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La VOCE 2201

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La VOCE ANNO XXVI N°5

gennaio 2022

PAGINA 1         - 17

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perché a cuba non c’è un movimento “no vax”? di marc vandepitte - toon danhieux. traduzione di contropiano. sempre più spesso ampi settori della popolazione europea esprimono apertamente la loro sfiducia nelle politiche per combattere il covid-19. la reazione della politica tradizionale è di panico e caratterizzata da paternalismo e repressione: un obbligo generale di vaccinarsi e limitare la libertà di movimento. non è questo il modo per creare sostegno nella popolazione. ciò richiederà, come minimo, l’ascolto delle paure e delle preoccupazioni delle persone non vaccinate. ma ci sono anche altri elementi in gioco. interessante il confronto con cuba. sfiducia nel governo. molte persone non vaccinate dubitano, giustamente, della competenza e/o della buona fede dei governo che ora vogliono vaccinare il prima possibile. non è così incomprensibile. i paesi europei stanno improvvisando da marzo 2020. non c’è alcun tipo di uniformità o logica nelle politiche per attaccare la pandemia di covid-19. con indici di contagio simili, le misure differiscono notevolmente da un paese all’altro. in belgio, dove vivo, come in altri paesi europei, l’improvvisazione era incomprensibile. il governo belga ha aspettato fino a metà marzo prima di prendere delle misure. era un mese e mezzo di ritardo. se avessero agito prima, il tasso di propagazione sarebbe stato molto più basso e si sarebbero evitate migliaia di morti per covid-19. e non sembrano imparare dai loro errori. la risposta a ogni nuova ondata di covid-19 è tardiva. sebbene gli esperti lo avvertissero da anni, il governo belga non era preparato per una pandemia. in un primo momento si diceva che le mascherine non funzionavano, perché non erano (ancora) disponibili a causa della cattiva gestione. poi, all’improvviso, sono diventate obbligatorie. a settembre 2021 le misure sono state allentate in belgio con dati peggiori, mentre nei paesi bassi si sono inasprite con dati migliori. come spiegarlo? in belgio, sette ministri della sanità (ndr.: nei diversi governi succedutisi) si devono mettere d’accordo per poter attuare una nuova politica. allo stesso tempo, governatori e sindaci introducono rego lamenti più severi o più permissivi e i presidenti di partito lucidano la loro immagine a scapito della salute pubblica. quando quella sfiducia raggiunge le strade e i social network,
l’estrema destra deve solo mettere la ciliegina sulla torta. attirano coloro che sono legittimamente scontenti anche solo mostrando la loro empatia per la sfiducia nei confronti del governo. l’obiettivo, ovviamente, non è chiedere più democrazia per i senza voce. la storia ci insegna perché l’obiettivo dell’estrema destra è accelerare la formazione di un regime autoritario che escluda completamente queste persone e porti all’estremo lo sfruttamento di tutto e tutti da parte dell’1%. le misure anti-covid-19 in molti paesi europei erano e sono tuttora in un enorme caos. ma in realtà, la sfiducia è molto più profonda. anche nella precedente grande crisi, quella bancaria del 2008, a farne le spese siamo stati noi cittadini. le banche che avevano speculato con i nostri soldi se la sono cavata e sono state salvate. noi gente comune paghiamo il conto. è evidente che c’è sfiducia nella capacità del governo di gestire una crisi. e a cuba? già nel gennaio 2020, quasi due mesi prima che i politici in europa intervenissero, il governo cubano aveva lanciato un piano nazionale per combattere il coronavirus. sono state lanciate massicce campagne di informazione nei quartieri popolari e in televisione. né governo contraddittori, né sette ministri della salute che hanno dovuto mettersi d’accordo, né discussioni sulle mascherine obbligatorie. il governo ha agito con decisione e ha fatto tutto il possibile per stroncare il virus sul nascere. niente facili promesse che dicono che riguadagneremmo il “regno della libertà” grazie ai vaccini, niente briglie sciolte troppo in fretta, per motivi elettorali o per mancanza di coraggio politico, ma misure ferme. qualche esempio. il turismo, principale fonte di reddito ma anche di contagio, è stato fermato subito. i bambini dai sei anni di età devono indossare la mascherina. quando è diventato chiaro che anche le scuole erano importanti fonti di contagio, si è passati all’istruzione a domicilio, con un ottimo supporto, tra le altre cose, dalla televisione scolastica. “informando adeguatamente la popolazione sui rischi per la salute, i cubani comprendono l’importanza di restare a casa. sanno come trasmettere la malattia e si assumono la responsabilità della propria salute e di quella dei loro parenti e vicini“, afferma aissa naranjo, medico dell’avana. l’assistenza sanitaria a cuba è principalmente focalizzata sulla prevenzione ed è altamente decentrata. ogni quartiere ha il suo policlinico e c’è un forte legame di fiducia tra la popolazione locale e il personale sanitario. da marzo 2020, quasi 30.000 ‘tracciatori di contatti’ sono andati porta a porta, negli angoli più remoti dell’isola, per controllare in ogni famiglia se uno dei suoi membri fosse infetto. gli studenti universitari sono stati mobilitati per aiutare in quel monitoraggio. in belgio, il rilevamento è stato effettuato da persone anonime nei call center, il che non ispira esattamente fiducia. nel frattempo, tutto era concentrato sullo sviluppo di vaccini contro il coronavirus. a marzo 2021, tre vaccini erano già in fase di sperimentazione. cuba ha ..segue ./.

Perché a Cuba non c’è un movimento “no vax”?



di Marc Vandepitte - Toon Danhieux

traduzione di contropiano.

Sempre più spesso ampi settori della popolazione europea esprimono apertamente la loro sfiducia nelle politiche per combattere il COVID-19. La reazione della politica tradizionale è di panico e caratterizzata da paternalismo e repressione: un obbligo generale di vaccinarsi e limitare la libertà di movimento.

Non è questo il modo per creare sostegno nella popolazione. Ciò richiederà, come minimo, l’ascolto delle paure e delle preoccupazioni delle persone non vaccinate. Ma ci sono anche altri elementi in gioco. Interessante il confronto con Cuba.

Sfiducia nel Governo

Molte persone non vaccinate dubitano, giustamente, della competenza e/o della buona fede dei Governo che ora vogliono vaccinare il prima possibile. Non è così incomprensibile.

I Paesi europei stanno improvvisando da marzo 2020. Non c’è alcun tipo di uniformità o logica nelle politiche per attaccare la pandemia di COVID-19. Con indici di contagio simili, le misure differiscono notevolmente da un Paese all’altro.

In Belgio, dove vivo, come in altri Paesi europei, l’improvvisazione era incomprensibile. Il Governo belga ha aspettato fino a metà marzo prima di prendere delle misure. Era un mese e mezzo di ritardo. Se avessero agito prima, il tasso di propagazione sarebbe stato molto più basso e si sarebbero evitate migliaia di morti per COVID-19. E non sembrano imparare dai loro errori. La risposta a ogni nuova ondata di COVID-19 è tardiva.

Sebbene gli esperti lo avvertissero da anni, il Governo belga non era preparato per una pandemia. In un primo momento si diceva che le mascherine non funzionavano, perché non erano (ancora) disponibili a causa della cattiva gestione. Poi, all’improvviso, sono diventate obbligatorie.

A settembre 2021 le misure sono state allentate in Belgio con dati peggiori, mentre nei Paesi Bassi si sono inasprite con dati migliori. Come spiegarlo? In Belgio, sette ministri della sanità (Ndr.: nei diversi Governi succedutisi) si devono mettere d’accordo per poter attuare una nuova politica. Allo stesso tempo, governatori e sindaci introducono rego lamenti più severi o più permissivi e i presidenti di partito lucidano la loro immagine a scapito della salute pubblica.

Quando quella sfiducia raggiunge le strade e i social network,
l’estrema destra deve solo mettere la ciliegina sulla torta. Attirano coloro che sono legittimamente scontenti anche solo mostrando la loro empatia per la sfiducia nei confronti del Governo. L’obiettivo, ovviamente, non è chiedere più democrazia per i senza voce. La storia ci insegna perché l’obiettivo dell’estrema destra è accelerare la formazione di un regime autoritario che escluda completamente queste persone e porti all’estremo lo sfruttamento di tutto e tutti da parte dell’1%.

Le misure anti-COVID-19 in molti Paesi europei erano e sono tuttora in un enorme caos. Ma in realtà, la sfiducia è molto più profonda. Anche nella precedente grande crisi, quella bancaria del 2008, a farne le spese siamo stati noi cittadini. Le banche che avevano speculato con i nostri soldi se la sono cavata e sono state salvate. Noi gente comune paghiamo il conto. È evidente che c’è sfiducia nella capacità del Governo di gestire una crisi.

E a Cuba?

Già nel gennaio 2020, quasi due mesi prima che i politici in Europa intervenissero, il Governo cubano aveva lanciato un piano nazionale per combattere il coronavirus. Sono state lanciate massicce campagne di informazione nei quartieri popolari e in televisione. Né Governo contraddittori, né sette ministri della salute che hanno dovuto mettersi d’accordo, né discussioni sulle mascherine obbligatorie.

Il Governo ha agito con decisione e ha fatto tutto il possibile per stroncare il virus sul nascere. Niente facili promesse che dicono che riguadagneremmo il “regno della libertà” grazie ai vaccini, niente briglie sciolte troppo in fretta, per motivi elettorali o per mancanza di coraggio politico, ma misure ferme.

Qualche esempio. Il turismo, principale fonte di reddito ma anche di contagio, è stato fermato subito. I bambini dai sei anni di età devono indossare la mascherina. Quando è diventato chiaro che anche le scuole erano importanti fonti di contagio, si è passati all’istruzione a domicilio, con un ottimo supporto, tra le altre cose, dalla televisione scolastica.

“Informando adeguatamente la popolazione sui rischi per la salute, i cubani comprendono l’importanza di restare a casa. Sanno come trasmettere la malattia e si assumono la responsabilità della propria salute e di quella dei loro parenti e vicini“, afferma Aissa Naranjo, medico dell’Avana.

L’assistenza sanitaria a Cuba è principalmente focalizzata sulla prevenzione ed è altamente decentrata. Ogni quartiere ha il suo policlinico e c’è un forte legame di fiducia tra la popolazione locale e il personale sanitario.

Da marzo 2020, quasi 30.000 ‘tracciatori di contatti’ sono andati porta a porta, negli angoli più remoti dell’isola, per controllare in ogni famiglia se uno dei suoi membri fosse infetto. Gli studenti universitari sono stati mobilitati per aiutare in quel monitoraggio. In Belgio, il rilevamento è stato effettuato da persone anonime nei call center, il che non ispira esattamente fiducia.

Nel frattempo, tutto era concentrato sullo sviluppo di vaccini contro il coronavirus. A marzo 2021, tre vaccini erano già in fase di sperimentazione. Cuba ha
..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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