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La VOCE ANNO XXIII N°4

dicembre 2020

PAGINA D         - 36

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
cuba, a 60 anni dalla vittoriosa rivoluzione. la rivoluzione cubana, che abbatté la tirannia di batista e dimostrò la falsità dei miti revisionisti del “fatalismo geografico” e della “coesistenza pacifica”, compie 60 anni e viene festeggiata da tutti i comunisti, gli antimperialisti, i rivoluzionari. cuba sta vivendo un delicato momento politico. con l’arrivo al potere di miguel diaz-canel registriamo l’abbandono del richiamo costituzionale al comunismo, il riconoscimento della proprietà privata e del ruolo degli investimenti esteri. un grave errore, che non fa presagire niente di buono per un futuro socialista dell’isola. a cuba una parte della dirigenza del partito comunista cubano al potere, arricchitasi con il turismo, ha perso lo spirito combattivo e ideologico necessario ad un paese economicamente e politicamente isolato, quotidianamente attaccato dall’imperialismo usa, la superpotenza più aggressiva del mondo. anche se cuba resta una società antimperialista, ad orientamento socialista, ed anche se è troppo presto per dare un giudizio complessivo sulla nuova dirigenza cubana, i presupposti non ci sembrano ideologicamente adeguati e fanno presagire probabili involuzioni, molto pericolose per la salvaguardia delle conquiste rivoluzionarie, che hanno garantito sanità, istruzione e sicurezza sociale a livelli decisamente alti nel contesto latinoamericano, comparabili a quelli di alcuni paesi europei. riponiamo fiducia nel fatto che a cuba esiste un’elevata coscienza di classe e forze comuniste sincere che, forti dell’eredità lasciata da che guevara e altri combattenti rivoluzionari e antimperialisti, possono mettere in campo tutte le risorse ideologiche e politiche necessarie per ostacolare pericolose involuzioni e aprire la strada a una trasformazione socialista. la crisi post-covid e l'attualità della rivoluzione. di alessandro pascale. forse mai nella storia come in questo 2020 sono apparsi evidenti il fallimento del capitalismo e la superiorità politica, economica, sociale, culturale e morale del socialismo. la crisi pandemica ed economica conseguenti alla diffusione del covid hanno messo alla berlina l'incapacità delle borghesie occidentali a fronteggiare e risolvere la più grande crisi sanitaria dai tempi della “spagnola” (1918-20), a differenza dei sistemi socialisti centralizzati come la cina, capaci non solo di eliminare la diffusione del virus, ma anche di far ripartire in tempi rapidi l'economia risentendo solo marginalmente delle conseguenze economico-sociali della prima quarantena. viviamo in tempi terribili per la gran parte dei lavoratori occidentali, ridotti in una condizione di soffocamento e alienazione sempre più devastanti, alimentate ancor più dall'obbligo asfissiante dello smart working, con cui il padronato cancella con soddisfazione il fastidioso problema della socialità tra i propri dipendenti. chi lavora chiuso in casa è comunque sempre più fortunato di chi il lavoro e la casa non ce l'ha nemmeno, vivendo nella disperazione più totale. mentre in cina, figlia indiretta dell'ottobre rosso, la povertà sta per essere completamente eliminata, in unione europea ci sono 15 milioni di disoccupati (dati ufficiali eurostat aggiornati ad agosto), ma è evidente che il dato è destinato a crescere, così come il livello del disagio sociale e della conseguente conflittualità politica. in questo contesto l'unione europea fatica a rendere operativo il piano di aiuti economici (recovery plan) ai paesi in difficoltà, confermando ai lavoratori la necessità impellente di sbarazzarsi di questo organo del grande capitale finanziario transnazionale. il declino egemonico degli usa è altrettanto lampante, come testimoniato dalle elezioni presidenziali farsesche che hanno manifestato per l'ennesima volta il carattere illusorio della democrazia a stelle e strisce. la fase storica che stiamo vivendo sancisce il declino inesorabile dell'occidente a tutto vantaggio della cina rossa. il capitalismo e il liberalismo, con i loro portati individualisti e consumisti, hanno mostrato di essere razionali e vantaggiosi solo per una ristretta élite della popolazione, che non a caso trae vantaggio arricchendosi della situazione; i dati parlano chiaro, come spiega un rapporto della banca ubs: la turbolenza dei mercati ha permesso alla grande borghesia di aumentare di un quarto il proprio già ingente patrimonio. in totale le ricchezze di poco più di 2000 persone sono salite di 10.200 miliardi di dollari, circa 8.677 miliardi di euro, con un aumento del 27,5% tra aprile e luglio 2020. prima della “seconda ondata covid” si stimavano invece tra i 70 e i 100 milioni di “nuovi poveri” nel mondo. tali numeri sono destinati a crescere molto di più, mostrando tutta la violenza “invisibile” di un sistema strutturalmente portato a far pagare la crisi in maniera diseguale, laddove una razionalizzazione delle risorse già disponibile consentirebbe di garantire diritti sostenibili a tutta l'umanità. l'italia è immersa in questa crisi al pari del resto dell'occidente. chi pensa di poter uscire da questa situazione con soli provvedimenti di assistenzialismo e welfare-state sbaglia. il marxismo ci insegna che la grande borghesia sguazza come una scrofa eccitata nelle crisi economiche. il capitalismo rafforza complessivamente se stesso, almeno fino a quando non entri in gioco un'interferenza esterna capace di stravolgere gli usuali equilibri. la lezione bolscevica dell'ottobre rosso ci insegna questo: occorre un cambio di sistema. occorre dire a tutti i cittadini che stanno peggiorando la propria condizione economica che con il sistema attuale staranno sempre peggio: le fabbriche e le imprese chiuderanno, le multinazionali scapperanno (qualcuno, come la whirpool, ha già iniziato), gli speculatori e le mafie prospereranno, i lavoratori dipendenti e perfino i ceti medi soffrono, avviandosi verso la proletarizzazione o direttamente alla sotto-proletarizzazione. noi non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo salvare il capitalismo. lasciamo questo sporco mestiere ai rappresentanti politici della borghesia. noi vogliamo guidare un processo di riconversione complessiva della struttura economico-sociale, responsabilizzando i lavoratori e le lavoratrici, rendendoli protagonisti della salvezza di questo paese oltre che di se stessi. tutti devono sapere che con il socialismo magari non potranno essere padroni di un'attività commerciale e produttiva esclusivamente propria, ma potranno avere lo stesso benessere, sicurezza socio-economica e tutto quel che occorre per vivere una vita dignitosa e agiata. una cosa deve però essere chiara: non si esce da questa crisi salvando le imprese private con soldi pubblici senza alcun tipo di contropartita. sappiamo che provvedimenti del genere verranno fatti ricadere, prima o poi, sulla pelle della classe lavoratrice. già si sentono gli echi retorici sui sacrifici che chiederanno di fare per sostenere “il paese” nella ripresa produttiva. nessun sacrificio deve essere fatto gratuitamente. è tempo invece di affilare le lame in vista del momento in cui, arrivato il vaccino e finita la crisi pandemica, sarà necessario lottare con tutte le proprie forze per salvare se stessi una volta per sempre. il bene del paese non coincide con quello delle aziende. il singolo da solo non è nulla, se non è inserito e sostenuto in una collettività più ampia. si può e si deve certamente sviluppare e incentivare il modello cooperativo, ma questo potrà trovare effettiva garanzia e regolamentazione, permettendo ai lavoratori di uscire dalla furibonda crisi in corso, solo ampliando il raggio d'azione di uno stato rinnovato politicamente. ci serve uno stato capace di farsi motore organizzativo della produzione e della distribuzione, in collegamento permanente con le rappresentanze più coscienti e attive del mondo del lavoro. basta con l'idea che si esca dalla crisi da soli, individualmente o per interessi di categoria. le grandi aziende vanno espropriate, i grandi capitali vanno tassati senza pietà, le mafie stroncate una volta per tutte. alle piccole e medie aziende vanno concessi aiuti solo in cambio di una partecipazione del “pubblico”, così da poter garantire l'effettiva salvaguardia dei posti di lavoro e la razionalizzazione e riorganizzazione dell'attività produttiva in modo da tutelare salute, benessere sociale e ambiente. perfino i discorsi sulla “rivoluzione verde” (ecologica) sono aria fritta in mancanza di un ragionamento di questo tipo. tutti i lavoratori vanno tutelati economicamente in attesa del riordinamento complessivo del sistema. i lavoratori inizino a pensarci sopra e a parlarne, perfino ora su internet, per telefono, o chiacchierando dal balcone, sulla base di questa consapevolezza: se conte oggi è meglio del tandem salvini-meloni, non ci si può aspettare che nessun governo borghese costruisca il socialismo a colpi di decreto. la lotta di classe è viva anche in italia, come nel resto del mondo, e lo sarà sempre finché il potere politico ed economico sarà detenuto dalla borghesia e dai suoi rappresentanti, più o meno liberali o reazionari. vogliono quindi i lavoratori restare dipendenti per tutta la vita e in balìa degli eventi, magari affidandosi a qualche autoproclamatosi eroe della patria, oppure vogliono partecipare alle decisioni riguardanti la vita del paese, del proprio territorio, del proprio luogo di lavoro? vogliono tentare di assumersi la responsabilità politica di guidare il paese, oppure accettano il circo di un sistema che rischia di trascinarci nella barbarie? la lezione della rivoluzione d'ottobre è che il popolo può risolvere i problemi nazionali e internazionali quando si riunisce per discutere, decide di lottare, osa comandare, sfidando e
bypassando le stesse autorità ufficiali. il più elevato livello di coordinamento politico a disposizione dei lavoratori più coscienti resta il partito comunista, che oggi in molti territori va ancora costruito o rafforzato. Che si tratti di una strada impervia e a tratti utopistica è indubbio. Quel che ci insegna però la rivoluzione russa è che nei momenti di crisi estrema la guerra di posizione si trasforma rapidamente in guerra di movimento. Nel gennaio 1917 nessuno in Russia avrebbe scommesso un centesimo sull'avvento di una rivoluzione. Meno di un anno dopo era sorto il primo governo popolare e comunista del mondo. Non c'è nessuna legittimità politica e legale in un ordine fondato sull'ingiustizia e sul privilegio. La strada della rivoluzione è ancora l'unica valida, oggi come 103 anni fa. Xi annuncia il raggiungimento di una società moderatamente prospera nel primo semestre del 2021 di Leng Shumei e Shen Weiduo da https://www.globaltimes.cn traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it La proposta del PCC sottolinea il bilanciamento tra autosufficienza e apertura Il Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha pubblicato martedì il testo completo delle proposte per la mappatura di un progetto per lo sviluppo della Cina nei prossimi 15 anni, su cui il leader ha detto che il Comitato Centrale del PCC annuncerà il raggiungimento della costruzione di una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti dopo una valutazione e revisione sistematica nella prima metà del 2021. Il documento, le proposte della leadership del Partito per la formulazione del 14° Piano quinquennale (2021-25) per lo sviluppo economico e sociale nazionale e gli obiettivi a lungo termine per l'anno 2035, è stato adottato nella quinta sessione plenaria del 19° Comitato Centrale del PCC che si è chiusa giovedì. Xi Jinping, segretario generale del Comitato Centrale del PCC, ha affermato, in un discorso di chiarimento pubblicato dalla Xinhua News Agency, che è assolutamente possibile per la Cina raddoppiare la produzione economica o il reddito pro capite entro il 2035, dopo un'attenta ricerca e calcoli sulle capacità e le condizioni di sviluppo economico della Cina. Xi ha detto che il Comitato Centrale del PCC valuterà e riesaminerà l'esperienza nella costruzione di una società moderatamente prospera nella prima metà del 2021 e poi annuncerà il raggiungimento dell'obiettivo. Nel discorso di chiarimento sulle proposte, Xi ha detto che si dovrebbe trovare un equilibrio tra il costruire sui risultati del passato e la ricerca di innovazioni per garantire il collegamento armonioso dei due obiettivi del centenario. Il rapporto governo-mercato dovrebbe essere trattato bene per dare un miglior vantaggio istituzionale alla Cina.. Xi ha anche detto che si dovrebbe mantenere un equilibrio tra apertura e fiducia in se stessi per consentire alla Cina di adattarsi meglio alle situazioni interne e internazionali. Xi ha esortato a gestire correttamente il rapporto tra sviluppo e sicurezza per prevenire e affrontare efficacemente i rischi sistemici che possono ostacolare la marcia della Cina verso la modernizzazione. Il rapporto tra strategia e tattica dovrebbe anche essere ben gestito per la stesura di una serie di proposte lungimiranti e pragmatiche. Le proposte hanno apportato adeguamenti fondamentali, dato che la Cina persegue l'obiettivo del secondo centenario di costruire un Paese socialista moderno entro il 2049 in mezzo all'instabile struttura globale, ha dichiarato martedì al Global Times Yan Yilong, un ricercatore del Center for China Studies dell'Università di Tsinghua. Ad esempio, le proposte sottolineano lo sviluppo di alta qualità invece del rapido sviluppo e chiariscono l'obiettivo della prosperità comune per sottolineare il fattore socialismo nello sviluppo della Cina. Le proposte prevedono anche la costruzione di un modello di sviluppo "a doppio ciclo", con i cicli interni come corpo principale e la mutua promozione dei cicli interni e internazionali, che sono volti a garantire uno sviluppo stabile e di alta qualità della Cina in mezzo a rischi elevati e all'incertezza causata dalla turbolenta situazione globale, ha osservato Yan. Con i recenti cambiamenti del contesto politico ed economico globale e la tendenza all'anti-globalizzazione, all'unilateralismo e al protezionismo in alcuni paesi, la Cina deve concentrarsi sullo sviluppo all'interno del paese e fare maggiore affidamento sul mercato interno, ha detto Xi. Ma questo non significa che la Cina si svilupperà in un ciclo interno chiuso, ma piuttosto in un doppio ciclo aperto, interno e internazionale. Promuovere la formazione di un grande e fluido ciclo economico interno può attrarre meglio le risorse globali, ha detto Xi. La sicurezza deve essere importante almeno quanto lo sviluppo per gestire i rischi crescenti che la società deve affrontare, ha detto Yan, prendendo atto delle varie crisi che il mondo sta affrontando, come la crisi della salute pubblica, il cambiamento climatico e il turbolento ambiente globale. Xi ha detto che dopo aver "considerato globalmente i vari fattori", la bozza proposta adotta una "espressione qualitativa e un approccio quantitativo" agli obiettivi di sviluppo economico entro il 2035, rilevando che gli obiettivi di pianificazione a medio e lungo termine dovrebbero prestare maggiore attenzione all'ottimizzazione della struttura economica, e guidare tutte le parti a concentrarsi sul miglioramento della qualità e dell'efficienza dello sviluppo. Il cambiamento di tono sull'obiettivo di sviluppo economico della Cina è in linea con la situazione di sviluppo del Paese, poiché la Cina è alla ricerca di uno sviluppo di alta qualità piuttosto che di una crescita quantitativa, ha dichiarato martedì al Global Times Cong Yi, professore dell'Università di Economia e Finanza di Tianjin. Cong ha detto che è anche possibile che la Cina continuerà a minimizzare l'obiettivo del PIL in futuro, poiché condurre tutto il lavoro intorno ad un obiettivo di crescita specifico può portare a sciocchezze ed a trascurare l'essenziale, aggiungendo che gli aggiustamenti strutturali e l'aggiornamento saranno il compito primario per la Cina, indipendentemente da come si evolverà l'ambiente esterno. Sulla scia della pandemia COVID-19, la Cina ha scelto di non fissare un obiettivo di crescita numerico specifico per quest'anno nel rapporto di lavoro del governo durante le due sessioni di maggio. Ciononostante, gli esperti hanno affermato che "cercare di migliorare la stabilità" non significa che non ci sarà alcun obiettivo, ma che fisseremo obiettivi specifici sulla base degli effettivi progressi di sviluppo e coordineremo meglio le politiche per affrontare le nuove sfide, garantendo al contempo il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine. L'obiettivo proposto di raddoppiare il PIL del 2020 di circa 100 trilioni di yuan nel 2035 potrebbe significare un obiettivo di crescita reale annuale del 3,5% circa, ha detto Tian Yun, vice direttore della Beijing Economic Operation Association. "Penso che questi obiettivi siano molto pragmatici in quanto riflettono i nostri vantaggi e gli obiettivi di sviluppo a lungo termine, così come le numerose sfide", ha detto Tian al Global Times.

Cuba, a 60 anni dalla vittoriosa rivoluzione

La Rivoluzione cubana, che abbatté la tirannia di Batista e dimostrò la falsità dei miti revisionisti del “fatalismo geografico” e della “coesistenza pacifica”, compie 60 anni e viene festeggiata da tutti i comunisti, gli antimperialisti, i rivoluzionari.
Cuba sta vivendo un delicato momento politico. Con l’arrivo al potere di Miguel Diaz-Canel registriamo l’abbandono del richiamo costituzionale al comunismo, il riconoscimento della proprietà privata e del ruolo degli investimenti esteri. Un grave errore, che non fa presagire niente di buono per un futuro socialista dell’Isola.
A Cuba una parte della dirigenza del Partito Comunista Cubano al potere, arricchitasi con il turismo, ha perso lo spirito combattivo e ideologico necessario ad un paese economicamente e politicamente isolato, quotidianamente attaccato dall’imperialismo USA, la superpotenza più aggressiva del mondo.
Anche se Cuba resta una società antimperialista, ad orientamento socialista, ed anche se è troppo presto per dare un giudizio complessivo sulla nuova dirigenza cubana, i presupposti non ci sembrano ideologicamente adeguati e fanno presagire probabili involuzioni, molto pericolose per la salvaguardia delle conquiste rivoluzionarie, che hanno garantito sanità, istruzione e sicurezza sociale a livelli decisamente alti nel contesto latinoamericano, comparabili a quelli di alcuni paesi europei.
Riponiamo fiducia nel fatto che a Cuba esiste un’elevata coscienza di classe e forze comuniste sincere che, forti dell’eredità lasciata da Che Guevara e altri combattenti rivoluzionari e antimperialisti, possono mettere in campo tutte le risorse ideologiche e politiche necessarie per ostacolare pericolose involuzioni e aprire la strada a una trasformazione socialista.

La crisi post-covid e l'attualità della rivoluzione

di Alessandro Pascale

Forse mai nella Storia come in questo 2020 sono apparsi evidenti il fallimento del capitalismo e la superiorità politica, economica, sociale, culturale e morale del socialismo. La crisi pandemica ed economica conseguenti alla diffusione del covid hanno messo alla berlina l'incapacità delle borghesie occidentali a fronteggiare e risolvere la più grande crisi sanitaria dai tempi della “spagnola” (1918-20), a differenza dei sistemi socialisti centralizzati come la Cina, capaci non solo di eliminare la diffusione del virus, ma anche di far ripartire in tempi rapidi l'economia risentendo solo marginalmente delle conseguenze economico-sociali della prima quarantena.

Viviamo in tempi terribili per la gran parte dei lavoratori occidentali, ridotti in una condizione di soffocamento e alienazione sempre più devastanti, alimentate ancor più dall'obbligo asfissiante dello smart working, con cui il padronato cancella con soddisfazione il fastidioso problema della socialità tra i propri dipendenti. Chi lavora chiuso in casa è comunque sempre più fortunato di chi il lavoro e la casa non ce l'ha nemmeno, vivendo nella disperazione più totale. Mentre in Cina, figlia indiretta dell'Ottobre rosso, la povertà sta per essere completamente eliminata, in Unione Europea ci sono 15 milioni di disoccupati (dati ufficiali Eurostat aggiornati ad agosto), ma è evidente che il dato è destinato a crescere, così come il livello del disagio sociale e della conseguente conflittualità politica. In questo contesto l'Unione Europea fatica a rendere operativo il piano di aiuti economici (Recovery Plan) ai Paesi in difficoltà, confermando ai lavoratori la necessità impellente di sbarazzarsi di questo organo del grande Capitale finanziario transnazionale. Il declino egemonico degli USA è altrettanto lampante, come testimoniato dalle elezioni presidenziali farsesche che hanno manifestato per l'ennesima volta il carattere illusorio della democrazia a stelle e strisce.

La fase storica che stiamo vivendo sancisce il declino inesorabile dell'Occidente a tutto vantaggio della Cina rossa. Il capitalismo e il liberalismo, con i loro portati individualisti e consumisti, hanno mostrato di essere razionali e vantaggiosi solo per una ristretta élite della popolazione, che non a caso trae vantaggio arricchendosi della situazione; i dati parlano chiaro, come spiega un rapporto della banca Ubs: la turbolenza dei mercati ha permesso alla grande borghesia di aumentare di un quarto il proprio già ingente patrimonio. In totale le ricchezze di poco più di 2000 persone sono salite di 10.200 miliardi di dollari, circa 8.677 miliardi di euro, con un aumento del 27,5% tra aprile e luglio 2020. Prima della “seconda ondata covid” si stimavano invece tra i 70 e i 100 milioni di “nuovi poveri” nel mondo. Tali numeri sono destinati a crescere molto di più, mostrando tutta la violenza “invisibile” di un sistema strutturalmente portato a far pagare la crisi in maniera diseguale, laddove una razionalizzazione delle risorse già disponibile consentirebbe di garantire diritti sostenibili a tutta l'umanità.

L'Italia è immersa in questa crisi al pari del resto dell'Occidente. Chi pensa di poter uscire da questa situazione con soli provvedimenti di assistenzialismo e welfare-state sbaglia. Il marxismo ci insegna che la grande borghesia sguazza come una scrofa eccitata nelle crisi economiche. Il capitalismo rafforza complessivamente se stesso, almeno fino a quando non entri in gioco un'interferenza esterna capace di stravolgere gli usuali equilibri. La lezione bolscevica dell'Ottobre rosso ci insegna questo: occorre un cambio di sistema. Occorre dire a tutti i cittadini che stanno peggiorando la propria condizione economica che con il sistema attuale staranno sempre peggio: le fabbriche e le imprese chiuderanno, le multinazionali scapperanno (qualcuno, come la Whirpool, ha già iniziato), gli speculatori e le mafie prospereranno, i lavoratori dipendenti e perfino i ceti medi soffrono, avviandosi verso la proletarizzazione o direttamente alla sotto-proletarizzazione.

Noi non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo salvare il capitalismo. Lasciamo questo sporco mestiere ai rappresentanti politici della borghesia. Noi vogliamo guidare un processo di riconversione complessiva della struttura economico-sociale, responsabilizzando i lavoratori e le lavoratrici, rendendoli protagonisti della salvezza di questo Paese oltre che di se stessi. Tutti devono sapere che con il socialismo magari non potranno essere padroni di un'attività commerciale e produttiva esclusivamente propria, ma potranno avere lo stesso benessere, sicurezza socio-economica e tutto quel che occorre per vivere una vita dignitosa e agiata. Una cosa deve però essere chiara: non si esce da questa crisi salvando le imprese private con soldi pubblici senza alcun tipo di contropartita. Sappiamo che provvedimenti del genere verranno fatti ricadere, prima o poi, sulla pelle della classe lavoratrice. Già si sentono gli echi retorici sui sacrifici che chiederanno di fare per sostenere “il Paese” nella ripresa produttiva. Nessun sacrificio deve essere fatto gratuitamente. È tempo invece di affilare le lame in vista del momento in cui, arrivato il vaccino e finita la crisi pandemica, sarà necessario lottare con tutte le proprie forze per salvare se stessi una volta per sempre.

Il bene del Paese non coincide con quello delle aziende. Il singolo da solo non è nulla, se non è inserito e sostenuto in una collettività più ampia. Si può e si deve certamente sviluppare e incentivare il modello cooperativo, ma questo potrà trovare effettiva garanzia e regolamentazione, permettendo ai lavoratori di uscire dalla furibonda crisi in corso, solo ampliando il raggio d'azione di uno Stato rinnovato politicamente. Ci serve uno Stato capace di farsi motore organizzativo della produzione e della distribuzione, in collegamento permanente con le rappresentanze più coscienti e attive del mondo del lavoro. Basta con l'idea che si esca dalla crisi da soli, individualmente o per interessi di categoria. Le grandi aziende vanno espropriate, i grandi capitali vanno tassati senza pietà, le mafie stroncate una volta per tutte. Alle piccole e medie aziende vanno concessi aiuti solo in cambio di una partecipazione del “pubblico”, così da poter garantire l'effettiva salvaguardia dei posti di lavoro e la razionalizzazione e riorganizzazione dell'attività produttiva in modo da tutelare salute, benessere sociale e ambiente. Perfino i discorsi sulla “rivoluzione verde” (ecologica) sono aria fritta in mancanza di un ragionamento di questo tipo. Tutti i lavoratori vanno tutelati economicamente in attesa del riordinamento complessivo del sistema. I lavoratori inizino a pensarci sopra e a parlarne, perfino ora su internet, per telefono, o chiacchierando dal balcone, sulla base di questa consapevolezza: se Conte oggi è meglio del tandem Salvini-Meloni, non ci si può aspettare che nessun governo borghese costruisca il socialismo a colpi di decreto. La lotta di classe è viva anche in Italia, come nel resto del mondo, e lo sarà sempre finché il potere politico ed economico sarà detenuto dalla borghesia e dai suoi rappresentanti, più o meno liberali o reazionari.

Vogliono quindi i lavoratori restare dipendenti per tutta la vita e in balìa degli eventi, magari affidandosi a qualche autoproclamatosi eroe della patria, oppure vogliono partecipare alle decisioni riguardanti la vita del Paese, del proprio territorio, del proprio luogo di lavoro? Vogliono tentare di assumersi la responsabilità politica di guidare il Paese, oppure accettano il circo di un sistema che rischia di trascinarci nella barbarie?

La lezione della rivoluzione d'Ottobre è che il popolo può risolvere i problemi nazionali e internazionali quando si riunisce per discutere, decide di lottare, osa comandare, sfidando e bypassando le stesse autorità ufficiali. Il più elevato livello di coordinamento politico a disposizione dei lavoratori più coscienti resta il partito comunista, che oggi in molti territori va ancora costruito o rafforzato. Che si tratti di una strada impervia e a tratti utopistica è indubbio. Quel che ci insegna però la rivoluzione russa è che nei momenti di crisi estrema la guerra di posizione si trasforma rapidamente in guerra di movimento. Nel gennaio 1917 nessuno in Russia avrebbe scommesso un centesimo sull'avvento di una rivoluzione. Meno di un anno dopo era sorto il primo governo popolare e comunista del mondo. Non c'è nessuna legittimità politica e legale in un ordine fondato sull'ingiustizia e sul privilegio.

La strada della rivoluzione è ancora l'unica valida, oggi come 103 anni fa.

Xi annuncia il raggiungimento di una società moderatamente prospera nel primo semestre del 2021

di Leng Shumei e Shen Weiduo da https://www.globaltimes.cn

traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

La proposta del PCC sottolinea il bilanciamento tra autosufficienza e apertura

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha pubblicato martedì il testo completo delle proposte per la mappatura di un progetto per lo sviluppo della Cina nei prossimi 15 anni, su cui il leader ha detto che il Comitato Centrale del PCC annuncerà il raggiungimento della costruzione di una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti dopo una valutazione e revisione sistematica nella prima metà del 2021.

Il documento, le proposte della leadership del Partito per la formulazione del 14° Piano quinquennale (2021-25) per lo sviluppo economico e sociale nazionale e gli obiettivi a lungo termine per l'anno 2035, è stato adottato nella quinta sessione plenaria del 19° Comitato Centrale del PCC che si è chiusa giovedì.

Xi Jinping, segretario generale del Comitato Centrale del PCC, ha affermato, in un discorso di chiarimento pubblicato dalla Xinhua News Agency, che è assolutamente possibile per la Cina raddoppiare la produzione economica o il reddito pro capite entro il 2035, dopo un'attenta ricerca e calcoli sulle capacità e le condizioni di sviluppo economico della Cina.

Xi ha detto che il Comitato Centrale del PCC valuterà e riesaminerà l'esperienza nella costruzione di una società moderatamente prospera nella prima metà del 2021 e poi annuncerà il raggiungimento dell'obiettivo.

Nel discorso di chiarimento sulle proposte, Xi ha detto che si dovrebbe trovare un equilibrio tra il costruire sui risultati del passato e la ricerca di innovazioni per garantire il collegamento armonioso dei due obiettivi del centenario.

Il rapporto governo-mercato dovrebbe essere trattato bene per dare un miglior vantaggio istituzionale alla Cina..

Xi ha anche detto che si dovrebbe mantenere un equilibrio tra apertura e fiducia in se stessi per consentire alla Cina di adattarsi meglio alle situazioni interne e internazionali.

Xi ha esortato a gestire correttamente il rapporto tra sviluppo e sicurezza per prevenire e affrontare efficacemente i rischi sistemici che possono ostacolare la marcia della Cina verso la modernizzazione.

Il rapporto tra strategia e tattica dovrebbe anche essere ben gestito per la stesura di una serie di proposte lungimiranti e pragmatiche.

Le proposte hanno apportato adeguamenti fondamentali, dato che la Cina persegue l'obiettivo del secondo centenario di costruire un Paese socialista moderno entro il 2049 in mezzo all'instabile struttura globale, ha dichiarato martedì al Global Times Yan Yilong, un ricercatore del Center for China Studies dell'Università di Tsinghua.

Ad esempio, le proposte sottolineano lo sviluppo di alta qualità invece del rapido sviluppo e chiariscono l'obiettivo della prosperità comune per sottolineare il fattore socialismo nello sviluppo della Cina.

Le proposte prevedono anche la costruzione di un modello di sviluppo "a doppio ciclo", con i cicli interni come corpo principale e la mutua promozione dei cicli interni e internazionali, che sono volti a garantire uno sviluppo stabile e di alta qualità della Cina in mezzo a rischi elevati e all'incertezza causata dalla turbolenta situazione globale, ha osservato Yan.

Con i recenti cambiamenti del contesto politico ed economico globale e la tendenza all'anti-globalizzazione, all'unilateralismo e al protezionismo in alcuni paesi, la Cina deve concentrarsi sullo sviluppo all'interno del paese e fare maggiore affidamento sul mercato interno, ha detto Xi.

Ma questo non significa che la Cina si svilupperà in un ciclo interno chiuso, ma piuttosto in un doppio ciclo aperto, interno e internazionale. Promuovere la formazione di un grande e fluido ciclo economico interno può attrarre meglio le risorse globali, ha detto Xi.

La sicurezza deve essere importante almeno quanto lo sviluppo per gestire i rischi crescenti che la società deve affrontare, ha detto Yan, prendendo atto delle varie crisi che il mondo sta affrontando, come la crisi della salute pubblica, il cambiamento climatico e il turbolento ambiente globale.

Xi ha detto che dopo aver "considerato globalmente i vari fattori", la bozza proposta adotta una "espressione qualitativa e un approccio quantitativo" agli obiettivi di sviluppo economico entro il 2035, rilevando che gli obiettivi di pianificazione a medio e lungo termine dovrebbero prestare maggiore attenzione all'ottimizzazione della struttura economica, e guidare tutte le parti a concentrarsi sul miglioramento della qualità e dell'efficienza dello sviluppo.

Il cambiamento di tono sull'obiettivo di sviluppo economico della Cina è in linea con la situazione di sviluppo del Paese, poiché la Cina è alla ricerca di uno sviluppo di alta qualità piuttosto che di una crescita quantitativa, ha dichiarato martedì al Global Times Cong Yi, professore dell'Università di Economia e Finanza di Tianjin.

Cong ha detto che è anche possibile che la Cina continuerà a minimizzare l'obiettivo del PIL in futuro, poiché condurre tutto il lavoro intorno ad un obiettivo di crescita specifico può portare a sciocchezze ed a trascurare l'essenziale, aggiungendo che gli aggiustamenti strutturali e l'aggiornamento saranno il compito primario per la Cina, indipendentemente da come si evolverà l'ambiente esterno.

Sulla scia della pandemia COVID-19, la Cina ha scelto di non fissare un obiettivo di crescita numerico specifico per quest'anno nel rapporto di lavoro del governo durante le due sessioni di maggio.

Ciononostante, gli esperti hanno affermato che "cercare di migliorare la stabilità" non significa che non ci sarà alcun obiettivo, ma che fisseremo obiettivi specifici sulla base degli effettivi progressi di sviluppo e coordineremo meglio le politiche per affrontare le nuove sfide, garantendo al contempo il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine.

L'obiettivo proposto di raddoppiare il PIL del 2020 di circa 100 trilioni di yuan nel 2035 potrebbe significare un obiettivo di crescita reale annuale del 3,5% circa, ha detto Tian Yun, vice direttore della Beijing Economic Operation Association.

"Penso che questi obiettivi siano molto pragmatici in quanto riflettono i nostri vantaggi e gli obiettivi di sviluppo a lungo termine, così come le numerose sfide", ha detto Tian al Global Times.

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