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La VOCE 2006

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La VOCE ANNO XXII N°10

giugno 2020

PAGINA F         - 38

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segue da pag.36: notizie operaie dalla serbia. a kragujevac 68 contagiati, deceduti 5. i lavoratori fck tutti a casa, e in ciò non vi è nessuna novità, erano a casa anche prima del covid, idem l'anno scorso con sole 40.000 auto prodotte. poche fabbriche hanno continuato la produzione riducendo il personale, compresa la siemens con 800 lavoratori, la seconda per numero di addetti dopo fck. tutto l'indotto fck è fermo. più in crisi saranno le piccole e medie imprese, molte non apriranno più, nonostante il programma del governo - salari minimi garantiti per loro nei prossimi 3 mesi. e come già detto a risentire le conseguenze dell’epidemia saranno i lavoratori. il nemico virus ha costruito muri in europa, che non è stata in grado di superare l’esame. noi lavoratori dobbiamo continuare ad abbattere muri e costruire ponti di solidarietà, perchè anche questa volta, durante la pandemia, abbiamo potuto verificare quanto sia preziosa la solidarietà. noi uniti dobbiamo ricostruire un’europa più solidale, con migliori prospettive per le generazioni future. rajka veljovic. le truppe statunitensi tornano in sei delle loro basi [ illegali ] in siria per [ rubare il petrolio] greggi. la n.a.t.o. continua a stuprare le donne in tutto il mondo, ma non si puo' scrivere, non si puo' leggere, non lo si puo' raccontare. in siria ogni ragazza prigioniera dei ribelli moderati veniva presa in "matrimonio" a ore, un' ora a ciascuno dei suoi carnefici : i mercenari della n.a.t.o. tanto osannati e sostenuti per anni da tutta la stampa occidentale. nonostante cio' barak obama e' ancora libero mentre julian assange marcisce in galera per aver raccontato cosa faceva la n.a.t.o. in iraq, in afghanistan, in libia, in siria. ci sono molti altri pezzenti, soprattutto bianchi ma anche beige e neri, con folti capelli e con radi capelli, che pensano sia normale che le donne e gli uomini italiani distruggano il proprio corpo lavorando come schiavi, abbandonino i propri figli e i propri genitori in mano a sconosciuti, vengano spiati in casa per raccogliere info in funzione della tortura psicologica contro pacifisti antimperialisti, perdano la casa via sevizie statali : il tutto per mantenere i nordeuropei e per permettere ai nordamericani di continuare a consumare, e inquinare, procapite 20 volte cio' che consuma, e inquina, un europeo. se vi sembra normale stare ancora zitti avete grossi problemi psichiatrici. il “crimine” di julian assange: aver portato alla luce i crimini di guerra usa. libertà di informazione. dalla nascita all'arresto: la storia del fondatore di wikileaks. julian assange nasce nel 1971 a townsville in australia, da un’artista, christine assange, e un architetto, john shipton. a sedici anni, sa già scrivere programmi informatici. verso la fine degli anni ottanta diviene membro di un gruppo di hacker noto come international subversives. nel 1991 subisce un’irruzione nella sua casa di melbourne da parte della polizia federale australiana, con l’accusa di essersi infiltrato nel sistema informatico del pentagono. nel 1992 gli vengono rivolti ventiquattro capi di accusa per reati di “pirateria informatica”. assange è condannato, ma in seguito è rilasciato per buona condotta, dopo aver pagato una grossa multa. a partire dal 2006 è tra i promotori del sito web wikileaks, di cui diviene caporedattore. wikileaks nel corso degli anni pubblica documenti da fonti anonime e informazioni segrete su politici corrotti, assassinii politici, repressioni e guerre. il materiale pubblicato tra il 2006 e il 2009 attira sporadicamente l’attenzione dei media, ma è il caso chelsea manning che porta wikileaks, nel 2010. al centro dell’interesse internazionale. chelsea manning, attivista statunitense, è accusata di aver fornito a wikileaks migliaia di documenti riservati di cui era venuta a conoscenza lavorando quale analista di intelligence dell’esercito usa durante la guerra in iraq. viene per questo condannata a 37 anni di detenzione in un carcere di massima sicurezza. rilasciata dopo 7 anni di carcere duro, sarà nuovamente incarcerata nel 2019 per essersi rifiutata di testimoniare contro assange. nel 2010 wikileaks rende di pubblico dominio oltre 250.000 documenti statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”. tra questi diversi video sulle stragi di civili compiute dagli usa in iraq e afghanistan. wikileaks viene messa sotto inchiesta in australia e julian assange rischia di nuovo l’arresto. nello stesso anno, mentre assange è in gran bretagna, il tribunale svedese di stoccolma emette nei suoi confronti un mandato di arresto in contumacia, con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali non protetti, seppur consenzienti, con due donne. assange, presentatosi spontaneamente negli uffici di scotland yard, viene arrestato in forza di un mandato di cattura europeo. assange viene rilasciato su cauzione, ma la svezia ne chiede l’estradizione dalla gran bretagna, col chiaro intento di estradarlo negli stati uniti dove lo attende un processo per spionaggio che prevede l’ergastolo o la pena di morte. nel 2012 la corte suprema britannica decreta la sua estradizione in svezia. assange si rifugia, a londra, nell’ambasciata dell’ecuador che gli garantisce il diritto di asilo. qui resta confinato per sette anni, nonostante anche una commissione delle nazioni unite denunci il fatto che assange è detenuto arbitrariamente e illegalmente in gran bretagna. nel frattempo wikileaks prosegue la sua attività. nel 2016 pubblica oltre 30.000 email e documenti inviati e ricevuti tra il 2010 e il 2014 da hillary clinton, segretaria di stato dell’amministrazione obama. tra questi una email del 2 aprile 2011, la quale rivela il vero scopo della guerra nato alla libia perseguito in particolare da usa e francia: impedire che gheddafi usasse le riserve auree della libia per creare una moneta pan-africana alternativa al dollaro e al franco cfa, la moneta imposta dalla francia a 14 ex colonie. la crescente pressione internazionale, esercitata sull’ecuador soprattutto da stati uniti, gran bretagna e svezia, raggiunge il suo scopo. privato dall’ecuador del diritto di asilo, julian assange viene arrestato nell’aprile 2019 dalla polizia britannica, con l’imputazione di essersi sottratto al mandato emesso dalla corte suprema nel 2012. il responsabile onu contro la tortura, nils melzer, dopo avergli fatto visita nel carcere britannico di massima sicurezza, dichiara: “julian assange è detenuto in un carcere di massima sicurezza, in condizioni di sorveglianza e isolamento estreme e non giustificate, mostra tutti i sintomi tipici di un’esposizione prolungata alla tortura psicologica. è necessario che il governo britannico lo liberi immediatamente per proteggere la sua salute e la sua dignità. è inoltre da escludere la sua estradizione negli usa”. la vita di julian assange, di fatto rapito e detenuto in condizioni inumane (gli viene proibito perfino di vedere i figli), è sempre più in pericolo, sia per i lunghi anni di sofferenze che hanno deteriorato la sua salute, sia per la pericolosa situazione in cui si troverebbe se fosse estradato negli usa. qui sarebbe in mano a coloro che hanno tutto l’interesse a non farlo arrivare a un processo che, soprattutto se permettesse all’imputato
di difendersi, sarebbe estremamente imbarazzante per l’establishment politico-militare. l’intervista video a john shipton, padre di julian assange – fatta da berenice galli (cngnn), montata e pubblicata da pandora tv diretta da giulietto chiesa – costituisce un documento di grande importanza per la difesa della democrazia, sempre più sotto attacco da parte di un sistema politico-mediatico che usa repressione e mistificazione per mettere a tacere la verità. per meglio comprendere l’intervista, riassumiamo le vicende che hanno portato alla drammatica situazione in cui si trova oggi julian assange.diffondendo al massimo questa informazione si contribuisce alla campagna internazionale per la liberazione di julian assange. “tempi pericolosi richiedono un giornalismo coraggioso”: assange va liberato. un appello per la liberazione di julian assange della rete di intellettuali, artisti e movimenti sociali “in difesa dell’umanità” (redh). in una dichiarazione pubblica del 1° novembre, il relatore speciale delle nazioni unite sulla tortura, nils melzer, ha espresso “il suo allarme per il continuo deterioramento della salute di julian assange dopo il suo arresto e la sua detenzione all’inizio di quest’anno”, affermando che la sua vita è ora in pericolo. nel suo rapporto di maggio, melzer ha dichiarato che in 20 anni di lavoro con le vittime della guerra, della violenza e della persecuzione politica, non aveva mai visto un gruppo di stati democratici unirsi per isolare, demonizzare e abusare deliberatamente di un individuo per così tanto tempo e senza rispettare la dignità umana o lo stato di diritto. lo ha detto dopo aver incontrato assange con un team medico specializzato nella prigione di alta sicurezza di belmarsh, a londra. una delle conclusioni del team è stata che il detenuto “mostrava tutti i sintomi tipici di una prolungata esposizione a torture psicologiche, stress estremo, ansia cronica e traumi psicologici”. nel giugno 2012 assange si è rifugiato nell’ambasciata del’ecuador a londra. ad agosto, il governo del presidente rafael correa gli ha concesso asilo politico. la sua impossibilità di andarsene, poiché sarebbe stato arrestato e sicuramente estradato negli stati uniti, lo ha reso prigioniero. “la nazionalità ecuadoriana accordatagli nel dicembre 2017 non è stata sufficiente a cambiare la sua situazione”. l’11 aprile di quest’anno il nuovo presidente dell’ecuador, lenin moreno, su richiesta del governo statunitense, ha ritirato il suo asilo e la sua nazionalità. assange è stato poi consegnato alle autorità britanniche che lo hanno confinato a belmarsh. isolato, e senza poter preparare la sua difesa, è in attesa di un processo che deciderà la sua estradizione negli stati uniti dove, con le attuali accuse, potrebbe essere condannato fino a 175 anni di carcere. assange, direttore di wikileaks, è accusato da washington di “cospirazione” e “spionaggio”, avendo inviato a molti media nel mondo i “diari di guerra”. si tratta di migliaia di documenti militari e diplomatici che denunciano molteplici crimini di guerra degli stati uniti in afghanistan e in iraq. secondo melzer, “mentre il governo degli stati uniti persegue il signor assange per aver pubblicato informazioni su gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la tortura e l’omicidio, i funzionari responsabili di questi crimini continuano a godere dell’impunità”. tra gli altri, il suo lavoro è stato premiato nel 2011 con il walkley award for outstanding contribution to journalism, il martha gellhorn journalism award, il index of censorship award, il the economist’s new media award, il new media award di amnesty international e il gavin macfayden award 2019. wikileaks è stata anche nominata nel 2015 per il premio mandela dell’onu e sette volte per il premio nobel per la pace (2010-2015 e 2019). qualche settimana fa un gruppo di giornalisti e comunicatori ha iniziato una campagna per la sua liberazione. questa afferma: “se il governo degli stati uniti può perseguire julian assange per la pubblicazione di documenti riservati, spianerà la strada ai governi per perseguire i giornalisti in qualsiasi parte del mondo, il che costituirebbe un pericoloso precedente contro la libertà di stampa mondiale […] in una democrazia, deve essere possibile rivelare crimini di guerra e casi di tortura e di abusi senza dover andare in prigione. questo è proprio il ruolo della stampa in una democrazia”. finora, nemmeno un migliaio di giornalisti hanno risposto a questo appello e pochissime organizzazioni per i diritti umani hanno preso sul serio la difesa del loro caso. perché questo atteggiamento nei confronti di assange? il relatore speciale melzer ha una spiegazione: “dopo essere stato disumanizzato attraverso l’isolamento, il ridicolo e la vergogna, è stato molto facile privarlo dei suoi diritti fondamentali senza provocare l’indignazione dell’opinione pubblica mondiale”. un editoriale su le monde diplomatique del dicembre 2018 dice: “la persecuzione del signor assange da parte delle autorità statunitensi è incoraggiata dalla vigliaccheria dei giornalisti che lo hanno abbandonato al suo destino, e persino dalla gioia per la sua disgrazia”. pertanto, noi, membri della rete in difesa dell’umanità e coloro che desiderano aderire a questo appello, chiediamo il rispetto del giusto processo, la non estradizione e l’immediato rilascio di julian assange. esortiamo le organizzazioni nazionali e internazionali, gli intellettuali, i giornalisti e i loro media a porre fine alla campagna contro questo coraggioso essere umano per il crimine di aver rivelato crimini di guerra contro l’umanità. chiediamo che l’opinione pubblica sia informata in modo veritiero su questa terribile violazione dei suoi diritti fondamentali. come dice l’appello dei giornalisti e dei comunicatori: “tempi pericolosi richiedono un giornalismo coraggioso”. segreteria esecutiva della rete in difesa dell’umanità: alicia jrapko (usa), anarella vélez (honduras), ángel guerra (cuba/messico), antonio elías (uruguay), arantxa tirado (spagna), ariana lópez (cuba), arnold august (canada), atilio boron (argentina), camille chalmers (haiti), carlos alberto beto almeida (brasile), carmen bohórquez (venezuela), dario salinas figueredo (cile/messico), fernando león jacomino (cuba), fernando buen abad (messico/argentina), florencia lagos (cile), gabriela cultelli (uruguay), gilberto ríos (honduras), hernando calvo ospina (francia), hildebrando pérez grande (peru), hugo moldiz (bolivia), irene león (ecuador), javier couso (spagna), javiera olivares (cile), katu arkonada (paesi baschi/messico), luis hernández navarro (messico), marcos teruggi (argentina/venezuela), maría nela prada (bolivia), marilia guimaraes (brasile), nadia bambirra (brasile), nayar lópez (messico), omar gonzález (cuba), orlando pérez (ecuador), pablo sepúlveda allende (venezuela), pasqualina curcio (venezuela), paula klachko (argentina), pedro calzadilla (venezuela), ricardo flecha (paraguay), sergio arria (venezuela/argentina), stella calloni (argentina), tim anderson (australia). l'embargo saudita aumenta la morte dei bambini yemeniti malati di cancro il blocco dell'arabia saudita e dei suoi alleati contro lo yemen ha aumentato la mortalità dei bambini malati di cancro nel paese più povero del mondo arabo. ..segue ./.
Segue da Pag.36: Notizie operaie dalla Serbia

A Kragujevac 68 contagiati, deceduti 5.
I lavoratori FCK tutti a casa, e in ciò non vi è nessuna novità, erano a casa anche prima del Covid, idem l'anno scorso con sole 40.000 auto prodotte.
Poche fabbriche hanno continuato la produzione riducendo il personale, compresa la Siemens con 800 lavoratori, la seconda per numero di addetti dopo FCK.
Tutto l'indotto FCK è fermo. Più in crisi saranno le piccole e medie imprese, molte non apriranno più, nonostante il programma del governo - salari minimi garantiti per loro nei prossimi 3 mesi.
E come già detto a risentire le conseguenze dell’epidemia saranno i lavoratori.
Il nemico virus ha costruito muri in Europa, che non è stata in grado di superare l’esame.
Noi lavoratori dobbiamo continuare ad abbattere muri e costruire ponti di solidarietà, perchè anche questa volta, durante la pandemia, abbiamo potuto verificare quanto sia preziosa la solidarietà.
Noi uniti dobbiamo ricostruire un’Europa più solidale, con migliori prospettive per le generazioni future.

Rajka Veljovic

Le truppe statunitensi tornano in sei delle loro basi [ illegali ] in Siria per [ rubare il petrolio] greggi

LA N.A.T.O. CONTINUA A STUPRARE LE DONNE IN TUTTO IL MONDO, MA NON SI PUO' SCRIVERE, NON SI PUO' LEGGERE, NON LO SI PUO' RACCONTARE.

IN SIRIA OGNI RAGAZZA PRIGIONIERA DEI RIBELLI MODERATI VENIVA PRESA IN "MATRIMONIO" A ORE, UN' ORA A CIASCUNO DEI SUOI CARNEFICI : I MERCENARI DELLA N.A.T.O. TANTO OSANNATI E SOSTENUTI PER ANNI DA TUTTA LA STAMPA OCCIDENTALE.

NONOSTANTE CIO' BARAK OBAMA E' ANCORA LIBERO MENTRE JULIAN ASSANGE MARCISCE IN GALERA PER AVER RACCONTATO COSA FACEVA LA N.A.T.O. IN IRAQ, IN AFGHANISTAN, IN LIBIA, IN SIRIA.

CI SONO MOLTI ALTRI PEZZENTI, SOPRATTUTTO BIANCHI MA ANCHE BEIGE E NERI, CON FOLTI CAPELLI E CON RADI CAPELLI, CHE PENSANO SIA NORMALE CHE LE DONNE E GLI UOMINI ITALIANI DISTRUGGANO IL PROPRIO CORPO LAVORANDO COME SCHIAVI, ABBANDONINO I PROPRI FIGLI E I PROPRI GENITORI IN MANO A SCONOSCIUTI, VENGANO SPIATI IN CASA PER RACCOGLIERE INFO IN FUNZIONE DELLA TORTURA PSICOLOGICA CONTRO PACIFISTI ANTIMPERIALISTI, PERDANO LA CASA VIA SEVIZIE STATALI : IL TUTTO PER MANTENERE I NORDEUROPEI E PER PERMETTERE AI NORDAMERICANI DI CONTINUARE A CONSUMARE, E INQUINARE, PROCAPITE 20 VOLTE CIO' CHE CONSUMA, E INQUINA, UN EUROPEO.

SE VI SEMBRA NORMALE STARE ANCORA ZITTI AVETE GROSSI PROBLEMI PSICHIATRICI.

Il “crimine” di Julian Assange: aver portato alla luce i crimini di guerra Usa

Libertà di informazione. Dalla nascita all'arresto: la storia del fondatore di WikiLeaks

Julian Assange nasce nel 1971 a Townsville in Australia, da un’artista, Christine Assange, e un architetto, John Shipton.

A sedici anni, sa già scrivere programmi informatici. Verso la fine degli anni Ottanta diviene membro di un gruppo di hacker noto come International Subversives.

Nel 1991 subisce un’irruzione nella sua casa di Melbourne da parte della polizia federale australiana, con l’accusa di essersi infiltrato nel sistema informatico del Pentagono. Nel 1992 gli vengono rivolti ventiquattro capi di accusa per reati di “pirateria informatica”. Assange è condannato, ma in seguito è rilasciato per buona condotta, dopo aver pagato una grossa multa.

A partire dal 2006 è tra i promotori del sito web WikiLeaks, di cui diviene caporedattore. WikiLeaks nel corso degli anni pubblica documenti da fonti anonime e informazioni segrete su politici corrotti, assassinii politici, repressioni e guerre. Il materiale pubblicato tra il 2006 e il 2009 attira sporadicamente l’attenzione dei media, ma è il caso Chelsea Manning che porta WikiLeaks, nel 2010. al centro dell’interesse internazionale.

Chelsea Manning, attivista statunitense, è accusata di aver fornito a WikiLeaks migliaia di documenti riservati di cui era venuta a conoscenza lavorando quale analista di intelligence dell’Esercito Usa durante la guerra in Iraq. Viene per questo condannata a 37 anni di detenzione in un carcere di massima sicurezza. Rilasciata dopo 7 anni di carcere duro, sarà nuovamente incarcerata nel 2019 per essersi rifiutata di testimoniare contro Assange.

Nel 2010 WikiLeaks rende di pubblico dominio oltre 250.000 documenti statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”. Tra questi diversi video sulle stragi di civili compiute dagli Usa in Iraq e Afghanistan. WikiLeaks viene messa sotto inchiesta in Australia e Julian Assange rischia di nuovo l’arresto.

Nello stesso anno, mentre Assange è in Gran Bretagna, il tribunale svedese di Stoccolma emette nei suoi confronti un mandato di arresto in contumacia, con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali non protetti, seppur consenzienti, con due donne. Assange, presentatosi spontaneamente negli uffici di Scotland Yard, viene arrestato in forza di un mandato di cattura europeo. Assange viene rilasciato su cauzione, ma la Svezia ne chiede l’estradizione dalla Gran Bretagna, col chiaro intento di estradarlo negli Stati Uniti dove lo attende un processo per spionaggio che prevede l’ergastolo o la pena di morte.

Nel 2012 la Corte Suprema britannica decreta la sua estradizione in Svezia. Assange si rifugia, a Londra, nell’Ambasciata dell’Ecuador che gli garantisce il diritto di asilo. Qui resta confinato per sette anni, nonostante anche una Commissione delle Nazioni Unite denunci il fatto che Assange è detenuto arbitrariamente e illegalmente in Gran Bretagna

Nel frattempo WikiLeaks prosegue la sua attività. Nel 2016 pubblica oltre 30.000 email e documenti inviati e ricevuti tra il 2010 e il 2014 da Hillary Clinton, Segretaria di Stato dell’Amministrazione Obama. Tra questi una email del 2 aprile 2011, la quale rivela il vero scopo della guerra Nato alla Libia perseguito in particolare da Usa e Francia: impedire che Gheddafi usasse le riserve auree della Libia per creare una moneta pan-africana alternativa al dollaro e al franco Cfa, la moneta imposta dalla Francia a 14 ex colonie.

La crescente pressione internazionale, esercitata sull’Ecuador soprattutto da Stati Uniti, Gran Bretagna e Svezia, raggiunge il suo scopo. Privato dall’Ecuador del diritto di asilo, Julian Assange viene arrestato nell’aprile 2019 dalla polizia britannica, con l’imputazione di essersi sottratto al mandato emesso dalla Corte Suprema nel 2012.

Il Responsabile Onu contro la tortura, Nils Melzer, dopo avergli fatto visita nel carcere britannico di massima sicurezza, dichiara: “Julian Assange è detenuto in un carcere di massima sicurezza, in condizioni di sorveglianza e isolamento estreme e non giustificate, mostra tutti i sintomi tipici di un’esposizione prolungata alla tortura psicologica. È necessario che il governo britannico lo liberi immediatamente per proteggere la sua salute e la sua dignità. È inoltre da escludere la sua estradizione negli Usa”.

La vita di Julian Assange, di fatto rapito e detenuto in condizioni inumane (gli viene proibito perfino di vedere i figli), è sempre più in pericolo, sia per i lunghi anni di sofferenze che hanno deteriorato la sua salute, sia per la pericolosa situazione in cui si troverebbe se fosse estradato negli Usa. Qui sarebbe in mano a coloro che hanno tutto l’interesse a non farlo arrivare a un processo che, soprattutto se permettesse all’imputato
di difendersi, sarebbe estremamente imbarazzante per l’establishment politico-militare.

L’intervista video a John Shipton, padre di Julian Assange – fatta da Berenice Galli (CNGNN), montata e pubblicata da Pandora TV diretta da Giulietto Chiesa – costituisce un documento di grande importanza per la difesa della democrazia, sempre più sotto attacco da parte di un sistema politico-mediatico che usa repressione e mistificazione per mettere a tacere la verità. Per meglio comprendere l’intervista, riassumiamo le vicende che hanno portato alla drammatica situazione in cui si trova oggi Julian Assange.Diffondendo al massimo questa informazione si contribuisce alla campagna internazionale per la liberazione di Julian Assange.

“Tempi pericolosi richiedono un giornalismo coraggioso”: Assange va liberato



Un appello per la liberazione di Julian Assange della Rete di intellettuali, artisti e movimenti sociali “In Difesa dell’Umanità” (REDH)

In una dichiarazione pubblica del 1° novembre, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer, ha espresso “il suo allarme per il continuo deterioramento della salute di Julian Assange dopo il suo arresto e la sua detenzione all’inizio di quest’anno”, affermando che la sua vita è ora in pericolo.

Nel suo rapporto di maggio, Melzer ha dichiarato che in 20 anni di lavoro con le vittime della guerra, della violenza e della persecuzione politica, non aveva mai visto un gruppo di Stati democratici unirsi per isolare, demonizzare e abusare deliberatamente di un individuo per così tanto tempo e senza rispettare la dignità umana o lo stato di diritto. Lo ha detto dopo aver incontrato Assange con un team medico specializzato nella prigione di alta sicurezza di Belmarsh, a Londra.

Una delle conclusioni del team è stata che il detenuto “mostrava tutti i sintomi tipici di una prolungata esposizione a torture psicologiche, stress estremo, ansia cronica e traumi psicologici”.

Nel giugno 2012 Assange si è rifugiato nell’ambasciata del’Ecuador a Londra. Ad agosto, il governo del presidente Rafael Correa gli ha concesso asilo politico. La sua impossibilità di andarsene, poiché sarebbe stato arrestato e sicuramente estradato negli Stati Uniti, lo ha reso prigioniero. “La nazionalità ecuadoriana accordatagli nel dicembre 2017 non è stata sufficiente a cambiare la sua situazione”.

L’11 aprile di quest’anno il nuovo presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, su richiesta del governo statunitense, ha ritirato il suo asilo e la sua nazionalità. Assange è stato poi consegnato alle autorità britanniche che lo hanno confinato a Belmarsh. Isolato, e senza poter preparare la sua difesa, è in attesa di un processo che deciderà la sua estradizione negli Stati Uniti dove, con le attuali accuse, potrebbe essere condannato fino a 175 anni di carcere.

Assange, direttore di WikiLeaks, è accusato da Washington di “cospirazione” e “spionaggio”, avendo inviato a molti media nel mondo i “Diari di guerra”. Si tratta di migliaia di documenti militari e diplomatici che denunciano molteplici crimini di guerra degli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq.

Secondo Melzer, “Mentre il governo degli Stati Uniti persegue il signor Assange per aver pubblicato informazioni su gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la tortura e l’omicidio, i funzionari responsabili di questi crimini continuano a godere dell’impunità”.

Tra gli altri, il suo lavoro è stato premiato nel 2011 con il Walkley Award for Outstanding Contribution to Journalism, il Martha Gellhorn Journalism Award, il Index of Censorship Award, il The Economist’s New Media Award, il New Media Award di Amnesty International e il Gavin MacFayden Award 2019. WikiLeaks è stata anche nominata nel 2015 per il Premio Mandela dell’ONU e sette volte per il Premio Nobel per la Pace (2010-2015 e 2019).

Qualche settimana fa un gruppo di giornalisti e comunicatori ha iniziato una campagna per la sua liberazione. Questa afferma: “Se il governo degli Stati Uniti può perseguire Julian Assange per la pubblicazione di documenti riservati, spianerà la strada ai governi per perseguire i giornalisti in qualsiasi parte del mondo, il che costituirebbe un pericoloso precedente contro la libertà di stampa mondiale […] In una democrazia, deve essere possibile rivelare crimini di guerra e casi di tortura e di abusi senza dover andare in prigione. Questo è proprio il ruolo della stampa in una democrazia”.

Finora, nemmeno un migliaio di giornalisti hanno risposto a questo appello e pochissime organizzazioni per i diritti umani hanno preso sul serio la difesa del loro caso.

Perché questo atteggiamento nei confronti di Assange? Il relatore speciale Melzer ha una spiegazione: “Dopo essere stato disumanizzato attraverso l’isolamento, il ridicolo e la vergogna, è stato molto facile privarlo dei suoi diritti fondamentali senza provocare l’indignazione dell’opinione pubblica mondiale”.

Un editoriale su Le Monde Diplomatique del dicembre 2018 dice: “La persecuzione del signor Assange da parte delle autorità statunitensi è incoraggiata dalla vigliaccheria dei giornalisti che lo hanno abbandonato al suo destino, e persino dalla gioia per la sua disgrazia”.

Pertanto, noi, membri della Rete in Difesa dell’Umanità e coloro che desiderano aderire a questo appello, chiediamo il rispetto del giusto processo, la non estradizione e l’immediato rilascio di Julian Assange. Esortiamo le organizzazioni nazionali e internazionali, gli intellettuali, i giornalisti e i loro media a porre fine alla campagna contro questo coraggioso essere umano per il crimine di aver rivelato crimini di guerra contro l’umanità. Chiediamo che l’opinione pubblica sia informata in modo veritiero su questa terribile violazione dei suoi diritti fondamentali.

Come dice l’appello dei giornalisti e dei comunicatori: “Tempi pericolosi richiedono un giornalismo coraggioso”.

Segreteria Esecutiva della Rete in Difesa dell’Umanità:

Alicia Jrapko (USA), Anarella Vélez (Honduras), Ángel Guerra (Cuba/Messico), Antonio Elías (Uruguay), Arantxa Tirado (Spagna), Ariana López (Cuba), Arnold August (Canada), Atilio Boron (Argentina), Camille Chalmers (Haiti), Carlos Alberto Beto Almeida (Brasile), Carmen Bohórquez (Venezuela), Dario Salinas Figueredo (Cile/Messico), Fernando León Jacomino (Cuba), Fernando Buen Abad (Messico/Argentina), Florencia Lagos (Cile), Gabriela Cultelli (Uruguay), Gilberto Ríos (Honduras), Hernando Calvo Ospina (Francia), Hildebrando Pérez Grande (Peru), Hugo Moldiz (Bolivia), Irene León (Ecuador), Javier Couso (Spagna), Javiera Olivares (Cile), Katu Arkonada (Paesi Baschi/Messico), Luis Hernández Navarro (Messico), Marcos Teruggi (Argentina/Venezuela), María Nela Prada (Bolivia), Marilia Guimaraes (Brasile), Nadia Bambirra (Brasile), Nayar López (Messico), Omar González (Cuba), Orlando Pérez (Ecuador), Pablo Sepúlveda Allende (Venezuela), Pasqualina Curcio (Venezuela), Paula Klachko (Argentina), Pedro Calzadilla (Venezuela), Ricardo Flecha (Paraguay), Sergio Arria (Venezuela/Argentina), Stella Calloni (Argentina), Tim Anderson (Australia).

L'embargo saudita aumenta la morte dei bambini yemeniti malati di cancro

Il blocco dell'Arabia Saudita e dei suoi alleati contro lo Yemen ha aumentato la mortalità dei bambini malati di cancro nel paese più povero del mondo arabo

..segue ./.

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