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La VOCE 2005

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La VOCE ANNO XXII N°9

maggio 2020

PAGINA 12

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in questa pagina potete trovare articoli molto interessanti, che non hanno trovato spazio in questo numero de la voce, ma di cui consigliamo ugualmente la lettura. africa. america. basta bolsonaro! fuori bolsonaro! “la lotta per la rimozione di bolsonaro è all'ordine del giorno. un altro motivo di discussione è sul fatto che ciò possa avvenire a breve termine, sulla forma e il momento in cui si verificherà”, scrive il dirigente comunista josé reinaldo carvalho, editore di resistência. scrisse sepúlveda, mancato il 16 aprile 2020, dopo due mesi di lotta contro covid 19, “sono morto tante volte, se è per questo. la prima quando il cile fu stravolto dal colpo di stato; la seconda quando mi arrestarono; la terza quando imprigionarono carmen, mia moglie; la quarta quando mi tolsero il passaporto. potrei continuare”. il coronavirus detonatore di una nuova crisi globale. l’avvento dell’emergenza covid-19 negli usa sta mettendo a nudo la realtà e le contraddizioni del sistema politico ed economico. dopo aver cercato in tutti i modi di ignorare e posticipare l’entrata nella crisi, quando la gravità’ della situazione ha messo la classe politica con le spalle al muro ecco che allora si è messo in moto anche qui il processo che già è stato vissuto in cina e in europa, ma naturalmente tutto in salsa americana. il blocco deve essere rimosso subito e per sempre. da oltre un mese stiamo tutti i giorni apprendendo notizie - da quotidiani, televisioni e reti sociali - sulla diffusione del virus sars-cov-2, che provoca la malattia covid-19. cina. la risposta globale della cina al covid-19. “dallo scoppio del covid- 19, la cina ha sempre sostenuto che la comunità internazionale debba salvaguardare congiuntamente un’economia mondiale aperta, e garantire la stabilità della catena di approvigionamento globale”. lo ha detto il portavoce del ministero degli affari esteri, geng shuang, durante la conferenza stampa del 25 marzo. xi jinping: lavorare insieme per sconfiggere l’epidemia di covid-19. ultime pubblicazioni. lettera aperta dei partiti politici del mondo per una più stretta cooperazione internazionale contro il covid-19. siamo consapevoli che il virus non rispetta alcun confine e che nessun paese può rispondere alle sfide da solo di fronte all’epidemia. i paesi devono rafforzare la loro consapevolezza di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità, prestandosi attivamente aiuto e sostegno reciproco man mano che la situazione diventa più difficile. europa. il leviatano dell’unione europea e l’attacco alla democrazia. altri ancora sanno che nell’odierna unione europea non v’è nulla di federale o confederale, ma pensano che si stia lavorando a un progetto ambizioso, la costruzione degli stati uniti d’europa, o qualcosa di simile. ue, appello di 101 economisti al governo: “non firmate quell’accordo”. l’accordo raggiunto dall’eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo. italia. 25 aprile 2020: il messaggio di erri de luca. «è un 25 aprile da stare affacciati ai balconi per condividere questo tempo di sospensione. nonostante ciò, siamo qui per ricordare un traguardo comune, che è quello di tutto gli italiani. ci sono delle persone che non si identificano con questa giornata, che si chiamano fuori. resistere ancora, a distanza di settantacinque anni. tre giorni dopo, ha scritto norberto bobbio, quando i partigiani entrarono a torino e i tedeschi, seguiti dai fascisti, furono messi in fuga, “fu come se un vento impetuoso avesse spazzato d'un colpo tutte le nubi e alzando gli occhi potessimo rivedere il sole di cui avevamo dimenticato lo splendore; o come se il sangue avesse ricominciato a scorrere in un cadavere, risuscitandolo. la lotta antifascista dei “partigiani digitali”. ho sempre avuto una passione, fin dalla nascita del primo “darkweb”: analizzare i dati. internet è nato come uno spazio di libertà: in rete non c’erano i governi, non c’erano i mass media. nel 2016, però, con la mia agenzia, che si occupa soprattutto di marketing, mi sono reso conto che c’erano spaventose anomalie nelle campagne politiche. consiglio ue, se potessi mangiare un'idea. ci troviamo nella condizione di chi deve ipotecare la casa per far fronte a spese inevitabili e chiede aiuto a un amico per evitarlo, ma quello gli propone di pensar lui al canile in giardino. a questo punto quella frase pronunciata da conte, “altrimenti faremo da soli”, non è più tanto un avvertimento o una sfida, ma semplicemente una necessità. intervista a vladimiro giacché. chi per contro da anni ha inteso quale sia questa natura non vede motivi per amare la ue, ma non ha neppure motivi per gridare al tradimento. l’unione europea è un insieme di stati in lotta per affermare gli interessi delle rispettive grandi borghesie nazionali. qualcuno ci è riuscito molto bene (la germania in primis, ma anche la francia), qualcuno altro molto meno (è il caso dell’italia). resta il fatto che oggi l’unione europea è un beggar thy neighbor club, un’accolita in cui ciascuno cerca di fregare il vicino, e dal punto di vista dei suoi trattati qualcosa di peggio: una macchina per la deflazione salariale, per lo spostamento della competitività su questo terreno. non si tratta di avere simpatia o antipatia nei confronti di questa unione, ma di capire come funziona: e funziona esattamente così, attraverso la competizione al ribasso di diritti e garanzie del lavoro. la fuoriuscita da questo contesto è la condizione necessaria, anche se ovviamente non sufficiente, per poter ricominciare a parlare seriamente – e non in una stanca e rituale ripetizione di vecchi slogan ai quali nessuno crede più – di diritti del lavoro, di miglioramenti delle condizioni delle classi lavoratrici. le sfide della disuguaglianza. intervista a thomas piketty. thomas piketty: l’obiettivo di questo libro è quello di presentare una storia dei regimi diseguali e dei sistemi di giustificazione delle disuguaglianze. il libro si focalizza sulla necessità di prendere sul serio le ideologie che stanno dietro l’organizzazione sociale, economica e delle disuguaglianze. significa che la storia delle disuguaglianze ha a che vedere con il modo in cui la giustizia è concepita da queste ideologie sottostanti. sono le ideologie che possono trasformare la realtà delle disuguaglianze. 8x1000 a sanità e ricerca, micromega aderisce alla petizione dell’uaar. dirottare l’8x1000 di competenza statale della prossima dichiarazione dei redditi al sostegno del servizio sanitario nazionale. è questa la richiesta al centro della petizione lanciata su change.org dall’unione degli atei e degli agnostici razionalisti (uaar).
fine della democrazia liberale? in un recente intervento su the guardian cas mudde ha replicato a quanti sostenevano che la pandemia da covid-19 avrebbe spazzato via i partiti populisti.[i] secondo mudde, la crisi avrà al massimo “a moderate overall effect on populists: some will win, some will lose and some will stay the same”. personalmente, non sono in grado di giudicare le parole di mudde, anche perché ho sempre nutrito forti dubbi sulle capacità euristiche della categoria “populismo”.[ii] in altre parole: non mi avventuro a profetizzare gli insuccessi o le sfortune dei singoli partiti della galassia populista, in relazione alla loro capacità di gestire la crisi pandemica. credo però di poter sostenere che essa segni la fine della democrazia costituzionale di ascendenza liberale, nel senso che dopo il coronavirus non sarà più possibile tentare di giustificare teoricamente questo modello di governo. chi pagherà il conto? l’attuale dibattito politico-economico italiano ed europeo è, a dir poco, surreale. i sacri vincoli neoliberisti di maastricht, per cui uno stato non deve superare la soglia del 3% del pil, che non possono essere in nessun modo messi in discussione quando si tratta di servizi sociali, di riduzione dell’orario e dei ritmi di lavoro, di tutela dei lavoratori dinanzi ai licenziamenti senza giusta causa, di pensioni non da fame, di un’istruzione pubblica gratuita e di qualità, di una struttura sanitaria nazionale efficace e in grado di prevenire più che curare, perdono qualsiasi valore nel momento in cui si tratta di rifinanziare, con fondi pubblici, le grandi banche private. in altri termini di rifinanziare quel capitale speculativo e industriale che è il principale responsabile della crisi in cui ci troviamo, sotto tutti i punti di vista. perché anche l’attuale pandemia non è solo una disgrazia naturale, ma un fondamento strutturale di natura economica e sociale a partire dai tagli alla sanità pubblica, proseguendo con la riduzione del personale medico pubblico, il taglio dei posti letto, la mancanza di qualsiasi forma di prevenzione e, per finire, l’ideologia individualista che da anni si è imposta come pensiero unico dominante. domenico moro: non basta keynes, ci vuole marx. domanda. ciao domenico, innanzitutto grazie per questa intervista. allora, come alcuni hanno sottolineato la pandemia da coronavirus ha messo in luce le fragilità del sistema economico capitalistico e fatto scoppiare una crisi già pronta a esplodere. per quanto sia difficile fare previsioni, come giudichi i mesi che verranno: siamo di fronte ad uno scenario a v, con una forte crisi e una rapida risalita, oppure dovremo fare i conti con una crisi lunga e difficile? risposta. credo che sia da escludere una evoluzione economica a v, con una rapida discesa seguita immediatamente da una altrettanto rapida ripresa. è molto più probabile che ci troveremo davanti a una crisi lunga e soprattutto profonda. a livello mondiale, dopo la seconda guerra mondiale, solo nel 2009 si registrò un decremento del pil, pari al -1,28%, oggi si prevede un decremento per il 2020, secondo alcune banche internazionali tra il -2,3 e il -2,6%. in italia sono ferme almeno il 60% delle attività produttive, il che significa perdere 10-15 miliardi di pil a settimana. il centro studi della confindustria prevede un calo del pil in italia, sempre nel 2020, del -6%, ma solo a patto che la fase acuta dell’emergenza termini a maggio con la riapertura del 90% delle attività. il pcl denuncia governo, regione lombardia e confindustria. il partito comunista dei lavoratori denuncia con un proprio esposto le responsabilità del governo nazionale, di quello lombardo e della confindustria nello sviluppo esponenziale del contagio e delle morti nella regione lombardia. medio oriente. russia. internazionalismo partigiano sovietici e jugoslavi nella resistenza in emilia-romagna. * il primo video è la registrazione integrale (2h24m) del convegno tenuto a bologna il 5 maggio 2017 sul tema: internazionalismo partigiano: sovietici e jugoslavi nella resistenza in emilia-romagna. organizzato da anpi prov. bologna e jugocoord onlus, il convegno vide la partecipazione di: jadranka bentini, ermenegildo bugni "arno", mirco carrattieri, eric gobetti, andrea martocchia, liana michelini, anna roberti, ivan serra, franco sprega. il discorso dell'ambasciatore di slovenia, tomaz kunstelj, tenuto a barletta in occasione delle celebrazioni svoltesi sabato 2 novembre, giornata dedicata ai defunti, al sacrario militare dei caduti italiani e nell'ossario militare dei caduti slavi. * il secondo e terzo video risalgono al 2 novembre scorso: si tratta della commemorazione dei caduti jugoslavi cui è dedicato il pregevole sacrario nel cimitero di barletta, svoltasi alla presenza degli ambasciatori di serbia goran aleksić e di slovenia tomaž kunstelj. scienza. prevengho-vir, un farmaco cubano di omeoprofilassi contro lo tsunami covid-19. come cubana e semplice mortale, questa volta propongo ai lettori di «città futura» di condividere con voi il mio orgoglio e il mio patriottismo per il mio paese, fiorito ancora di più negli ultimi tempi nel confermare gli sforzi per sconfiggere la pandemia del covid-19 causata dal virus sars-cov-2. tali sentimenti sono ulteriormente rafforzati dal ragionamento su come una nazione del terzo mondo, assediata da un blocco commerciale, economico e finanziario degli stati uniti per oltre 50 anni, sia riuscita a sviluppare la scienza con risultati tangibili, riconosciuti su scala planetaria. una scienza che la rivoluzione trionfante nel gennaio 1959 mette al servizio della società cubana con oltre 11 milioni 200 abitanti e che condivide i suoi successi con coloro che ne hanno bisogno e la richiedono in altri paesi, secondo il principio del diritto sacro alla salute di tutta l'umanità. il sistema sanitario nazionale propugna un modello di medicina familiare affiancato da centri ospedalieri, clinici, chirurgici, istituti e ospedali docenti in tutte le 15 province e policlinici nei 168 municipi. gli indici sanitari sono paragonabili a quelli dei paesi sviluppati e l’aspettativa di vita alla nascita, secondo la cifra disponibile del 2014, aveva raggiunto i 79.39 anni. gramsci dalla critica del parlamentarismo alla necessità della rivoluzione. il regime rappresentativo (proprio della tradizione liberale) svolge, a parere di antonio gramsci, una funzione storica positiva nella misura in cui è in grado di selezionare funzionari capaci di vitalizzare le cariche non elettive dell’apparato statuale in cui “naturalmente” tende a prevalere la rigidità burocratica [1]. da questo punto di vista, gramsci vede nel regime parlamentare fondato hegelianamente sull’egemonia la realizzazione del tentativo giacobino di realizzare lo stato moderno borghese nella sua forma più compiuta: “lo sviluppo del giacobinismo (di contenuto) ha trovato la sua perfezione formale nel regime parlamentare, che realizza nel periodo più ricco di energie ‘private’ nella società l’egemonia della classe urbana su tutta la popolazione, nella forma hegeliana di governo col consenso permanentemente organizzato (con l'organizzazione lasciata all’iniziativa privata, quindi di carattere morale o etico, perché consenso ‘volontario’ in un modo o nell’altro)” (1, 48: 58). tanto più che per gramsci il concetto di egemonia tende a coincidere con quello “di democrazia in senso moderno” (14, 56: 1715) [2]. dunque, come comprende acutamente gramsci, già in georg w. f. hegel c’è una significativa intuizione dei limiti del parlamentarismo: “la dottrina di hegel sui partiti e le associazioni come trama ‘privata’ dello stato […] derivò storicamente dalle esperienze politiche della rivoluzione francese e doveva servire a dare maggiore concretezza al costituzionalismo. governo col consenso dei governanti, ma col consenso organizzato, non generico e vago quale si afferma nell’istante delle elezioni: lo stato ha e domanda il consenso, ma anche ‘educa’ questo consenso con le associazioni politiche e sindacali, che però sono organismi privati, lasciati all’iniziativa privata della classe dirigente. hegel, in un certo senso, supera già, così, il puro costituzionalismo e teorizza lo stato parlamentare col suo regime di partiti” (1, 47: 56-57). quindi, i limiti storici del parlamentarismo nello svolgere la funzione di valido elemento di stimolo nei confronti della struttura dello stato che tende a ipostatizzarsi, indicano già, secondo gramsci, l’esigenza di individuare una forma di regime rappresentativo maggiormente avanzato, in grado di pungolare in modo più efficace gli apparati burocratici dello stato [3]. flores d’arcais: “ora una rivoluzione è il minimo indispensabile” [video]. il direttore di micromega al quotidiano spagnolo el país: “la drammatica situazione in cui ci troviamo ad affrontare il virus è il risultato di trenta anni di politiche folli. il liberismo ha fallito, bisogna rilanciare il welfare. solo l’eguaglianza ci può salvare”.
In questa pagina potete trovare articoli molto interessanti, che non hanno trovato spazio in questo numero de La VOCE, ma di cui consigliamo ugualmente la lettura.

AFRICA

AMERICA

Basta Bolsonaro! Fuori Bolsonaro!
“La lotta per la rimozione di Bolsonaro è all'ordine del giorno. Un altro motivo di discussione è sul fatto che ciò possa avvenire a breve termine, sulla forma e il momento in cui si verificherà”, scrive il dirigente comunista José Reinaldo Carvalho, editore di Resistência.

Scrisse Sepúlveda, mancato il 16 aprile 2020, dopo due mesi di lotta contro Covid 19, “Sono morto tante volte, se è per questo. La prima quando il Cile fu stravolto dal colpo di Stato; la seconda quando mi arrestarono; la terza quando imprigionarono Carmen, mia moglie; la quarta quando mi tolsero il passaporto. Potrei continuare”.

Il Coronavirus detonatore di una nuova crisi globale
L’avvento dell’emergenza COVID-19 negli USA sta mettendo a nudo la realtà e le contraddizioni del sistema politico ed economico. Dopo aver cercato in tutti i modi di ignorare e posticipare l’entrata nella crisi, quando la gravità’ della situazione ha messo la classe politica con le spalle al muro ecco che allora si è messo in moto anche qui il processo che già è stato vissuto in Cina e in Europa, ma naturalmente tutto in salsa americana.

Il blocco deve essere rimosso subito e per sempre
Da oltre un mese stiamo tutti i giorni apprendendo notizie - da quotidiani, televisioni e reti sociali - sulla diffusione del virus SARS-CoV-2, che provoca la malattia Covid-19.

CINA

La risposta globale della Cina al Covid-19
“Dallo scoppio del COVID- 19, la Cina ha sempre sostenuto che la comunità internazionale debba salvaguardare congiuntamente un’economia mondiale aperta, e garantire la stabilità della catena di approvigionamento globale”. Lo ha detto il portavoce del Ministero degli Affari Esteri, Geng Shuang, durante la conferenza stampa del 25 marzo.

Xi Jinping: Lavorare insieme per sconfiggere l’epidemia di COVID-19
Ultime pubblicazioni

Lettera aperta dei partiti politici del mondo per una più stretta cooperazione internazionale contro il Covid-19
Siamo consapevoli che il virus non rispetta alcun confine e che nessun Paese può rispondere alle sfide da solo di fronte all’epidemia. I Paesi devono rafforzare la loro consapevolezza di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità, prestandosi attivamente aiuto e sostegno reciproco man mano che la situazione diventa più difficile.

EUROPA

Il leviatano dell’Unione Europea e l’attacco alla democrazia
Altri ancora sanno che nell’odierna Unione Europea non v’è nulla di federale o confederale, ma pensano che si stia lavorando a un progetto ambizioso, la costruzione degli Stati Uniti d’Europa, o qualcosa di simile.

Ue, appello di 101 economisti al Governo: “Non firmate quell’accordo”
L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo.

ITALIA

25 aprile 2020: il messaggio di Erri De Luca
«È un 25 aprile da stare affacciati ai balconi per condividere questo tempo di sospensione. Nonostante ciò, siamo qui per ricordare un traguardo comune, che è quello di tutto gli italiani. Ci sono delle persone che non si identificano con questa giornata, che si chiamano fuori.

Resistere ancora, a distanza di settantacinque anni
Tre giorni dopo, ha scritto Norberto Bobbio, quando i partigiani entrarono a Torino e i tedeschi, seguiti dai fascisti, furono messi in fuga, “Fu come se un vento impetuoso avesse spazzato d'un colpo tutte le nubi e alzando gli occhi potessimo rivedere il sole di cui avevamo dimenticato lo splendore; o come se il sangue avesse ricominciato a scorrere in un cadavere, risuscitandolo.

La lotta antifascista dei “partigiani digitali”
Ho sempre avuto una passione, fin dalla nascita del primo “darkweb”: analizzare i dati. Internet è nato come uno spazio di libertà: in rete non c’erano i governi, non c’erano i mass media. Nel 2016, però, con la mia agenzia, che si occupa soprattutto di marketing, mi sono reso conto che c’erano spaventose anomalie nelle campagne politiche.

Consiglio Ue, se potessi mangiare un'idea
Ci troviamo nella condizione di chi deve ipotecare la casa per far fronte a spese inevitabili e chiede aiuto a un amico per evitarlo, ma quello gli propone di pensar lui al canile in giardino. A questo punto quella frase pronunciata da Conte, “Altrimenti faremo da soli”, non è più tanto un avvertimento o una sfida, ma semplicemente una necessità.

Intervista a Vladimiro Giacché
Chi per contro da anni ha inteso quale sia questa natura non vede motivi per amare la UE, ma non ha neppure motivi per gridare al tradimento. L’Unione Europea è un insieme di Stati in lotta per affermare gli interessi delle rispettive grandi borghesie nazionali. Qualcuno ci è riuscito molto bene (la Germania in primis, ma anche la Francia), qualcuno altro molto meno (è il caso dell’Italia). Resta il fatto che oggi l’Unione Europea è un beggar thy neighbor club, un’accolita in cui ciascuno cerca di fregare il vicino, e dal punto di vista dei suoi Trattati qualcosa di peggio: una macchina per la deflazione salariale, per lo spostamento della competitività su questo terreno. Non si tratta di avere simpatia o antipatia nei confronti di questa Unione, ma di capire come funziona: e funziona esattamente così, attraverso la competizione al ribasso di diritti e garanzie del lavoro. La fuoriuscita da questo contesto è la condizione necessaria, anche se ovviamente non sufficiente, per poter ricominciare a parlare seriamente – e non in una stanca e rituale ripetizione di vecchi slogan ai quali nessuno crede più – di diritti del lavoro, di miglioramenti delle condizioni delle classi lavoratrici.

Le sfide della disuguaglianza. Intervista a Thomas Piketty
Thomas Piketty: L’obiettivo di questo libro è quello di presentare una storia dei regimi diseguali e dei sistemi di giustificazione delle disuguaglianze. Il libro si focalizza sulla necessità di prendere sul serio le ideologie che stanno dietro l’organizzazione sociale, economica e delle disuguaglianze. Significa che la storia delle disuguaglianze ha a che vedere con il modo in cui la giustizia è concepita da queste ideologie sottostanti. Sono le ideologie che possono trasformare la realtà delle disuguaglianze.

8x1000 a sanità e ricerca, MicroMega aderisce alla petizione dell’Uaar
Dirottare l’8x1000 di competenza statale della prossima dichiarazione dei redditi al sostegno del servizio sanitario nazionale. È questa la richiesta al centro della petizione lanciata su change.org dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar).

Fine della democrazia liberale?
In un recente intervento su The Guardian Cas Mudde ha replicato a quanti sostenevano che la pandemia da Covid-19 avrebbe spazzato via i partiti populisti.[i] Secondo Mudde, la crisi avrà al massimo “a moderate overall effect on populists: some will win, some will lose and some will stay the same”. Personalmente, non sono in grado di giudicare le parole di Mudde, anche perché ho sempre nutrito forti dubbi sulle capacità euristiche della categoria “populismo”.[ii] In altre parole: non mi avventuro a profetizzare gli insuccessi o le sfortune dei singoli partiti della galassia populista, in relazione alla loro capacità di gestire la crisi pandemica. Credo però di poter sostenere che essa segni la fine della democrazia costituzionale di ascendenza liberale, nel senso che dopo il Coronavirus non sarà più possibile tentare di giustificare teoricamente questo modello di governo.

Chi pagherà il conto?
L’attuale dibattito politico-economico italiano ed europeo è, a dir poco, surreale. I sacri vincoli neoliberisti di Maastricht, per cui uno Stato non deve superare la soglia del 3% del Pil, che non possono essere in nessun modo messi in discussione quando si tratta di servizi sociali, di riduzione dell’orario e dei ritmi di lavoro, di tutela dei lavoratori dinanzi ai licenziamenti senza giusta causa, di pensioni non da fame, di un’istruzione pubblica gratuita e di qualità, di una struttura sanitaria nazionale efficace e in grado di prevenire più che curare, perdono qualsiasi valore nel momento in cui si tratta di rifinanziare, con fondi pubblici, le grandi banche private. In altri termini di rifinanziare quel capitale speculativo e industriale che è il principale responsabile della crisi in cui ci troviamo, sotto tutti i punti di vista. Perché anche l’attuale pandemia non è solo una disgrazia naturale, ma un fondamento strutturale di natura economica e sociale a partire dai tagli alla sanità pubblica, proseguendo con la riduzione del personale medico pubblico, il taglio dei posti letto, la mancanza di qualsiasi forma di prevenzione e, per finire, l’ideologia individualista che da anni si è imposta come pensiero unico dominante.

Domenico Moro: non basta Keynes, ci vuole Marx
Domanda. Ciao Domenico, innanzitutto grazie per questa intervista. Allora, come alcuni hanno sottolineato la pandemia da Coronavirus ha messo in luce le fragilità del sistema economico capitalistico e fatto scoppiare una crisi già pronta a esplodere. Per quanto sia difficile fare previsioni, come giudichi i mesi che verranno: siamo di fronte ad uno scenario a V, con una forte crisi e una rapida risalita, oppure dovremo fare i conti con una crisi lunga e difficile?
Risposta. Credo che sia da escludere una evoluzione economica a V, con una rapida discesa seguita immediatamente da una altrettanto rapida ripresa. È molto più probabile che ci troveremo davanti a una crisi lunga e soprattutto profonda. A livello mondiale, dopo la Seconda guerra mondiale, solo nel 2009 si registrò un decremento del PIL, pari al -1,28%, oggi si prevede un decremento per il 2020, secondo alcune banche internazionali tra il -2,3 e il -2,6%. In Italia sono ferme almeno il 60% delle attività produttive, il che significa perdere 10-15 miliardi di Pil a settimana. Il centro studi della Confindustria prevede un calo del Pil in Italia, sempre nel 2020, del -6%, ma solo a patto che la fase acuta dell’emergenza termini a maggio con la riapertura del 90% delle attività.

Il PCL denuncia governo, regione Lombardia e Confindustria
Il Partito Comunista dei Lavoratori denuncia con un proprio esposto le responsabilità del governo nazionale, di quello lombardo e della Confindustria nello sviluppo esponenziale del contagio e delle morti nella regione Lombardia

MEDIO ORIENTE

RUSSIA

INTERNAZIONALISMO PARTIGIANO Sovietici e jugoslavi nella Resistenza in Emilia-Romagna
* Il primo video è la registrazione integrale (2h24m) del convegno tenuto a Bologna il 5 maggio 2017 sul tema: INTERNAZIONALISMO PARTIGIANO: SOVIETICI E JUGOSLAVI NELLA RESISTENZA IN EMILIA-ROMAGNA. Organizzato da ANPI prov. Bologna e JUGOCOORD Onlus, il convegno vide la partecipazione di: Jadranka Bentini, Ermenegildo Bugni "Arno", Mirco Carrattieri, Eric Gobetti, Andrea Martocchia, Liana Michelini, Anna Roberti, Ivan Serra, Franco Sprega.


IL DISCORSO DELL'AMBASCIATORE DI SLOVENIA, TOMAZ KUNSTELJ, TENUTO A BARLETTA IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI SVOLTESI SABATO 2 NOVEMBRE, GIORNATA DEDICATA AI DEFUNTI, AL SACRARIO MILITARE DEI CADUTI ITALIANI E NELL'OSSARIO MILITARE DEI CADUTI SLAVI
* Il secondo e terzo video risalgono al 2 novembre scorso: si tratta della commemorazione dei caduti jugoslavi cui è dedicato il pregevole Sacrario nel cimitero di Barletta, svoltasi alla presenza degli Ambasciatori di Serbia Goran Aleksić e di Slovenia Tomaž Kunstelj.

SCIENZA

PrevengHo-Vir, un farmaco cubano di omeoprofilassi contro lo tsunami Covid-19
Come cubana e semplice mortale, questa volta propongo ai lettori di «Città Futura» di condividere con voi il mio orgoglio e il mio patriottismo per il mio paese, fiorito ancora di più negli ultimi tempi nel confermare gli sforzi per sconfiggere la pandemia del Covid-19 causata dal virus SARS-CoV-2.
Tali sentimenti sono ulteriormente rafforzati dal ragionamento su come una nazione del Terzo mondo, assediata da un blocco commerciale, economico e finanziario degli Stati Uniti per oltre 50 anni, sia riuscita a sviluppare la scienza con risultati tangibili, riconosciuti su scala planetaria. Una scienza che la Rivoluzione trionfante nel gennaio 1959 mette al servizio della società cubana con oltre 11 milioni 200 abitanti e che condivide i suoi successi con coloro che ne hanno bisogno e la richiedono in altri paesi, secondo il principio del diritto sacro alla salute di tutta l'umanità.
Il sistema sanitario nazionale propugna un modello di medicina familiare affiancato da centri ospedalieri, clinici, chirurgici, istituti e ospedali docenti in tutte le 15 province e policlinici nei 168 municipi. Gli indici sanitari sono paragonabili a quelli dei paesi sviluppati e l’aspettativa di vita alla nascita, secondo la cifra disponibile del 2014, aveva raggiunto i 79.39 anni.

Gramsci dalla critica del parlamentarismo alla necessità della rivoluzione
Il regime rappresentativo (proprio della tradizione liberale) svolge, a parere di Antonio Gramsci, una funzione storica positiva nella misura in cui è in grado di selezionare funzionari capaci di vitalizzare le cariche non elettive dell’apparato statuale in cui “naturalmente” tende a prevalere la rigidità burocratica [1]. Da questo punto di vista, Gramsci vede nel regime parlamentare fondato hegelianamente sull’egemonia la realizzazione del tentativo giacobino di realizzare lo Stato moderno borghese nella sua forma più compiuta: “lo sviluppo del giacobinismo (di contenuto) ha trovato la sua perfezione formale nel regime parlamentare, che realizza nel periodo più ricco di energie ‘private’ nella società l’egemonia della classe urbana su tutta la popolazione, nella forma hegeliana di governo col consenso permanentemente organizzato (con l'organizzazione lasciata all’iniziativa privata, quindi di carattere morale o etico, perché consenso ‘volontario’ in un modo o nell’altro)” (1, 48: 58). Tanto più che per Gramsci il concetto di egemonia tende a coincidere con quello “di democrazia in senso moderno” (14, 56: 1715) [2].
Dunque, come comprende acutamente Gramsci, già in Georg W. F. Hegel c’è una significativa intuizione dei limiti del parlamentarismo: “la dottrina di Hegel sui partiti e le associazioni come trama ‘privata’ dello Stato […] derivò storicamente dalle esperienze politiche della Rivoluzione francese e doveva servire a dare maggiore concretezza al costituzionalismo. Governo col consenso dei governanti, ma col consenso organizzato, non generico e vago quale si afferma nell’istante delle elezioni: lo Stato ha e domanda il consenso, ma anche ‘educa’ questo consenso con le associazioni politiche e sindacali, che però sono organismi privati, lasciati all’iniziativa privata della classe dirigente. Hegel, in un certo senso, supera già, così, il puro costituzionalismo e teorizza lo Stato parlamentare col suo regime di partiti” (1, 47: 56-57). Quindi, i limiti storici del parlamentarismo nello svolgere la funzione di valido elemento di stimolo nei confronti della struttura dello Stato che tende a ipostatizzarsi, indicano già, secondo Gramsci, l’esigenza di individuare una forma di regime rappresentativo maggiormente avanzato, in grado di pungolare in modo più efficace gli apparati burocratici dello Stato [3].

Flores d’Arcais: “Ora una rivoluzione è il minimo indispensabile” [VIDEO]
Il direttore di MicroMega al quotidiano spagnolo El País: “La drammatica situazione in cui ci troviamo ad affrontare il virus è il risultato di trenta anni di politiche folli. Il liberismo ha fallito, bisogna rilanciare il welfare. Solo l’eguaglianza ci può salvare”.

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