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LA VOCE 1511 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XVIII N°3 | novembre 2015 | PAGINA e - 33 |
![]() Le masse nella teoria della relatività scrive:« La grandiosa importanza concettuale della teoria della relatività, come contributo ed una più profonda compren-sione dei rapporti tra spazio e tempo, e le vivaci e spesso appas-sionate discussioni a cui essa ha in conseguenza dato luogo anche fuori degli ambienti strettamente scientifici, hanno forse un po’distolta l’attenzione da un altro suo risultato che, per essere meno clamoroso e, diciamolo pure, meno paradossale, ha tuttavia nella fisica conseguenze non meno degne di nota, ed il cui interesse è verosimilmente destinato a crescere nel prossimo svilupparsi della scienza. Il risultato a cui accenniamo è la scoperta della relazione che lega la massa di un corpo alla sua energia…..La relazione tra massa ed energia invece ci porta senzaltro a delle cifre grandiose. Ad esempio se si riuscisse a mettere in libertà l’energia contenuta in un grammo di materia si otterrebbe un’energia maggiore di quella sviluppata in tre anni di lavoro ininterrotto da un motore di mille cavalli(inutili i commenti)…..Bastino questi brevi accenni a dimostrare come la teoria della relatività, oltre a darci una interpretazione chiara delle relazioni tra spazio e tempo,sarà in un prossimo avvenire, destinata ad essere la chiave di volta perla risoluzione del problema della struttura della materia,l’ultimo e più arduo problema della fisica.». Nel 1917 Einstein presentò una memoria all’Accademia prussiana che segnò, ancora una volta, l’inizio di un nuovo capitolo della fisica: la cosmologia relativistica. «Ho di nuovo combinato qualcosa, a proposito della teoria della gravitazione – Einstein disse al suo amico Ehrenfest-, che mi espone in una certa misura al pericolo di essere rinchiuso in un manicomio». In effetti risolvendo le sue equazioni gravitazionali egli trovò che l’universo doveva essere finito, ipersferico e stabile in contrasto con le conoscenze astronomiche dell’epoca. Però, meno di due mesi dopo, l’astronomo e matematico olandese Willen de Sitter scoprì una nuova soluzione diversa che dimostrava che le equazioni non conducevano ad un modello unico di universo e che, a differenza di quello di Einstein, l’universo di de Sitter era vuoto. Un progresso notevole fu fatto nel 1922 e nel 1924, quando un matematico sovietico Alexander Friedmann trovò nuove soluzioni cosmologiche che attestavano la possibilità di universi non vuoti, taluni in espansione, altri in contrazione e altri ancora nella fase transitoria tra espansione e contrazione. Lo studio,la descrizione o la spiegazione di come si sia formato il cosmo (cosmogonie) affondano le radici nella scienza greca che mirava a descrivere la nascita dell’universo sulla base dei dati e delle leggi disponibili in quelmomento. L’aspetto che accomuna tutte le cosmogonie mitologiche è dato dalla personificazione delle forze della natura e la creazione dell’ordine dal disordine o, in altre parole, la separazione degli opposti da un tutto indifferenziato. Quest’ultimo concetto costituirà, con Anassimandro, il principio fondamentale della prima cosmogonia scientifica. Anassimandro (VI secolo a. c.) fu il primo a postulare l’esistenza simultanea di un |
numero infinito di
eterni universi. La prima cosmogonia atomistica fu
ideata da Leucippo (V secolo a.c.). Durante il periodo
alessandrino Aristarco di Samo (III secolo a.c.) fu il
primo ad adottare in modo integrale il punto di vista
eliocentrico, precorrendo Copernico di diciotto secoli. Ma gli inizi dell’astrofisica, nel senso moderno della parola, e della cosmologia, risalgono al I secolo d.c.,dopo la pubblicazione di un saggio dal titolo: La faccia della Luna di Plutarco. Ha la forma di un dialogo fra varie persone che appartengono a scuole filosofiche diverse che conoscono bene la storia più remota della scienza greca. E’ un affresco ricco, vivace e affascinante delle opinioni e degli argomenti scientifici correnti a quel tempo negli ambienti culturali di Atene e Roma: dalle misurazioni e dei calcoli astronomici di Aristarco, di Ipparco e di Posidonio, alla determinazione della circonferenza della Terra ad opera di Eratostene, fino agli ultimi sviluppi delle conoscenze geometriche. Si tratto di un vero e proprio testo di astrofisica, poiché l’astrofisica applica i metodi e le conclusioni della fisica all’astronomia e dove, tuttavia, non mancano influssi mitologici. Negli ultimi capitoli del libro, ad esempio, mentre si discute la mitologia della Luna e la sua funzione di luogo di raccolta delle anime dei defunti, altre parti spiccano per la chiarezza e l’acume del ragionamento scientifico quale si riscontra nel poema di Lucrezio e più tardi nelle opere di Tolomeo. In Plutarco, inoltre, vi è la chiara coscienza che la Luna è un corpo della stessa specie della Terra e,una teoria che rassomiglia molto alla teoria gravitazionale di Newton. Nel dicembre del 1924 l’astronomo americano Edwin Hubble scoprì l’esistenza di un oggetto extragalattico: la nebulosa di Andromeda. E nel 1926 l’espansione dell’universo. Grazie ai lavori di Friedmann e a queste due storiche scoperte sperimentali di Hubble, Einstein tornò sulle sue equazioni gravitazionali e nel 1931 pubblicò un articolo in cui veniva esaminata la possibilità di un universo infinito. Nel 1932, allorché la Repubblica di Weimar stava per esalare l’ultimo respiro, Einstein firmò un appello ai partiti socialisti e comunisti tedeschi,esortandoli a far fronte comune per allontanare dalla Germania «il terribile pericolo di diventare fascisti».Quando nel gennaio del 1933 Hitler prese il potere mediante un colpo distato, Einstein si trovava in California a Pasadena. Aveva lasciato definitivamente la Germania dal dicembre del 1932.Il 17 novembre 1933 al suo arrivo a Princeton, presso l’Istituto for Advanced Study, gli fu consegnata una lettera del primo direttore Flexner nella quale si diceva:« Non c’è alcun dubbio che in questo paese vi siano bande organizzate di irresponsabili nazisti. Ho consultato le autorità locali……e il governo nazionale di Washington, e tutti mi hanno fatto presente…. che la vostra sicurezza in America dipenderà dal silenzio e dal fatto che vi asteniate dal partecipare a manifestazioni pubbliche…..Lei e Sua moglie sarete assolutamente benvenuti a Princeton, ma, alla lunga, la vostra incolumità dipenderà dalla vostra discrezione». Dopo questo invito-ordine di stare lontano dalla vita politica, Einstein restò muto, tranne qualche eccezione, fino al 1940, anno in cui gli fu concessa la cittadinanza americana. Nel frattempo la nazificazione della società tedesca fu spinta fino alle sue ultime conseguenze, fino alla distruzione totale della cultura tedesca.La storia futalmente falsificata nei nuovi libri di testo e nelle lezioni degli insegnanti fino a diventare una cosa ridicola. Nell’università di Berlino, dove avevano insegnato tanti illustri studiosi, il nuovo Rettore, membro dei reparti d’assalto, istituì 25 nuovi corsi di “scienza razziale”.I migliori scienziati e professori si dimisero o furono licenziati e quelli che si piegarono farneticarono di “fisica tedesca” di “chimica tedesca” di “matematica tedesca”. Il 2 agosto 1939 Einstein firmò (con la collaborazione di un giovane fisico ungherese Leo Szilard) ed inviò una lettera rimasta famosa al Presidente Roosevelt,nella quale si affermava che da «Alcuni recenti lavori di E. Fermi e di L. Szilard che mi sono stati resi noti mediante manoscritto, mi inducono a prevedere che l’elemento uranio possa essere tramutato in una nuova e importante fonte di energia nell’immediato futuro….Ritengo pertanto mio dovere sottoporre alla Sua attenzione quanto segue….è concepibile…. che bombe estremamente potenti di tipo nuovo possano….essere costruite. Una simile bomba di questo tipo, trasportata da una nave o fatta esplodere in un porto, potrebbe benissimo distruggere l’intero porto insieme a parte del territorio circostante..». Nell’novembre del 1946 scrive una lettera aperta all’Assemblea delle Nazioni Unite, sollecitando la formazione di un Governo mondiale.Lettera che aprì un grande dibattito internazionale al quale partecipò un gruppo di accademici sovietici mettendone in evidenza l’errore di una simile proposta. Nell’aprile del 1954 stilò una dichiarazione in difesa del fisico americano J. R. Oppen- |
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