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La VOCE 2010

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La VOCE ANNO XXIII N°2

ottobre 2020

PAGINA E        - 37

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segue da pag.36: ecco la natura egemonica della strategia indo-pacifica degli stati uniti. obiettivamente parlando, a prescindere dal giappone e dall'india, che sono attori chiave della strategia indopacifica, o dall'asean che si trova al centro della regione indopacifica, gli altri stati non possono accettare le azioni degli stati uniti. non è in linea con gli interessi di tutte le parti. il commercio è stato a lungo una parte essenziale della forza nazionale del giappone. il giappone sperava che la strategia indopacifica potesse concentrarsi sulla cooperazione economica tra l'oceano indiano e l'oceano pacifico, sperando di costruire un mercato più ampio di commercio regionale e di connettività. con il miglioramento delle relazioni tra cina e giappone negli ultimi anni, il giappone è diventato più prudente tra cina e stati uniti. tokyo ha persino evitato di usare la parola "strategia" per descrivere l'"indo-pacifico libero e aperto" nel suo bluebook diplomatico del 2019, ma ha usato la parola"visione". gli stati uniti considerano l'india un paese chiave della strategia indopacifica. vogliono usare l'india per contenere la cina. anche se la politica dell'india nei confronti della cina ha avuto a lungo un lato duro, il principio di autonomia strategica di nuova delhi è in contrasto con la politica dell'"america first". il primo ministro indiano narendra modi ha confermato pubblicamente che "l'india non vede la regione dell'indo-pacifico come una strategia o come un club di membri limitati... una definizione geografica, in quanto tale, non può esserlo". di recente in cina ho avuto uno scambio di idee con un diplomatico dell'asean sulla strategia indopacifica. egli ha detto che l'asean non sostiene alcuna politica che contenga la cina e che l'asean si opporrà all'esclusività e non sceglierà da che parte stare. ha spiegato che il termine "indo-pacifico" è stato usato direttamente nell'asean outlook sull'indo-pacifico pubblicato nel 2019, perché rappresenta la risposta diretta dell'asean alla strategia indopacifica degli stati uniti e riflette la posizione dell'asean sulla questione. in caso contrario, gli stati uniti avrebbero potuto ignorare che l'asean stava rispondendo alla strategia dell'indo-pacifico, ha spiegato. le elezioni presidenziali americane del 2020 sono in corso. la strategia indopacifica è un raro esempio di quadro diplomatico multilaterale dall'amministrazione trump. l'amministrazione trump può anche utilizzare questa strategia come una cosiddetta conquista diplomatica per contrastare le critiche interne. ma il problema è che più gli stati uniti aumentano gli investimenti militari, più la cina e gli altri paesi della regione saranno vigili. la strategia indopacifica mostrerà in generale il suo vero volto ed esporrà la natura egemonica dell'esercito statunitense e del dollaro. l'autore è direttore del dipartimento di ricerca presso il national strategy institute dell'università tsinghua di pechino. cosa si nasconde dietro le tensioni tra grecia e turchia. comitato promotore della campagna #no guerra #no nato. italia. 4 set 2020 — manlio dinucci #byoblu24. nelle acque del mar mediterraneo orientale è in atto uno scontro tra grecia e turchia. il primo ministro greco kyriakos mitsotakis ha dichiarato che l'estensione delle acque territoriali rappresenta un diritto sovrano della grecia. la turchia ha risposto dicendo che una simile azione potrebbe essere la causa dello scoppio di un conflitto armato. la vicenda desta molte preoccupazioni. manlio dinucci, giornalista e geografo, intervenuto su #byoblu, dimostra che gli interessi in gioco nell'area, ricca di risorse energetiche, sono ben più ampi di quelli della grecia e della turchia e coinvolgono diversi attori internazionali. dietro le tensioni tra grecia e turchia, si nasconde il grande gioco del controllo delle risorse energetiche . processo assange: intervista video col padre john shipton della nostra inviata a londra b. galli comitato promotore della campagna #no guerra #no nato. italia. chi c'e' dietro la giudice che processa assange. manlio dinucci - (il manifesto, 15 settembre 2020). emma arbuthnot è la giudice capo che, a londra, ha istruito il processo per l’estradizione di julian assange negli usa, dove lo attende una condanna a 175 anni di carcere per «spionaggio», ossia per aver pubblicato, quale giornalista d’inchiesta, prove dei crimini di guerra usa, tra cui video sulle stragi di civili in iraq e afghanistan. al processo, assegnato alla giudice vanessa baraitser, è stata respinta ogni richiesta della difesa. nel 2018, dopo che è caduta l’accusa di violenza sessuale da parte della svezia, la giudice arbuthnot ha rifiutato di annullare il mandato di arresto, così che assange non potesse ottenere asilo in ecuador.
la arbuthnot ha respinto le conclusioni del gruppo di lavoro delle nazioni unite sulla detenzione arbitraria di assange. inascoltate anche quelle del responsabile onu contro la tortura: «assange, detenuto in condizioni estreme di isolamento non giustificate, mostra i sintomi tipici di un’esposizione prolungata alla tortura psicologica». nel 2020, mentre migliaia di detenuti sono stati trasferiti agli arresti domiciliari quale misura anti-coronavirus, assange è stato lasciato in carcere, esposto al contagio in condizioni fisiche compromesse. in aula assange non può consultarsi con gli avvocati, ma viene tenuto isolato in una gabbia di vetro blindato, e minacciato di espulsione se apre bocca. che cosa c’è dietro tale accanimento? la arbuthnot ha il titolo di «lady», essendo consorte di lord james arbuthnot, noto «falco» tory, già ministro degli appalti della difesa, legato al complesso militare-industriale e ai servizi segreti. lord arbuthnot è tra l’altro presidente del comitato consultivo britannico della thales, multinazionale francese specializzata in sistemi militari aerospaziali, e membro di quello della montrose associates, specializzata in intelligence strategica (incarichi lautamente retribuiti). lord arbuthnot fa parte della henry jackson society (hjs), influente think tank transatlantico legato al governo e all’intelligence usa. lo scorso luglio, il segretario di stato usa mike pompeo è intervenuto a londra a una tavola rotonda della hjs: da quando era direttore della cia nel 2017, egli accusa wikileaks, fondata da assange, di essere «un servizio di spionaggio del nemico». la stessa campagna conduce la henry jackson society, accusando assange di «seminare dubbi sulla posizione morale dei governi democratici occidentali, con l’appoggio di regimi autocratici». nel consiglio politico della hjs, a fianco di lord arbuthnot, è stata fino a poco tempo fa priti patel, l’attuale segretaria agli interni del regno unito, cui compete l’ordine di estradizione di assange a questo gruppo di pressione che conduce una martellante campagna per l’estradizione di assange, con la regia di lord arbuthnot e altri influenti personaggi, è sostanzialmente collegata lady arbuthnot. è stata nominata dalla regina magistrato capo nel settembre 2016, dopo che wikileaks aveva pubblicato in marzo i documenti più compromettenti per gli usa. tra questi le email della segretaria di stato hillary clinton che rivelano il vero scopo della guerra nato alla libia: impedire che questa usasse le sue riserve auree per creare una moneta pan-africana alternativa al dollaro e al franco cfa, la moneta imposta dalla francia a 14 ex colonie. il vero «reato» per cui assange viene processato è quello di aver aperto crepe nel muro di omertà politico-mediatica che copre i reali interessi di potenti élite le quali, operando nello «stato profondo», giocano la carta della guerra. è questo potere occulto a sottoporre julian assange a un processo, istruito da lady arbuthnot, che come trattamento dell’imputato ricorda quelli della santa inquisizione. se estradato negli usa, assange verrebbe sottoposto a «misure amministrative speciali» molto più dure di quelle britanniche: verrebbe isolato in una piccola cella, non potrebbe contattare la famiglia né parlare, neppure tramite gli avvocati che, se portassero un suo messaggio, verrebbero incriminati. in altre parole, sarebbe condannato a morte. perché trump attacca il pentagono ? di osvaldo pesce. alcuni sono sorpresi dalle accuse che trump ha rivolto al pentagono mentre si inasprisce la campagna elettorale tra repubblicani e democratici per le elezioni presidenziali di novembre. in una recente conferenza stampa il presidente americano ha infatti criticati i vertici militari perché, a parole sue riportate dai mezzi di informazione: “non vogliono fare altro che combattere guerre in modo che tutte quelle meravigliose aziende che fabbricano bombe, aerei e tutto il resto siano felici”. non solo, i comandi militari hanno messo con gli anni in piedi una struttura burocratica, così vasta, la quale pesa moltissimo in negativo sul bilancio dello stato. cosa ha influenzato questa dichiarazione e quanto altro capiterà da qui a novembre, perché le accuse reciproche non finiranno ( ci sono ben altri coperchi da scoperchiare negli usa). indubbiamente, negli ultimi tempi, non è la prima volta che si manifesta da parte di alcuni poteri forti statunitensi tendenze all’isolazionismo, cioè sistemiamo la nostra situazione interna, con trump questa volontà è più marcata e viene posta al centro, per ora, della campagna elettorale. il capitale industriale e finanziario statunitense si rende conto che non ha più i numeri per essere il primate del mercato internazionale, la critica al pentagono rientra nel quadro di risparmiare e non finanziare carrozzoni a scapito dell’economia americana e della riconquista dei mercati. osserviamo alcuni fatti: 1) obama insignito del nobel della pace perché presentato come” colomba di pace”, difensore della democrazia, sfruttando anche il fatto di essere il primo presidente di colore, nell’esame del suo operato risulta che oltre ad aver portato avanti le vecchie guerre contro l’iraq, l’afganistan ne ha intraprese di nuove contro la siria, l’ ucraina, la libia, impegnandosi con operazioni militari utilizzando droni in pakistan, nello yemen, in somalia, a volte anche senza l’approvazione del congresso. il suo operato ha sostenuto nella sostanza una visione imperiale del capitalismo usa, ma non ha raggiunto gli obiettivi con un risultato di un indebolimento della presenza americana nel mondo. 2) trump viene presentato come confuso, imprevedibile, contraddittorio, uno che licenzia tutti i suoi collaboratori, però a differenza dei presidenti che l’hanno preceduto non ha fatto nuove guerre. nei discorsi di trump non è mai stato messo l’accento sulla necessità di prepararsi alla guerra (tranne pompeo) e, come al contrario altri hanno fatto, ma ha volutamente fatto cadere l’attenzione sulla ricerca di risolvere alcuni problemi economici e commerciali aperti con la cina, ad esempio: ha lasciato il medio oriente, la libia campo ai russi in un quadro politico contraddittorio mirante però a recuperare o neutralizzare l’area russa da una alleanza con la cina. ha messo per la prima volta, piede in corea del nord. ha messo sul piano degli accusati l’oms di aver coperto la pandemia che ha danneggiato la priorità che gli stati uniti avevano dato al rilancio della loro ripresa economica; 3) trump per essere rieletto ha bisogno di garantire stabilità al grande capitale industriale e finanziario, di restare il paladino dei bianchi statunitensi, di contenere la disoccupazione e la povertà, di limitare lo sviluppo continuo della cina nei mercati mondiali ponendogli misure pesanti e temi sullo spionaggio industriale, pratiche scorrette di finanziamenti, limiti di permessi e di permanenza per studenti e ricercatori cinesi. la supremazia finanziaria di wall street non può durare a lungo se gli usa perdono il primato produttivo e tecnologico a favore della cina e di conseguenza il dollaro farà la fine della sterlina quando l’inghilterra perse a sua volta il primato industriale. ma soprattutto vuole conquistare i giovani con il “no guerra” perché negli stati uniti non si vuol più morire per le guerre delle multinazionali.. tante promesse, tante parole, ma la repressione e lo sfruttamento continuano, come abbiamo visto con i recenti episodi di razzismo. 4) il partito democratico eleggendo una donna di colore come candidata alla vicepresidenza del congresso, giocando la carta della feroce repressione di trump e della polizia verso gli afroamericani, mossa per recuperare la debolezza politica di biden, sembrano però essere lontani di avere conquistato questo elettorato ( che è quello che proviene dai campi di cotone e dall’industria), perché come fu per obama ( si dice fosse di origine keniota), così l’attuale candidata vicepresidente democratica per la casa bianca è si di colore, ma originaria dell’asia. ma come detto, in questi due mesi che ci separano dalle elezioni presidenziali usa nulla è predefinito. e’ importante per i lavoratori ed i popoli europei prestare grande attenzione a quanto succede nel paese capofila del capitalismo, anche alla contesa per la supremazia economica tra usa e cina, perché è necessario costruire una linea di indipendenza e sovranità economica, politica e di difesa dell’europa. i popoli, le classi sfruttate non si fanno illusioni, la lotta contro l’imperialismo e per l’emancipazione dei lavoratori continua.
Segue da Pag.36: Ecco la natura egemonica della strategia indo-pacifica degli Stati Uniti

Obiettivamente parlando, a prescindere dal Giappone e dall'India, che sono attori chiave della strategia indopacifica, o dall'ASEAN che si trova al centro della regione indopacifica, gli altri stati non possono accettare le azioni degli Stati Uniti. Non è in linea con gli interessi di tutte le parti. Il commercio è stato a lungo una parte essenziale della forza nazionale del Giappone. Il Giappone sperava che la strategia indopacifica potesse concentrarsi sulla cooperazione economica tra l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico, sperando di costruire un mercato più ampio di commercio regionale e di connettività. Con il miglioramento delle relazioni tra Cina e Giappone negli ultimi anni, il Giappone è diventato più prudente tra Cina e Stati Uniti. Tokyo ha persino evitato di usare la parola "strategia" per descrivere l'"Indo-Pacifico libero e aperto" nel suo Bluebook diplomatico del 2019, ma ha usato la parola"visione".

Gli Stati Uniti considerano l'India un paese chiave della strategia indopacifica. Vogliono usare l'India per contenere la Cina. Anche se la politica dell'India nei confronti della Cina ha avuto a lungo un lato duro, il principio di autonomia strategica di Nuova Delhi è in contrasto con la politica dell'"America First". Il primo ministro indiano Narendra Modi ha confermato pubblicamente che "l'India non vede la regione dell'Indo-Pacifico come una strategia o come un club di membri limitati... una definizione geografica, in quanto tale, non può esserlo".

Di recente in Cina ho avuto uno scambio di idee con un diplomatico dell'ASEAN sulla strategia indopacifica. Egli ha detto che l'ASEAN non sostiene alcuna politica che contenga la Cina e che l'ASEAN si opporrà all'esclusività e non sceglierà da che parte stare. Ha spiegato che il termine "Indo-Pacifico" è stato usato direttamente nell'ASEAN Outlook sull'Indo-Pacifico pubblicato nel 2019, perché rappresenta la risposta diretta dell'ASEAN alla strategia indopacifica degli Stati Uniti e riflette la posizione dell'ASEAN sulla questione. In caso contrario, gli Stati Uniti avrebbero potuto ignorare che l'ASEAN stava rispondendo alla strategia dell'Indo-Pacifico, ha spiegato.

Le elezioni presidenziali americane del 2020 sono in corso. La strategia indopacifica è un raro esempio di quadro diplomatico multilaterale dall'amministrazione Trump. L'amministrazione Trump può anche utilizzare questa strategia come una cosiddetta conquista diplomatica per contrastare le critiche interne. Ma il problema è che più gli Stati Uniti aumentano gli investimenti militari, più la Cina e gli altri Paesi della regione saranno vigili. La strategia indopacifica mostrerà in generale il suo vero volto ed esporrà la natura egemonica dell'esercito statunitense e del dollaro.

L'autore è direttore del dipartimento di ricerca presso il National Strategy Institute dell'Università Tsinghua di Pechino.

COSA SI NASCONDE DIETRO LE TENSIONI TRA GRECIA E TURCHIA

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia



4 SET 2020 — Manlio Dinucci #Byoblu24

Nelle acque del mar Mediterraneo orientale è in atto uno scontro tra Grecia e Turchia. Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha dichiarato che l'estensione delle acque territoriali rappresenta un diritto sovrano della Grecia. La Turchia ha risposto dicendo che una simile azione potrebbe essere la causa dello scoppio di un conflitto armato. La vicenda desta molte preoccupazioni.

Manlio Dinucci, giornalista e geografo, intervenuto su #Byoblu, dimostra che gli interessi in gioco nell'area, ricca di risorse energetiche, sono ben più ampi di quelli della Grecia e della Turchia e coinvolgono diversi attori internazionali. Dietro le tensioni tra Grecia e Turchia, si nasconde il grande gioco del controllo delle risorse energetiche .

PROCESSO ASSANGE: INTERVISTA VIDEO COL PADRE JOHN SHIPTON DELLA NOSTRA INVIATA A LONDRA B. GALLI

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia



CHI C'E' DIETRO LA GIUDICE CHE PROCESSA ASSANGE

Manlio Dinucci
- (il manifesto, 15 settembre 2020)

Emma Arbuthnot è la giudice capo che, a Londra, ha istruito il processo per l’estradizione di Julian Assange negli Usa, dove lo attende una condanna a 175 anni di carcere per «spionaggio», ossia per aver pubblicato, quale giornalista d’inchiesta, prove dei crimini di guerra Usa, tra cui video sulle stragi di civili in Iraq e Afghanistan.

Al processo, assegnato alla giudice Vanessa Baraitser, è stata respinta ogni richiesta della difesa. Nel 2018, dopo che è caduta l’accusa di violenza sessuale da parte della Svezia, la giudice Arbuthnot ha rifiutato di annullare il mandato di arresto, così che Assange non potesse ottenere asilo in Ecuador.

La Arbuthnot ha respinto le conclusioni del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria di Assange. Inascoltate anche quelle del responsabile Onu contro la tortura: «Assange, detenuto in condizioni estreme di isolamento non giustificate, mostra i sintomi tipici di un’esposizione prolungata alla tortura psicologica».

Nel 2020, mentre migliaia di detenuti sono stati trasferiti agli arresti domiciliari quale misura anti-Coronavirus, Assange è stato lasciato in carcere, esposto al contagio in condizioni fisiche compromesse.

In aula Assange non può consultarsi con gli avvocati, ma viene tenuto isolato in una gabbia di vetro blindato, e minacciato di espulsione se apre bocca.

Che cosa c’è dietro tale accanimento? La Arbuthnot ha il titolo di «Lady», essendo consorte di Lord James Arbuthnot, noto «falco» Tory, già ministro degli appalti della Difesa, legato al complesso militare-industriale e ai servizi segreti.

Lord Arbuthnot è tra l’altro presidente del comitato consultivo britannico della Thales, multinazionale francese specializzata in sistemi militari aerospaziali, e membro di quello della Montrose Associates, specializzata in intelligence strategica (incarichi lautamente retribuiti).

Lord Arbuthnot fa parte della Henry Jackson Society (HJS), influente think tank transatlantico legato al governo e all’intelligence Usa. Lo scorso luglio, il segretario di stato Usa Mike Pompeo è intervenuto a Londra a una tavola rotonda della HJS: da quando era direttore della Cia nel 2017, egli accusa WikiLeaks, fondata da Assange, di essere «un servizio di spionaggio del nemico». La stessa campagna conduce la Henry Jackson Society, accusando Assange di «seminare dubbi sulla posizione morale dei governi democratici occidentali, con l’appoggio di regimi autocratici».

Nel consiglio politico della HJS, a fianco di Lord Arbuthnot, è stata fino a poco tempo fa Priti Patel, l’attuale segretaria agli Interni del Regno Unito, cui compete l’ordine di estradizione di Assange

A questo gruppo di pressione che conduce una martellante campagna per l’estradizione di Assange, con la regia di Lord Arbuthnot e altri influenti personaggi, è sostanzialmente collegata Lady Arbuthnot. È stata nominata dalla Regina magistrato capo nel settembre 2016, dopo che WikiLeaks aveva pubblicato in marzo i documenti più compromettenti per gli Usa.

Tra questi le email della segretaria di Stato Hillary Clinton che rivelano il vero scopo della guerra Nato alla Libia: impedire che questa usasse le sue riserve auree per creare una moneta pan-africana alternativa al dollaro e al franco Cfa, la moneta imposta dalla Francia a 14 ex colonie.

Il vero «reato» per cui Assange viene processato è quello di aver aperto crepe nel muro di omertà politico-mediatica che copre i reali interessi di potenti élite le quali, operando nello «Stato profondo», giocano la carta della guerra. È questo potere occulto a sottoporre Julian Assange a un processo, istruito da Lady Arbuthnot, che come trattamento dell’imputato ricorda quelli della Santa Inquisizione.

Se estradato negli Usa, Assange verrebbe sottoposto a «misure amministrative speciali» molto più dure di quelle britanniche: verrebbe isolato in una piccola cella, non potrebbe contattare la famiglia né parlare, neppure tramite gli avvocati che, se portassero un suo messaggio, verrebbero incriminati. In altre parole, sarebbe condannato a morte.

Perché Trump attacca il Pentagono ?

Di Osvaldo Pesce

Alcuni sono sorpresi dalle accuse che Trump ha rivolto al Pentagono mentre si inasprisce la campagna elettorale tra repubblicani e democratici per le elezioni presidenziali di novembre. In una recente conferenza stampa il Presidente Americano ha infatti criticati i vertici militari perché, a parole sue riportate dai mezzi di informazione: “non vogliono fare altro che combattere guerre in modo che tutte quelle meravigliose aziende che fabbricano bombe, aerei e tutto il resto siano felici”. Non solo, i comandi militari hanno messo con gli anni in piedi una struttura burocratica, così vasta, la quale pesa moltissimo in negativo sul bilancio dello Stato.

Cosa ha influenzato questa dichiarazione e quanto altro capiterà da qui a novembre, perché le accuse reciproche non finiranno ( ci sono ben altri coperchi da scoperchiare negli Usa). Indubbiamente, negli ultimi tempi, non è la prima volta che si manifesta da parte di alcuni poteri forti statunitensi tendenze all’isolazionismo, cioè sistemiamo la nostra situazione interna, con Trump questa volontà è più marcata e viene posta al centro, per ora, della campagna elettorale. Il capitale industriale e finanziario statunitense si rende conto che non ha più i numeri per essere il primate del mercato internazionale, la critica al Pentagono rientra nel quadro di risparmiare e non finanziare carrozzoni a scapito dell’economia americana e della riconquista dei mercati.

Osserviamo alcuni fatti:
1) Obama insignito del Nobel della Pace perché presentato come” colomba di pace”, difensore della democrazia, sfruttando anche il fatto di essere il primo Presidente di colore, nell’esame del suo operato risulta che oltre ad aver portato avanti le vecchie guerre contro l’Iraq, l’Afganistan ne ha intraprese di nuove contro la Siria, l’ Ucraina, la Libia, impegnandosi con operazioni militari utilizzando droni in Pakistan, nello Yemen, in Somalia, a volte anche senza l’approvazione del Congresso. Il suo operato ha sostenuto nella sostanza una visione imperiale del capitalismo Usa, ma non ha raggiunto gli obiettivi con un risultato di un indebolimento della presenza americana nel mondo.
2) Trump viene presentato come confuso, imprevedibile, contraddittorio, uno che licenzia tutti i suoi collaboratori, però a differenza dei presidenti che l’hanno preceduto non ha fatto nuove guerre. Nei discorsi di Trump non è mai stato messo l’accento sulla necessità di prepararsi alla guerra (tranne Pompeo) e, come al contrario altri hanno fatto, ma ha volutamente fatto cadere l’attenzione sulla ricerca di risolvere alcuni problemi economici e commerciali aperti con la Cina, ad esempio: ha lasciato il Medio oriente, la Libia campo ai Russi in un quadro politico contraddittorio mirante però a recuperare o neutralizzare l’area Russa da una alleanza con la Cina. Ha messo per la prima volta, piede in Corea del Nord. Ha messo sul piano degli accusati l’OMS di aver coperto la
Pandemia che ha danneggiato la priorità che gli Stati Uniti avevano dato al rilancio della loro ripresa economica;
3) Trump per essere rieletto ha bisogno di garantire stabilità al grande capitale industriale e finanziario, di restare il paladino dei bianchi statunitensi, di contenere la disoccupazione e la povertà, di limitare lo sviluppo continuo della Cina nei mercati mondiali ponendogli misure pesanti e temi sullo spionaggio industriale, pratiche scorrette di finanziamenti, limiti di permessi e di permanenza per studenti e ricercatori cinesi. La supremazia finanziaria di Wall Street non può durare a lungo se gli Usa perdono il primato produttivo e tecnologico a favore della Cina e di conseguenza il dollaro farà la fine della sterlina quando l’Inghilterra perse a sua volta il primato industriale. Ma soprattutto vuole conquistare i giovani con il “No guerra” perché negli Stati Uniti non si vuol più morire per le guerre delle multinazionali.. Tante promesse, tante parole, ma la repressione e lo sfruttamento continuano, come abbiamo visto con i recenti episodi di razzismo.
4) Il Partito Democratico eleggendo una donna di colore come candidata alla vicepresidenza del Congresso, giocando la carta della feroce repressione di Trump e della polizia verso gli afroamericani, mossa per recuperare la debolezza politica di Biden, sembrano però essere lontani di avere conquistato questo elettorato ( che è quello che proviene dai campi di cotone e dall’industria), perché come fu per Obama ( si dice fosse di origine keniota), così l’attuale candidata vicepresidente democratica per la Casa Bianca è si di colore, ma originaria dell’Asia.
Ma come detto, in questi due mesi che ci separano dalle elezioni presidenziali Usa nulla è predefinito. E’ importante per i lavoratori ed i popoli europei prestare grande attenzione a quanto succede nel paese capofila del capitalismo, anche alla contesa per la supremazia economica tra Usa e Cina, perché è necessario costruire una linea di indipendenza e sovranità economica, politica e di difesa dell’Europa. I popoli, le classi sfruttate non si fanno illusioni, la lotta contro l’imperialismo e per l’emancipazione dei lavoratori continua.

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