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La VOCE ANNO XVIII N°3

novembre 2015

PAGINA 11

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Medio Oriente: Accelerazione della guerra di spartizione imperialista della regione

Partito Rivoluzionario - COMUNISTI (Francia) | sitecommunistes.org 22/10/2015
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

La spartizione del Mondo e delle zone d’influenza tra le potenze imperialiste riguarda praticamente tutti i continenti e riflette gli antagonismi crescenti tra le più grandi potenze imperialiste. L’analisi di tutti i conflitti in corso ci dimostra che è così.

Cercare un’altra origine a questi conflitti, è voler dissimulare che la causa delle guerre che si moltiplicano ha la sua radice nel sistema capitalista stesso e nei suoi bisogni di accumulare sempre più profitti. Il Medio – e il Vicino – Oriente sono da questo punto di vista delle zone particolarmente sensibili. Il Medio e Vicino Oriente sono dei concetti generali che designano una zona particolarmente strategica, crocevia e via di comunicazione tra i continenti asiatico, europeo e africano, zona ricca di risorse di gas e petrolio. Dopo l’espansione del capitalismo nel XVIII e XIX secolo per via delle conquiste e delle dominazioni coloniali, questa regione è stata oggetto di conflitti permanenti tra le potenze imperialiste dominanti, sia nei Balcani, nella Persia, nella Turchia, nei paesi della penisola arabica e del Golfo, nei paesi che si affacciano dal Mediterraneo all’Asia centrale.

L’emergere di paesi socialisti con l’URSS ha creato delle condizioni più favorevoli all’emancipazione dei paesi fin lì sotto la stretta dominazione delle potenze imperialiste. Questo ha garantito una relativa stabilità malgrado i colpi di Stato fomentati dalla Cia e volti a liquidare i governi troppo inclini ad affermare l’indipendenza economica e politica dei loro paesi. La formazione dello Stato d’Israele a partire dal 1947, ha profondamente cambiato la situazione fornendo agli Usa un alleato sicuro nella regione, alleato che possiede ancora oggi, in spregio al diritto internazionale, l’armamento atomico.

La sconfitta del campo socialista ha brutalmente modificato i rapporti di forze. Molto rapidamente i paesi dell’Europa centrale, come le ex Repubbliche dell’URSS (con l’eccezione della Bielorussia) hanno liquidato la proprietà sociale e le conquiste popolari. Essi si sono impegnati in uno sviluppo sfrenato del capitalismo. In poco tempo, la più potente tra di esse, la Russia, è divenuta di nuovo una forza che compete con la sua capacità militare e con i suoi grandi monopoli pubblici e privati, che sono "invitati" nella competizione economica mondiale. La scelta fatta dalla Cina di uno sviluppo capitalista ha permesso di costituire, con altri paesi emergenti, accanto e contro le vecchie potenze capitaliste, un gruppo che aspira a prendere il suo posto nella spartizione del Mondo a beneficio dei loro nuovi campioni monopolisti.
Questa situazione di concentrazione dei monopoli si è accentuata, la fusione del capitale finanziario e industriale è divenuta la legge che regola tutto il pianeta. Questi monopoli si impongono nella loro lotta per
la sovranità delle regole che fanno arretrare i progressi democratici e sociali. L’esempio più evidente da questo punto di vista è quello dell’Unione europea, conglomerato capitalista, che permette ai monopoli di dettare direttamente le regole che sono favorevoli all’accumulazione del capitale.

Siamo dentro una nuova tappa dello sviluppo capitalista. Questa tappa, la spartizione del Mondo e delle zone d’influenza, è più che mai all’ordine del giorno. Gli ideologi borghesi ci danno da bere considerazioni morali a questo proposito: "Combattere l’Impero del male", "Lo scontro delle civiltà" strepitano senza mai mettere in evidenza l’acuta lotta dei monopoli per appropriarsi l’esclusività delle ricchezze minerarie, della terra e degli uomini necessari alla realizzazione dei profitti capitalisti.

Le lotte per la spartizione si traducono negli interventi militari diretti, come è stato nel caso dell’Afghanistan, in Iraq, in Jugoslavia e in Libia, dove gli Usa e i loro alleati della Nato operano a visto scoperto. E’ il caso oggi della Siria e dello Yemen, vittime di una aggressione voluta e sostenuta dagli Usa e dalla Francia e che è esercitata da truppe di mercenari. Ma queste guerre hanno anche, sotto il controllo delle forze imperialiste dominanti, delle caratterizzazioni più regionali e si scontrano con paesi di secondo rango come la Turchia, l’Iran, il Qatar, i paesi del Golfo, ciascuno cercando di divenire o di mantenere la propria dominazione regionale.

In questo quadro, Israele è al primo posto e gioca un ruolo centrale per conto proprio e per quello degli Usa. E’ in questo contesto, di scoperta di vasti giacimenti di gas nel Mediterraneo, nelle acque territoriali e nelle zone marittime rivendicate da Libano, Israele, Palestina, Cipro, Grecia e Turchia e di inizio di una nuova fase della crisi del capitalismo, che si affrontano i monopoli del petrolio e del gas dei paesi interessati e delle potenze appartenenti al sistema imperialista mondiale. In queste condizioni, le alleanze si fanno e si disfano in funzione degli interessi da difendere.

In queste alleanze non c’è posto per l’emancipazione dei popoli. Così, la legittima lotta del popolo palestinese per uno Stato è soffocata da Israele con l’accordo delle grandi potenze in conflitto, che si tratti degli Usa o della Russia. Il primo ministro Netanyahu ha ricevuto nel suo viaggio ufficiale in Russia l’assicurazione che gli interessi d’Israele non saranno toccati. Il che vuol dire che ha ottenuto il via libera per reprimere il popolo palestinese con la complicità della borghesia al potere in Palestina. Nel mondo alcuna voce si è fatta sentire per condannare la violenta repressione del potere Turco contro i Kurdi.

Gli interventi militari che si legano in Siria non hanno altro scopo che garantire a coloro che li conducono delle posizioni che gli permettano di negoziare la spartizione ulteriore della regione. Senza l’agguerrita resistenza del popolo siriano, il suo attaccamento a uno Stato unitario, la questione sarebbe stata regolata come fu in Iraq e in Libia, con la distruzione dello Stato e il dissanguamento sistematico della popolazione ad opera delle bande di mercenari al servizio dell’imperialismo.
Cerchiamo di essere chiari sulla natura dei conflitti in corso. La loro causa è in rapporto diretto con la natura stessa del sistema capitalista. Il compito dei rivoluzionari è quella di combattere questo sistema, di difendere la sovranità delle Nazioni e aprire la prospettiva di un cambiamento rivoluzionario della società.

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