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La VOCE 2006 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
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La VOCE ANNO XXII N°10 | giugno 2020 | PAGINA 1 - 21 |
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in questo numero:
* coronavirus:
– lettera da kragujevac, serbia (rajka veljović).
* guerra fratricida in bosnia:
– 28 anni fa gli assalti della via dobrovoljačka (sarajevo) e della brćanska malta (tuzla).
* uso e abuso della storia:
– veltroni colpisce ancora. ovvero l’ignoranza della storia genera mostri (angelo d’orsi).
– "mio padre era comunista". il figlio di aldo cervi smentisce la bufala di gramellini e veltroni. (francesco fustaneo e adelmo cervi).
– il 9 maggio è l’ultimo campo di battaglia della seconda guerra mondiale (giacomo simoncelli).
* disinformazione strategica:
– udo ulfkotte: giornalisti comprati.
– recensione di francesco santoianni.
– unione europea: ha senso combattere la propaganda russa con altra disinformazione? (gianmarco riva).
=== coronavirus:
la lettera seguente ci è stata girata da non bombe ma solo caramelle onlus:
lettera da kragujevac - serbia .
nei mesi passati il mondo si era concentrato sul covid, e ora che, almeno in europa, è passato il picco dell’epidemia, si cominciano a fare i conti. il mondo non sarà più come prima e il futuro non ci offre buone prospettive. all’inizio si cantava dai balconi, ora si comincia con le critiche ai rispettivi governi.
sul covid in realtà non si sa ancora molto, ma quello che sappiamo è che i ricchi saranno più ricchi e i poveri più poveri. e come sempre sarà la classe operaia a subirne le conseguenze.
in serbia il 1. maggio siamo arrivati ai 9.205 contagiati e 179 deceduti. per contenere il numero dei contagiati il governo ha fin da subito introdotto misure piuttosto restrittive, mirate in primis a salvare gli over 65. per loro, quarantena di 24 ore, per gli altri coprifuoco, scuole on-line, aperti solo ospedali e farmacie, lavoro da casa ove possibile e massima sorveglianza nei centri per anziani. quindi, tutte misure per limitare al minimo i contatti e nel frattempo attrezzare gli ospedali per ricevere futuri contagiati.
alla nostra richiesta d'aiuto l’europa, con ogni paese chiuso nel suo cortile, è rimasta sorda. la prima a rispondere è stata la cina, e poi la russia. gli aiuti arrivati dalla cina, consistenti in materiale sanitario (respiratori, laboratori, tamponi e sostegno logistico) sono il risultato del partenariato strategico firmato tra i nostri due paesi. d'altro canto, la serbia è l'unico paese europeo che non ha votato sanzioni contro la russia. nel frattempo, dalla cina sono arrivati gli impianti per la produzione delle mascherine che poi abbiamo potuto donare anche ad altri paesi.
il paziente zero e' arrivato da milano, e poi l’epidemia si è estesa con l'arrivo di 400.000 persone che lavoravano all’estero. sono tutti cittadini serbi, in maggioranza quelli che lavoravano senza assicurazione sanitaria e positivi al covid. però la nostra sanità non e' crollata, grazie alla buona organizzazione. il 19 aprile la serbia ha deciso di non seguire più il protocollo dell’organizzazione mondiale della sanità sui tamponi, che prevede 1 tampone negativo e 14 gg di isolamento a casa. lo studio cinese dimostra che nel 15% dei casi, dopo 2 tamponi negativi i sintomi sono tornati. il motivo del protocollo oms deriva dal costo dei tamponi e tende all’alleggerimento del lavoro del personale sanitario.
infine e' arrivato anche l'aiuto dalla ue. si tratta di un aiuto a compensazione. il nostro paese e' candidato per l'accesso alla ue, le cui esportazioni in serbia non sono gravate dai dazi doganali, mentre non vale il contrario; per noi quindi si tratta di una perdita secca. ci hanno inviato ambulanze prodotte in ue, che noi avremmo potuto acquistare in corea in quantità doppia, pagando la stessa cifra. così non abbiamo avuto l'aiuto economico a cui abbiamo diritto come candidato, e i soldi sono praticamente ritornati in ue.
e' successo l’inimmaginabile; cina, russia, cuba e vietnam stavano salvando il mondo, il capitalismo ha chiesto aiuto al socialismo, paesi “non democratici” hanno aiutato paesi “democratici’'. (seguiranno varie teorie complottiste). la serbia, che dopo i bombardamenti del '99 ha subito danni per almeno 100 miliardi di dollari, con 800.000 serbi arrivati da altre repubbliche jugoslave in un paese devastato, che da anni riscontra un sempre maggior numero di malati di carcinoma, causato dalle bombe che ci ha regalato la nato, ha dovuto fare un’altra battaglia contro un nemico invisibile. mi chiedo: cosa sarebbe successo in un altro paese in tali condizioni? la popolazione ha rispettato tutte le misure di protezione, pur molto restrittive, perchè ha già avuto una prova nella storia recente, ricorda ancora com'è stare chiusi in casa, il coprifuoco, le privazioni, la mancanza di lavoro, ecc., ma ora che e' passato il picco, tra i giovani, stufi di essere chiusi in casa, cresce il malcontento.
ogni sera alle ore 20.00 tutti applaudono al personale sanitario, alle 20.05 si batte sulle pentole protestando contro il governo, mentre alle ore 20.30 si fischia contro quelli che battono sulle pentole (secondo la maggioranza dei mass media questi delle 20.05 sono orchestrati dall’opposizione). chi sarà a prevalere lo vedremo alle elezioni, che erano indette per il 19 aprile, poi sospese fino a fine emergenza..
a kragujevac 68 contagiati, deceduti 5. i lavoratori fck [fiat-chrysler] tutti a casa, e in ciò non vi è nessuna novità, erano a casa anche prima del covid, idem l'anno scorso con sole 40.000 auto prodotte. poche fabbriche hanno continuato la produzione riducendo il personale, compresa la siemens con 800 lavoratori, la seconda per numero di addetti dopo fck. tutto l'indotto fck è fermo. più in crisi saranno le piccole e medie imprese, molte non apriranno più, nonostante il programma del governo - salari minimi garantiti per loro nei prossimi 3 mesi. e come già detto a risentire le conseguenze dell’epidemia saranno i lavoratori.
il nemico virus ha costruito muri in europa, che non è stata in grado di superare l’esame. noi lavoratori dobbiamo continuare ad abbattere muri e costruire ponti di solidarietà, perchè anche questa volta, durante la pandemia, abbiamo potuto verificare quanto sia preziosa la solidarietà. noi uniti dobbiamo ricostruire un’europa più solidale, con migliori prospettive per le generazioni future.
rajka veljović.
10 maggio 2020.
=== guerra fratricida in bosnia:
28 anni fa gli assalti della via dobrovoljačka (sarajevo) e della brćanska malta (tuzla).
il 3 maggio 1992 le milizie separatiste bosgnacche di alija izetbegović (presidente), ejup ganić (membro della presidenza) e jovan divjak (comandante per la zona di operazioni di sarajevo) assaltarono alle spalle la colonna dell'armata jugoslava (jna), che percorrendo la via dobrovoljačka si ritirava pacificamente da sarajevo verso la serbia. la colonna era composta prevalentemente da giovanissime reclute, provenienti da diversi territori jugoslavi e non tutte "serbe". l'assalto proditorio causò una strage efferata: 42 morti, 73 feriti, 215 prigionieri.
la ritirata era stata concordata in base agli accordi che avrebbero dovuto consentire una composizione pacifica delle tensioni seguite alla illegittima secessione bosniaca. mentre infatti la colonna della jna veniva assaltata, i serbo-bosniaci liberavano izetbegović, che avevano trattenuto dopo il suo ritorno dal portogallo dove, su istigazione dell'ambasciatore usa warren zimmerman, aveva precedentemente sabotato il "piano cutileiro". la strage della via dobrovoljačka fu una provocazione premeditata, mirata a gettare benzina sul fuoco della guerra civile incipiente, come dimostrato dal fatto che quel 3 maggio 1992 "l’ambasciata statunitense a sarajevo ha avvertito i propri concittadini di stare attenti e restare a casa, per via di eventuali incidenti e possibili episodi di violenza" (1).
per quella strage e la concomitante violazione della convenzione di ginevra, nel febbraio 2010 su mandato interpol spiccato in serbia venne arrestato a londra ejup ganić (2). assieme a lui erano accusate e ricercate altre 17 persone. la responsabilità di ganić è incontestabile non solo per il suo ruolo all'epoca (vice-presidente bosniaco de facto) ma anche perché il giornalista statunitense jonathan landay aveva sentito ganić ordinare l'assalto contro la colonna jna (3). il crimine è stato ammesso anche dall'ex vice comandante di una unità speciale del ministero degli interni della bosnia-erzegovina, zoran cegar (4).
dopo soli dieci giorni di arresto però ganić fu rilasciato dietro cauzione di 300 mila sterline, versate da una miliardaria di origine bosniaca residente a malibù in california (5).
il 2 marzo 2011 venne arrestato anche jovan divjak, all'aeroporto di vienna mentre si recava in italia per iniziative "pacifiste" promosse dalla lobby filobosgnacca (6) la quale si prodigò subito in una campagna per la sua incondizionata liberazione. detto-fatto: dopo meno di una settimana anche divjak fu scarcerato dietro pagamento di una cauzione di ben 500mila euro. a fine luglio seguì la scontata decisione della magistratura austriaca che, in osservanza alla vulgata nato sulla guerra fratricida bosniaca, negò la sua estradizione. ancora dopo il suo rilascio e fino ad oggi, gli amici italiani di divjak si sono prodigati in sperticate lodi nei suoi confronti e in ricostruzioni pervicacemente unilaterali dei fatti specifici e della guerra civile bosniaca in generale (7).
né ganić né divjak sono mai stati perseguiti dal tribunale "ad hoc" dell'aja, che pure li ha indagati entrambi. infatti per certi "tribunali" le responsabilità derivanti dall'essere a capo della "catena di comando" pesano solo se si è serbi.
nel gennaio 2012 anche la procura della bosnia-erzegovina ha deciso di interrompere l’inchiesta avviata localmente.
per la strage insomma nessuno ha pagato, ed anche solo commemorarne le vittime sul posto è sempre stato e rimane difficile (8).
la strage della via dobrovoljačka peraltro non fu la prima né l'ultima carneficina ai danni dei militari del multietnico esercito jugoslavo di stanza in bosnia.
il giorno precedente, 2 maggio 1992, le milizie bosgnacche avevano attaccato la casa della jna a sarajevo e diversi altri presidii militari, uccidendo 14 soldati jugoslavi.
pochi giorni dopo a tuzla, in un agguato a tradimento analogo a quello di sarajevo, fu preso di mira il convoglio della 92ma brigata motorizzata della jna: 92 morti e 33 feriti.
a crimini del genere non è stato dato alcuno spazio sui media occidentali.
a cura di italo slavo, 3 maggio 2020.
fonti e note:
(1) http://www.balcanicaucaso.
(2) http://www.cnj.it/home/it/ .
(3) http://www.cnj.it/home/it/.
(4) http://www.civg.it/index.
(5) http://www.cnj.it/home/it/.
(6) http://www.comune.
sulla "santificazione" di dijak da parte di settori del "pacifismo" italiano si vedano anche, ad esempio:
..segue ./.
In questo numero: * Coronavirus: – Lettera da Kragujevac, Serbia (Rajka Veljović) * Guerra fratricida in Bosnia: – 28 anni fa gli assalti della via Dobrovoljačka (Sarajevo) e della Brćanska Malta (Tuzla) * Uso e abuso della Storia: – Veltroni colpisce ancora. Ovvero l’ignoranza della storia genera mostri (Angelo d’Orsi) – "Mio padre era comunista". Il figlio di Aldo Cervi smentisce la bufala di Gramellini e Veltroni (Francesco Fustaneo e Adelmo Cervi) – Il 9 maggio è l’ultimo campo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale (Giacomo Simoncelli) * Disinformazione strategica: – Udo Ulfkotte: Giornalisti comprati – Recensione di Francesco Santoianni – Unione Europea: Ha senso combattere la propaganda russa con altra disinformazione? (Gianmarco Riva)
=== CORONAVIRUS: La lettera seguente ci è stata girata da Non Bombe Ma Solo Caramelle ONLUS:
LETTERA DA KRAGUJEVAC - SERBIA
Nei mesi passati il mondo si era concentrato sul Covid, e ora che, almeno in Europa, è passato il picco dell’epidemia, si cominciano a fare i conti. Il mondo non sarà più come prima e il futuro non ci offre buone prospettive. All’inizio si cantava dai balconi, ora si comincia con le critiche ai rispettivi governi. Sul Covid in realtà non si sa ancora molto, ma quello che sappiamo è che i ricchi saranno più ricchi e i poveri più poveri. E come sempre sarà la classe operaia a subirne le conseguenze. In Serbia il 1. maggio siamo arrivati ai 9.205 contagiati e 179 deceduti. Per contenere il numero dei contagiati il governo ha fin da subito introdotto misure piuttosto restrittive, mirate in primis a salvare gli over 65. Per loro, quarantena di 24 ore, per gli altri coprifuoco, scuole on-line, aperti solo ospedali e farmacie, lavoro da casa ove possibile e massima sorveglianza nei centri per anziani. Quindi, tutte misure per limitare al minimo i contatti e nel frattempo attrezzare gli ospedali per ricevere futuri contagiati. Alla nostra richiesta d'aiuto l’Europa, con ogni Paese chiuso nel suo cortile, è rimasta sorda. La prima a rispondere è stata la Cina, e poi la Russia. Gli aiuti arrivati dalla Cina, consistenti in materiale sanitario (respiratori, laboratori, tamponi e sostegno logistico) sono il risultato del partenariato strategico firmato tra i nostri due Paesi. D'altro canto, la Serbia è l'unico Paese europeo che non ha votato sanzioni contro la Russia. Nel frattempo, dalla Cina sono arrivati gli impianti per la produzione delle mascherine che poi abbiamo potuto donare anche ad altri Paesi. Il paziente zero e' arrivato da Milano, e poi l’epidemia si è estesa con l'arrivo di 400.000 persone che lavoravano all’estero. Sono tutti cittadini serbi, in maggioranza quelli che lavoravano senza assicurazione sanitaria e positivi al Covid. Però la nostra sanità non e' crollata, grazie alla buona organizzazione. Il 19 aprile la Serbia ha deciso di non seguire più il protocollo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui tamponi, che prevede 1 tampone negativo e 14 gg di isolamento a casa. Lo studio cinese dimostra che nel 15% dei casi, dopo 2 tamponi negativi i sintomi sono tornati. Il motivo del protocollo OMS deriva dal costo dei tamponi e tende all’alleggerimento del lavoro del personale sanitario. Infine e' arrivato anche l'aiuto dalla UE. Si tratta di un aiuto a compensazione. Il nostro Paese e' candidato per l'accesso alla UE, le cui esportazioni in Serbia non sono gravate dai dazi doganali, mentre non vale il contrario; per noi quindi si tratta di una perdita secca. Ci hanno inviato ambulanze prodotte in UE, che noi avremmo potuto acquistare in Corea in quantità doppia, pagando la stessa cifra. Così non abbiamo avuto l'aiuto economico a cui abbiamo diritto come candidato, e i soldi sono praticamente ritornati in UE. E' successo l’inimmaginabile; Cina, Russia, Cuba e Vietnam stavano salvando il mondo, il capitalismo ha chiesto aiuto al socialismo, Paesi “non democratici” hanno aiutato Paesi “democratici’'. (Seguiranno varie teorie complottiste). La Serbia, che dopo i bombardamenti del '99 ha subito danni per almeno 100 miliardi di dollari, con 800.000 Serbi arrivati da altre Repubbliche jugoslave in un Paese devastato, che da anni riscontra un sempre maggior numero di malati di carcinoma, causato dalle bombe che ci ha regalato la Nato, ha dovuto fare un’altra battaglia contro un nemico invisibile. Mi chiedo: cosa sarebbe successo in un altro Paese in tali condizioni? La popolazione ha rispettato tutte le misure di protezione, pur molto restrittive, perchè ha già avuto una prova nella storia recente, ricorda ancora com'è stare chiusi in casa, il coprifuoco, le privazioni, la mancanza di lavoro, ecc., ma ora che e' passato il picco, tra i giovani, stufi di essere chiusi in casa, cresce il malcontento. Ogni sera alle ore 20.00 tutti applaudono al personale sanitario, alle 20.05 si batte sulle pentole protestando contro il governo, mentre alle ore 20.30 si fischia contro quelli che battono sulle pentole (secondo la maggioranza dei mass media questi delle 20.05 sono orchestrati dall’opposizione). Chi sarà a prevalere lo vedremo alle elezioni, che erano indette per il 19 aprile, poi sospese fino a fine emergenza.. A Kragujevac 68 contagiati, deceduti 5. I lavoratori FCK [Fiat-Chrysler] tutti a casa, e in ciò non vi è nessuna novità, erano a casa anche prima del Covid, idem l'anno scorso con sole 40.000 auto prodotte. Poche fabbriche hanno continuato la produzione riducendo il personale, compresa la Siemens con 800 lavoratori, la seconda per numero di addetti dopo FCK. Tutto l'indotto FCK è fermo. Più in crisi saranno le piccole e medie imprese, molte non apriranno più, nonostante il programma del governo - salari minimi garantiti per loro nei prossimi 3 mesi. E come già detto a risentire le conseguenze dell’epidemia saranno i lavoratori. Il nemico virus ha costruito muri in Europa, che non è stata in grado di superare l’esame. Noi lavoratori dobbiamo continuare ad abbattere muri e costruire ponti di solidarietà, perchè anche questa volta, durante la pandemia, abbiamo potuto verificare quanto sia preziosa la solidarietà. Noi uniti dobbiamo ricostruire un’Europa più solidale, con migliori prospettive per le generazioni future.
Rajka Veljović 10 maggio 2020 |
=== GUERRA FRATRICIDA IN BOSNIA:
28 anni fa gli assalti della via Dobrovoljačka (Sarajevo) e della Brćanska Malta (Tuzla)
Il 3 maggio 1992 le milizie separatiste bosgnacche di Alija Izetbegović (presidente), Ejup Ganić (membro della Presidenza) e Jovan Divjak (comandante per la zona di operazioni di Sarajevo) assaltarono alle spalle la colonna dell'Armata Jugoslava (JNA), che percorrendo la Via Dobrovoljačka si ritirava pacificamente da Sarajevo verso la Serbia. La colonna era composta prevalentemente da giovanissime reclute, provenienti da diversi territori jugoslavi e non tutte "serbe". L'assalto proditorio causò una strage efferata: 42 morti, 73 feriti, 215 prigionieri.
La ritirata era stata concordata in base agli accordi che avrebbero dovuto consentire una composizione pacifica delle tensioni seguite alla illegittima secessione bosniaca. Mentre infatti la colonna della JNA veniva assaltata, i serbo-bosniaci liberavano Izetbegović, che avevano trattenuto dopo il suo ritorno dal Portogallo dove, su istigazione dell'ambasciatore USA Warren Zimmerman, aveva precedentemente sabotato il "piano Cutileiro". La strage della Via Dobrovoljačka fu una provocazione premeditata, mirata a gettare benzina sul fuoco della guerra civile incipiente, come dimostrato dal fatto che quel 3 maggio 1992 "l’Ambasciata statunitense a Sarajevo ha avvertito i propri concittadini di stare attenti e restare a casa, per via di eventuali incidenti e possibili episodi di violenza" (1).
Per quella strage e la concomitante violazione della Convenzione di Ginevra, nel febbraio 2010 su mandato Interpol spiccato in Serbia venne arrestato a Londra Ejup Ganić (2). Assieme a lui erano accusate e ricercate altre 17 persone. La responsabilità di Ganić è incontestabile non solo per il suo ruolo all'epoca (vice-presidente bosniaco de facto) ma anche perché il giornalista statunitense Jonathan Landay aveva sentito Ganić ordinare l'assalto contro la colonna JNA (3). Il crimine è stato ammesso anche dall'ex vice comandante di una unità speciale del Ministero degli Interni della Bosnia-Erzegovina, Zoran Cegar (4). Dopo soli dieci giorni di arresto però Ganić fu rilasciato dietro cauzione di 300 mila sterline, versate da una miliardaria di origine bosniaca residente a Malibù in California (5).
Il 2 marzo 2011 venne arrestato anche Jovan Divjak, all'Aeroporto di Vienna mentre si recava in Italia per iniziative "pacifiste" promosse dalla lobby filobosgnacca (6) la quale si prodigò subito in una campagna per la sua incondizionata liberazione. Detto-fatto: dopo meno di una settimana anche Divjak fu scarcerato dietro pagamento di una cauzione di ben 500mila euro. A fine luglio seguì la scontata decisione della magistratura austriaca che, in osservanza alla vulgata NATO sulla guerra fratricida bosniaca, negò la sua estradizione. Ancora dopo il suo rilascio e fino ad oggi, gli amici italiani di Divjak si sono prodigati in sperticate lodi nei suoi confronti e in ricostruzioni pervicacemente unilaterali dei fatti specifici e della guerra civile bosniaca in generale (7).
Né Ganić né Divjak sono mai stati perseguiti dal tribunale "ad hoc" dell'Aja, che pure li ha indagati entrambi. Infatti per certi "tribunali" le responsabilità derivanti dall'essere a capo della "catena di comando" pesano solo se si è serbi. Nel gennaio 2012 anche la Procura della Bosnia-Erzegovina ha deciso di interrompere l’inchiesta avviata localmente. Per la strage insomma nessuno ha pagato, ed anche solo commemorarne le vittime sul posto è sempre stato e rimane difficile (8).
La strage della Via Dobrovoljačka peraltro non fu la prima né l'ultima carneficina ai danni dei militari del multietnico esercito jugoslavo di stanza in Bosnia. Il giorno precedente, 2 maggio 1992, le milizie bosgnacche avevano attaccato la Casa della JNA a Sarajevo e diversi altri presidii militari, uccidendo 14 soldati jugoslavi. Pochi giorni dopo a Tuzla, in un agguato a tradimento analogo a quello di Sarajevo, fu preso di mira il convoglio della 92ma brigata motorizzata della JNA: 92 morti e 33 feriti. A crimini del genere non è stato dato alcuno spazio sui media occidentali.
a cura di Italo Slavo, 3 maggio 2020
Fonti e note: (1) http://www.balcanicaucaso. (2) http://www.cnj.it/home/it/ (3) http://www.cnj.it/home/it/ (5) http://www.cnj.it/home/it/ Sulla
"santificazione" di Dijak da parte di settori del
"pacifismo" italiano si vedano anche, ad esempio: |
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