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La VOCE 2012 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXIII N°4 | dicembre 2020 | PAGINA C - 35 |
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questioni della scienza.
a cura di a. martocchia.
gli articoli del prof. andrea martocchia sono sospesi fino a fine anno per impegni straordinari sopraggiunti.
un'iniziativa umanitaria del pcfr e delle forze di sinistra del paese.
da https://kprf.ru.
traduzione di mauro gemma per marx21.it.
compagni, compatrioti, amici!
la pandemia di coronavirus e la russofobia sfrenata stanno costringendo il mondo di oggi a vivere di fatto secondo le leggi del tempo di guerra. nel donbass è in corso da molti anni una vera e propria guerra scatenata da rabbiosi nazionalisti ucraini e dalle bande degli eredi di bandera. una guerra in cui muoiono persone, dalle terribili conseguenze di cui soffrono donne, bambini, anziani. il donbass è diventato un punto caldo in cui si sta svolgendo un confronto fondamentale con la brutale russofobia, una battaglia per la difesa e il futuro del mondo russo.
fin dal primo giorno dello scoppio delle ostilità, il partito comunista della federazione russa ha fornito costantemente supporto completo ai governi e ai coraggiosi residenti delle repubbliche di donetsk e lugansk. nel contesto di questa assistenza, la mattina del 2 novembre, l'88° convoglio umanitario regolare del partito comunista della federazione russa è partito per il donbass da uno dei cantieri cargo della regione di mosca. camion di diverse tonnellate, dopo aver preso in consegna più di cento tonnellate di vari generi alimentari, vestiti, calzature, medicinali, letteratura educativa, si sono diretti in fila fino al confine meridionale della russia. lungo la strada, la carovana è stata rifornita con carichi di verdure fresche e cibo dalle regioni di lipetsk, voronezh e rostov, dal territorio di stavropol, dalle repubbliche del caucaso settentrionale. il programma del movimento del convoglio è stato pianificato al minuto, in modo che il 7 novembre, 103° anniversario della grande rivoluzione d'ottobre, i tavoli festivi dei residenti di donetsk e lugansk siano completamente riempiti con doni dalla russia.
il comitato centrale del partito comunista della federazione russa apprezza molto il contributo prestato a questo importante lavoro da numerosi comitati di partito, imprese agricole, industrie e molte organizzazioni pubbliche. oggi, quando i redditi della popolazione sono in forte calo, le persone hanno bisogno e si aspettano un aiuto reale. in un momento in cui le persone sono incatenate alla schiavitù oligarchica e socialmente disunite, è nella priorità delle questioni sociali e delle condizioni di vita, nell'aiutare le persone che il partito individua il suo dovere più importante e una speciale missione umanitaria. da molti anni il partito comunista della federazione russa combatte intensamente contro il potere arbitrario delle autorità, cercando di risolvere i problemi della povertà nel nostro paese. di particolare interesse è la categoria dei veterani del gruppo "bambini della guerra", il meno protetto di fronte a questi tempi crudeli. le pensioni erogate dalle autorità sono minime e la legge federale sui benefici per costoro è ostacolata dal governo. ma oggi, alla vigilia della grande rivoluzione d'ottobre, possiamo portare almeno un po'di gioia nelle loro case.
il quartier generale panrusso del movimento di protesta (che raccoglie un vasto ventaglio di forze di sinistra e patriottiche) sostiene l'iniziativa patriottica dei comunisti della regione di mosca e proclama il 5 novembre come il giorno dell'azione panrussa per aiutare i "bambini della guerra". facciamo appello ai comitati regionali del partito comunista della federazione russa, ai nostri attivisti, all'ampio fronte della sinistra, alle forze patriottiche popolari, alle imprese e alle organizzazioni pubbliche con una proposta per rendere gioioso e memorabile per i veterani il giorno del 103° anniversario della grande rivoluzione socialista d'ottobre. in ogni regione, alla vigilia della festa, unendo le forze, vai nelle case dove vivono i "bambini della guerra", sostieni i veterani consegnando loro un pacco di cibo insieme ai tuoi auguri.
l'azione svolta darà l'opportunità a molte persone anziane sole di provare di nuovo la gentilezza e la compassione umane, di ritrovare se stesse. sarà una vivida conferma del fatto che, anche in condizioni in cui la politica statale esistente condanna il popolo alla povertà e all'oblio, è il partito comunista della federazione russa oggi l'unico difensore degli interessi popolari. solo il programma di difesa della vita del partito comunista della federazione russa e il suo lavoro pratico esprimono i bisogni del popolo, rappresentando un ostacolo effettivo all'aggressione capitalista.
festeggiamo il grande ottobre, cari compagni!
nuovo piano quinquennale per affrontare le interferenze esterne a hong kong e taiwan.
di cao siqi.
da ttps://www.globaltimes.cnh.
traduzione di marco pondrelli per marx21.it.
presentiamo alcuni estratti dell'articolo “perché il socialismo”, scritto nel 1944 da una delle più geniali menti scientifiche del xx secolo, albert einstein.
einstein non era un leninista né un militante rivoluzionario, ma ciò che colpisce, in questo scritto del grande scienziato, è la lucidità, la chiarezza con cui egli espone alcuni elementi essenziali dell'analisi marxista del capitalismo.
non meno importanti sono la decisione e il coraggio intellettuale con cui einstein indica quale sarà, in avvenire, la società che dovrà subentrare al capitalismo basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione: una società socialista, con un'economia pianificata nella quale i mezzi di produzione sono di proprietà della società stessa e non più degli oligarchi del capitale.
l'articolo di einstein fu pubblicato per la prima volta dalla rivista progressista americana “monthly review”(1944). in traduzione italiana esso si trova nella raccolta di scritti “pensieri degli anni difficili”, boringhieri, torino, 1950, in cui è inclusa anche una lettera – scritta da einstein ad alcuni scienziati sovietici - nella quale egli dice: “verrà il giorno in cui tutte le nazioni saranno grate alla russia per aver mostrato con un'azione vigorosa, per la prima volta nella storia, la possibilità pratica di un'economia pianificata, nonostante le enormi difficoltà incontrate”.
[…] per ragioni di semplicità, nella discussione che segue indicherò con la parola “lavoratori” tutti coloro che non partecipano alla proprietà dei mezzi di produzione, anche se ciò non corrisponde pienamente all'uso normale del termine.
il proprietario dei mezzi di produzione è in grado di acquistare la forza-lavoro del lavoratore.
usando i mezzi di produzione, il lavoratore produce nuovi beni che diventano proprietà del capitalista. il punto essenziale di questo processo è la relazione fra quanto il lavoratore produce e quanto egli è pagato, entrambe le quantità misurate in termini di valore reale.
fintantoché il contratto di lavoro è “libero”, ciò che il lavoratore riceve è determinato non dal valore reale dei beni che produce, ma dalle sue necessità di sopravvivenza e dalla domanda di forza-lavoro da parte del capitalista, rapportata al numero di lavoratori che sono in concorrenza per i posti di lavoro.
e' importante comprendere che anche in teoria il salario del lavoratore non è determinato dal valore del suo prodotto.
il capitale privato tende a concentrarsi nelle mani di pochi, in parte a causa della concorrenza fra i capitalisti, in parte perché lo sviluppo tecnologico e la crescente suddivisione del lavoro incoraggiano la formazione di più grandi complessi di produzione a spese dei minori.
il risultato di questi sviluppi è un'oligarchia del capitale privato il cui enorme potere non può essere efficacemente controllato neppure da una società politica democraticamente organizzata.
la verità di ciò è determinata dal fatto che i membri dei corpi legislativi vengono scelti dai partiti politici, ampiamente finanziati o in altro modo influenzati dai capitalisti privati, i quali, a ogni fine pratico, separano l'elettorato dal corpo legislativo.
la conseguenza è che i rappresentanti del popolo non proteggono, di fatto, in modo sufficiente gli interessi degli strati meno privilegiati della popolazione. inoltre, nelle condizioni attuali, i capitalisti privati controllano inevitabilmente, direttamente o indirettamente, le fonti principali d'informazione: stampa, radio, educazione. e' quindi estremamente difficile e anzi, nella maggior parte dei casi, del tutto impossibile, che i cittadini pervengano a delle conclusioni oggettive e facciano un uso intelligente dei loro diritti politici.
la situazione dominante in un'economia basata sulla proprietà privata del capitale è perciò caratterizzata da due princìpi fondamentali: primo, i mezzi di produzione (capitale) sono proprietà privata e i proprietari ne dispongono a loro piacimento; secondo, il contratto di lavoro è libero.
[…] si produce per il profitto, non per l'uso. non vi è alcun provvedimento grazie al quale tutti coloro che possono e v o g l i o n o lavorare ne abbiano sempre la possibilità; esiste quasi sempre un “esercito di disoccupati”.
il lavoratore ha sempre paura di perdere il proprio posto di lavoro.
dato che i disoccupati e i lavoratori mal retribuiti non rappresentano per i beni di consumo un mercato vantaggioso, la produzione di tali beni ne risulta limitata, con un conseguente grave danno.
il progresso tecnologico si risolve frequentemente in un aggravamento della disoccupazione piuttosto che in un alleggerimento della quantità di lavoro per tutti. il movente del profitto, congiuntamente alla concorrenza fra i capitalisti, è responsabile di una instabilità nell'accumulazione e nell'impiego del capitale, che conduce a depressioni sempre più gravi.
[…] sono convinto che vi è un solo mezzo per eliminare questi gravi mali, e cioè la creazione di un'economia socialista congiunta a un sistema educativo che sia orientato verso obiettivi sociali.
in una tale economia i mezzi di produzione sono proprietà della società stessa e vengono utilizzati secondo uno schema pianificato.
un'economia pianificata, che equilibri la produzione e le necessità della comunità, distribuirebbe il lavoro fra tutti gli abili al lavoro e garantirebbe i mezzi di sussistenza a ogni uomo, donna e bambino.
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Einstein e l’economia socialista![]() Einstein non era un leninista né un militante rivoluzionario, ma ciò che colpisce, in questo scritto del grande scienziato, è la lucidità, la chiarezza con cui egli espone alcuni elementi essenziali dell'analisi marxista del capitalismo. Non meno importanti sono la decisione e il coraggio intellettuale con cui Einstein indica quale sarà, in avvenire, la società che dovrà subentrare al capitalismo basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione: una società socialista, con un'economia pianificata nella quale i mezzi di produzione sono di proprietà della società stessa e non più degli oligarchi del capitale. L'articolo di Einstein fu pubblicato per la prima volta dalla rivista progressista americana “Monthly Review”(1944). In traduzione italiana esso si trova nella raccolta di scritti “Pensieri degli anni difficili”, Boringhieri, Torino, 1950, in cui è inclusa anche una lettera – scritta da Einstein ad alcuni scienziati sovietici - nella quale egli dice: “Verrà il giorno in cui tutte le nazioni saranno grate alla Russia per aver mostrato con un'azione vigorosa, per la prima volta nella storia, la possibilità pratica di un'economia pianificata, nonostante le enormi difficoltà incontrate”. […] Per ragioni di semplicità, nella discussione che segue indicherò con la parola “lavoratori” tutti coloro che non partecipano alla proprietà dei mezzi di produzione, anche se ciò non corrisponde pienamente all'uso normale del termine. Il proprietario dei mezzi di produzione è in grado di acquistare la forza-lavoro del lavoratore. Usando i mezzi di produzione, il lavoratore produce nuovi beni che diventano proprietà del capitalista. Il punto essenziale di questo processo è la relazione fra quanto il lavoratore produce e quanto egli è pagato, entrambe le quantità misurate in termini di valore reale. Fintantoché il contratto di lavoro è “libero”, ciò che il lavoratore riceve è determinato non dal valore reale dei beni che produce, ma dalle sue necessità di sopravvivenza e dalla domanda di forza-lavoro da parte del capitalista, rapportata al numero di lavoratori che sono in concorrenza per i posti di lavoro. E' importante comprendere che anche in teoria il salario del lavoratore non è determinato dal valore del suo prodotto. Il capitale privato tende a concentrarsi nelle mani di pochi, in parte a causa della concorrenza fra i capitalisti, in parte perché lo sviluppo tecnologico e la crescente suddivisione del lavoro incoraggiano la formazione di più grandi complessi di produzione a spese dei minori. Il risultato di questi sviluppi è un'oligarchia del capitale privato il cui enorme potere non può essere efficacemente controllato neppure da una società politica democraticamente organizzata. La verità di ciò è determinata dal fatto che i membri dei corpi legislativi vengono scelti dai partiti politici, ampiamente finanziati o in altro modo influenzati dai capitalisti privati, i quali, a ogni fine pratico, separano l'elettorato dal corpo legislativo. La conseguenza è che i rappresentanti del popolo non proteggono, di fatto, in modo sufficiente gli interessi degli strati meno privilegiati della popolazione. Inoltre, nelle condizioni attuali, i capitalisti privati controllano inevitabilmente, direttamente o indirettamente, le fonti principali d'informazione: stampa, radio, educazione. E' quindi estremamente difficile e anzi, nella maggior parte dei casi, del tutto impossibile, che i cittadini pervengano a delle conclusioni oggettive e facciano un uso intelligente dei loro diritti politici. La situazione dominante in un'economia basata sulla proprietà privata del capitale è perciò caratterizzata da due princìpi fondamentali: primo, i mezzi di produzione (capitale) sono proprietà privata e i proprietari ne dispongono a loro piacimento; secondo, il contratto di lavoro è libero. […] Si produce per il profitto, non per l'uso. Non vi è alcun provvedimento grazie al quale tutti coloro che possono e v o g l i o n o lavorare ne abbiano sempre la possibilità; esiste quasi sempre un “esercito di disoccupati”. Il lavoratore ha sempre paura di perdere il proprio posto di lavoro. Dato che i disoccupati e i lavoratori mal retribuiti non rappresentano per i beni di consumo un mercato vantaggioso, la produzione di tali beni ne risulta limitata, con un conseguente grave danno. Il progresso tecnologico si risolve frequentemente in un aggravamento della disoccupazione piuttosto che in un alleggerimento della quantità di lavoro per tutti. Il movente del profitto, congiuntamente alla concorrenza fra i capitalisti, è responsabile di una instabilità nell'accumulazione e nell'impiego del capitale, che conduce a depressioni sempre più gravi. […] Sono convinto che vi è un solo mezzo per eliminare questi gravi mali, e cioè la creazione di un'economia socialista congiunta a un sistema educativo che sia orientato verso obiettivi sociali. In una tale economia i mezzi di produzione sono proprietà della società stessa e vengono utilizzati secondo uno schema pianificato. Un'economia pianificata, che equilibri la produzione e le necessità della comunità, distribuirebbe il lavoro fra tutti gli abili al lavoro e garantirebbe i mezzi di sussistenza a ogni uomo, donna e bambino. |
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