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La VOCE ANNO XXII N°6

febbraio 2020

PAGINA 2         - 18

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segue da pag.17: martí: l’anima viva della nostra risoluzione di resistenza. offensivo ed indignante fu anche il progetto cinematografico ‘voglio fare un film’, iscritto a marzo 2018 alla mostra di giovani registi e che motivò il rifiuto dei creatori dell’istituto cubano di arte ed industrie cinematografiche. in esso, uno dei protagonisti offende volgarmente josé martí. i nemici della nostra rivoluzione approfittano oggi della dipendenza dalle reti sociali di un settore non trascurabile della gioventù cubana, per cercare di contaminarla con contenuti antimartiani e subdolamente o apertamente controrivoluzionari. viviamo in tempi in cui la storia e la cultura devono stringersi la mano, strette con forza, per portare a queste piattaforme, negli idonei codici di comunicazione, le verità ed i valori della nostra identità. all’infamia degli arcinoti profanatori, si antepone l’atteggiamento del bimbo jorge daniel de la torre samper, della cittadina avilana di punta alegre, che salvò da una massa di cespugli ed erbacce, un busto di marti abbattuto dai forti venti dell’ uragano irma, nel 2017. la sua esaltante immagine percorse il mondo. attraverso la rete delle reti non ho trovato, negli usa, aperte manifestazioni di rifiuto o indignazione nei confronti della criminale ed irrispettosa provocazione di coloro, sull’isola, che hanno macchiato i busti di marti. piuttosto l’esaltazione e l’appello alla continuità dei ripugnanti fatti, da parte di un auto-nominato gruppo clandestinos. mi chiedo come reagirebbero le migliaia di cubani che amano la loro isola e la loro patria e che per diverse ragioni vivono negli usa, se l’evento si verificasse ad uno dei busti o delle statue che onorano l’apostolo a miami, key west o new york . cosa avrebbe fatto il governo usa che è il vero finanziatore di queste infamie? josé martí fu rispettato persino dai suoi avversari dell’esercito spagnolo. lo stesso generale josé ximénez de sandoval, che comandava la colonna che lo avrebbe ucciso a dos ríos, espresse il suo lutto il giorno della sepoltura nel cimitero di santa ifigenia, rifiutò di accettare il marchesato di dos ríos e, all’inizio del secolo xx, partecipò alla legazione di cuba a madrid, per consegnare alla rappresentazione cubana, oggetti dell’apostolo sequestrate nel fatidico giorno. il capitano generale arsenio martínez de campos rifiutò che uno dei suoi figli, presente all’azione dos ríos, fosse, per la stessa, decorato. servano, questi esempi, a coloro che, dall’ignoranza, malafede e orfani di idee e valori, profanino la memoria del maggior maestro, guida spirituale di un popolo nobile ed ispiratore. i profanatori necessitano, più di chiunque altro, apprendere dall’apostolo. fonte. un bastione morale chiamato cuba. di italia-cuba · 30 gennaio, 2020. in qualsiasi bilancio affettivo ed intellettuale (insieme o separati) che facciamo in america latina e caraibi, troveremo cuba come riferimento immancabile e come debito impagabile. non sono pochi i protagonisti politici, intellettuali o artistici che non abbiano, nella loro vita ed opera, una fonte referenziale originaria in cuba. quelli di noi che siamo cresciuti con la rivoluzione, che sapevamo di essa con le sue vittorie ed i suoi passi falsi, abbiamo lo speciale vantaggio della sua etica della sua resistenza espressa in tutte le sue battaglie. cuba ci ha insegnato l’importanza di essere e del fare rivoluzionario nonostante tutti i problemi. nonostante, persino, delle differenze ed indifferenze. cuba stava e cuba sta lì, sempre ferma. si capisca qui il concetto morale come lo intendeva sánchez vázquez: “morale e politica”: adolfo sánchez vázquez. è inimmaginabile la “sinistra latinoamericana” senza l’influenza, disuguale e combinata, che cuba implica quando si tratta di comprendere il presente continentale ed i compiti del futuro immediato. e’ inimmaginabile la “patria grande” senza il bagliore rivoluzionario di cuba nelle ore decisive per l’unità continentale e nelle ore cruciali delle lotte “particolari”. non è solo la figura di fidel (da sé una monumentale eredità di teoria e pratica), non è solo il ruolo di raul, stratega e supporto di mille opere; non è solo camilo ed il che con la didattica dell’azione senza pieghe … è anche la “casa delle americhe”, è la rivoluzione agraria e quella urbana. è la rivoluzione della salute e dell’educazione, la rivoluzione della scienza, la rivoluzione della filosofia, la rivoluzione della poesia e della canzone … la resistenza e l’intelligenza per vivere vivendo la dignità. e niente di tutto questo senza dibattiti, senza dubbi o senza riconsiderazioni. così, abbiamo imparato che l’amore per cuba (tra altri “requisiti”) include l’odio per il blocco; che non si può parlare di cuba senza un preciso bilancio di ciò che ha perso (ciò che le è stato strappato nell’obiettivo e nel soggettivo) dall’ ‘embargo’. non si può, non si deve, parlare di cuba senza una corretta stima del valore morale che rappresenta, casa per casa, confrontarsi con tutte le avversità e difendere, in maniera organizzata, la prassi rivoluzionaria contro tutta l’offensiva economica, politica e mediatica che non si è fermata neppure un secondo, dal trionfo della rivoluzione con i suoi “barbudos”. e inoltre, sotto le vessazioni di ogni genere, cuba ha sviluppato il suo progetto democratico determinata a stabilire propri parametri ed a giocarsi la vita politica differenziandosi da tutti i formati egemonici e da certa persistente incapacità di alcuni di comprendere altre forme di vita democratica, nelle condizioni storiche concrete, senza i formulari predominanti. anche in questo, le è piovuta mitraglia con alcuni “missili” di “fuoco amico”. in ogni caso è un dibattito aperto … come deve essere. quando si parla dell’economia cubana, concorre tutti i tipi di valutazioni, speculazioni ed errori. insieme o separatamente. alcuni, con un certa sufficienza dottorale, si sentono abilitati a distribuire le loro ricette telecomandate per costituirsi in autoproclamati messia delle soluzioni perfette. dall’altro lato dell’irrazionalità, abbondano coloro che sognano una cuba “spalancata”, claudicando su sovranità e i principi socialisti. non mancano i “termini medi”, compositori o conciliatori, che suppongono possibili un po’ di capitalismo ed un po’ di socialismo per un cocktail moderato afflitto da miraggi e trappole. ma è potestà e prerogativa del popolo cubano ricercare e provare tutti i tipi di soluzioni che, nelle condizioni concrete e senza abituarsi ad esse, garantisca i requisiti indispensabili per una vita buona e dignitosa senza rescindere principi e senza abbandonare la lotta per il socialismo. “con la rivoluzione tutto, contro la rivoluzione niente”. e l’impero a pochi chilometri. quindi uno non può e non deve rimanere indifferente, o solo in attesa, di fronte al processo elettorale cubano con tutto ciò che esso implica e con tutto ciò che esso ci coinvolge. è, sebbene alcuni non lo sappiano o alcuni non lo desiderino, anche un processo di trascendenza continentale e storica, che richiede ai popoli attenzione e manifesta solidarietà da ogni angolo e persino dai cuori esemplari del popolo rivoluzionario di cuba. è necessario un accordo politico dalle basi, per spiegare, passo dopo passo, cosa succede a cuba (e succede) ed è imprescindibile un’azione comunicativa organizzata che lasci sapere ai cubani come ci sentiamo e viviamo le loro decisioni cruciali con la portata e la validità della rivoluzione cubana … rivoluzione armata, anche, nostra. l’unica espressione valida per cuba è la partecipazione internazionalista ed energica dei lavoratori, del suo popolo. il suo intervento diretto nei problemi che si verificano incessantemente ed il rafforzamento delle forze e strumenti per organizzarsi, sempre basati su metodi di formazione avanzata. dar rinnovato vigore alle assemblee, ai consigli dei lavoratori e dei distretti senza privilegi o burocratismi. approfondimento di una democrazia viva e diretta, esercitata come espressione che scolpisce la storia e del partito per non ridursi alla sola elezioni di persone e situazioni. che il popolo governi il popolo, in modo massiccio e trasparente in elezioni periodiche e con un programma dinamico capace di disporsi, dal suo metodo, a migliorarsi permanentemente. democrazia contro il blocco e gli errori, democrazia dialettica di una rivoluzione culturale ed educativa, convertita in suffragio e viceversa, democrazia partecipativa e protagonista di scrutinio permanente a tutti i livelli. consultazione seria ed organizzata in tutti i settori della politica economica e della pratica sistematica della volontà collettiva. cuba è un’insurrezione di dignità permanente convertita in serena didattica, consigliera di idee ed azione vivificante. è un ponte teso tra la rivoluzione di un popolo determinato ad essere libero e le lotte che si guardano nel suo specchio per maturare le loro ribellioni. cuba è più grande del blocco, di tutti i blocchi, perché è stata fatta di basi storiche proprie per perpetuarsi nel suo testardo rinnovamento del futuro. perché, ciò che è stato detto, nonostante tutti i problemi, le aggressioni e gli incidenti, lì c’è cuba con la sua bandiera socialista al vento sventolando ballerina e saluto, di fronte alla storia e nella mano dei popoli che, con i poveri dalla terra, han voluto provare la propria fortuna. ferrea volontà,
sorella cuba, bastione morale nella lotta. (tratto da telesur). fonte. martì è stato un predicatore di una nuova cuba, afferma storiografo eusebio leal. l'avana, 29 gen (prensa latina) josè martì è stato un predicatore della costruzione di una nazione nuova, un essere umano superiore come fidel castro, ha affermato ieri lo storiografo de l'avana, eusebio leal spengler. in un’intervista trasmessa dalla televisione cubana a proposito del 167º compleanno di martì, l'intellettuale ha dissertato sulla figura dell'eroe nazionale come essere umano, politico, patriota, cubano incondizionato, figlio incompreso della sua epoca. martì è stato un uomo senza odi, difficile da convincere. una luce che abbagliava gli altri e, secondo il poeta josè lezama lima, un mistero che c'accompagna, ha aggiunto il dottore in scienze storiche. nel seno familiare ha avuto molta incomprensione da parte di sua madre che nelle sue lettere voleva che si allontanasse dalla politica e dal giornalismo, per trovare calma nella sua mente, ha aggiunto l'investigatore. leal spengler ha fatto riferimento alla relazione del poeta coi generali massimo gomez ed antonio maceo durante il periodo della guerra necessaria, dove ha svolto un ruolo fondamentale con la formazione del partito rivoluzionario cubano ed il giornale patria. inoltre, l'accademico ha sottolineato le doti dell'apostolo come oratore, qualità visibile nei suoi testi e nei discorsi “los pinos nuevos” e “con todos y para el bien de todos”. il maestro è presente in tutti i luoghi dell'isola, nel cimitero santa ifigenia è accompagnato da tutti i valori della nazione. lui è intoccabile, è il simbolo di cuba, ha sentenziato leal spengler. chi macchia martì ha perso l'essenza di uomo. dovrà cadere il rigore dalla giustizia su questo gruppo di cubani che rappresenta la decadenza dell'essere, ha concluso. ig/yrv. venezuela è disposto a ristabilire le relazioni consolari con colombia. caracas, 29 gen (prensa latina) il presidente del venezuela, nicolas maduro, ha annunciato oggi la disposizione di ristabilire le relazioni a livello consolare con colombia, a quasi un anno dalla rottura dei nessi diplomatici col governo del paese vicino. in una dichiarazione pubblica, il mandatario venezuelano ha esortato il suo omologo colombiano, ivan duque, ad avvicinarsi ai meccanismi stabiliti per i temi di interesse per entrambe le nazioni e riprendere la cooperazione in materia di sicurezza. in tale senso, maduro ha criticato le intenzioni dell'amministrazione di duque di sollecitare l'estradizione dell'ex congressista aida merlano al preteso governo di juan guaidò, presidente immaginario del venezuela e che bogotà riconosce come tale. il capo di stato venezuelano ha sollecitato al suo collega della colombia di abbandonare “le strade dell’insensatezza, il fanatismo ideologico e l'estremismo politico”, posizione che pregiudica la sicurezza di entrambi i paesi. latitante delle autorità colombiane, aida merlano è stata condannata dalla giustizia della colombia per crimini come corruzione, detenzione illegale di armi e per la sua partecipazione in una rete di acquisto di voti. in ottobre del 2019 è scappata dal carcere ed è entrata in forma illegale in territorio venezuelano, dove è stata fermata da funzionari della polizia nazionale bolivariana nello stato confinante di zulia ed imputata per i delitti di usurpazione di identità, uso di documento falso ed associazione per delinquere. anteriormente, il cancelliere del venezuela, jorge arreaza, ha denunciato questo mercoledì il presidente della colombia, ivan duque, per ostacolare le relazioni diplomatiche bilaterali. “opportunamente denunciamo che dal giorno che ivan duque ha assunto la presidenza, le istituzioni colombiane hanno rotto ogni comunicazione con le venezuelane. dalla colombia organizzano attacchi armati contro venezuela e proteggono delinquente golpisti”, ha pubblicato maduro nella rete sociale twitter. venezuela ha rotto le relazioni con colombia in febbraio del 2019 dopo denunciare le reiterate aggressioni provenienti del paese vicino, ed in mezzo ai fatti violenti accaduti nello stato di tachira, associati al fallito tentativo dell'opposizione di far entrare un presunto aiuto umanitario con appoggio logistico e materiale di bogotà e di washington. ig/wup. uno sguardo alla “cubanità”: perché è tanto imprescindibile josè martì? chi desidera capire a fondo la nozione dell'essere cubano, sarà inevitabilmente obbligato ad addentrarsi nelle profondità del pensiero di josè martì (1853-1895), figura che oggi continua a distinguere con la sua impronta i cammini della nostra identità nazionale. il 28 gennaio 1853, nasceva a l'avana il più universale di tutti i cubani, che sarebbe stato anima e guida del movimento rivoluzionario che ha portato avanti una guerra necessaria. ..segue ./.
Segue da Pag.17: Martí: l’anima viva della nostra risoluzione di resistenza

Offensivo ed indignante fu anche il progetto cinematografico ‘Voglio fare un film’, iscritto a marzo 2018 alla mostra di giovani registi e che motivò il rifiuto dei creatori dell’Istituto Cubano di Arte ed Industrie Cinematografiche. In esso, uno dei protagonisti offende volgarmente José Martí.

I nemici della nostra Rivoluzione approfittano oggi della dipendenza dalle reti sociali di un settore non trascurabile della gioventù cubana, per cercare di contaminarla con contenuti antimartiani e subdolamente o apertamente controrivoluzionari. Viviamo in tempi in cui la storia e la cultura devono stringersi la mano, strette con forza, per portare a queste piattaforme, negli idonei codici di comunicazione, le verità ed i valori della nostra identità.

All’infamia degli arcinoti profanatori, si antepone l’atteggiamento del bimbo Jorge Daniel de la Torre Samper, della cittadina avilana di Punta Alegre, che salvò da una massa di cespugli ed erbacce, un busto di Marti abbattuto dai forti venti dell’ Uragano Irma, nel 2017. La sua esaltante immagine percorse il mondo.

Attraverso la rete delle reti non ho trovato, negli USA, aperte manifestazioni di rifiuto o indignazione nei confronti della criminale ed irrispettosa provocazione di coloro, sull’isola, che hanno macchiato i busti di Marti. Piuttosto l’esaltazione e l’appello alla continuità dei ripugnanti fatti, da parte di un auto-nominato gruppo Clandestinos. Mi chiedo come reagirebbero le migliaia di cubani che amano la loro isola e la loro Patria e che per diverse ragioni vivono negli USA, se l’evento si verificasse ad uno dei busti o delle statue che onorano l’Apostolo a Miami, Key West o New York . Cosa avrebbe fatto il governo USA che è il vero finanziatore di queste infamie?

José Martí fu rispettato persino dai suoi avversari dell’esercito spagnolo. Lo stesso generale José Ximénez de Sandoval, che comandava la colonna che lo avrebbe ucciso a Dos Ríos, espresse il suo lutto il giorno della sepoltura nel cimitero di Santa Ifigenia, rifiutò di accettare il Marchesato di Dos Ríos e, all’inizio del secolo XX, partecipò alla Legazione di Cuba a Madrid, per consegnare alla rappresentazione cubana, oggetti dell’Apostolo sequestrate nel fatidico giorno.

Il capitano generale Arsenio Martínez de Campos rifiutò che uno dei suoi figli, presente all’azione Dos Ríos, fosse, per la stessa, decorato.

Servano, questi esempi, a coloro che, dall’ignoranza, malafede e orfani di idee e valori, profanino la memoria del maggior Maestro, guida spirituale di un popolo nobile ed ispiratore. I profanatori necessitano, più di chiunque altro, apprendere dall’Apostolo.

Fonte

Un bastione morale chiamato Cuba

DI ITALIA-CUBA · 30 GENNAIO, 2020

In qualsiasi bilancio affettivo ed intellettuale (insieme o separati) che facciamo in America Latina e Caraibi, troveremo Cuba come riferimento immancabile e come debito impagabile. Non sono pochi i protagonisti politici, intellettuali o artistici che non abbiano, nella loro vita ed opera, una fonte referenziale originaria in Cuba.

Quelli di noi che siamo cresciuti con la Rivoluzione, che sapevamo di essa con le sue vittorie ed i suoi passi falsi, abbiamo lo speciale vantaggio della sua etica della sua resistenza espressa in tutte le sue battaglie. Cuba ci ha insegnato l’importanza di essere e del fare rivoluzionario nonostante tutti i problemi. Nonostante, persino, delle differenze ed indifferenze. Cuba stava e Cuba sta lì, sempre ferma. Si capisca qui il concetto Morale come lo intendeva Sánchez Vázquez: “Morale e politica”: Adolfo Sánchez Vázquez.

È inimmaginabile la “sinistra latinoamericana” senza l’influenza, disuguale e combinata, che Cuba implica quando si tratta di comprendere il presente continentale ed i compiti del futuro immediato. E’ inimmaginabile la “Patria Grande” senza il bagliore rivoluzionario di Cuba nelle ore decisive per l’unità continentale e nelle ore cruciali delle lotte “particolari”.

Non è solo la figura di Fidel (da sé una monumentale eredità di teoria e pratica), non è solo il ruolo di Raul, stratega e supporto di mille opere; non è solo Camilo ed il Che con la didattica dell’azione senza pieghe … è anche la “Casa delle Americhe”, è la Rivoluzione Agraria e quella Urbana. È la Rivoluzione della Salute e dell’Educazione, la Rivoluzione della Scienza, la Rivoluzione della Filosofia, la Rivoluzione della Poesia e della Canzone … la resistenza e l’intelligenza per vivere vivendo la dignità. E niente di tutto questo senza dibattiti, senza dubbi o senza riconsiderazioni.

Così, abbiamo imparato che l’amore per Cuba (tra altri “requisiti”) include l’odio per il blocco; che non si può parlare di Cuba senza un preciso bilancio di ciò che ha perso (ciò che le è stato strappato nell’obiettivo e nel soggettivo) dall’ ‘embargo’. Non si può, non si deve, parlare di Cuba senza una corretta stima del valore morale che rappresenta, casa per casa, confrontarsi con tutte le avversità e difendere, in maniera organizzata, la prassi rivoluzionaria contro tutta l’offensiva economica, politica e mediatica che non si è fermata neppure un secondo, dal trionfo della Rivoluzione con i suoi “barbudos”.

E inoltre, sotto le vessazioni di ogni genere, Cuba ha sviluppato il suo progetto democratico determinata a stabilire propri parametri ed a giocarsi la vita politica differenziandosi da tutti i formati egemonici e da certa persistente incapacità di alcuni di comprendere altre forme di vita democratica, nelle condizioni storiche concrete, senza i formulari predominanti. Anche in questo, le è piovuta mitraglia con alcuni “missili” di “fuoco amico”. In ogni caso è un dibattito aperto … come deve essere.

Quando si parla dell’economia cubana, concorre tutti i tipi di valutazioni, speculazioni ed errori. Insieme o separatamente. Alcuni, con un certa sufficienza dottorale, si sentono abilitati a distribuire le loro ricette telecomandate per costituirsi in autoproclamati Messia delle soluzioni perfette. Dall’altro lato dell’irrazionalità, abbondano coloro che sognano una Cuba “spalancata”, claudicando su sovranità e i principi socialisti. Non mancano i “termini medi”, compositori o conciliatori, che suppongono possibili un po’ di capitalismo ed un po’ di socialismo per un cocktail moderato afflitto da miraggi e trappole. Ma è potestà e prerogativa del popolo cubano ricercare e provare tutti i tipi di soluzioni che, nelle condizioni concrete e senza abituarsi ad esse, garantisca i requisiti indispensabili per una vita buona e dignitosa senza rescindere principi e senza abbandonare la lotta per il socialismo. “Con la Rivoluzione tutto, contro la Rivoluzione niente”. E l’impero a pochi chilometri.

Quindi uno non può e non deve rimanere indifferente, o solo in attesa, di fronte al processo elettorale cubano con tutto ciò che esso implica e con tutto ciò che esso ci coinvolge. È, sebbene alcuni non lo sappiano o alcuni non lo desiderino, anche un processo di trascendenza continentale e storica, che richiede ai popoli attenzione e manifesta solidarietà da ogni angolo e persino dai cuori esemplari del popolo rivoluzionario di Cuba. È necessario un accordo politico dalle basi, per spiegare, passo dopo passo, cosa succede a Cuba (e succede) ed è imprescindibile un’azione comunicativa organizzata che lasci sapere ai cubani come ci sentiamo e viviamo le loro decisioni cruciali con la portata e la validità della Rivoluzione cubana … Rivoluzione armata, anche, nostra.

L’unica espressione valida per Cuba è la partecipazione internazionalista ed energica dei lavoratori, del suo popolo. Il suo intervento diretto nei problemi che si verificano incessantemente ed il rafforzamento delle forze e strumenti per organizzarsi, sempre basati su metodi di formazione avanzata. Dar rinnovato vigore alle assemblee, ai consigli dei lavoratori e dei distretti senza privilegi o burocratismi. Approfondimento di una democrazia viva e diretta, esercitata come espressione che scolpisce la storia e del partito per non ridursi alla sola elezioni di persone e situazioni. Che il popolo governi il popolo, in modo massiccio e trasparente in elezioni periodiche e con un programma dinamico capace di disporsi, dal suo metodo, a migliorarsi permanentemente. Democrazia contro il blocco e gli errori, democrazia dialettica di una Rivoluzione culturale ed educativa, convertita in suffragio e viceversa, democrazia partecipativa e protagonista di scrutinio permanente a tutti i livelli. Consultazione seria ed organizzata in tutti i settori della politica economica e della pratica sistematica della volontà collettiva.

Cuba è un’insurrezione di dignità permanente convertita in serena didattica, consigliera di idee ed azione vivificante. È un ponte teso tra la Rivoluzione di un popolo determinato ad essere libero e le lotte che si guardano nel suo specchio per maturare le loro ribellioni. Cuba è più grande del blocco, di tutti i blocchi, perché è stata fatta di basi storiche proprie per perpetuarsi nel suo testardo rinnovamento del futuro. Perché, ciò che è stato detto, nonostante tutti i problemi, le aggressioni e gli incidenti, lì c’è Cuba con la sua bandiera Socialista al vento sventolando ballerina e saluto, di fronte alla storia e nella mano dei popoli che, con i poveri dalla terra, han voluto provare la propria fortuna. Ferrea volontà,
sorella Cuba, bastione morale nella lotta.

(Tratto da Telesur)

Fonte

Martì è stato un predicatore di una nuova Cuba, afferma storiografo Eusebio Leal

L'Avana, 29 gen (Prensa Latina) Josè Martì è stato un predicatore della costruzione di una nazione nuova, un essere umano superiore come Fidel Castro, ha affermato ieri lo storiografo de L'Avana, Eusebio Leal Spengler.

In un’intervista trasmessa dalla televisione cubana a proposito del 167º compleanno di Martì, l'intellettuale ha dissertato sulla figura dell'Eroe Nazionale come essere umano, politico, patriota, cubano incondizionato, figlio incompreso della sua epoca.

Martì è stato un uomo senza odi, difficile da convincere. Una luce che abbagliava gli altri e, secondo il poeta Josè Lezama Lima, un mistero che c'accompagna, ha aggiunto il dottore in scienze storiche.

Nel seno familiare ha avuto molta incomprensione da parte di sua madre che nelle sue lettere voleva che si allontanasse dalla politica e dal giornalismo, per trovare calma nella sua mente, ha aggiunto l'investigatore.

Leal Spengler ha fatto riferimento alla relazione del poeta coi generali Massimo Gomez ed Antonio Maceo durante il periodo della guerra necessaria, dove ha svolto un ruolo fondamentale con la formazione del Partito Rivoluzionario Cubano ed il giornale Patria.

Inoltre, l'accademico ha sottolineato le doti dell'Apostolo come oratore, qualità visibile nei suoi testi e nei discorsi “Los pinos nuevos” e “Con todos y para el bien de todos”.

Il Maestro è presente in tutti i luoghi dell'isola, nel cimitero Santa Ifigenia è accompagnato da tutti i valori della nazione. Lui è intoccabile, è il simbolo di Cuba, ha sentenziato Leal Spengler.

Chi macchia Martì ha perso l'essenza di uomo. Dovrà cadere il rigore dalla giustizia su questo gruppo di cubani che rappresenta la decadenza dell'essere, ha concluso.

Ig/yrv

Venezuela è disposto a ristabilire le relazioni consolari con Colombia

Caracas, 29 gen (Prensa Latina) Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha annunciato oggi la disposizione di ristabilire le relazioni a livello consolare con Colombia, a quasi un anno dalla rottura dei nessi diplomatici col governo del paese vicino.

In una dichiarazione pubblica, il mandatario venezuelano ha esortato il suo omologo colombiano, Ivan Duque, ad avvicinarsi ai meccanismi stabiliti per i temi di interesse per entrambe le nazioni e riprendere la cooperazione in materia di sicurezza.

In tale senso, Maduro ha criticato le intenzioni dell'amministrazione di Duque di sollecitare l'estradizione dell'ex congressista Aida Merlano al preteso governo di Juan Guaidò, presidente immaginario del Venezuela e che Bogotà riconosce come tale.

Il capo di Stato venezuelano ha sollecitato al suo collega della Colombia di abbandonare “le strade dell’insensatezza, il fanatismo ideologico e l'estremismo politico”, posizione che pregiudica la sicurezza di entrambi i paesi.

Latitante delle autorità colombiane, Aida Merlano è stata condannata dalla giustizia della Colombia per crimini come corruzione, detenzione illegale di armi e per la sua partecipazione in una rete di acquisto di voti.

In ottobre del 2019 è scappata dal carcere ed è entrata in forma illegale in territorio venezuelano, dove è stata fermata da funzionari della Polizia Nazionale Bolivariana nello stato confinante di Zulia ed imputata per i delitti di usurpazione di identità, uso di documento falso ed associazione per delinquere.

Anteriormente, il cancelliere del Venezuela, Jorge Arreaza, ha denunciato questo mercoledì il presidente della Colombia, Ivan Duque, per ostacolare le relazioni diplomatiche bilaterali.

“Opportunamente denunciamo che dal giorno che Ivan Duque ha assunto la presidenza, le istituzioni colombiane hanno rotto ogni comunicazione con le venezuelane. Dalla Colombia organizzano attacchi armati contro Venezuela e proteggono delinquente golpisti”, ha pubblicato Maduro nella rete sociale Twitter.

Venezuela ha rotto le relazioni con Colombia in febbraio del 2019 dopo denunciare le reiterate aggressioni provenienti del paese vicino, ed in mezzo ai fatti violenti accaduti nello stato di Tachira, associati al fallito tentativo dell'opposizione di far entrare un presunto aiuto umanitario con appoggio logistico e materiale di Bogotà e di Washington.

Ig/wup

Uno sguardo alla “cubanità”: Perché è tanto imprescindibile Josè Martì?

Chi desidera capire a fondo la nozione dell'essere cubano, sarà inevitabilmente obbligato ad addentrarsi nelle profondità del pensiero di Josè Martì (1853-1895), figura che oggi continua a distinguere con la sua impronta i cammini della nostra identità nazionale.

Il 28 gennaio 1853, nasceva a L'Avana il più universale di tutti i cubani, che sarebbe stato anima e guida del movimento rivoluzionario che ha portato avanti una Guerra Necessaria
..segue ./.

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