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La VOCE 1803

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La VOCE ANNO XXII N°6

febbraio 2020

PAGINA 3

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Onorificenza Internazionale Medaglia della Amicizia col Popolo della RPD di Corea alla Partigiana Miriam Pellegrini Ferri.

Invito all’ Ambasciata di Cuba in Italia dal Consigliere Politico Yamila Pita Montes.

Colaboracion con Radio Habana Cuba. - Curriculum Miriam
onorificenza internazionale medaglia della amicizia col popolo della rpd di corea alla partigiana miriam pellegrini ferri. invito all’ ambasciata di cuba in italia dal consigliere politico yamila pita montes. colaboracion con radio habana cuba. - curriculum miriam . corrispondenza di miriam. miriam su facebook. segue da pag.2: i droni di natale. centro strategico di telecomunicazioni con i sottomarini nucleari in immersione e stazione terrestre del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare muos (la cui piena operatività è stata annunciata pochi mesi fa da washington), la base usa di niscemi sarà presto ampliata e potenziata. le autorità militari hanno già presentato alla regione siciliana un cronogramma lavori di “rafforzamento” dei sistemi di “protezione” delle infrastrutture e delle numerose antenne di morte ospitate. inoltre, un mese fa è trapelata la notizia che il comando di us navy ha affidato alla general dynamics un contratto del valore di 731,8 milioni di dollari per il “miglioramento” dei “segmenti terrestri integrati al mobile user objective system – muos, il quale fornirà presto comunicazioni cellulari veloci e sicure per tutte le forze combattenti in movimento, ovunque esse si trovino”, come dichiarato dai general manager dell’azienda leader del complesso militare industriale usa. quanto sta accadendo in sicilia conferma inesorabilmente quanto sostenuto da attivisti e ricercatori no war, cioè che la base di sigonella è un cancro in metastasi che diffonde ovunque installazioni, radar, presidi e militarizzazioni. l’isola è stata trasformata infatti in un’immensa piattaforma di morte usa e nato: oltre alla telestazione di niscemi, è stato creato un centro operativo a pachino (siracusa) per supportare le esercitazioni aeronavali della vi flotta nel canale di sicilia; ad augusta sorge una grande struttura portuale per il rifornimento di armi e gasolio delle unità da guerra e dei sottomarini nucleari; gli scali di catania-fontanarossa, trapani-birgi, pantelleria e lampedusa sono utilizzati per le missioni d’intelligence top secret dei velivoli alleati o di società contractor private a servizio del pentagono e/o – come avvenuto nel 2001 durante la guerra contro la libia – per le operazioni di bombardamento contro obiettivi civili e militari “nemici”. non c’è area addestrativa o poligono in sicilia che non sia stato messo a disposizione dei reparti d’elite usa protagonisti delle peggiori nefandezze nei teatri di guerra internazionali. i marines destinati a intervenire in africa utilizzano periodicamente per esercitarsi una vasta area agricola nel comune di piazza armerina. ai reparti a stelle e strisce è stato concesso pure l’uso del poligono di punta bianca, a due passi dalla città di agrigento, in una delle aree naturali e paesaggistiche più belle e più fragili dell’isola, utilizzato stabilmente dalla brigata meccanizzata “aosta” dell’esercito italiano. nella primavera 2019, i reparti statunitensi di stanza a sigonella sono stati inoltre tra i protagonisti di un’imponente esercitazione che ha interessato buona parte della provincia di trapani, comprese alcune aree di rilevante interesse naturalistico e lo scalo aereo di birgi. ancora più foschi gli scenari che potrebbero essere riservati alla sicilia intera nei prossimi anni. e’ in atto una pericolosissima sfida sferrata da trump contro la russia con la cancellazione unilaterale del trattato inf contro le armi nucleari a medio raggio, firmato da usa e urss a fine anni ’80. quel trattato aveva consentito lo smantellamento dall’europa dei missili pershing ii, ss-20 e cruise; 112 di questi ultimi vettori nucleari “da crociera” erano stati installati dalla nato a comiso (ragusa), nonostante una straordinaria stagione di mobilitazione popolare, una delle più importanti della storia della sicilia. la scellerata decisione dell’amministrazione usa rischia di condurre ad una nuova escalation del processo di militarizzazione e ri-nuclearizzazione dell’intero territorio siciliano, considerato che i nuovi programmi di riarmo puntano alla realizzazione – ancora una volta privilegiando il fianco sud della nato oltre a quello orientale – di nuovi sistemi missilistici a medio raggio con lancio da piattaforme terrestri e/o anche mobili, esattamente come avveniva con i cruise di comiso, trasportabili ovunque sui camion-lanciatori tel. altri aghi atomici da occultare nel pagliaio sicilia in nome e per conto dei moderni stranamore e delle transazionali del profitto d’oltreoceano. lo sbarco in sicilia di stoltenberg. con i nuovi droni. antonio mazzeo | antoniomazzeoblog.blogspot.com -20/01/2020. visita ufficiale in italia del segretario generale della nato jens stoltenberg. stoltenberg è giunto ieri sera a sigonella e stamani parteciperà alla cerimonia ufficiale di consegna dei nuovi droni d'intelligence ags dell'alleanza atlantica. la stazione aeronavale siciliana è stata prescelta infatti quale sede del centro di comando e controllo del nuovo sistema di «sorveglianza terrestre» della nato e «principale base operativa» dei cinque grandi velivoli senza pilota rq-4d «phoenix», due dei quali sono già giunti a sigonella tra novembre e dicembre 2019. alla cerimonia d'inaugurazione dell'alliance ground surveillance system, oltre al segretario stoltenberg parteciperà il presidente del comitato militare della nato stuart peach e il comandante supremo delle forze alleate in europa, il generale dell'us air force tod wolters. «con il trasferimento dei primi due droni ags si compie un'altra importante tappa nella realizzazione del programma per dotare tutti gli alleati nato di un sistema d'avanguardia d'intelligence, sorveglianza e riconoscimento», ha dichiarato il generale di us air force phillip stewart, comandante della forza ags della nato di stanza a sigonella. «quando il progetto sarà completato, l'italia ospiterà 600 addetti circa dell'alleanza, incluso un centro di addestramento e utilizzo dati che sarà in grado di formare sino a 80 studenti l'anno», ha rivelato il periodico stars and stripes delle forze armate usa. dotati della piattaforma radar mp-rtip con sofisticati sensori termici per il monitoraggio e il tracciamento di oggetti fissi e in movimento, i droni ags potranno volare sino a 18.000 metri di altezza e a una velocità di 575 km/h. i dati rilevati saranno prima analizzati a sigonella e successivamente trasmessi grazie a una rete criptata al comando jisr, joint intelligence, surveillance and reconnaisance della nato, con sedi a bruxelles, mons e the hague. oltre 16.000 km il raggio d'azione dei nuovi velivoli senza pilota, così da consentirne l'operatività in un'area geografica che comprenderà l'intero continente africano e il medioriente, l'europa orientale sino al cuore della russia. grazie alle informazioni raccolte e decodificate dall'ags, la nato potrà ampliare lo spettro delle proprie attività nei campi di battaglia, potenziando la capacità d'individuazione degli obiettivi da colpire con gli strike aerei e missilistici. i velivoli nato opereranno a sigonella congiuntamente ai velivoli-spia global hawk di us air force e broad area maritime surveillance di us navy e ai famigerati droni killer "reaper" che mietono vittime tra i civili nei maggiori scacchieri di guerra internazionali, consolidando così il ruolo della sicilia di capitale mondiale dei velivoli senza pilota da guerra. nello scalo siciliano dal 2018 è stato attivato inoltre l'uas satcom relay pads and facility per le telecomunicazioni via satellite con tutti i droni che le agenzie di spionaggio usa e il pentagono schierano in ogni angolo della terra. la facility di sigonella consente la trasmissione dei dati necessari ai piani di volo e di attacco dei nuovi sistemi di guerra, operando come "stazione gemella" del sito tedesco di ramstein e del grande scalo aereo di creech (nevada). gli altri tre droni ags giungeranno in sicilia direttamente dagli stati uniti d'america entro il prossimo giugno. perché l'intero sistema di «sorveglianza terrestre» sia realmente completato bisognerà però attendere il 2022, cinque anni dopo cioè, di quanto era stato previsto dal contratto tra il comando nato e l'industria costruttrice, northrop grumman, valore 1,5 miliardi di dollari, il più costoso di tutta la storia dell'alleanza atlantica. articolo pubblicato in il manifesto il 17 gennaio 2020.
usa macchina di guerra. quando la statua di saddam hussein fu rovesciata in iraq nel 2003, le immagini in tutto il mondo simboleggiavano la vittoria dell'esercito più potente del mondo. mesi prima, anche la campagna in afghanistan aveva mostrato la schiacciante superiorità delle forze statunitensi. ma se queste guerre in una fase iniziale furono vinte, il governo degli stati uniti scoprì presto che raggiungere la pace sarebbe stato un compito più difficile - e molto più costoso. questa settimana, gli eventi a baghdad e la crisi aperta tra stati uniti e iran potrebbero anticipare la fine della presenza americana in iraq. ma sicuramente il conto rimarrà aperto ancora per molto tempo e la spesa già supera di gran lunga i costi della guerra del vietnam (1969-1975). in quasi 20 anni di conflitto in medio oriente e nel golfo, il governo degli stati uniti ha già stanziato quasi 6 trilioni di dollari per finanziare operazioni, che prevede di aumentare nei prossimi anni, anche prevedendo un ritiro immediato da baghdad, come vogliono gli iracheni. i calcoli dell'istituto watson della brown university hanno sommato la spesa del governo usa in iraq, afghanistan, pakistan e siria, nonché in operazioni tempestive nella regione. il valore è considerato dal 2001, anno in cui gli stati uniti sono stati attaccati, l'11 settembre, in un evento che ha mutatato la posizione americana nel mondo. da allora, washington ha fatto della guerra al terrorismo la sua priorità, portando alla caduta di governi, al cambio di regimi politici, alla creazione di milizie e al cambiamento nella mappa dell'influenza in medio oriente e nel golfo. nel 2001, l'afghanistan è stato oggetto di un'operazione e due anni dopo è stata la volta dell'iraq. con i soldi stanziati per le campagne statunitensi, il mondo avrebbe eliminato la fame o preparato il pianeta ai cambiamenti climatici (vedi sotto). oltre al valore delle armi e delle infrastrutture, la somma include anche i tassi di interesse sui debiti subiti per pagare la guerra, nonché misure di sicurezza per prevenire gli attacchi nella regione. solo nelle operazioni militari del suolo iracheno, il conto avrebbe raggiunto $ 822 miliardi dal 2003, rispetto a circa $ 975 miliardi in afghanistan dal 2001. negli attacchi iniziati a baghdad il 19 marzo 2003, gli stati uniti hanno stanziato $ 90,3 miliardi. un mese dopo, saddam era stato sconfitto. spese del gigante. ma quel denaro non racconta la storia completa della spesa, poiché è necessario aggiungere i miliardi spesi in preparazione, logistica all'estero, formazione, pagamenti delle pensioni, costruzione di basi, tecnologia e burocrazia. per questo motivo, la brown university stima che solo la guerra in iraq abbia superato i 2 trilioni di dollari. anche le bollette del carburante per le truppe pesano. “a causa del massiccio consumo di carburante di un'organizzazione che opera 24 ore in tutto il mondo, il dipartimento della difesa è il più grande singolo utente di petrolio e altri prodotti petroliferi del mondo. tra il 2010 e il 2015, il dipartimento ha acquistato in media 102 milioni di barili di carburante all'anno”. dallo studio della brown university. le cifre devono anche includere la spesa del governo degli stati uniti per le pensioni di migliaia di uomini e donne distaccati nella regione. per coloro che hanno subito danni fisici o mentali, viene fornito anche un indennizzo, mentre anche le famiglie delle vittime solo in iraq ricevono benefici. in totale, l'istituto ritiene che tra il 2020 e il 2059 il governo degli stati uniti dovrà stanziare oltre 1 trilione di dollari per i veterani di guerra. questo gruppo di persone raggiungerà il picco di oltre 4,3 milioni di veterani entro il 2039. solo in iraq, oltre ai 4.400 soldati americani uccisi, altri 32.200 sono rimasti gravemente feriti e dovranno essere mantenuti fino alla fine della loro vita. brown university study. finanziamento. a differenza dei conflitti del 20° secolo, gli stanziamenti di guerra statunitensi per l'iraq e l'afghanistan non sono stati finanziati con nuove tasse o titoli di guerra. questa volta, il governo ha pagato attraverso il suo budget e prestiti. l'americano medio, quindi, non ha sentìto il peso di queste guerre mentre si svolgevano. ma la conseguenza di questo sistema è che ha lasciato un debito verso le generazioni future. il problema, secondo la brown university, è che "non esiste una strategia per pagare responsabilmente queste guerre". nella valutazione dell'entità, ci si deve chiedere se la minaccia rappresentata per gli stati uniti fosse effettivamente compatibile con tali numeri. le spese elevate per la guerra e altri preparativi militari potrebbero non essere commisurate alle minacce che gli stati uniti affrontano. insieme all'aggressiva retorica che ha caratterizzato la politica estera americana negli ultimi anni, questi alti livelli di spesa e la diffusione delle operazioni antiterroristiche statunitensi nel mondo possono essere molto allarmanti per stati e popoli che altrimenti non avrebbero avuto ragioni per aumentare le proprie spese militari e per forze armate. “in sostanza, gli alti costi della guerra e le spese connesse alla guerra rappresentano una preoccupazione per la sicurezza nazionale perché sono insostenibili ". brown university study. fame e clima- la realtà è che l'importo che gli stati uniti hanno finora stanziato per finanziare le sue guerre supera quanto gli istituti, gli accademici e le organizzazioni internazionali suggeriscono come investimenti per preparare il pianeta ad affrontare i cambiamenti climatici. l'anno scorso, un gruppo di 34 personalità, tra cui il fondatore di microsoft corp. bill gates, l’ex segretario generale delle nazioni unite ban ki-moon e il direttore esecutivo della banca mondiale, kristalina georgieva - ha concluso che entro il 2030 il mondo avrebbe bisogno di $ 1,8 trilioni di investimenti per far fronte ai cambiamenti climatici. i soldi, hanno detto, dovrebbero essere investiti in sistemi di allerta meteorologica, infrastrutture, agricoltura delle terre aride, protezione delle mangrovie e gestione delle risorse idriche. non solo gli investimenti aiuterebbero il pianeta a essere pronti per il clima, ma produrrebbero benefici per $ 7.1 trilioni. in un altro studio, la fao, il braccio alimentare mondiale delle nazioni unite, ha stimato che per eliminare la fame nel mondo entro il 2030, i governi dovrebbero investire $ 265 miliardi all'anno attraverso la spesa per misure come trasferimenti di denaro, investimenti pubblici a favore dei poveri in irrigazione, risorse genetiche, meccanizzazione e struttura. in dieci anni, il conto non arriverebbe a raggiungere il costo della guerra americana del golfo. “dietro le quinte dell'agenzia alimentare delle nazioni unite, il commento che circolava è stato che il budget degli stati uniti per i programmi alimentari delle nazioni unite erano "briciole" di fronte a quanto si spende nel pentagono”. spesa pubblica, profitti privati. ma le guerre degli ultimi 20 anni sono state anche un grande affare per le compagnie americane. parte del denaro, infatti, veniva utilizzato per contrattare imprese statunitensi che forniscono servizi durante l'occupazione. almeno 140 miliardi di dollari sono stati spesi in logistica e servizi, oltre che per la ricostruzione. questo include tutto, dal ghiaccio, alla sicurezza, alla carta igienica. una delle società che ha ricevuto la maggior parte dei contratti è stata la kbr, ex filiale di halliburton. la società di logistica fu persino contrayyaya da dick cheney, vice presidente nella gestione di george w. bush. da sola, ha ottenuto quasi $ 40 miliardi di contratti. proprio per la sicurezza dell'ambasciata americana a baghdad oggi sotto attacco, queste compagnie hanno ricevuto più di $ 3 miliardi nei primi cinque anni. dieci anni dopo l'inizio delle guerre, un rapporto mostrò anche che, ogni giorno, 12 milioni di dollari venivano sprecati o persi in frodi. inoltre, alcuni studi hanno rivelato che se il governo degli stati uniti vuole creare posti di lavoro, gli investimenti nella difesa non sono raccomandati. le valutazioni del progetto cost of war della brown university hanno scoperto che per ogni milione di dollari spesi in difesa, vengono creati 6,9 posti di lavoro diretti. ma se lo stesso importo fosse applicato all'istruzione primaria e secondaria, il tasso di occupazione sarebbe di 19,2 posti di lavoro per ogni milione di dollari. se i soldi fossero usati per la salute, si creerebbero 14,3 posti di lavoro diretti con $ 1 milione. ma la grande ricompensa verrebbe dal settore petrolifero. nel 2003, quando è stata lanciata l'operazione, la casa bianca ha insistito sul fatto che il suo obiettivo era un mondo più sicuro e la libertà per milioni di iracheni. ma nel 2007, l'ex presidente della federal reserve bank, alan greenspan ha chiarito che la storia non era esattamente come era stata raccontata. “è politicamente inopportuno riconoscere ciò che tutti sanno: la guerra in iraq è in gran parte petrolio”. alan greenspan, ex presidente della federal reserve bank. prima del 2003, la seconda riserva più grande del mondo era nelle mani dello stato iracheno. quasi 20 anni dopo, è praticamente privatizzata e sotto il controllo delle società occidentali. nel governo degli stati uniti, la riserva è stimata in 112 miliardi di barili. nel 2003, il 90% di questo volume era inutilizzato. i profitti, quindi, promettono di essere miliardari per decenni. 17 anni dopo l'invasione, la produzione di petrolio irachena è passata da meno di 1 milione di barili al giorno a 4,8 milioni. nell'aprile 2019, il governo iracheno ha annunciato che le entrate petrolifere hanno superato i 7 miliardi di dollari per il paese. per l'agenzia internazionale dell'energia, questa produzione potrebbe garantire un totale di $ 5 trilioni di entrate entro il 2035. https://noticias.uol.com.br..- - aquecimento/index.htm..

Corrispondenza di Miriam



Miriam su Facebook



Segue da Pag.2: I DRONI DI NATALE

Centro strategico di telecomunicazioni con i sottomarini nucleari in immersione e stazione terrestre del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare MUOS (la cui piena operatività è stata annunciata pochi mesi fa da Washington), la base USA di Niscemi sarà presto ampliata e potenziata. Le autorità militari hanno già presentato alla Regione Siciliana un cronogramma lavori di “rafforzamento” dei sistemi di “protezione” delle infrastrutture e delle numerose antenne di morte ospitate. Inoltre, un mese fa è trapelata la notizia che il Comando di US Navy ha affidato alla General Dynamics un contratto del valore di 731,8 milioni di dollari per il “miglioramento” dei “segmenti terrestri integrati al Mobile User Objective System – MUOS, il quale fornirà presto comunicazioni cellulari veloci e sicure per tutte le forze combattenti in movimento, ovunque esse si trovino”, come dichiarato dai general manager dell’azienda leader del complesso militare industriale USA.

Quanto sta accadendo in Sicilia conferma inesorabilmente quanto sostenuto da attivisti e ricercatori No War, cioè che la base di Sigonella è un cancro in metastasi che diffonde ovunque installazioni, radar, presidi e militarizzazioni. L’Isola è stata trasformata infatti in un’immensa piattaforma di morte USA e NATO: oltre alla telestazione di Niscemi, è stato creato un centro operativo a Pachino (Siracusa) per supportare le esercitazioni aeronavali della VI Flotta nel Canale di Sicilia; ad Augusta sorge una grande struttura portuale per il rifornimento di armi e gasolio delle unità da guerra e dei sottomarini nucleari; gli scali di Catania-Fontanarossa, Trapani-Birgi, Pantelleria e Lampedusa sono utilizzati per le missioni d’intelligence top secret dei velivoli alleati o di società contractor private a servizio del Pentagono e/o – come avvenuto nel 2001 durante la guerra contro la Libia – per le operazioni di bombardamento contro obiettivi civili e militari “nemici”.

Non c’è area addestrativa o poligono in Sicilia che non sia stato messo a disposizione dei reparti d’elite USA protagonisti delle peggiori nefandezze nei teatri di guerra internazionali. I Marines destinati a intervenire in Africa utilizzano periodicamente per esercitarsi una vasta area agricola nel Comune di Piazza Armerina. Ai reparti a stelle e strisce è stato concesso pure l’uso del poligono di Punta Bianca, a due passi dalla città di Agrigento, in una delle aree naturali e paesaggistiche più belle e più fragili dell’Isola, utilizzato stabilmente dalla Brigata Meccanizzata “Aosta” dell’Esercito italiano. Nella primavera 2019, i reparti statunitensi di stanza a Sigonella sono stati inoltre tra i protagonisti di un’imponente esercitazione che ha interessato buona parte della provincia di Trapani, comprese alcune aree di rilevante interesse naturalistico e lo scalo aereo di Birgi.

Ancora più foschi gli scenari che potrebbero essere riservati alla Sicilia intera nei prossimi anni. E’ in atto una pericolosissima sfida sferrata da Trump contro la Russia con la cancellazione unilaterale del Trattato INF contro le armi nucleari a medio raggio, firmato da USA e URSS a fine anni ’80. Quel trattato aveva consentito lo smantellamento dall’Europa dei missili Pershing II, SS-20 e Cruise; 112 di questi ultimi vettori nucleari “da crociera” erano stati installati dalla NATO a Comiso (Ragusa), nonostante una straordinaria stagione di mobilitazione popolare, una delle più importanti della storia della Sicilia. La scellerata decisione dell’amministrazione USA rischia di condurre ad una nuova escalation del processo di militarizzazione e ri-nuclearizzazione dell’intero territorio siciliano, considerato che i nuovi programmi di riarmo puntano alla realizzazione – ancora una volta privilegiando il Fianco Sud della NATO oltre a quello orientale – di nuovi sistemi missilistici a medio raggio con lancio da piattaforme terrestri e/o anche mobili, esattamente come avveniva con i Cruise di Comiso, trasportabili ovunque sui camion-lanciatori TEL. Altri aghi atomici da occultare nel pagliaio Sicilia in nome e per conto dei moderni Stranamore e delle transazionali del profitto d’oltreoceano.

Lo sbarco in Sicilia di Stoltenberg
con i nuovi droni

Antonio Mazzeo | antoniomazzeoblog.blogspot.com -20/01/2020

Visita ufficiale in Italia del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Stoltenberg è giunto ieri sera a Sigonella e stamani parteciperà alla cerimonia ufficiale di consegna dei nuovi droni d'intelligence Ags dell'Alleanza atlantica. La stazione aeronavale siciliana è stata prescelta infatti quale sede del centro di comando e controllo del nuovo sistema di «sorveglianza terrestre» della Nato e «principale base operativa» dei cinque grandi velivoli senza pilota RQ-4D «Phoenix», due dei quali sono già giunti a Sigonella tra novembre e dicembre 2019.

Alla cerimonia d'inaugurazione dell'Alliance Ground Surveillance System, oltre al segretario Stoltenberg parteciperà il presidente del Comitato militare della Nato Stuart Peach e il comandante supremo delle Forze alleate in Europa, il generale dell'US Air Force Tod Wolters.

«Con il trasferimento dei primi due droni AGS si compie un'altra importante tappa nella realizzazione del programma per dotare tutti gli alleati Nato di un sistema d'avanguardia d'intelligence, sorveglianza e riconoscimento», ha dichiarato il generale di US Air Force Phillip Stewart, comandante della Forza Ags della Nato di stanza a Sigonella. «Quando il progetto sarà completato, l'Italia ospiterà 600 addetti circa dell'Alleanza, incluso un Centro di addestramento e utilizzo dati che sarà in grado di formare sino a 80 studenti l'anno», ha rivelato il periodico Stars and Stripes delle Forze armate Usa.

Dotati della piattaforma radar MP-RTIP con sofisticati sensori termici per il monitoraggio e il tracciamento di oggetti fissi e in movimento, i droni Ags potranno volare sino a 18.000 metri di altezza e a una velocità di 575 km/h. I dati rilevati saranno prima analizzati a Sigonella e successivamente trasmessi grazie a una rete criptata al Comando JISR, Joint Intelligence, Surveillance and Reconnaisance della Nato, con sedi a Bruxelles, Mons e The Hague. Oltre 16.000 km il raggio d'azione dei nuovi velivoli senza pilota, così da consentirne l'operatività in un'area geografica che comprenderà l'intero continente africano e il Medioriente, l'Europa orientale sino al cuore della Russia. Grazie alle informazioni raccolte e decodificate dall'Ags, la Nato potrà ampliare lo spettro delle proprie attività nei campi di battaglia, potenziando la capacità d'individuazione degli obiettivi da colpire con gli strike aerei e missilistici.

I velivoli Nato opereranno a Sigonella congiuntamente ai velivoli-spia Global Hawk di US Air Force e Broad Area Maritime Surveillance di US Navy e ai famigerati droni killer "Reaper" che mietono vittime tra i civili nei maggiori scacchieri di guerra internazionali, consolidando così il ruolo della Sicilia di capitale mondiale dei velivoli senza pilota da guerra.

Nello scalo siciliano dal 2018 è stato attivato inoltre l'UAS SATCOM Relay Pads and Facility per le telecomunicazioni via satellite con tutti i droni che le agenzie di spionaggio Usa e il Pentagono schierano in ogni angolo della Terra. La facility di Sigonella consente la trasmissione dei dati necessari ai piani di volo e di attacco dei nuovi sistemi di guerra, operando come "stazione gemella" del sito tedesco di Ramstein e del grande scalo aereo di Creech (Nevada).

Gli altri tre droni AGS giungeranno in Sicilia direttamente dagli Stati Uniti d'America entro il prossimo giugno. Perché l'intero sistema di «sorveglianza terrestre» sia realmente completato bisognerà però attendere il 2022, cinque anni dopo cioè, di quanto era stato previsto dal contratto tra il comando Nato e l'industria costruttrice, Northrop Grumman, valore 1,5 miliardi di dollari, il più costoso di tutta la storia dell'Alleanza Atlantica.

Articolo pubblicato in Il Manifesto il 17 gennaio 2020

USA macchina di guerra

Quando la statua di Saddam Hussein fu rovesciata in Iraq nel 2003, le immagini in tutto il mondo simboleggiavano la vittoria dell'esercito più potente del mondo. Mesi prima, anche la campagna in Afghanistan aveva mostrato la schiacciante superiorità delle forze statunitensi.
Ma se queste guerre in una fase iniziale furono vinte, il governo degli Stati Uniti scoprì presto che raggiungere la pace sarebbe stato un compito più difficile - e molto più costoso.
Questa settimana, gli eventi a Baghdad e la crisi aperta tra Stati Uniti e Iran potrebbero anticipare la fine della presenza americana in Iraq. Ma sicuramente il conto rimarrà aperto ancora per molto tempo e la spesa già supera di gran lunga i costi della guerra del Vietnam (1969-1975).
In quasi 20 anni di conflitto in Medio Oriente e nel Golfo, il governo degli Stati Uniti ha già stanziato quasi 6 trilioni di dollari per finanziare operazioni, che prevede di aumentare nei prossimi anni, anche prevedendo un ritiro immediato da Baghdad, come vogliono gli iracheni.
I calcoli dell'Istituto Watson della Brown University hanno sommato la spesa del governo USA in Iraq, Afghanistan, Pakistan e Siria, nonché in operazioni tempestive nella regione.
Il valore è considerato dal 2001, anno in cui gli Stati Uniti sono stati attaccati, l'11 settembre, in un evento che ha mutatato la posizione americana nel mondo.
Da allora, Washington ha fatto della guerra al terrorismo la sua priorità, portando alla caduta di governi, al cambio di regimi politici, alla creazione di milizie e al cambiamento nella mappa dell'influenza in Medio Oriente e nel Golfo. Nel 2001, l'Afghanistan è stato oggetto di un'operazione e due anni dopo è stata la volta dell'Iraq.
Con i soldi stanziati per le campagne statunitensi, il mondo avrebbe eliminato la fame o preparato il pianeta ai cambiamenti climatici (vedi sotto).
Oltre al valore delle armi e delle infrastrutture, la somma include anche i tassi di interesse sui debiti subiti per pagare la guerra, nonché misure di sicurezza per prevenire gli attacchi nella regione.
Solo nelle operazioni militari del suolo iracheno, il conto avrebbe raggiunto $ 822 miliardi dal 2003, rispetto a circa $ 975 miliardi in Afghanistan dal 2001. Negli attacchi iniziati a Baghdad il 19 marzo 2003, gli Stati Uniti hanno stanziato $ 90,3 miliardi.
Un mese dopo, Saddam era stato sconfitto.

Spese del Gigante

Ma quel denaro non racconta la storia completa della spesa, poiché è necessario aggiungere i miliardi spesi in preparazione, logistica all'estero, formazione, pagamenti delle pensioni, costruzione di basi, tecnologia e burocrazia. Per questo motivo, la Brown University stima che solo la guerra in Iraq abbia superato i 2 trilioni di dollari.
Anche le bollette del carburante per le truppe pesano.
“A causa del massiccio consumo di carburante di un'organizzazione che opera 24 ore in tutto il mondo, il Dipartimento della Difesa è il più grande singolo utente di petrolio e altri prodotti petroliferi del mondo. Tra il 2010 e il 2015, il Dipartimento ha acquistato in media 102 milioni di barili di carburante all'anno”.

Dallo Studio della Brown University
Le cifre devono anche includere la spesa del governo degli Stati Uniti per le pensioni di migliaia di uomini e donne distaccati nella regione. Per coloro che hanno subito danni fisici o mentali, viene fornito anche un indennizzo, mentre anche le famiglie delle vittime solo in Iraq ricevono benefici.
In totale, l'istituto ritiene che tra il 2020 e il 2059 il governo degli Stati Uniti dovrà stanziare oltre 1 trilione di dollari per i veterani di guerra.
Questo gruppo di persone raggiungerà il picco di oltre 4,3 milioni di veterani entro il 2039.
Solo in Iraq, oltre ai 4.400 soldati americani uccisi, altri 32.200 sono rimasti gravemente feriti e dovranno essere mantenuti fino alla fine della loro vita.

Brown University Study

Finanziamento

A differenza dei conflitti del 20° secolo, gli stanziamenti di guerra statunitensi per l'Iraq e l'Afghanistan non sono stati finanziati con nuove tasse o titoli di guerra. Questa volta, il governo ha pagato attraverso il suo budget e prestiti.
L'americano medio, quindi, non ha sentìto il peso di queste guerre mentre si svolgevano. Ma la conseguenza di questo sistema è che ha lasciato un debito verso le generazioni future.
Il problema, secondo la Brown University, è che "non esiste una strategia per pagare responsabilmente queste guerre".
Nella valutazione dell'entità, ci si deve chiedere se la minaccia rappresentata per gli Stati Uniti fosse effettivamente compatibile con tali numeri. Le spese elevate per la guerra e altri preparativi militari potrebbero non essere commisurate alle minacce che gli Stati Uniti affrontano. Insieme all'aggressiva retorica che ha caratterizzato la politica estera americana negli ultimi anni, questi alti livelli di spesa e la diffusione delle operazioni antiterroristiche statunitensi nel mondo possono essere molto allarmanti per stati e popoli che altrimenti non avrebbero avuto ragioni per aumentare le proprie spese militari e per forze armate.

“In sostanza, gli alti costi della guerra e le spese connesse alla guerra rappresentano una preoccupazione per la sicurezza nazionale perché sono insostenibili ".
Brown University Study

Fame e clima

La realtà è che l'importo che gli Stati Uniti hanno finora stanziato per finanziare le sue guerre supera quanto gli istituti, gli accademici e le organizzazioni internazionali suggeriscono come investimenti per preparare il pianeta ad affrontare i cambiamenti climatici.
L'anno scorso, un gruppo di 34 personalità, tra cui il fondatore di Microsoft Corp. Bill Gates, l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e il direttore esecutivo della Banca Mondiale, Kristalina Georgieva - ha concluso che entro il 2030 il mondo avrebbe bisogno di $ 1,8 trilioni di investimenti per far fronte ai cambiamenti climatici.
I soldi, hanno detto, dovrebbero essere investiti in sistemi di allerta meteorologica, infrastrutture, agricoltura delle terre aride, protezione delle mangrovie e gestione delle risorse idriche. Non solo gli investimenti aiuterebbero il pianeta a essere pronti per il clima, ma produrrebbero benefici per $ 7.1 trilioni.
In un altro studio, la FAO, il braccio alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha stimato che per eliminare la fame nel mondo entro il 2030, i governi dovrebbero investire $ 265 miliardi all'anno attraverso la spesa per misure come trasferimenti di denaro, investimenti pubblici a favore dei poveri in irrigazione, risorse genetiche, meccanizzazione e struttura.
In dieci anni, il conto non arriverebbe a raggiungere il costo della guerra americana del Golfo.
“Dietro le quinte dell'agenzia alimentare delle Nazioni Unite, il commento che circolava è stato che il budget degli Stati Uniti per i programmi alimentari delle Nazioni Unite erano "briciole" di fronte a quanto si spende nel Pentagono”.

Spesa pubblica, profitti privati

Ma le guerre degli ultimi 20 anni sono state anche un grande affare per le compagnie americane.
Parte del denaro, infatti, veniva utilizzato per contrattare imprese statunitensi che forniscono servizi durante l'occupazione.
Almeno 140 miliardi di dollari sono stati spesi in logistica e servizi, oltre che per la ricostruzione.
Questo include tutto, dal ghiaccio, alla sicurezza, alla carta igienica. Una delle società che ha ricevuto la maggior parte dei contratti è stata la KBR, ex filiale di Halliburton. La società di logistica fu persino contrayyaya da Dick Cheney, vice presidente nella gestione di George W. Bush. Da sola, ha ottenuto quasi $ 40 miliardi di contratti.
Proprio per la sicurezza dell'ambasciata americana a Baghdad oggi sotto attacco, queste compagnie hanno ricevuto più di $ 3 miliardi nei primi cinque anni. Dieci anni dopo l'inizio delle guerre, un rapporto mostrò anche che, ogni giorno, 12 milioni di dollari venivano sprecati o persi in frodi.
Inoltre, alcuni studi hanno rivelato che se il governo degli Stati Uniti vuole creare posti di lavoro, gli investimenti nella difesa non sono raccomandati.
Le valutazioni del progetto Cost of War della Brown University hanno scoperto che per ogni milione di dollari spesi in difesa, vengono creati 6,9 posti di lavoro diretti. Ma se lo stesso importo fosse applicato all'istruzione primaria e secondaria, il tasso di occupazione sarebbe di 19,2 posti di lavoro per ogni milione di dollari.
Se i soldi fossero usati per la salute, si creerebbero 14,3 posti di lavoro diretti con $ 1 milione.
Ma la grande ricompensa verrebbe dal settore petrolifero. Nel 2003, quando è stata lanciata l'operazione, la Casa Bianca ha insistito sul fatto che il suo obiettivo era un mondo più sicuro e la libertà per milioni di iracheni. Ma nel 2007, l'ex presidente della Federal Reserve Bank, Alan Greenspan ha chiarito che la storia non era esattamente come era stata raccontata.
“È politicamente inopportuno riconoscere ciò che tutti sanno: la guerra in Iraq è in gran parte petrolio”.
Alan Greenspan, ex presidente della Federal Reserve Bank

Prima del 2003, la seconda riserva più grande del mondo era nelle mani dello stato iracheno.
Quasi 20 anni dopo, è praticamente privatizzata e sotto il controllo delle società occidentali.
Nel governo degli Stati Uniti, la riserva è stimata in 112 miliardi di barili. Nel 2003, il 90% di questo volume era inutilizzato. I profitti, quindi, promettono di essere miliardari per decenni.
17 anni dopo l'invasione, la produzione di petrolio irachena è passata da meno di 1 milione di barili al giorno a 4,8 milioni. Nell'aprile 2019, il governo iracheno ha annunciato che le entrate petrolifere hanno superato i 7 miliardi di dollari per il paese.
Per l'Agenzia internazionale dell'energia, questa produzione potrebbe garantire un totale di $ 5 trilioni di entrate entro il 2035. https://noticias.uol.com.br..- - aquecimento/index.htm..

  P R E C E D E N T E   

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