dicembre 2021 At 16:18
Questo fenomeno potrebbe anche essere naturale conseguenza della sempre maggiore difficoltà di leggere e citare tutto lo scibile su un dato argomento magari esploso in vaste comunità scientifiche come quella cinese.
Conseguentemente, la crescita del numero di pubblicazioni è inversamente proporzionale alla probabilità che una pubblicazione sia citata [24]. Ci si affida nelle citazioni a review, che invecchiano velocemente, ad articoli pioneristici di decenni prima come punto di partenza, ed ad alcuni selezionati articoli recenti, a partire dai propri che sono i migliori.


Beniamino Cenci Goga 21 Dicembre 2021 At 16:29
si è voluto trasformare un mezzo (il prodotto della ricerca) in un fine

I Padroni dei dati con la scusa della privacy



Di Francesco Sylos Labini -15 Dicembre 2021

Recentemente il senatore Mario Monti ha affermato che è necessario trovare delle modalità meno democratiche nella “somministrazione” dell’informazione: questo poiché in una situazione “di guerra” si devono accettare delle “limitazioni alle libertà” adottando anche una politica della comunicazione opportuna. In pratica, secondo il senatore, è necessario un “dosaggio” dall’alto della informazione da parte del Governo “ispirato e istruito” dalle autorità sanitarie. Sia pure in modo piuttosto maldestro il senatore Monti ha sollevato un problema chiave nella gestione dell’epidemia, quello legato all’informazione e dunque ai dati scientifici che ne descrivono lo sviluppo.

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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