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La VOCE ANNO XXII N°6

febbraio 2020

PAGINA         - 41

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notemusicali. parte prima - 2. le caratteristiche dei suoni. il suono. segue da parte prima - 1. spessore spaziale. con spessore spaziale si intende la capacità di percezione delle nostre due orecchie di triangolare la posizione della sorgente sonora e quindi quando ci troviamo in una sala da concerto ed ascoltiamo una intera orchestra suonare, ossia circa 50 strumenti musicali diversi il cui suono proviene a semicerchio da 50 diverse posizioni possiamo apprezzare la profondità spaziale del brano suonato anche o forse ancora meglio se lo ascoltiamo ad occhi chiusi per concentrarci meglio sul suono. l’impressione che se ne trae è quella di essere immersi in quei suoni come se fossero prolungamenti delle nostre facoltà di apprezzare distanze e direzioni. alcuni autori hanno sfruttato più approfonditamente questa capacità percettiva utilizzando ad esempio un bosco al posto del teatro e altoparlanti posizionati sugli alberi al posto del classico semicerchio. l’effetto che ne hanno tratto è veramente considerevole (si sentono i suoni provenire da una parte o da dietro in tonalità un poco più acute, passarci sopra velocemente a tutto volume ed andarsene dalla parte opposta, smorzandosi in toni più bassi) e l’ascolto che se ne trae diventa un fenomeno molto più intenso, anche psicologicamente rispetto a quello del classico teatro. il più noto di questi autori fu sicuramente il tedesco karlheinz stockhausen (1928-2007). la psicoacustica studia il comportamento dei meccanismi fisiologici e psicologici che intervengono nella percezione uditiva ed è un capitolo della psicofisica, e quel poco che sappiamo ci può aiutare a comprendere forse come e perché il nostro cervello elabori il suono in tal modo. il dominio della psicoacustica si può suddividere in due diversi campi di osservazione: a) la capacità dell'udito di valutare le caratteristiche fisiche dei suoni: b) quella di coglierne le variazioni. sia in un caso che nell'altro è fondamentale il concetto di soglia, termine con il quale in biologia e psicologia si intende genericamente il valore minimo di intensità di stimolazione necessaria perché si verifichi una certa risposta biologica o psicologica. quando, in psicofisica, l'interesse è rivolto a determinare la differenza tra stimoli percepibili e stimoli non percepibili si parla di soglia assoluta; quando, invece si vuole determinare la minima variazione apprezzabile, si parla di soglia differenziale. nella pratica, tuttavia, più che il valore assoluto della variazione interessa il rapporto percentuale di questa con il valore dell'intensità dello stimolo iniziale, come, del resto, enunciato dalla legge di weber: "uno stimolo deve essere aumentato di.
una frazione costante del suo valore perché la differenza cominci a diventare percepibile". nell’intento di ottenere risultati più agevolmente quantificabili, nelle ricerche di psicoacustica vengono usati prevalentemente suoni puri, in tale accezione chiamati toni, così come rumori opportunamente calibrati come, per es., il rumori naturali omogenei o bianchi (cui abbiamo già accennato). la sensibilità umana è massima tra duemila e cinquemila battiti al secondo. per questo motivo le apparecchiature ad alta fedeltà sono dotate del comando loudness che, inserito, introduce un circuito di compensazione avente il compito di esaltare in modo opportuno le frequenze estreme e migliorare la fedeltà dell'ascolto a basso volume. il comportamento psicoacustico del sistema uditivo per quanto riguarda la sensazione di altezza al variare dell'intensità è molto complesso. come nel caso dell'intensità, la valutazione delle variazioni di frequenza è fortemente influenzata dalla velocità di queste e i valori dati si riferiscono a valutazioni istantanee mentre variazioni lente possono ingannare anche orecchie esercitate. questo per dire che, a prescindere dal fattore culturale, dalla nota di partenza, dalla sua intensità o durata di esecuzione, tali complicazioni rendono la vita difficile ai compositori musicali, anche semplicemente perché gli intervalli di un semitono (ci sono dodici semitoni in una scala di sette note) sono esattamente identici, qualunque sia la nota di partenza, ossia sta col tono di riferimento nel rapporto di 1,05946 (che corrisponde alla radice dodicesima di due). non vogliamo qui approfondire questa complessissima materia, i suoni mascherati, i suoni di combinazione, fenomeni inerziali o suoni che addirittura si formano a causa delle dimensioni del nostro timpano, o fenomeni di ordine spaziale o intenzionale, la riflessione sonora o le armoniche, i fattori soggettivi o dovuti all'età dell'udente, solo far comprendere che ci saranno delle ragioni molto valide se le informazioni sonore sono tante e così articolate, oltre che così pervasive nel nostro cervello. ancora qualche accenno su altri fra i più comuni fenomeni riguardanti i suoni: risonanza, lunghezza d’onda, onda stazionaria, riflessione, rifrazione, interferenza e assorbimento. risonanza. ogni corpo ha una frequenza naturale di risonanza, quindi quando viene opportunamente sollecitato entra in vibrazione alla sua frequenza naturale di risonanza e può essere sollecitato anche semplicemente avvicinandogli un corpo che vibri a quella determinata frequenza. abbiamo già detto che il diapason sollecitato con un martelletto o colpendolo contro un oggetto rigido entra in risonanza alla sua frequenza caratteristica (quattrocentoquaranta hz, la frequenza del quarto la della tastiera del pianoforte) e quando un corpo entra in risonanza tende a mantenere quella vibrazione per un certo tempo; ora se durante questo tempo avviciniamo il diapason alla corda del pianoforte che suona la stessa.

NOTEMUSICALI

PARTE PRIMA - 2.

LE CARATTERISTICHE DEI SUONI

Il suono

Segue da PARTE PRIMA - 1

Spessore spaziale. Con spessore spaziale si intende la capacità di percezione delle nostre due orecchie di triangolare la posizione della sorgente sonora e quindi quando ci troviamo in una sala da concerto ed ascoltiamo una intera orchestra suonare, ossia circa 50 strumenti musicali diversi il cui suono proviene a semicerchio da 50 diverse posizioni possiamo apprezzare la profondità spaziale del brano suonato anche o forse ancora meglio se lo ascoltiamo ad occhi chiusi per concentrarci meglio sul suono. L’impressione che se ne trae è quella di essere immersi in quei suoni come se fossero prolungamenti delle nostre facoltà di apprezzare distanze e direzioni. Alcuni autori hanno sfruttato più approfonditamente questa capacità percettiva utilizzando ad esempio un bosco al posto del teatro e altoparlanti posizionati sugli alberi al posto del classico semicerchio. L’effetto che ne hanno tratto è veramente considerevole (si sentono i suoni provenire da una parte o da dietro in tonalità un poco più acute, passarci sopra velocemente a tutto volume ed andarsene dalla parte opposta, smorzandosi in toni più bassi) e l’ascolto che se ne trae diventa un fenomeno molto più intenso, anche psicologicamente rispetto a quello del classico teatro. Il più noto di questi autori fu sicuramente il tedesco Karlheinz Stockhausen (1928-2007).

La psicoacustica studia il comportamento dei meccanismi fisiologici e psicologici che intervengono nella percezione uditiva ed è un capitolo della psicofisica, e quel poco che sappiamo ci può aiutare a comprendere forse come e perché il nostro cervello elabori il suono in tal modo.
Il dominio della psicoacustica si può suddividere in due diversi campi di osservazione: a) la capacità dell'udito di valutare le caratteristiche fisiche dei suoni: b) quella di coglierne le variazioni. Sia in un caso che nell'altro è fondamentale il concetto di soglia, termine con il quale in biologia e psicologia si intende genericamente il valore minimo di intensità di stimolazione necessaria perché si verifichi una certa risposta biologica o psicologica. Quando, in psicofisica, l'interesse è rivolto a determinare la differenza tra stimoli percepibili e stimoli non percepibili si parla di soglia assoluta; quando, invece si vuole determinare la minima variazione apprezzabile, si parla di soglia differenziale. Nella pratica, tuttavia, più che il valore assoluto della variazione interessa il rapporto percentuale di questa con il valore dell'intensità dello stimolo iniziale, come, del resto, enunciato dalla legge di Weber: "uno stimolo deve essere aumentato di

una frazione costante del suo valore perché la differenza cominci a diventare percepibile".
Nell’intento di ottenere risultati più agevolmente quantificabili, nelle ricerche di psicoacustica vengono usati prevalentemente suoni puri, in tale accezione chiamati toni, così come rumori opportunamente calibrati come, per es., il rumori naturali omogenei o bianchi (cui abbiamo già accennato).
La sensibilità umana è massima tra duemila e cinquemila battiti al secondo.
Per questo motivo le apparecchiature ad alta fedeltà sono dotate del comando loudness che, inserito, introduce un circuito di compensazione avente il compito di esaltare in modo opportuno le frequenze estreme e migliorare la fedeltà dell'ascolto a basso volume.
Il comportamento psicoacustico del sistema uditivo per quanto riguarda la sensazione di altezza al variare dell'intensità è molto complesso.
Come nel caso dell'intensità, la valutazione delle variazioni di frequenza è fortemente influenzata dalla velocità di queste e i valori dati si riferiscono a valutazioni istantanee mentre variazioni lente possono ingannare anche orecchie esercitate.
Questo per dire che, a prescindere dal fattore culturale, dalla nota di partenza, dalla sua intensità o durata di esecuzione, tali complicazioni rendono la vita difficile ai compositori musicali, anche semplicemente perché gli intervalli di un semitono (ci sono dodici semitoni in una scala di sette note) sono esattamente identici, qualunque sia la nota di partenza, ossia sta col tono di riferimento nel rapporto di 1,05946 (che corrisponde alla radice dodicesima di due). Non vogliamo qui approfondire questa complessissima materia, i suoni mascherati, i suoni di combinazione, fenomeni inerziali o suoni che addirittura si formano a causa delle dimensioni del nostro timpano, o fenomeni di ordine spaziale o intenzionale, la riflessione sonora o le armoniche, i fattori soggettivi o dovuti all'età dell'udente, solo far comprendere che ci saranno delle ragioni molto valide se le informazioni sonore sono tante e così articolate, oltre che così pervasive nel nostro cervello.

Ancora qualche accenno su altri fra i più comuni fenomeni riguardanti i suoni: risonanza, lunghezza d’onda, onda stazionaria, riflessione, rifrazione, interferenza e assorbimento.

Risonanza. Ogni corpo ha una frequenza naturale di risonanza, quindi quando viene opportunamente sollecitato entra in vibrazione alla sua frequenza naturale di risonanza e può essere sollecitato anche semplicemente avvicinandogli un corpo che vibri a quella determinata frequenza. Abbiamo già detto che il diapason sollecitato con un martelletto o colpendolo contro un oggetto rigido entra in risonanza alla sua frequenza caratteristica (quattrocentoquaranta Hz, la frequenza del quarto La della tastiera del pianoforte) e quando un corpo entra in risonanza tende a mantenere quella vibrazione per un certo tempo; ora se durante questo tempo avviciniamo il diapason alla corda del pianoforte che suona la stessa


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