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La VOCE ANNO XVIII N°3

novembre 2015

PAGINA 10

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IL CAPITALISMO: UN SISTEMA CRIMINALE

-- In Germania lo scandalo Volkswagen con 11 milioni di auto truccate per impedire il controllo delle emissioni inquinanti (uno scandalo tanto più ripugnante perché, per far godere al capitale tedesco profitti illeciti, quella casa produttrice ha messo a repentaglio la salute di milioni di persone, non solo in Germania, ma nel mondo intero, a causa dell’inquinamento causato dalle sue automobili).
-- Negli USA la FCA di Marchionne omette o ritarda di segnalare gli incidenti mortali per non richiamare le auto ed eliminare i difetti.
-- In Italia lo scandalo dell’Alitalia, del MOSE, dell’Expo, di Mafia capitale, sulla pelle degli operai, dei lavoratori, dei migranti.

-- Nel mondo del calcio internazionale, l’inchiesta per tangenti a carico della Fifa, che ha portato a numerosi arresti per corruzione, frode e riciclaggio e ha già travolto Blatter (i diritti mondiali ceduti a Warner, pagati 600 mila dollari e rivenduti per 20 milioni di dollari).
E via e via di questo passo, con ruberie e infamie sempre più grandi e accentuate che mostrano quale sia ormai, nell’epoca della globalizzazione imperialista, il volto del capitalismo nella fase della sua inarrestabile decadenza.

Operai, lavoratori! Non sono le geremiadi di Bergoglio che possono cambiare la realtà di un sistema di produzione e di scambio volto al massimo profitto, sua unica legge. Un sistema sempre più criminale, che deve essere combattuto con la più dura lotta di classe, fino a una rivoluzione proletaria che lo distrugga e lo sostituisca con il socialismo.

Per vincere la battaglia contro il sistema dei padroni e prendere nelle sue mani la direzione della società, la classe operaia ha bisogno del suo Partito comunista. Uniamoci, lottiamo, organizziamoci!

70 anni dell’Onu: Per un mondo più equo di pace, libero dall’imperialismo


Il 24 novembre si celebra la Giornata delle Nazioni Unite, occasione per fare una riflessione su uno dei più importanti strumenti a disposizione dei popoli nella loro lotta per la pace e per le sfide future.

Celebrare il 70° anniversario delle Nazioni Unite esige una prima considerazione riguardo la resistenza dei popoli che dovettero confrontarsi con il nazifascismo e sulle terribili conseguenze che ne scaturirono. Settantanni fa, l’intero pianeta celebrava la Vittoria e la fine della Seconda guerra mondiale che aveva ucciso più del 3% della popolazione mondiale, con un costo inestimabile per l’umanità.

I movimenti di liberazione nazionale acquisirono profondità e le lotte per la decolonizzazione e l’indipendenza si rafforzarono. Concetti come sovranità, autodeterminazione dei popoli, diritti umani, giustizia e lo stesso Diritto internazionale sembravano dovessero definire quale sarebbe stato il mondo del dopoguerra e il modo in cui saremmo andati avanti, potendo contare su di una struttura basata su tali impegni. Tuttavia, di fronte a noi abbiamo ancora delle questioni che vergognosamente si trascinano irrisolte. Le nostre agende devono occuparsi ancora di una delle forme più arretrate di dominio come il colonialismo e l’occupazione. Sono questi i casi del Sahara Occidentale, della Palestina, di Porto Rico, della Guyana francese, delle Isole Malvine e molti altri ancora.

La Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti umani sono strumenti essenziali per i movimenti che instancabilmente lottano per
la pace tra i popoli, i quali, così come il Consiglio Mondiale della Pace, considerano i principi enunciati in tali documenti degli obiettivi comuni dell’umanità. Pertanto, questo è anche un momento molto importante per richiamare alla mente il ruolo e le mancanze delle Nazioni Unite, per denunciarne la strumentalizzazione dell’impero volta a mantenere la sua posizione dominante sul mondo.

Le politiche interventiste, che al dialogo sostituiscono la forza bruta, hanno imposto costi inimmaginabili ai popoli. Tra i problemi umanitari ed umani che viviamo oggi vi è la condizione di milioni di rifugiati e di altri migranti espropriati e senza protezione, vittime delle aggressioni imperialiste o di interventi contro i loro paesi, da cui sono costretti a fuggire. La storia delle loro vite e la storia dei loro popoli sono quindi riscritte dalla violenza.

La guerra può sembrare lontana per i paesi del cosiddetto mondo sviluppato, un luogo remoto nella Storia, ma le sue conseguenze stanno bussando sempre più forte alle loro porte. L’imperialismo statunitense ed europeo, che si riflette nella struttura e nei "concetti strategici" della loro macchina da guerra, la Nato, ha spesso travolto i più essenziali principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite.

Facendo uso fazioso dei principi più cari al genere umano, come i diritti umani e la democrazia, le potenze imperialiste hanno nuovamente imposto la distruzione e la morte, devastando l’ex Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria, lo Yemen e la Libia, così come una gran parte del continente africano, nella loro spinta neocolonialista. Questa è la prova inequivocabile del loro disprezzo per i principi delle Nazioni Unite, che sono indirizzati alla risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, in totale spregio per l’autodeterminazione dei popoli. I crimini di guerra e i crimini contro l’umanità con cui viene sostenuta questa politica aggressiva contano sull’impunità.

Il tentativo di riforma delle Nazioni Unite è molto importante, dal momento che la sua attuale configurazione si è già dimostrata essere ingiusta. Necessitano di più democrazia, di una più equa rappresentatività e di un maggiore impegno verso la Carta delle Nazioni Unite. La tutela dei diritti umani, la sovranità e l’autodeterminazione non possono continuare a essere privilegi, o strumenti per la promozione di criminali interventi militari imperialisti.

L’anno 2015 ha portato con sé ancora più sfide ai popoli nella loro lotta per la pace e la giustizia, mentre assistiamo alle più brutali iniziative imperialiste e ad aggressioni disseminate su tutto il pianeta. Quest’anno è anche simbolicamente importante proprio per i fatti storici che hanno spinto la nostra azione congiunta in avanti, mantenendoci determinati a resistere contro la guerra e l’oppressione. Per questo, i popoli esigono anche un sistema internazionale costruito sulla cooperazione e non sulla minaccia o sulla "logica della deterrenza" attraverso le armi di distruzione di massa. Quindi, continuiamo a lottare per la completa eliminazione delle armi nucleari, al fine di evitare una catastrofe di proporzioni inimmaginabili.

Per costruire un mondo sicuro, di pace e di giustizia, di diritti uguali per tutti, i popoli esigono che le risoluzioni delle Nazioni Unite siano soddisfatte, come ad esempio il riconoscimento inequivocabile dello Stato di Palestina e la decolonizzazione del Sahara Occidentale, questioni emblematiche che mostrano il disprezzo per le decisioni dell’organizzazione da parte dei paesi che hanno il potere militare o che sono alleati con l’impero.
La democratizzazione delle Nazioni Unite è di vitale importanza. L’Onu richiede una profonda riforma affinché si realizzi come organizzazione per la cooperazione, la solidarietà e l’uguaglianza, in conformità alla sua Carta fondativa. I popoli domandano pace e giustizia costruite da tutti, la fine degli interventi e delle aggressioni imperialiste.
Socorro Gomes, Presidente del Consiglio Mondiale della Pace 24/10/2015



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