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La VOCE 2005 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°9 | maggio 2020 | PAGINA c - 27 |
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segue da pag.26: covid-19: le basi sioniste che sostengono la violenta repressione di israele sugli ebrei haredi.
ebrei ultra-ortodossi protestano contro israele di fronte alle nazioni unite durante la 73a sessione dell’assemblea generale, il 27 settembre 2018, a new york. andres kudacki | ap.
dal momento in cui è stato istituito, e fino ad oggi, lo stato di israele investe enormi sforzi e risorse per convincere gli ebrei ultra-ortodossi ad accettare il sionismo. israele fa tutto il possibile per secolarizzare questa comunità. questi sforzi hanno portato alla creazione di un gruppo religioso nazionale visto dagli haredi come eretico. ha anche creato un gruppo di ebrei haredi che non accettano la legittimità dello stato ma che hanno optato per ragioni pratiche di lavorare con esso e al suo interno. entrambi questi gruppi hanno rappresentanti nella knesset israeliana.
il prezzo che il governo israeliano paga per convincere i gruppi haredi a lavorare con esso costa molti milioni di dollari versati per gli istituti di istruzione haredi. “è come un pescatore con un verme sull’amo”, spiega il rabbino shapiro, “e la comunità haredi, come un pesce intelligente, sta cercando di catturare il verme senza mordere l’amo”.
il verme è il finanziamento, l’amo è il sionismo, l’obiettivo è la modifica alla loro educazione religiosa.
per tutto il ventesimo secolo, mentre “israele” veniva definito come un’identità laica virile, veniva coltivato un profondo risentimento verso la comunità haredi. rappresentavano i vecchi ebrei in esilio che andavano al macello come pecore. posso attestare il fatto che crescendo come israeliano si apprende molto presto che ci sono due gruppi di persone che uno dovrebbe odiare: gli arabi e gli ebrei haredi.
nel suo libro “veri ebrei, laici contro ultra-ortodossi e la lotta per l’identità ebraica in israele” noah efron descrive dettagliatamente quanto profondamente gli israeliani profani odiano gli ebrei ultra-ortodossi. tuttavia, si farebbe bene a ricordare che la comunità haredi ha preceduto la fondazione di israele.
profonda sfiducia.
per gli ebrei haredi che vivono in israele, una visita delle autorità preannuncia cattive notizie. le istituzioni statali li hanno perseguitati e hanno cercato di secolarizzarli in ogni modo immaginabile. di gran lunga l’elemento più intrusivo nella loro vita è la leva obbligatoria che è imposta dalla legge israeliana e significa che ogni uomo e donna di età superiore ai 18 anni deve prestare servizio militare. i giovani uomini e donne haredi preferirebbero essere arrestati e persino morire, piuttosto che essere arruolati.
non si può immaginare un ambiente meno religioso, meno devoto, meno attento e più promiscuo dell’esercito. gli ebrei haredi hanno sempre respinto la leva e questo è motivo di incursioni della polizia e arresti di questi giovani che, naturalmente, provocano rabbia e frustrazione nella comunità. il rifiuto dell’arruolamento da parte della comunità è il risultato di molte questioni, non ultimo il fatto che il loro stile di vita è, senza compromessi, religioso, non possono portare armi e rifiutano fondamentalmente lo stato.
un ragazzo ebreo ultraortodosso viene spinto dalla polizia israeliana nel quartiere meah she’arim di gerusalemme. mahmoud illean | ap.
un recente rapporto dell’npr ha documentato le condizioni all’interno della comunità haredi nel contesto dell’epidemia di coronavirus. i membri della comunità haredi vivono in condizioni affollate e molto umili in città e quartieri abitati esclusivamente dalla loro comunità. molti non parlano l’ebraico, che considerano un linguaggio sacro usato solo nella preghiera e nel riti, e invece usano lo yiddish, che è la lingua parlata dagli ebrei in europa. tuttavia, anche se la comunità haredi in israele costituisce oltre il 10% della popolazione, israele non offre informazioni ufficiali in yiddish.
con pochissime eccezioni, gli ebrei haredi non possiedono la televisione, non ascoltano la radio e non possiedono computer o smartphone. ciò che si trova visualizzato in televisione e online viola le rigide leggi di modestia che gli ebrei haredi osservano, e quindi scelgono di vivere senza di essi. questo significa che non hanno accesso alle informazioni comuni ad altre persone, sanno molto poco del mondo esterno a parte le informazioni che ricevono dai loro rabbini e dalle loro organizzazioni sociali .
incolpare le vittime.
l’opinione pubblica e la stampa israeliana hanno addossato molte colpe alla comunità haredi, sostenendo che non hanno agito abbastanza rapidamente per fermare la diffusione del virus. ci sono affermazioni che la loro “arretratezza” ha ostacolato un’azione efficace. tuttavia, come mi ha scritto un amico haredi di gerusalemme, “a new york, il tasso di infezione tra charedim (haredi) a williamsburg, brooklyn, è lo stesso di quello di altre affollate comunità non ebraiche come east new york. le cause sono la povertà e l’affollamento, non la pratica religiosa ebraica o il comportamento sbagliato degli haredi .”
il mio amico continua, “perché gli haredi sono poveri e ammassati insieme? in gran parte a causa del sionismo, perché l’esenzione dall’arruolamento vieta qualsiasi impiego, in modo che i giovani non possano lavorare anche se lo desiderano.” il disegno di legge consente agli uomini haredi di rinviare il servizio di leva fintanto che rimangono nella yeshiva per studiare a tempo pieno e non vanno al lavoro. questa restrizione mette a dura prova le famiglie e la comunità nel suo insieme.
il mio amico, che ha chiesto di rimanere anonimo, e che chiamerò moishe, ha confermato che il governo israeliano “fa affidamento su internet e messaggistica per educare i cittadini e che la maggior parte degli haredim non hanno nessun accesso a queste tecnologie, in particolare quelli di bene brak e meah she’arim. ” la prima è una città completamente haredi e il secondo è un quartiere haredi a gerusalemme. “non vedo quasi nulla nel mio quartiere in termini di istruzione”, dice moishe. “nessuno è in giro a parlare con noi. non ci sono avvisi alle nostre porte. niente.”
sempre secondo moishe, “la maggior parte della gente qui è stata molto attenta. mascherine, guanti, preghiera in casa, distanziamento” e comunque la polizia ha aggredito un gruppo di donne che erano in fila fuori dal negozio di alimentari perché erano troppo vicine. come al solito, la polizia è aggressiva, urlava, puntava le torce negli occhi delle persone. “c’erano anche dei bambini. è stato brutto ”conclude moishe.
un ebreo ultraortodosso coperto di scialle in un negozio a bnei brak, israele, 8 aprile 2020. oded balilty | ap.
in un altro episodio raccontato da moishe, “questo shabbat, la polizia israeliana della gestapo, ha spaccato la testa di un uomo che stava pregando all’aperto”. l’uomo non voleva interrompersi nel mezzo delle preghiere “e sapete cosa succede quando non si obbedisce perfettamente alla gestapo”. è stato portato in ospedale e ha avuto bisogno di un’operazione. “al contrario, la polizia di new york ha interrotto un funerale facendo lampeggiare le loro sirene. nessuna testa rotta come in israele.
non è raro sentire gli ebrei haredi riferirsi alla polizia e ai militari israeliani come gestapo o nazisti. anche se questo tipo di linguaggio è duro, se si considera la storia delle relazioni tra questa comunità e le istituzioni statali, in particolare per la polizia israeliana, non è del tutto sorprendente che venga usato un linguaggio simile. poche persone all’esterno hanno assistito alla violenza con cui la polizia israeliana tratta questa comunità. la polizia usa enormi cavalli.
antisommossa calpestando intenzionalmente le persone, ci sono casi di pestaggi orribili, vengono utilizzati idranti, granate stordenti e arresti violenti.
avvicinamento?
nella palestina pre-sionista, la comunità haredi aveva eccellenti rapporti con i suoi vicini palestinesi. condividevano valori simili e vivevano modestamente, fianco a fianco. ciò andò in rovina una volta che il sionismo prese il controllo della palestina e mise gli ebrei contro gli arabi. tuttavia, di volta in volta ci sono ancora segni che questa naturale alleanza storica possa essere ancora viva.
israel frei, un giornalista haredi che scrive in ebraico, ha recentemente scritto su casi in cui i palestinesi avevano cercato di sostenere le comunità haredi. conclude il suo pezzo con una citazione di abdel karim azzam, membro del consiglio di emergenza del movimento islamico:
“è inconcepibile pensare che il coronavirus non abbatterà i muri tra le persone”.
anzi, mi piacerebbe pensarlo.
trad: beniamino rocchetto – invictapalestina.org.
abbandonato da israele, il campo profughi di gerusalemme viene lasciato a combattere da solo l’epidemia di covid-19.
senza test, forniture mediche o zone di isolamento, i residenti del campo profughi di shuafat si stanno mobilitando per garantire la sicurezza in caso di epidemia. copertina: una vista del muro di separazione e del campo profughi di shuafat, gerusalemme, 22 marzo 2020. (foto di olivier fitoussi / flash90).
fonte – english version.
di yuval abraham – 12 aprile 2020.
sono i giorni della pandemia di coronavirus e la stragrande maggioranza degli abitanti di questa terra sono preoccupati per il loro stato economico, sanitario e psicologico. queste preoccupazioni sono altrettanto rilevanti per i residenti del campo profughi di shuafat, situato all’interno dei confini municipali di gerusalemme, pur trovandosi dall’altra parte del muro di separazione.
adnan, un giovane impiegato nel settore della alta tecnologia, afferma che il suo corpo si sta lentamente logorando dopo settimane senza abbracciare nessuno. aysar, chef di un ristorante locale, non riesce a dormire da quando la sua attività è chiusa. ilham, figlia di una famiglia di rifugiati di jaffa, è preoccupata per la sua anziana madre che trascorre le sue giornate a casa nel suo appartamento.
ma gli abitanti del campo soffrono di un ulteriore, particolarmente crudele e unico problema: israele li ha completamente abbandonati dietro il muro.
il muro di separazione ci ha isolati da gerusalemme e ha separato gerusalemme da noi”, afferma kamel ja’abri, che aiuta a gestire un’organizzazione giovanile nel campo ed è un volontario di kulna jerusalem, una ong locale composta da ebrei israeliani e palestinesi residenti in città. “in questo momento, all’ombra del coronavirus, questa separazione è pericolosa.”
il problema centrale, afferma ja’abri, è che le autorità non hanno né allestito un laboratorio di prova nel campo né istituito una zona di isolamento per le persone che potrebbero essere infettate. questo tipo di infrastruttura è fondamentale a causa dell’immensa densità di shuafat, che rende difficile un effettivo distanziamento sociale, in particolare se si considera la possibilità che israele possa mettere sotto quarantena il campo, chiudendo il checkpoint all’ingresso di shuafat, nel caso di un’epidemia.
“se ci fosse un focolaio a shuafat, le autorità non ci tratteranno come hanno fatto con la città haredi di bnei brak, chiuderanno immediatamente il checkpoint. sarà un disastro. il governo aveva già preso in considerazione la possibilità di farlo due settimane fa, nonostante qui non ci fosse nemmeno un’infezione. cosa succederà quando avremo dei casi? a loro non importa. nessuno verrà portato nei centri di isolamento”, conclude ja’abri.
il muro di separazione è stato costruito circa 15 anni fa e da allora i residenti del campo non hanno ricevuto servizi di base ed essenziali dal comune, che è responsabile dell’area. magen david adom (croce rossa di david), il servizio medico d’urgenza di israele, non entra nel campo profughi di shuafat e, per condurre test per il coronavirus, i residenti devono attraversare il checkpoint e recarsi in un ospedale vicino. il sindaco di gerusalemme moshe leon si è opposto al tentativo del governo israeliano di chiudere il checkpoint di shuafat, ma molti residenti del campo credono che possa ancora accadere.
“il muro è stato costruito come parte di una politica demografica il cui obiettivo è sradicarci dalla città”, dice ja’abri. “è evidente, per me e per tutti coloro che vivono qui, che israele non ci vuole. ecco perché è fondamentale richiedere l’allestimento di un centro di analisi e una zona di isolamento all’interno del campo. in questo modo, se restiamo isolati, avremo le infrastrutture per affrontare la crisi”.
orfani che affrontano la pandemia.
il portavoce del ministero della sanità israeliano afferma che non esiste un piano per istituire centri di isolamento o implementare test sull’altro lato del muro di separazione. “il nostro punto
..segue ./.
Segue da Pag.26: COVID-19: Le basi sioniste che sostengono la violenta repressione di Israele sugli ebrei Haredi
Ebrei ultra-ortodossi protestano contro Israele di fronte alle Nazioni Unite durante la 73a sessione dell’Assemblea Generale, il 27 settembre 2018, a New York. Andres Kudacki | AP Dal momento in cui è stato istituito, e fino ad oggi, lo stato di Israele investe enormi sforzi e risorse per convincere gli ebrei ultra-ortodossi ad accettare il sionismo. Israele fa tutto il possibile per secolarizzare questa comunità. Questi sforzi hanno portato alla creazione di un gruppo religioso nazionale visto dagli Haredi come eretico. Ha anche creato un gruppo di ebrei Haredi che non accettano la legittimità dello stato ma che hanno optato per ragioni pratiche di lavorare con esso e al suo interno. Entrambi questi gruppi hanno rappresentanti nella Knesset israeliana. Il prezzo che il governo israeliano paga per convincere i gruppi Haredi a lavorare con esso costa molti milioni di dollari versati per gli istituti di istruzione Haredi. “È come un pescatore con un verme sull’amo”, spiega il rabbino Shapiro, “e la comunità Haredi, come un pesce intelligente, sta cercando di catturare il verme senza mordere l’amo”. Il verme è il finanziamento, l’amo è il sionismo, l’obiettivo è la modifica alla loro educazione religiosa. Per tutto il ventesimo secolo, mentre “Israele” veniva definito come un’identità laica virile, veniva coltivato un profondo risentimento verso la comunità Haredi. Rappresentavano i vecchi ebrei in esilio che andavano al macello come pecore. Posso attestare il fatto che crescendo come israeliano si apprende molto presto che ci sono due gruppi di persone che uno dovrebbe odiare: gli arabi e gli ebrei Haredi. Nel suo libro “Veri ebrei, laici contro Ultra-ortodossi e la lotta per l’identità ebraica in Israele” Noah Efron descrive dettagliatamente quanto profondamente gli israeliani profani odiano gli ebrei ultra-ortodossi. Tuttavia, si farebbe bene a ricordare che la comunità Haredi ha preceduto la fondazione di Israele. Profonda sfiducia Per gli ebrei Haredi che vivono in Israele, una visita delle autorità preannuncia cattive notizie. Le istituzioni statali li hanno perseguitati e hanno cercato di secolarizzarli in ogni modo immaginabile. Di gran lunga l’elemento più intrusivo nella loro vita è la leva obbligatoria che è imposta dalla legge israeliana e significa che ogni uomo e donna di età superiore ai 18 anni deve prestare servizio militare. I giovani uomini e donne Haredi preferirebbero essere arrestati e persino morire, piuttosto che essere arruolati. Non si può immaginare un ambiente meno religioso, meno devoto, meno attento e più promiscuo dell’esercito. Gli ebrei Haredi hanno sempre respinto la leva e questo è motivo di incursioni della polizia e arresti di questi giovani che, naturalmente, provocano rabbia e frustrazione nella comunità. Il rifiuto dell’arruolamento da parte della comunità è il risultato di molte questioni, non ultimo il fatto che il loro stile di vita è, senza compromessi, religioso, non possono portare armi e rifiutano fondamentalmente lo Stato. ![]() Un ragazzo ebreo ultraortodosso viene spinto dalla polizia israeliana nel quartiere Meah She’arim di Gerusalemme. Mahmoud Illean | AP Un recente rapporto dell’NPR ha documentato le condizioni all’interno della comunità Haredi nel contesto dell’epidemia di Coronavirus. I membri della comunità Haredi vivono in condizioni affollate e molto umili in città e quartieri abitati esclusivamente dalla loro comunità. Molti non parlano l’ebraico, che considerano un linguaggio sacro usato solo nella preghiera e nel riti, e invece usano lo yiddish, che è la lingua parlata dagli ebrei in Europa. Tuttavia, anche se la comunità Haredi in Israele costituisce oltre il 10% della popolazione, Israele non offre informazioni ufficiali in yiddish. Con pochissime eccezioni, gli ebrei Haredi non possiedono la televisione, non ascoltano la radio e non possiedono computer o smartphone. Ciò che si trova visualizzato in televisione e online viola le rigide leggi di modestia che gli ebrei Haredi osservano, e quindi scelgono di vivere senza di essi. Questo significa che non hanno accesso alle informazioni comuni ad altre persone, sanno molto poco del mondo esterno a parte le informazioni che ricevono dai loro rabbini e dalle loro organizzazioni sociali . Incolpare le vittime L’opinione pubblica e la stampa israeliana hanno addossato molte colpe alla comunità Haredi, sostenendo che non hanno agito abbastanza rapidamente per fermare la diffusione del virus. Ci sono affermazioni che la loro “arretratezza” ha ostacolato un’azione efficace. Tuttavia, come mi ha scritto un amico Haredi di Gerusalemme, “a New York, il tasso di infezione tra Charedim (Haredi) a Williamsburg, Brooklyn, è lo stesso di quello di altre affollate comunità non ebraiche come East New York. Le cause sono la povertà e l’affollamento, non la pratica religiosa ebraica o il comportamento sbagliato degli Haredi .” Il mio amico continua, “perché gli Haredi sono poveri e ammassati insieme? In gran parte a causa del sionismo, perché l’esenzione dall’arruolamento vieta qualsiasi impiego, in modo che i giovani non possano lavorare anche se lo desiderano.” Il disegno di legge consente agli uomini Haredi di rinviare il servizio di leva fintanto che rimangono nella yeshiva per studiare a tempo pieno e non vanno al lavoro. Questa restrizione mette a dura prova le famiglie e la comunità nel suo insieme. Il mio amico, che ha chiesto di rimanere anonimo, e che chiamerò Moishe, ha confermato che il governo israeliano “fa affidamento su Internet e messaggistica per educare i cittadini e che la maggior parte degli Haredim non hanno nessun accesso a queste tecnologie, in particolare quelli di Bene Brak e Meah She’arim. ” La prima è una città completamente Haredi e il secondo è un quartiere Haredi a Gerusalemme. “Non vedo quasi nulla nel mio quartiere in termini di istruzione”, dice Moishe. “Nessuno è in giro a parlare con noi. Non ci sono avvisi alle nostre porte. Niente.” Sempre secondo Moishe, “La maggior parte della gente qui è stata molto attenta. Mascherine, guanti, preghiera in casa, distanziamento” e comunque la polizia ha aggredito un gruppo di donne che erano in fila fuori dal negozio di alimentari perché erano troppo vicine. Come al solito, la polizia è aggressiva, urlava, puntava le torce negli occhi delle persone. “C’erano anche dei bambini. È stato brutto ”conclude Moishe. Un ebreo ultraortodosso coperto di scialle in un negozio a Bnei Brak, Israele, 8 aprile 2020. Oded Balilty | AP In un altro episodio raccontato da Moishe, “questo Shabbat, la polizia israeliana della Gestapo, ha spaccato la testa di un uomo che stava pregando all’aperto”. L’uomo non voleva interrompersi nel mezzo delle preghiere “e sapete cosa succede quando non si obbedisce perfettamente alla Gestapo”. È stato portato in ospedale e ha avuto bisogno di un’operazione. “Al contrario, la polizia di New York ha interrotto un funerale facendo lampeggiare le loro sirene. Nessuna testa rotta come in Israele. Non è raro sentire gli ebrei Haredi riferirsi alla polizia e ai militari israeliani come Gestapo o Nazisti. Anche se questo tipo di linguaggio è duro, se si considera la storia delle relazioni tra questa comunità e le istituzioni statali, in particolare per la polizia israeliana, non è del tutto sorprendente che venga usato un linguaggio simile. Poche persone all’esterno hanno assistito alla violenza con cui la polizia israeliana tratta questa comunità. La polizia usa enormi cavalli |
antisommossa calpestando intenzionalmente le persone, ci sono casi di pestaggi orribili, vengono utilizzati idranti, granate stordenti e arresti violenti.
![]() Avvicinamento? Nella Palestina pre-sionista, la comunità Haredi aveva eccellenti rapporti con i suoi vicini palestinesi. Condividevano valori simili e vivevano modestamente, fianco a fianco. Ciò andò in rovina una volta che il sionismo prese il controllo della Palestina e mise gli ebrei contro gli arabi. Tuttavia, di volta in volta ci sono ancora segni che questa naturale alleanza storica possa essere ancora viva. Israel Frei, un giornalista Haredi che scrive in ebraico, ha recentemente scritto su casi in cui i palestinesi avevano cercato di sostenere le comunità Haredi. Conclude il suo pezzo con una citazione di Abdel Karim Azzam, membro del Consiglio di emergenza del movimento islamico: “È inconcepibile pensare che il Coronavirus non abbatterà i muri tra le persone”. Anzi, mi piacerebbe pensarlo. Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org ![]() Abbandonato da Israele, il campo profughi di Gerusalemme viene lasciato a combattere da solo l’epidemia di COVID-19Fonte – English version Di Yuval Abraham – 12 Aprile 2020 Sono i giorni della pandemia di coronavirus e la stragrande maggioranza degli abitanti di questa terra sono preoccupati per il loro stato economico, sanitario e psicologico. Queste preoccupazioni sono altrettanto rilevanti per i residenti del campo profughi di Shuafat, situato all’interno dei confini municipali di Gerusalemme, pur trovandosi dall’altra parte del muro di separazione. Adnan, un giovane impiegato nel settore della alta tecnologia, afferma che il suo corpo si sta lentamente logorando dopo settimane senza abbracciare nessuno. Aysar, chef di un ristorante locale, non riesce a dormire da quando la sua attività è chiusa. Ilham, figlia di una famiglia di rifugiati di Jaffa, è preoccupata per la sua anziana madre che trascorre le sue giornate a casa nel suo appartamento. Ma gli abitanti del campo soffrono di un ulteriore, particolarmente crudele e unico problema: Israele li ha completamente abbandonati dietro il muro. Il muro di separazione ci ha isolati da Gerusalemme e ha separato Gerusalemme da noi”, afferma Kamel Ja’abri, che aiuta a gestire un’organizzazione giovanile nel campo ed è un volontario di Kulna Jerusalem, una ONG locale composta da ebrei israeliani e palestinesi residenti in città. “In questo momento, all’ombra del coronavirus, questa separazione è pericolosa.” Il problema centrale, afferma Ja’abri, è che le autorità non hanno né allestito un laboratorio di prova nel campo né istituito una zona di isolamento per le persone che potrebbero essere infettate. Questo tipo di infrastruttura è fondamentale a causa dell’immensa densità di Shuafat, che rende difficile un effettivo distanziamento sociale, in particolare se si considera la possibilità che Israele possa mettere sotto quarantena il campo, chiudendo il checkpoint all’ingresso di Shuafat, nel caso di un’epidemia. “Se ci fosse un focolaio a Shuafat, le autorità non ci tratteranno come hanno fatto con la città Haredi di Bnei Brak, chiuderanno immediatamente il checkpoint. Sarà un disastro. Il governo aveva già preso in considerazione la possibilità di farlo due settimane fa, nonostante qui non ci fosse nemmeno un’infezione. Cosa succederà quando avremo dei casi? A loro non importa. Nessuno verrà portato nei centri di isolamento”, conclude Ja’abri. Il muro di separazione è stato costruito circa 15 anni fa e da allora i residenti del campo non hanno ricevuto servizi di base ed essenziali dal comune, che è responsabile dell’area. Magen David Adom (Croce Rossa di David), il servizio medico d’urgenza di Israele, non entra nel campo profughi di Shuafat e, per condurre test per il coronavirus, i residenti devono attraversare il checkpoint e recarsi in un ospedale vicino. Il sindaco di Gerusalemme Moshe Leon si è opposto al tentativo del governo israeliano di chiudere il checkpoint di Shuafat, ma molti residenti del campo credono che possa ancora accadere. “Il muro è stato costruito come parte di una politica demografica il cui obiettivo è sradicarci dalla città”, dice Ja’abri. “È evidente, per me e per tutti coloro che vivono qui, che Israele non ci vuole. Ecco perché è fondamentale richiedere l’allestimento di un centro di analisi e una zona di isolamento all’interno del campo. In questo modo, se restiamo isolati, avremo le infrastrutture per affrontare la crisi”. Orfani che affrontano la pandemia Il portavoce del ministero della Sanità israeliano afferma che non esiste un piano per istituire centri di isolamento o implementare test sull’altro lato del muro di separazione. “Il nostro punto ..segue ./.
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