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La VOCE 2002

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La VOCE ANNO XXII N°6

febbraio 2020

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--- #no guerra #no nato --- <<< firma per l'uscita dell'italia dalla nato >>>. comunicato sull'aggressione usa all'iran. condanniamo l’intervento usa contro l’iran! no alla politica di guerra imperialista! solidarietà con i proletari e i popoli aggrediti! l’attentato con cui gli stati uniti hanno assassinato a bagdad il generale iraniano soleimani, è a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra all’iran. questo atto criminale giunge dopo mesi di inasprimento delle relazioni voluto dall’amministrazione trump: ritiro unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano, nuove sanzioni, minacce, provocazioni, continue violazioni dello spazio e della sovranità iraniana, irachena, siriana, etc. l’aggressione che gli usa stanno muovendo all’iran è la continuazione di una politica imperialista di rapina, di occupazione e oppressione dei paesi e dei popoli del medio oriente, che ha lo scopo di mantenere il controllo su una regione ove vi sono grandi riserve petrolifere, in cui si scontrano gli interessi di diverse potenze imperialiste e delle forze regionali reazionarie loro alleate. questa criminale politica, che ha già provocato milioni di morti e feriti, viene oggi portata avanti da trump anche per scopi interni: deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalla procedura di impeachment e preparare le elezioni presidenziali in un clima di isteria militarista e sciovinista. le conseguenze delle azioni dell’imperialismo usa sono disastrose e coinvolgono in pieno il nostro paese: l’italia ha migliaia di soldati schierati in iraq, in libano, in afghanistan, in libia e in altre zone di conflitto; dalle basi militari e dai porti presenti sul nostro territorio partono i cacciabombardieri e le navi da guerra utilizzate per portare morte e distruzione in medio oriente; vengono bruciati decine di miliardi all’anno per sostenere le missioni all’estero al carro degli usa e della nato. guerra significa tagli ai salari, alle pensioni e ai servizi pubblici per aumentare le spese militari, significa sacrifici, disagi, privazioni, soppressione dei diritti dei lavoratori, militarizzazione dei territori. la guerra fa il gioco dei monopoli che accrescono i loro profitti con le commesse militari, degli speculatori e dei politicanti corrotti che si riempiono la bocca con lo slogan demagogico “prima gli italiani”, quando sono i primi a vendere il paese agli usa. la guerra all’iran voluta da trump e dai sionisti israeliani è contraria agli interessi dei lavoratori e mette in pericolo il nostro popolo. gli operai e i lavoratori italiani non devono contribuire, in alcun modo, alla politica di guerra di trump. non devono sacrificare i loro interessi, il loro futuro, per le avventure militari di un gangster imperialista. dobbiamo sottrarci ai ricatti e al giogo che gli usa fanno pesare sul nostro popolo, e mobilitarci per tirar fuori il paese da questa infausta avventura. e’ necessario resistere ed ostacolare la politica guerrafondaia che trascina all’avventura il nostro paese, dopo lunghi anni di recessione e una politica di austerità ue. rivendichiamo interessi vitali della classe operaia e delle masse popolari: lavoro, salario, servizi sociali, sanità, salute, pensioni, e non miliardarie avventure militari! condanniamo l'intervento imperialista, per una politica che garantisca l'indipendenza e la libertà del nostro paese e il diritto di tutti popoli a vivere in pace. solidarietà con i proletari e con i popoli aggrediti dall’imperialismo! fronte unico di lotta contro la politica di guerra, l’offensiva capitalista e la reazione politica. non paghiamo le crisi e le guerre di un sistema moribondo. ritiro immediato di tutte le truppe inviate all’estero. la recente risoluzione del legittimo parlamento iracheno che chiede il ritiro delle truppe straniere sul proprio territorio sottrae ogni giustificazione alla presenza di militari italiani in quel paese. esigiamo la drastica riduzione delle spese militari a beneficio di quelle sociali! fuori dalla nato, via le basi usa, rottura dei patti dell’italia con usa ed israele! via le potenze imperialiste dal medio oriente. il futuro della regione deve essere autodeterminato dai popoli! 7 gen. 2020. coordinamento comunista toscano (cct) coordcomtosc@gmail.com. coordinamento comunista lombardia (ccl) coordcomunistalombardia@gmail.com. piattaforma comunista - per il partito comunista del proletariato d'italia teoriaeprassi@yahoo.it. collettivo comunista (m-l) di nuoro cocoml.nuoro@gmail.com. comunicato aperto alle sottoscrizioni. colonialismo: berlino 1885- berlino 2020 e’ il turno della libia. la solita manina misteriosa nella caduta dell’aereo a tehran. bombe inesplose tra tehran e tripoli. le notizie-bomba che vi nascondono sono: 1) un cyberattacco usa che con ogni probabilità, secondo il nyt, nella notte dell’8 gennaio ha abbattuto il boeing 737-800 ucraino sopra tehran, con i suoi 176 passeggeri ed equipaggio e che forse darà il via alla battaglia finale tra patrioti e vendipatria iraniani; 2) il generale soleimani, che aveva lo status diplomatico, era in missione di pace con piena consapevolezza usa. era stato invitato a baghdad dal premier iracheno abdul mahdi per mediare nella contesa tra iraq e arabia saudita. gli americani ne erano al corrente e ne hanno approfittato per allestire la trappola e ucciderlo. 3) il regime fantoccio dei fratelli musulmani a tripoli, difeso dagli stessi tagliagole isis e al qaida che, per conto usa-nato-turchia, hanno imperversato in siria, iraq, nigeria e a cui corrono in soccorso gli sponsor neocolonialisti che pretendevano di combatterli. allora servivano a frantumare siria e iraq, oggi li si impiega per spartirsi la libia, come si progetta dai convenuti a berlino. cadono torri, cadono aerei….. la prova degli occultamenti relativi all’abbattimento dell’aereo sopra tehran nella notte della risposta iraniana all’assassinio del generale qassem soleimani, viene pubblicata nientemeno che dal new york times, standard aureo del giornalismo imperiale e guerrafondaio. pur di vantarsi di un crimine riuscito, a volte i suoi apologeti si scordano della riservatezza. di libia e degli irresponsabili e fieri sguatteri nato,
conte, di maio e guerini, che cianciano di interventi più o meno armati, più o meno nazionali o internazionali, parliamo dopo. ho partecipato a una conferenza in video su iran e libia dell’ottima web- tv “byoblu” dell’amico claudio messora (mercoledì 15 gennaio, ore 18). oltre a me c’erano un competente ex-capo di stato maggiore e due propalatori di versioni nato degli avvenimenti nel mondo. doveroso negare qualsiasi attenzione alle panzane atlanticistico- sioniste che sparavano in faccia agli spettatori. per riassumerle ne bastano due. nella prima si diceva che l’aereo ucraino era stato abbattuto dai guardiani della rivoluzione perché, con ogni probabilità, vi si trovava a bordo un qualche personaggio poco gradito al regime. per cui valeva la pena ammazzare 176 persone di cui 90 concittadini. la seconda, ancora meglio, supponeva che il missile fosse partito dal ditino di un ragazzetto inesperto dei pasdaran. e’ la stampa, baby. e solo disponendo di un audience di gente in coma neanche tanto vigile, può sfidare il ridicolo a tal punto. non credo sia il caso del pubblico di byoblu, per fortuna. ma la stampa è anche, ahinoi, il “new york times”, standard aureo del giornalismo che si finge di sinistra, sta con il partito democratico, col pentagono, con i ben 16 servizi di intelligence usa e immancabilmente con tutto ciò che queste nobili forze di pace e diritti umani producono. quello che, nella foga di uno scoop, oppure nella tracotanza di chi sa se stesso e i suoi referenti impuniti, parrebbe uno scivolone del quotidiano a direzione talmudica, al mondo stupefatto dovrebbe apparire come un’ammissione agghiacciante. riassumo. miracolo: beccare con la fionda una mosca in cima alla torre di pisa…. un cronista investigativo e video-esperto del nyt, christian triebert, ottiene da un dissidente iraniano, nariman gharib, molto popolare da quelle parti per il suo ruolo di fustigatore delle malefatte del regime degli ayatollah, un video di 19 secondi girato da un anonimo video-maker a tehran. e lo pubblica sul nyt. triebert e gharib sono anche collaboratori del sito “bellingcat”, definitosi di giornalismo investigativo e, con ogni evidenza, megafono dei seminatori di sesquipedali balle antirusse. non per nulla viene ospitato anche dal “fatto quotidiano”. che cosa c’è nel video? l’esatto momento in cui un missile e poi un altro colpiscono e fanno esplodere il boeing ucraino uccidendo 179 persone, di cui 90 giovani iraniani, perlopiù in viaggio di studio. ebbene? i cellulari oramai sono miliardi e i videomaker pronti per qualsiasi evenienza, pochi di meno. tutto normale? anche che l’anonimo videomaker si trovasse alla periferia di tehran, in una zona industriale derelitta, poco prima dell’alba, con tanto di telecamera professionale, puntata sul punto del cielo notturno dove sarebbe passato l’aereo e dove lo avrebbe colpito il missile. prendere quel punto in quell’istante era come da terra beccare una mosca in cima alla torre di pisa. culo? o precognizione? …. o con la camera un puntino che esplode nel cielo buio della notte. le compagnie aeree avevano sospeso in quelle ore i decolli e gli atterraggi a tehran, poche ore prima, missili iraniani avevano disfatto due basi usa in iraq. l’unico aereo decollato in pieno marasma notturno era il boeing della ucraina airlines. chi si è messo di notte a puntare un punto preciso nel buio, sapeva. chi ha fatto decollare 176 sicure vittime, sapeva? di certo sapevano i comandi militari usa in iraq che, poche ore prima, sarebbero arrivati su quelle basi oltre 20 missili iraniani. li aveva avvertiti il governo iracheno che, a sua volta, era stato avvisato da tehran. tanto che i militari usa e della coalizione, compresi i nostri professionisti, ebbero modo di mettersi al sicuro. e qualcosa sapevano anche i numerosi aerei statunitensi che ronzavano attorno ai confini aerei dell’iran nei momenti precisi dell’abbattimento dell’aereo. guerra cibernetica: non è la prima volta. in iran si ricordano i casi del tutto analoghi dell’il-20 russo abbattuto nel 2018 dalla contraerea siriana mentre pensava di colpire un caccia israeliano che si nascondeva dietro a quello russo e quello del mh-17 malese colpito nel 2014 sopra il donbass da un missile thor russo (in dotazione agli ucraini dal tempo dell’urss). e si parla di guerra elettronica e di attacco cibernetico. che gli usa abbiano sviluppato la tecnologia dei cyber-attacchi di questo tipo è noto e ammesso. che con tale tecnologia si possa interferire nei radar altrui, facendo apparire minacce volanti e che i comandi degli aerei possono essere controllati dall’esterno è altrettanto noto e assodato. che l’operatore notturno di tehran, puntando la sua camera su un punto nero nel cielo in quel momento sapesse cosa stava per avvenire è ancora più assodato. qualcuno dei nostri eroi dell’informazione libera e democratica vi ha sottoposto almeno qualche dubbio su quanto avvenuto nella notte di tehran, dopo che il segretario di stato pompeo e il ministro della guerra esper avevano fregato trump imponendogli di attribuirsi l’assassinio di soleimani e l’iran aveva risposto devastando due basi usa? gli schieramenti che si confrontano in iran. quelle vere e quelle viste in occidente non meno interessante, ma riguarda l’iran, è quanto succede dopo la tragedia. i comandi militari e quelli dei guardiani della rivoluzione si sono riservati un comunicato definitivo. il presidente rouhani e il ministro degli esteri zarif hanno invece subito condiviso la versione accreditata in occidente, del missile iraniano che ha preso l’aereo per errore della contraerea. e sollecitano i militari a chiedere scusa. ne hanno preso spunto le sardine sorosiane di tehran per rimettersi in piazza contro il “regime” e per far calare l’ombra mediatica sui sette milioni che avevano seguito la bara di qassem soleimani nella sola capitale. i “bravi analisti”, gli stessi che il taumaturgo trump fa tutto lui e ignavi segretari di stato e consiglieri della sicurezza neocon gli vanno dietro come pecorelle, vedono in iran l’eterna divisione tra “ultraconservatori” (alla khamenei e ahmadinejad) e “moderati o progressisti” (tipo khatami, rouhani, zarif). curiosamente, sotto ahmadinejad, oltre al riscatto delle classi lavoratrici e dei poveri, c’è stato anche il più forte allentamento delle prescrizioni islamiche, tipo sull’abbigliamento delle donne, mentre, con i “moderati”, si è tornati alle restrizioni clericali. per una contrapposizione meno banale, consentitami anche dalla conoscenza diretta dell’iran, del suo popolo e delle sue istituzioni, va chiarito che in iran c’è la classica e immancabile divisione di classe. da un lato chi esprime la volontà e i bisogni delle classi popolari, le più colpite dalle criminali sanzioni, e chi quelli dell’alta borghesia e dei grossi bazari ansiosi di scambi a largo raggio e a qualsiasi costo politico. i primi, i presunti ultraconservatori, costituiscono la base elettorale di presidenti laici come ahmadinejad, di segno sociale e patriottico e dunque antimperialista. i quartieri alti producono dirigenti come khatami, rouhani, o il famigerato speculatore rafsanjani, detto “lo squalo”, tutti pronti alla mediazione, al compromesso, ansiosi di neoliberismo. sono gli autori del tafazziano accordo sul nucleare voluto dall’astuto obama per bloccare, con l’annullamento del nucleare civile, peraltro legalissimo, l’intero sviluppo industriale e sociale dell’iran, come era stato promosso dal laico ahmadinejad. tra questi due schieramenti si gioca il destino del grande paese, della sua resistenza, come del vicino e medio oriente. da una berlino all’altra: corsi e ricorsi coloniali. a berlino, tra il 1984 e il 1885, le restaurate monarchie d’europa riunirono, sotto il cancelliere otto von bismarck, i portatori dei loro interessi vetero-feudali e neo-capitalisti per muoversi a un nuovo assalto al sud del mondo, africa nello specifico, e spartirsi territori, risorse e vie strategiche. che la conferenza sulla libia veda coinvolti gli stessi predatori di allora, associati al nuovo protagonista imperialista usa e a stati di contorno, è il segno della tracotanza impunita con cui, sotto la maschera benevola dei diritti umani, come allora sotto quella della civiltà e del leggi tutto.
--- #NO GUERRA #NO NATO --- <<< FIRMA per l'uscita dell'Italia dalla NATO >>>

Comunicato sull'aggressione USA all'Iran
Condanniamo l’intervento USA contro l’Iran!
NO alla politica di guerra imperialista!
Solidarietà con i proletari e i popoli aggrediti!

L’attentato con cui gli Stati Uniti hanno assassinato a Bagdad il generale iraniano Soleimani, è a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra all’Iran.

Questo atto criminale giunge dopo mesi di inasprimento delle relazioni voluto dall’amministrazione Trump: ritiro unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano, nuove sanzioni, minacce, provocazioni, continue violazioni dello spazio e della sovranità iraniana, irachena, siriana, etc.

L’aggressione che gli USA stanno muovendo all’Iran è la continuazione di una politica imperialista di rapina, di occupazione e oppressione dei paesi e dei popoli del Medio Oriente, che ha lo scopo di mantenere il controllo su una regione ove vi sono grandi riserve petrolifere, in cui si scontrano gli interessi di diverse potenze imperialiste e delle forze regionali reazionarie loro alleate.

Questa criminale politica, che ha già provocato milioni di morti e feriti, viene oggi portata avanti da Trump anche per scopi interni: deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalla procedura di impeachment e preparare le elezioni presidenziali in un clima di isteria militarista e sciovinista.

Le conseguenze delle azioni dell’imperialismo USA sono disastrose e coinvolgono in pieno il nostro paese: l’Italia ha migliaia di soldati schierati in Iraq, in Libano, in Afghanistan, in Libia e in altre zone di conflitto; dalle basi militari e dai porti presenti sul nostro territorio partono i cacciabombardieri e le navi da guerra utilizzate per portare morte e distruzione in Medio Oriente; vengono bruciati decine di miliardi all’anno per sostenere le missioni all’estero al carro degli USA e della NATO.

Guerra significa tagli ai salari, alle pensioni e ai servizi pubblici per aumentare le spese militari, significa sacrifici, disagi, privazioni, soppressione dei diritti dei lavoratori, militarizzazione dei territori.

La guerra fa il gioco dei monopoli che accrescono i loro profitti con le commesse militari, degli speculatori e dei politicanti corrotti che si riempiono la bocca con lo slogan demagogico “prima gli italiani”, quando sono i primi a vendere il paese agli USA.

La guerra all’Iran voluta da Trump e dai sionisti israeliani è contraria agli interessi dei lavoratori e mette in pericolo il nostro popolo.

Gli operai e i lavoratori italiani non devono contribuire, in alcun modo, alla politica di guerra di Trump. Non devono sacrificare i loro interessi, il loro futuro, per le avventure militari di un gangster imperialista.

Dobbiamo sottrarci ai ricatti e al giogo che gli USA fanno pesare sul nostro popolo, e mobilitarci per tirar fuori il paese da questa infausta avventura.

E’ necessario resistere ed ostacolare la politica guerrafondaia che trascina all’avventura il nostro paese, dopo lunghi anni di recessione e una politica di austerità UE.

Rivendichiamo interessi vitali della classe operaia e delle masse popolari: lavoro, salario, servizi sociali, sanità, salute, pensioni, e non miliardarie avventure militari!

Condanniamo l'intervento imperialista, per una politica che garantisca l'indipendenza e la libertà del nostro paese e il diritto di tutti popoli a vivere in pace. Solidarietà con i proletari e con i popoli aggrediti dall’imperialismo!

Fronte unico di lotta contro la politica di guerra, l’offensiva capitalista e la reazione politica. Non paghiamo le crisi e le guerre di un sistema moribondo.

Ritiro immediato di tutte le truppe inviate all’estero. La recente risoluzione del legittimo parlamento iracheno che chiede il ritiro delle truppe straniere sul proprio territorio sottrae ogni giustificazione alla presenza di militari italiani in quel paese.
Esigiamo la drastica riduzione delle spese militari a beneficio di quelle sociali!
Fuori dalla Nato, via le basi USA, rottura dei patti dell’Italia con Usa ed Israele!
Via le potenze imperialiste dal Medio Oriente. Il futuro della regione deve essere autodeterminato dai popoli! 7 gen. 2020
Coordinamento comunista toscano (CCT) coordcomtosc@gmail.com
Coordinamento Comunista Lombardia (CCL) coordcomunistalombardia@gmail.com
Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d'Italia teoriaeprassi@yahoo.it
Collettivo comunista (m-l) di Nuoro cocoml.nuoro@gmail.com
COMUNICATO APERTO ALLE SOTTOSCRIZIONI

Colonialismo: Berlino 1885- Berlino 2020 E’ IL TURNO DELLA LIBIA
La solita manina misteriosa nella caduta dell’aereo a Tehran

Bombe inesplose tra Tehran e Tripoli
Le notizie-bomba che vi nascondono sono: 1) Un cyberattacco USA che con ogni probabilità, secondo il NYT, nella notte dell’8 gennaio ha abbattuto il Boeing 737-800 ucraino sopra Tehran, con i suoi 176 passeggeri ed equipaggio e che forse darà il via alla battaglia finale tra patrioti e vendipatria iraniani;  2) Il generale Soleimani, che aveva lo status diplomatico, era in missione di pace con piena consapevolezza USA. Era stato invitato a Baghdad dal premier iracheno Abdul Mahdi per mediare nella contesa tra Iraq e Arabia Saudita. Gli americani ne erano al corrente e ne hanno approfittato per allestire la trappola e ucciderlo. 3) il regime fantoccio dei Fratelli musulmani a Tripoli, difeso dagli stessi tagliagole Isis e Al Qaida che, per conto Usa-Nato-Turchia, hanno imperversato in Siria, Iraq, Nigeria e a cui corrono in soccorso gli sponsor neocolonialisti che pretendevano di combatterli. Allora servivano a frantumare Siria e Iraq, oggi li si impiega per spartirsi la Libia, come si progetta dai convenuti a Berlino.
Cadono torri, cadono aerei…..
La prova degli occultamenti relativi all’abbattimento dell’aereo sopra Tehran nella notte della risposta iraniana all’assassinio del generale Qassem Soleimani, viene pubblicata nientemeno che dal New York Times, standard aureo del giornalismo imperiale e guerrafondaio. Pur di vantarsi di un crimine riuscito, a volte i suoi apologeti si scordano della riservatezza. Di Libia e degli irresponsabili e fieri sguatteri Nato,
Conte, Di Maio e Guerini, che cianciano di interventi più o meno armati, più o meno nazionali o internazionali, parliamo dopo.

Ho partecipato a una conferenza in video su Iran e Libia dell’ottima web- tv “Byoblu” dell’amico Claudio Messora (mercoledì 15 gennaio, ore 18). Oltre a me c’erano un competente ex-capo di Stato Maggiore e due propalatori di versioni Nato degli avvenimenti nel mondo. Doveroso negare qualsiasi attenzione alle panzane atlanticistico- sioniste che sparavano in faccia agli spettatori. Per riassumerle ne bastano due. Nella prima si diceva che l’aereo ucraino era stato abbattuto dai Guardiani della Rivoluzione perché, con ogni probabilità, vi si trovava a bordo un qualche personaggio poco gradito al regime. Per cui valeva la pena ammazzare 176 persone di cui 90 concittadini. La seconda, ancora meglio, supponeva che il missile fosse partito dal ditino di un ragazzetto inesperto dei Pasdaran. E’ la stampa, baby. E solo disponendo di un audience di gente in coma neanche tanto vigile, può sfidare il ridicolo a tal punto.
Non credo sia il caso del pubblico di Byoblu, per fortuna.

Ma la stampa è anche, ahinoi, il “New York Times”, standard aureo del giornalismo che si finge di sinistra, sta con il Partito Democratico, col Pentagono, con i ben 16 servizi di Intelligence Usa e immancabilmente con tutto ciò che queste nobili forze di pace e diritti umani producono. Quello che, nella foga di uno scoop, oppure nella tracotanza di chi sa se stesso e i suoi referenti impuniti, parrebbe uno scivolone del quotidiano a direzione talmudica, al mondo stupefatto dovrebbe apparire come un’ammissione agghiacciante. Riassumo.

Miracolo: beccare con la fionda una mosca in cima alla Torre di Pisa….
Un cronista investigativo e video-esperto del NYT, Christian Triebert, ottiene da un dissidente iraniano, Nariman Gharib, molto popolare da quelle parti per il suo ruolo di fustigatore delle malefatte del regime degli Ayatollah, un video di 19 secondi girato da un anonimo video-maker a Tehran. E lo pubblica sul NYT. Triebert e Gharib sono anche collaboratori del sito “Bellingcat”, definitosi di giornalismo investigativo e, con ogni evidenza, megafono dei seminatori di sesquipedali balle antirusse. Non per nulla viene ospitato anche dal “Fatto Quotidiano”. Che cosa c’è nel video?

L’esatto momento in cui un missile e poi un altro colpiscono e fanno esplodere il Boeing ucraino uccidendo 179 persone, di cui 90 giovani iraniani, perlopiù in viaggio di studio. Ebbene? I cellulari oramai sono miliardi e i videomaker pronti per qualsiasi evenienza, pochi di meno. Tutto normale? Anche che l’anonimo videomaker si trovasse alla periferia di Tehran, in una zona industriale derelitta, poco prima dell’alba, con tanto di telecamera professionale, puntata sul punto del cielo notturno dove sarebbe passato l’aereo e dove lo avrebbe colpito il missile. Prendere quel punto in quell’istante era come da terra beccare una mosca in cima alla Torre di Pisa. Culo? O precognizione?

…. o con la camera un puntino che esplode nel cielo buio della notte
Le compagnie aeree avevano sospeso in quelle ore i decolli e gli atterraggi a Tehran, Poche ore prima, missili iraniani avevano disfatto due basi USA in Iraq. L’unico aereo decollato in pieno marasma notturno era il Boeing della Ucraina Airlines. Chi si è messo di notte a puntare un punto preciso nel buio, sapeva. Chi ha fatto decollare 176 sicure vittime, sapeva? Di certo sapevano i comandi militari USA in Iraq che, poche ore prima, sarebbero arrivati su quelle basi oltre 20 missili iraniani. Li aveva avvertiti il governo iracheno che, a sua volta, era stato avvisato da Tehran. Tanto che i militari USA e della Coalizione, compresi i nostri professionisti, ebbero modo di mettersi al sicuro. E qualcosa sapevano anche i numerosi aerei statunitensi che ronzavano attorno ai confini aerei dell’Iran nei momenti precisi dell’abbattimento dell’aereo.

Guerra cibernetica: non è la prima volta
In Iran si ricordano i casi del tutto analoghi dell’Il-20 russo abbattuto nel 2018 dalla contraerea siriana mentre pensava di colpire un caccia israeliano che si nascondeva dietro a quello russo e quello del MH-17 malese colpito nel 2014 sopra il Donbass da un missile Thor russo (in dotazione agli ucraini dal tempo dell’URSS). E si parla di guerra elettronica e di attacco cibernetico. Che gli Usa abbiano sviluppato la tecnologia dei cyber-attacchi di questo tipo è noto e ammesso. Che con tale tecnologia si possa interferire nei radar altrui, facendo apparire minacce volanti e che i comandi degli aerei possono essere controllati dall’esterno è altrettanto noto e assodato. Che l’operatore notturno di Tehran, puntando la sua camera su un punto nero nel cielo in quel momento sapesse cosa stava per avvenire è ancora più assodato. Qualcuno dei nostri eroi dell’informazione libera e democratica vi ha sottoposto almeno qualche dubbio su quanto avvenuto nella notte di Tehran, dopo che il segretario di Stato Pompeo e il ministro della Guerra Esper avevano fregato Trump imponendogli di attribuirsi l’assassinio di Soleimani e l’Iran aveva risposto devastando due basi USA?

Gli schieramenti che si confrontano in Iran. Quelle vere e quelle viste in Occidente
Non meno interessante, ma riguarda l’Iran, è quanto succede dopo la tragedia. I comandi militari e quelli dei Guardiani della Rivoluzione si sono riservati un comunicato definitivo. Il presidente Rouhani e il ministro degli Esteri Zarif hanno invece subito condiviso la versione accreditata in Occidente, del missile iraniano che ha preso l’aereo per errore della contraerea. E sollecitano i militari a chiedere scusa. Ne hanno preso spunto le Sardine sorosiane di Tehran per rimettersi in piazza contro il “regime” e per far calare l’ombra mediatica sui sette milioni che avevano seguito la bara di Qassem Soleimani nella sola capitale.

I “bravi analisti”, gli stessi che il taumaturgo Trump fa tutto lui e ignavi segretari di Stato e Consiglieri della Sicurezza neocon gli vanno dietro come pecorelle, vedono in Iran l’eterna divisione tra “ultraconservatori” (alla Khamenei e Ahmadinejad) e “moderati o progressisti” (tipo Khatami, Rouhani, Zarif). Curiosamente, sotto Ahmadinejad, oltre al riscatto delle classi lavoratrici e dei poveri, c’è stato anche il più forte allentamento delle prescrizioni islamiche, tipo sull’abbigliamento delle donne, mentre, con i “moderati”, si è tornati alle restrizioni clericali.

Per una contrapposizione meno banale, consentitami anche dalla conoscenza diretta dell’Iran, del suo popolo e delle sue istituzioni, va chiarito che in Iran c’è la classica e immancabile divisione di classe. Da un lato chi esprime la volontà e i bisogni delle classi popolari, le più colpite dalle criminali sanzioni, e chi quelli dell’alta borghesia e dei grossi bazari ansiosi di scambi a largo raggio e a qualsiasi costo politico. I primi, i presunti ultraconservatori, costituiscono la base elettorale di presidenti laici come Ahmadinejad, di segno sociale e patriottico e dunque antimperialista. I quartieri alti producono dirigenti come Khatami, Rouhani, o il famigerato speculatore Rafsanjani, detto “lo Squalo”, tutti pronti alla mediazione, al compromesso, ansiosi di neoliberismo. Sono gli autori del tafazziano accordo sul nucleare voluto dall’astuto Obama per bloccare, con l’annullamento del nucleare civile, peraltro legalissimo, l’intero sviluppo industriale e sociale dell’Iran, come era stato promosso dal laico Ahmadinejad. Tra questi due schieramenti si gioca il destino del grande paese, della sua resistenza, come del Vicino e Medio Oriente.

Da una Berlino all’altra: corsi e ricorsi coloniali
A Berlino, tra il 1984 e il 1885, le restaurate monarchie d’Europa riunirono, sotto il cancelliere Otto von Bismarck, i portatori dei loro interessi vetero-feudali e neo-capitalisti per muoversi a un nuovo assalto al Sud del mondo, Africa nello specifico, e spartirsi territori, risorse e vie strategiche. Che la conferenza sulla Libia veda coinvolti gli stessi predatori di allora, associati al nuovo protagonista imperialista USA e a Stati di contorno, è il segno della tracotanza impunita con cui, sotto la maschera benevola dei diritti umani, come allora sotto quella della civiltà e del
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