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La VOCE 2002

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La VOCE ANNO XXII N°6

febbraio 2020

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un decennio in rassegna: gli avvenimenti che hanno segnato gli ultimi 10 anni in israele / palestina. mentre un altro decennio di questione israelo-palestinese sta per concludersi, l’idea di una soluzione pacifica e giusta per i palestinesi sembra più lontana che mai. yumna patel – 24 dicembre 2019. immagine di copertina: aed abu amro alla grande marcia del ritorno 26, ottobre 2018. (photo: mohammed asad). mentre un altro decennio di questione israelo-palestinese sta per concludersi, l’idea di una soluzione pacifica e giusta per i palestinesi sembra più lontana che mai. gran parte degli ultimi 10 anni è stata caratterizzata da perdite. perdite in senso letterale: di terre, di case, di vite. essenziale, tuttavia, sembra essere la perdita di speranza. perdita di speranza nei leader locali e mondiali, nella responsabilità internazionale e nella prospettiva di una soluzione a due stati. questo decennio ha segnato il 70° anniversario della nakba, 50 anni da quando israele ha occupato la cisgiordania e gerusalemme est e 10 anni di assedio a gaza. con ogni anniversario commemorato dai palestinesi, la situazione ha continuato a peggiorare. i rifugiati palestinesi continuano a languire nei campi profughi nei territori occupati e nella diaspora. israele continua ad occupare ciò che resta della terra palestinese, intensificando i proclami di annessione, e a gaza oltre 2 milioni di palestinesi entreranno nel 2020 sapendo che è l’anno in cui le nazioni unite hanno dichiarato che la loro casa diventerà “inabitabile”. il governo di netanyahu, unito all’influenza di trump negli stati uniti, ha inaugurato un’era d’oro per la destra israeliana e per gli insediamenti, con un’espansione senza precedenti delle colonie illegali in cisgiordania e il record di demolizioni di case a gerusalemme est. esaminando il prossimo decennio, molte cose appaiono incerte. con la soluzione dei due stati considerata da molti come ormai “morta”, come saranno in futuro i negoziati di pace, specialmente sotto una potenziale presidenza trump in un eventuale secondo mandato? se netanyahu riuscirà a ottenere un altro mandato come primo ministro, l’annessione si trasformerà da promesse elettorali da incubo a una realtà agghiacciante? i giovani palestinesi potranno finalmente far sentire la loro voce o continueranno a essere repressi dai leader corrotti dell’autorità palestinese e di hamas? mentre le risposte a tutte queste domande non hanno per ora soluzione, quello che possiamo supporre è che le cose, prima di migliorare, sicuramente peggioreranno. per ora, diamo uno sguardo all’ultimo decennio e agli avvenimenti che hanno plasmato la storia in palestina e in israele e che probabilmente continueranno a plasmare il futuro della regione per gli anni a venire. 2010 - l’inizio dell’era di obama: un barlume di speranza - l’inizio della presidenza di barack obama nel 2009 segnò un cambiamento negli arabi e nei musulmani di tutto il medio oriente e della diaspora, che negli ultimi otto anni, durante la presidenza bush, avevano subito guerre e devastazioni. in uno storico discorso al cairo del 4 giugno 2009 intitolato “un nuovo inizio”, il presidente promise di migliorare i rapporti con il mondo musulmano e scelse di indicare la pace tra israele e palestina come uno sforzo importante da intraprendere durante la sua presidenza . l’ex presidente barack obama durante il suo discorso al mondo musulmano al cairo nel 2009 (foto: flickr) mentre criticava i movimenti di resistenza palestinese e riaffermava il legame “indistruttibile” dell’america con israele, le sue richieste di statualità palestinese e della fine dell’espansione degli insediamenti furono positivamente accolte dai leader palestinesi di tutte le fazioni e incontrarono un cauto ottimismo da parte degli abitanti dei territori occupati. fu un esordio promettente dopo decenni di politica americana e di posizioni negative nei confronti dei palestinesi e, a quel tempo, fu qualcosa in cui sperare. gaza freedom flotilla - 31 maggio 2010. la comunità internazionale viene scossa da un raid di un commando israeliano contro la gaza freedom flotilla, un gruppo di sei navi civili, tre navi passeggeri e tre navi mercantili, diretto verso la striscia di gaza. la mv mavi marmara della gaza freedom flotilla, 2010 (photo: flickr). a tarda notte, i commandos navali fanno irruzione sulle navi, trasportati da elicotteri e da motoscafi, e uccidono 10 attivisti, per lo più cittadini turchi. dopo aver costretto le navi ad attraccare al porto di ashdod, gli israeliani arrestano gli altri 600 attivisti, che verranno poi espulsi. il raid provocò una condanna diffusa da parte della comunità internazionale e mise a dura prova le relazioni turco-israeliane. un rapporto delle nazioni unite dichiarò che l’uccisione di.
diversi attivisti era “coerente con un’esecuzione extra-legale, arbitraria e sommaria”, mentre un’indagine dell’unhcr concluse che le azioni di israele erano state “sproporzionate” e “avevano dimostrato un livello inaccettabile di brutalità”. a seguito delle pressioni internazionali, dopo l’incidente israele alleggerì per un breve periodo il blocco su gaza. israele interrompe il blocco degli insediamenti durato quasi un anno. - 26 settembre 2010. in una decisione che avrebbe contribuito a spianare la strada nei territori occupati a un decennio di espansione insediativa senza precedenti, israele interrompe il blocco di 10 mesi sulla costruzione di insediamenti in cisgiordania. la mossa avvenne nel mezzo dei colloqui di pace condotti dagli americani, che si interruppero, anche se non causarono l’immediata partenza di entrambe le parti. la decisione diede il via libera alla costruzione di oltre 2.000 nuove unità negli insediamenti illegali e fu celebrata come una vittoria dai sostenitori del movimento dei coloni in israele. 2011 - la palestina cerca, senza riuscirci, di essere riconosciuta come stato membro delle nazioni unite - 16 settembre 2011. a seguito di un anno di trattative di pace in stallo e all’espansione ancora in corso degli insediamenti illegali, il presidente mahmoud abbas annuncia che il suo governo avrebbe presentato una richiesta formale per la piena ammissione dello stato di palestina alle nazioni unite. il presidente obama dichiarò che avrebbe posto il veto alla domanda – una mossa che gli stati uniti evitarono di dover fare in quanto la palestina non riuscì ad ottenere nove dei voti richiesti dal comitato per le ammissioni necessari per essere accettati. la palestina ottiene il seggio all’unesco - 31 ottobre 2011. dopo il fallito tentativo di adesione all’onu, la palestina celebra una vittoria ottenendo un posto presso l’organizzazione delle nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura (unesco). la mossa fu festeggiata dagli attivisti palestinesi che avevano spinto per l’adesione con la speranza che concedere lo status di sito patrimonio mondiale dell’unesco a luoghi storici nel territorio palestinese, potesse aiutare a proteggere alcune aree dall’espansione degli insediamenti israeliani e dalla confisca delle terre. antiche terrazze agricole nel villaggio di battir in cisgiordania, nominato patrimonio mondiale dell’unesco. (foto: daniella cheslow). la decisione fu accolta da una feroce opposizione da parte di israele e degli stati uniti, tanto che questi ultimi immediatamente dopo la decisione sospesero il loro finanziamento all’agenzia delle nazioni unite, in conformità con una legge degli stati uniti del 1990 che proibisce l’erogazione di fondi a qualsiasi agenzia delle nazioni unite che “accordi all’organizzazione per la liberazione della palestina la stessa posizione di uno stato membro. ” 2012 - l’amministrazione civile israeliana alloca segretamente i terreni della cisgiordania per l’espansione degli insediamenti. - 30 marzo 2012. a seguito di una richiesta da parte di un attivista anti-insediamenti, che si avvalse della legge sulla libertà di informazione, fu rivelato che l’amministrazione civile israeliana stava allocando di nascosto porzioni di terra in cisgiordania – circa il 10% dell’intero territorio – per la futura espansione degli insediamenti. haaretz riferì all’epoca che le mappe indicavano diversi insediamenti che al momento della pubblicazione ancora non esistevano. l’operazione “pilastro di difesa” devasta gaza - 14-21 novembre 2012. dopo giorni di tensioni transfrontaliere, le forze israeliane uccidono ahmed jabari, capo dell’ala militare di hamas, in un attacco aereo. nel corso della settimana successiva, le forze israeliane affermarono di aver colpito 1.500 obiettivi “militari” in tutta la striscia di gaza. 174 palestinesi furono uccisi, la maggior parte (oltre 100) civili, mentre altre centinaia furono feriti. sei israeliani, tra cui quattro civili, furono uccisi, oltre 200 feriti. distruzione a gaza dopo l’”operazione pilastro di difesa” di israele nel 2012 (foto: ahmed deeb). all’indomani dell’offensiva, la seconda in quattro anni, israele fu accusato di aver commesso diversi crimini di guerra. in un attacco aereo su un edificio residenziale, 10 membri della famiglia al-dalu furono uccisi. “in molti casi, b’tselem ha scoperto che molti palestinesi che non avevano preso parte alle ostilità sono stati uccisi e feriti senza aver ricevuto alcun preavviso,circostanza che avrebbe potuto consentire loro di salvarsi”, dichiarò allora b’tselem. risoluzione unga che promuove la palestina a stato di osservatore non membro - 29 novembre 2012. migliaia di palestinesi partecipano a una manifestazione a sostegno della richiesta palestinese per l’ammissione alle nazioni unite il 21 settembre 2011 nella città di ramallah in cisgiordania. (foto: abbas momani / afp) dopo il tentativo fallito dell’anno prima di diventare uno stato membro a pieno titolo, i palestinesi celebrano la decisione dell’assemblea generale delle nazioni unite che vota in modo schiacciante a favore della risoluzione 67/19, promuovendo la palestina allo status di paese osservatore non membro. il ruolo, essenzialmente simbolico, avrebbe permesso alla palestina di partecipare ai dibattiti dell’assemblea generale e le avrebbe spianato la strada per diventare membro dell’international criminal court (icc). in risposta, israele approva la costruzione di insediamenti in e1 - 30 novembre 2012. il giorno successivo alla promozione della palestina come stato osservatore presso le nazioni unite, israele rispose approvando la zonazione preliminare e i piani di costruzione per gli insediamenti nell’area e1 in cisgiordania. la misura punitiva fu. ..segue ./.

Un decennio in rassegna: gli avvenimenti che hanno segnato gli ultimi 10 anni in Israele / Palestina



Mentre un altro decennio di questione israelo-palestinese sta per concludersi, l’idea di una soluzione pacifica e giusta per i Palestinesi sembra più lontana che mai.

Yumna Patel – 24 dicembre 2019

Immagine di copertina: Aed Abu Amro alla Grande Marcia del Ritorno 26, Ottobre 2018. (Photo: Mohammed Asad)

Mentre un altro decennio di questione israelo-palestinese sta per concludersi, l’idea di una soluzione pacifica e giusta per i Palestinesi sembra più lontana che mai.

Gran parte degli ultimi 10 anni è stata caratterizzata da perdite. Perdite in senso letterale: di terre, di case, di vite. Essenziale, tuttavia, sembra essere la perdita di speranza. Perdita di speranza nei leader locali e mondiali, nella responsabilità internazionale e nella prospettiva di una soluzione a due Stati.

Questo decennio ha segnato il 70° anniversario della Nakba, 50 anni da quando Israele ha occupato la Cisgiordania e Gerusalemme est e 10 anni di assedio a Gaza. Con ogni anniversario commemorato dai palestinesi, la situazione ha continuato a peggiorare.

I rifugiati palestinesi continuano a languire nei campi profughi nei Territori Occupati e nella diaspora. Israele continua ad occupare ciò che resta della terra palestinese, intensificando i proclami di annessione, e a Gaza oltre 2 milioni di palestinesi entreranno nel 2020 sapendo che è l’anno in cui le Nazioni Unite hanno dichiarato che la loro casa diventerà “inabitabile”.

Il governo di Netanyahu, unito all’influenza di Trump negli Stati Uniti, ha inaugurato un’era d’oro per la destra israeliana e per gli insediamenti, con un’espansione senza precedenti delle colonie illegali in Cisgiordania e il record di demolizioni di case a Gerusalemme est.

Esaminando il prossimo decennio, molte cose appaiono incerte. Con la soluzione dei due Stati considerata da molti come ormai “morta”, come saranno in futuro i negoziati di pace, specialmente sotto una potenziale presidenza Trump in un eventuale secondo mandato? Se Netanyahu riuscirà a ottenere un altro mandato come Primo Ministro, l’annessione si trasformerà da promesse elettorali da incubo a una realtà agghiacciante? I giovani palestinesi potranno finalmente far sentire la loro voce o continueranno a essere repressi dai leader corrotti dell’Autorità Palestinese e di Hamas?

Mentre le risposte a tutte queste domande non hanno per ora soluzione, quello che possiamo supporre è che le cose, prima di migliorare, sicuramente peggioreranno.

Per ora, diamo uno sguardo all’ultimo decennio e agli avvenimenti che hanno plasmato la storia in Palestina e in Israele e che probabilmente continueranno a plasmare il futuro della regione per gli anni a venire.

2010 - L’inizio dell’era di Obama: un barlume di speranza - L’inizio della presidenza di Barack Obama nel 2009 segnò un cambiamento negli arabi e nei musulmani di tutto il Medio Oriente e della diaspora, che negli ultimi otto anni, durante la presidenza Bush, avevano subito guerre e devastazioni.

In uno storico discorso al Cairo del 4 giugno 2009 intitolato “Un nuovo inizio”, il presidente promise di migliorare i rapporti con il mondo musulmano e scelse di indicare la pace tra Israele e Palestina come uno sforzo importante da intraprendere durante la sua presidenza .

L’ex presidente Barack Obama durante il suo discorso al mondo musulmano al Cairo nel 2009 (Foto: Flickr)

Mentre criticava i movimenti di resistenza palestinese e riaffermava il legame “indistruttibile” dell’America con Israele, le sue richieste di statualità palestinese e della fine dell’espansione degli insediamenti furono positivamente accolte dai leader palestinesi di tutte le fazioni e incontrarono un cauto ottimismo da parte degli abitanti dei Territori Occupati. Fu un esordio promettente dopo decenni di politica americana e di posizioni negative nei confronti dei palestinesi e, a quel tempo, fu qualcosa in cui sperare.

Gaza Freedom Flotilla - 31 maggio 2010

La comunità internazionale viene scossa da un raid di un commando israeliano contro la Gaza Freedom Flotilla, un gruppo di sei navi civili, tre navi passeggeri e tre navi mercantili, diretto verso la Striscia di Gaza.

La MV Mavi Marmara della Gaza Freedom Flotilla, 2010 (Photo: Flickr)

A tarda notte, i commandos navali fanno irruzione sulle navi, trasportati da elicotteri e da motoscafi, e uccidono 10 attivisti, per lo più cittadini turchi. Dopo aver costretto le navi ad attraccare al porto di Ashdod, gli israeliani arrestano gli altri 600 attivisti, che verranno poi espulsi.

Il raid provocò una condanna diffusa da parte della comunità internazionale e mise a dura prova le relazioni turco-israeliane. Un rapporto delle Nazioni Unite dichiarò che l’uccisione di

diversi attivisti era “coerente con un’esecuzione extra-legale, arbitraria e sommaria”, mentre un’indagine dell’UNHCR concluse che le azioni di Israele erano state “sproporzionate” e “avevano dimostrato un livello inaccettabile di brutalità”. A seguito delle pressioni internazionali, dopo l’incidente Israele alleggerì per un breve periodo il blocco su Gaza.

Israele interrompe il blocco degli insediamenti durato quasi un anno. - 26 settembre 2010

In una decisione che avrebbe contribuito a spianare la strada nei Territori Occupati a un decennio di espansione insediativa senza precedenti, Israele interrompe il blocco di 10 mesi sulla costruzione di insediamenti in Cisgiordania.

La mossa avvenne nel mezzo dei colloqui di pace condotti dagli americani, che si interruppero, anche se non causarono l’immediata partenza di entrambe le parti. La decisione diede il via libera alla costruzione di oltre 2.000 nuove unità negli insediamenti illegali e fu celebrata come una vittoria dai sostenitori del movimento dei coloni in Israele.

2011 - La Palestina cerca, senza riuscirci, di essere riconosciuta come Stato membro delle Nazioni Unite - 16 settembre 2011

A seguito di un anno di trattative di pace in stallo e all’espansione ancora in corso degli insediamenti illegali, il presidente Mahmoud Abbas annuncia che il suo governo avrebbe presentato una richiesta formale per la piena ammissione dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite. Il presidente Obama dichiarò che avrebbe posto il veto alla domanda – una mossa che gli Stati Uniti evitarono di dover fare in quanto la Palestina non riuscì ad ottenere nove dei voti richiesti dal Comitato per le Ammissioni necessari per essere accettati.

La Palestina ottiene il seggio all’UNESCO - 31 ottobre 2011

Dopo il fallito tentativo di adesione all’ONU, la Palestina celebra una vittoria ottenendo un posto presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO). La mossa fu festeggiata dagli attivisti palestinesi che avevano spinto per l’adesione con la speranza che concedere lo status di sito patrimonio mondiale dell’UNESCO a luoghi storici nel territorio palestinese, potesse aiutare a proteggere alcune aree dall’espansione degli insediamenti israeliani e dalla confisca delle terre.

Antiche terrazze agricole nel villaggio di Battir in Cisgiordania, nominato patrimonio mondiale dell’UNESCO. (Foto: Daniella Cheslow)

La decisione fu accolta da una feroce opposizione da parte di Israele e degli Stati Uniti, tanto che questi ultimi immediatamente dopo la decisione sospesero il loro finanziamento all’agenzia delle Nazioni Unite, in conformità con una legge degli Stati Uniti del 1990 che proibisce l’erogazione di fondi a qualsiasi agenzia delle Nazioni Unite che “accordi all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina la stessa posizione di uno Stato membro. ”

2012 - L’amministrazione civile israeliana alloca segretamente i terreni della Cisgiordania per l’espansione degli insediamenti. - 30 marzo 2012

A seguito di una richiesta da parte di un attivista anti-insediamenti, che si avvalse della legge sulla libertà di informazione, fu rivelato che l’Amministrazione civile israeliana stava allocando di nascosto porzioni di terra in Cisgiordania – circa il 10% dell’intero territorio – per la futura espansione degli insediamenti. Haaretz riferì all’epoca che le mappe indicavano diversi insediamenti che al momento della pubblicazione ancora non esistevano.

L’operazione “Pilastro di difesa” devasta Gaza - 14-21 novembre 2012

Dopo giorni di tensioni transfrontaliere, le forze israeliane uccidono Ahmed Jabari, capo dell’ala militare di Hamas, in un attacco aereo. Nel corso della settimana successiva, le forze israeliane affermarono di aver colpito 1.500 obiettivi “militari” in tutta la Striscia di Gaza. 174 palestinesi furono uccisi, la maggior parte (oltre 100) civili, mentre altre centinaia furono feriti. Sei israeliani, tra cui quattro civili, furono uccisi, oltre 200 feriti.

Distruzione a Gaza dopo l’”Operazione Pilastro di Difesa” di Israele nel 2012 (Foto: Ahmed Deeb)

All’indomani dell’offensiva, la seconda in quattro anni, Israele fu accusato di aver commesso diversi crimini di guerra. In un attacco aereo su un edificio residenziale, 10 membri della famiglia al-Dalu furono uccisi. “In molti casi, B’Tselem ha scoperto che molti palestinesi che non avevano preso parte alle ostilità sono stati uccisi e feriti senza aver ricevuto alcun preavviso,circostanza che avrebbe potuto consentire loro di salvarsi”, dichiarò allora B’tselem.

Risoluzione UNGA che promuove la Palestina a Stato di osservatore non membro - 29 novembre 2012

Migliaia di palestinesi partecipano a una manifestazione a sostegno della richiesta palestinese per l’ammissione alle Nazioni Unite il 21 settembre 2011 nella città di Ramallah in Cisgiordania. (Foto: Abbas Momani / AFP)

Dopo il tentativo fallito dell’anno prima di diventare uno Stato membro a pieno titolo, i palestinesi celebrano la decisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che vota in modo schiacciante a favore della risoluzione 67/19, promuovendo la Palestina allo status di Paese osservatore non membro. Il ruolo, essenzialmente simbolico, avrebbe permesso alla Palestina di partecipare ai dibattiti dell’Assemblea Generale e le avrebbe spianato la strada per diventare membro dell’International Criminal Court (ICC).

In risposta, Israele approva la costruzione di insediamenti in E1 - 30 novembre 2012

Il giorno successivo alla promozione della Palestina come Stato osservatore presso le Nazioni Unite, Israele rispose approvando la zonazione preliminare e i piani di costruzione per gli insediamenti nell’area E1 in Cisgiordania. La misura punitiva fu

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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