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La VOCE 2006 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°10 | giugno 2020 | PAGINA D - 36 |
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segue da pag.35: le occasioni perse del coronavirus.
covid-19 e i suoi successori […] queste motivazioni idealistiche si sono scontrate con una realtà ben diversa, nei tre mesi a partire dall’inizio della mia presidenza. segnali inquietanti che avevo raccolto già dai primi momenti si sono rapidamente trasformati in raggelanti certezze di un mondo completamente diverso da quanto avevo immaginato.”
le risposte non si sono fatte attendere, tanto che ursula von der leyen, nell’accogliere le dimissioni di ferrari, ha offerto al professore la possibilità di proporre le sue idee alla commissione europea.
allo stesso tempo il consiglio scientifico ha dichiarato che ferrari era stato già sfiduciato per quattro ragioni: in sostanza l’ex-presidente avrebbe mostrato una mancanza di apprezzamento della ragion d’essere dell’erc; ferrari preferiva passare il suo tempo negli stati uniti piuttosto che nelle riunioni dell’organismo; avrebbe preso iniziative personali senza discuterle con il consiglio scientifico e infine “il professor ferrari era coinvolto in molteplici imprese esterne, alcune accademiche e alcune commerciali, che prendevano molto del suo tempo e dei suoi sforzi e che, in diverse occasioni, sono parse avere la precedenza rispetto al suo impegno per l’erc.”.
in sostanza, nel bel mezzo di una pandemia globale la comunità scientifica, nelle forme e nelle strutture che l’ue ha definito, scoppia. è evidente che esiste un problema nell’impalcatura della r&s europea, ma è di carattere strutturale, dovuto al fatto che questa è completamente piegata agli interessi delle lobby. è questo che comporta la distorsione di cui parla ferrari, e le sue dichiarazioni ci sembrano troppo ingenue e idealistiche, appunto, per uno scienziato.
ci teniamo a sottolineare che la pandemia ha aperto un’ulteriore crepa nel soffitto di un sistema che si sta mostrando incapace di reagire ad un evento con una simile portata. di conseguenza, se non reggono le forme che la comunità scientifica si è data per sviluppare la ricerca, e quindi la società, che direzione può prendere quest’ultima nell’attuale contesto?
perché parliamo di scienza oggi?
per prima cosa, non possiamo fare a meno di notare che la corsa alla ricerca del vaccino fa emergere in modo lampante un sistema che punta alla competizione e alla ricerca del profitto, piuttosto che alla salute pubblica e al benessere collettivo.
da un lato, troviamo le case farmaceutiche che si prodigano per riuscire a trovarlo per prime, in vista degli immensi ricavi che potrebbero ottenere e che, per questo, si vedono triplicati i loro valori azionari.
dall’altro lato, ci sono i vari attori geopolitici, che stanno vivendo questa sfida come strategica per i loro obiettivi di allargamento delle sfere di influenza.
comprendiamo così lo scontro avvenuto tra usa e germania rispetto all’offerta statunitense di ottenere l’esclusiva nei confronti di una delle ditte in pole position per l’elaborazione del vaccino, la curevac. la risposta della germania non si è fatta attendere e subito sono stati stanziati da parte della commissione europea 80 milioni per impedire la fuga del brevetto.
chiarissime le parole di ursula von der leyen: «il fatto che altri paesi abbiano cercato di comprare questa azienda mostra che questa sia in testa nella ricerca […], ed è una azienda europea – vogliamo mantenerla in europa. è molto importante darle il finanziamento necessario, e questo è successo».
inoltre, è stato molto interessante scoprire che i fondi che sono stati offerti alla casa farmaceutica privata tedesca fanno parte di uno stanziamento di 140 milioni di euro di finanziamenti pubblici e privati, che la commissione europea ha trovato lavorando in stretta collaborazione con l’industria europea. per quanto riguarda i fondi pubblici si tratta di quelli di horizon 2020, ossia quelli ipoteticamente stanziati per finanziare la ricerca pubblica.
la modalità e lo scopo dell’utilizzo di questi fondi conferma la considerazione del ruolo chiave che sempre più l’ue svolge come strumento per sostenere e rilanciare i settori privati in caso di necessità, dopo aver per anni tagliato sulla ricerca di base pubblica. un ruolo centrale per superare i problemi e le contraddizioni dello sviluppo capitalistico, nelle fasi di difficoltà o di crisi, anche attraverso lo sviluppo di nuove soluzioni scientifiche, tecniche e produttive.
ma non solo. la pandemia ha messo in luce quali effetti negativi comportano anni e anni di cultura individualista funzionale all’unico obiettivo di una competizione trasversale a qualunque attività umana.
uno di questi effetti è che, in situazioni emergenziali, gli individui rispondono in maniera confusa e scoordinata, incrementando la facilità con la quale si è diffuso il virus. soprattutto nei primi giorni dell’epidemia i media hanno lavorato molto per rendere evidente… l’incoscienza dei comportamenti dei giovani, che “non possono rinunciare a aperitivo e viaggi” o degli anziani che, nonostante tutto, continuavano a svolgere la propria vita come se nulla fosse.
hanno attribuito la diffusione del virus solo ed esclusivamente a questi comportamenti, rimuovendo sistematicamente il fatto che in molti sono ancora costretti ad andare a lavorare in fabbriche affollate e insicure.
tuttavia, quel discorso è stato funzionale ad alzare il livello di repressione. infatti, gli stati colpiti dalla pandemia ci stanno dimostrando che le strade per ridurre la diffusione del virus sono essenzialmente due: limitare le relazioni sociali e fermare la produzione e il commercio.
per fermare la produzione e il commercio è necessaria una volontà politica capace di determinare le scelte a livello economico che evidentemente i politici nostrani non hanno. per limitare le relazioni sociali – in una società fortemente atomizzata e incapace di concepirsi come collettivo – invece l’unica strada è quella della coercizione forzata e quindi della repressione.
un esempio, ormai entrato nel panorama culturale del trash, ne sono le dichiarazioni del presidente della regione campania, de luca.
così, nel momento in cui negli ospedali scarseggiano le mascherine e i posti letto di terapia intensiva, le forze produttive e la tecnologia vengono impiegate per costruire droni con l’obiettivo di controllare le persone che trasgrediscono alle regole uscendo di casa.
allo stesso modo si vorrebbero utilizzare i server per immagazzinare i dati degli spostamenti forniti dall’analisi delle celle telefoniche, invece che essere impiegati per il sostegno sociale, come hanno reso evidente gli enormi problemi che ha avuto il sito dell’inps nel gestire le domande arrivate per i famosi 600 euro.
è evidente quindi come, nonostante la scienza e la tecnologia siano state descritte come “neutre”, in questo momento vengano utilizzate da un lato per proteggere gli interessi delle lobby affamate di profitto e dall’altro per instaurare un modello di controllo sociale più performante rispetto agli scenari di conflitto sociale che, inevitabilmente, questa crisi economica aprirà.
in teoria avremmo le conoscenze (la scienza) e le tecnologie per risolvere buona parte dei problemi che ci affliggono, ma il fatto che la ricerca scientifica sia in sostanza privatizzata, o comunque risponda agli interessi di pochi, e le tecnologie siano proprietà degli industriali, comporta il paradosso che queste inaspriscono i problemi invece che risolverli.
la tecnologia, come la legge e la cultura, è uno dei mezzi con i quali una classe sociale esercita il proprio dominio sulla società intera ed in questa fase risulta evidente come il capitalismo – anche da questo punto di vista – non sia in grado di far progredire l’intera società, ma piuttosto è la forma che assicura lo sviluppo di una serie d’interessi privati in qualunque condizione, anche in un momento difficile come questo.
un approccio scientifico e tecnologico del genere però non è un elemento al quale dobbiamo supinamente piegarci, ma anzi rappresenta un fronte in più di analisi e di lotta sul quale dobbiamo concentrarci. gli esempi di altri paesi socialisti in questo possono essere utili.
tra questi, spicca sicuramente cuba che sta dimostrando al mondo intero come un piccolo paese possa risolvere problemi di fronte ai quali le grandi potenze occidentali crollano. questo perché è stata in grado di anteporre alla logica del profitto quella dei bisogni reali della popolazione e di conseguenza, nonostante il blocco economico, ha sviluppato un sistema sanitario che si può permettere di inviare medici nella ricca lombardia.
in questo momento così difficile sembra quasi che le parole di fidel castro vibrino ancora nell’aria, in un discorso del gennaio del 1960 con cui lanciò una scommessa che si può dire oggi abbia vinto: “il futuro del nostro paese deve necessariamente essere un futuro di uomini di scienza, uomini di pensiero, perché è proprio quello che stiamo seminando: quello che stiamo seminando sono opportunità per l’intelligenza. dobbiamo risvegliare l’interesse dei nostri giovani per studiare, conoscere, essere formati, perché la conoscenza ha valore a tutti i livelli. […] questo sforzo della scienza e della tecnologia richiede una premessa politica, che è la volontà di combattere e vincere.”
****
[1] un corpo puntiforme è un’astrazione matematica della realtà che assimila un corpo intero ad un punto geometrico, cioè privo di dimensioni. un corpo rigido è un corpo che ha dimensioni invariabili nel tempo, una sua caratteristica è che può ruotare su se stesso. un corpo deformabile è un corpo che ha delle dimensioni variabili nel tempo, una sua caratteristica è che quando subisce un urto modifica forma e volume.
[2] in realtà anche dei corpi celesti, i quali visti dalla terra hanno dimensioni comuni appunto. soprattutto se si pensa a come appaiono al cannocchiale.
[3] non la realtà ma il modello che di più si avvicina.
[4] non solo.
[5] il termine deriva dall’eroe di guerra academo. dopo la morte dell’eroe, nella sua villa alla periferia di atene platone fondò la sua scuola filosofica.
politica e scienza.
stroncature 2020.
in una prima fase della pandemia, gli scienziati sono stati accolti con grande rispetto e ascoltati con grande attenzione. ora sono sul banco degli imputati. perchè?
con francesco sylos labini, nunziante mastrolia e roberto menotti,
scienza e società: comunicare l'incertezza al tempo del coronavirus.
coronavirus - dati e analisi scientifiche.
8860 iscritti.
il 9 marzo l'italia entra nel lockdown e il paese si ferma per 2 mesi. tra dubbi, incertezze, numeri e rettifiche affrontiamo l'emergenza, la vediamo esplodere per poi essere domata e ci avviamo a passi lenti verso una nuova normalità. a due giorni dall'inizio della fase 2 ci guardiamo indietro per osservare ciò che è stato fatto, ma soprattutto ciò che è stato detto, come e perché.
sarà nostro ospite walter quattrociocchi, direttore del laboratorio data science and complexity all'università ca' foscari di venezia, membro delle task force sui dati covid-19 del ministero dell'innovazione e sul controllo delle fake news legate al coronavirus dell'agcom, l'autorità garante per le comunicazioni. approfondiremo con lui il tema della disinformazione, dell'accuratezza dell'informazione istituzionale e degli organi di stampa, e della comunicazione dell'incertezza scientifica. cosa è giusto comunicare? quando è giusto farlo? in che modo? come trasmettere fiducia nelle istituzioni comunicando informazioni sulla base di dati incerti?
caterina rizzo, epidemiologa delle malattie infettive all'ospedale pediatrico bambino gesù di roma, ci porterà degli esempi di incertezza della scienza riscontrati nel suo lavoro. in questi mesi siamo stati esposti a notizie e smentite. lo stesso coronavirus era inizialmente considerato alla stregua di una semplice influenza. come possono queste apparenti contraddizioni trovare collocazione all'interno del dibattito scientifico? ormai lo scienziato ha la popolarità che prima della pandemia avevano calciatori e influencer. qual è il ruolo mediatico dello scienziato?
francesco suman, giornalista scientifico e dottore di ricerca in filosofia della biologia, scrive tra le altre testate per bo live, giornale di approfondimento culturale con taglio scientifico diretto da telmo pievani e pietro greco, ci presenterà le sue riflessioni sull'immagine della scienza come fabbrica di certezze e sul danno che questa erronea immagine ha creato nelle aspettative della popolazione di fronte all'epidemia. perché c'è incertezza nella scienza? molti, di fronte a notizie contrastanti e non mediate, hanno cominciato a dubitare delle parole degli scienziati. in che misura la società desidera e recepisce i messaggi della scienza?
a condurre il dibattito saranno monica murano, fisica e divulgatrice scientifica, e martina patone, dottoressa di ricerca in statistica sociale. fanno parte del progetto di informazione e divulgazione scientifica riunito intorno alla pagina facebook “coronavirus – dati e analisi scientifiche”, un punto di riferimento per l’informazione scientifica sul nuovo coronavirus.
Segue da Pag.35: LE OCCASIONI PERSE DEL CORONAVIRUS
Covid-19 e i suoi successori […] Queste motivazioni idealistiche si sono scontrate con una realtà ben diversa, nei tre mesi a partire dall’inizio della mia presidenza. Segnali inquietanti che avevo raccolto già dai primi momenti si sono rapidamente trasformati in raggelanti certezze di un mondo completamente diverso da quanto avevo immaginato.” Le risposte non si sono fatte attendere, tanto che Ursula von der Leyen, nell’accogliere le dimissioni di Ferrari, ha offerto al professore la possibilità di proporre le sue idee alla Commissione europea. Allo stesso tempo il Consiglio scientifico ha dichiarato che Ferrari era stato già sfiduciato per quattro ragioni: in sostanza l’ex-Presidente avrebbe mostrato una mancanza di apprezzamento della ragion d’essere dell’ERC; Ferrari preferiva passare il suo tempo negli Stati Uniti piuttosto che nelle riunioni dell’organismo; avrebbe preso iniziative personali senza discuterle con il Consiglio scientifico e infine “Il professor Ferrari era coinvolto in molteplici imprese esterne, alcune accademiche e alcune commerciali, che prendevano molto del suo tempo e dei suoi sforzi e che, in diverse occasioni, sono parse avere la precedenza rispetto al suo impegno per l’Erc.”. In sostanza, nel bel mezzo di una pandemia globale la comunità scientifica, nelle forme e nelle strutture che l’UE ha definito, scoppia. È evidente che esiste un problema nell’impalcatura della R&S europea, ma è di carattere strutturale, dovuto al fatto che questa è completamente piegata agli interessi delle lobby. È questo che comporta la distorsione di cui parla Ferrari, e le sue dichiarazioni ci sembrano troppo ingenue e idealistiche, appunto, per uno scienziato. Ci teniamo a sottolineare che la pandemia ha aperto un’ulteriore crepa nel soffitto di un sistema che si sta mostrando incapace di reagire ad un evento con una simile portata. Di conseguenza, se non reggono le forme che la comunità scientifica si è data per sviluppare la ricerca, e quindi la società, che direzione può prendere quest’ultima nell’attuale contesto? Perché parliamo di scienza oggi?Per prima cosa, non possiamo fare a meno di notare che la corsa alla ricerca del vaccino fa emergere in modo lampante un sistema che punta alla competizione e alla ricerca del profitto, piuttosto che alla salute pubblica e al benessere collettivo. Da un lato, troviamo le case farmaceutiche che si prodigano per riuscire a trovarlo per prime, in vista degli immensi ricavi che potrebbero ottenere e che, per questo, si vedono triplicati i loro valori azionari. Dall’altro lato, ci sono i vari attori geopolitici, che stanno vivendo questa sfida come strategica per i loro obiettivi di allargamento delle sfere di influenza. Comprendiamo così lo scontro avvenuto tra USA e Germania rispetto all’offerta statunitense di ottenere l’esclusiva nei confronti di una delle ditte in pole position per l’elaborazione del vaccino, la CureVac. La risposta della Germania non si è fatta attendere e subito sono stati stanziati da parte della Commissione Europea 80 milioni per impedire la fuga del brevetto. Chiarissime le parole di Ursula Von der Leyen: «Il fatto che altri paesi abbiano cercato di comprare questa azienda mostra che questa sia in testa nella ricerca […], ed è una azienda europea – vogliamo mantenerla in Europa. È molto importante darle il finanziamento necessario, e questo è successo». Inoltre, è stato molto interessante scoprire che i fondi che sono stati offerti alla casa farmaceutica privata tedesca fanno parte di uno stanziamento di 140 milioni di euro di finanziamenti pubblici e privati, che la Commissione Europea ha trovato lavorando in stretta collaborazione con l’industria europea. Per quanto riguarda i fondi pubblici si tratta di quelli di Horizon 2020, ossia quelli ipoteticamente stanziati per finanziare la ricerca pubblica. La modalità e lo scopo dell’utilizzo di questi fondi conferma la considerazione del ruolo chiave che sempre più l’UE svolge come strumento per sostenere e rilanciare i settori privati in caso di necessità, dopo aver per anni tagliato sulla ricerca di base pubblica. Un ruolo centrale per superare i problemi e le contraddizioni dello sviluppo capitalistico, nelle fasi di difficoltà o di crisi, anche attraverso lo sviluppo di nuove soluzioni scientifiche, tecniche e produttive. Ma non solo. La pandemia ha messo in luce quali effetti negativi comportano anni e anni di cultura individualista funzionale all’unico obiettivo di una competizione trasversale a qualunque attività umana. Uno di questi effetti è che, in situazioni emergenziali, gli individui rispondono in maniera confusa e scoordinata, incrementando la facilità con la quale si è diffuso il virus. Soprattutto nei primi giorni dell’epidemia i media hanno lavorato molto per rendere evidente… l’incoscienza dei comportamenti dei giovani, che “non possono rinunciare a aperitivo e viaggi” o degli anziani che, nonostante tutto, continuavano a svolgere la propria vita come se nulla fosse. Hanno attribuito la diffusione del virus solo ed esclusivamente a questi comportamenti, rimuovendo sistematicamente il fatto che in molti sono ancora costretti ad andare a lavorare in fabbriche affollate e insicure. Tuttavia, quel discorso è stato funzionale ad alzare il livello di repressione. Infatti, gli Stati colpiti dalla pandemia ci stanno dimostrando che le strade per ridurre la diffusione del virus sono essenzialmente due: limitare le relazioni sociali e fermare la produzione e il commercio. Per fermare la produzione e il commercio è necessaria una volontà politica capace di determinare le scelte a livello economico che evidentemente i politici nostrani non hanno. Per limitare le relazioni sociali – in una società fortemente atomizzata e incapace di concepirsi come collettivo – invece l’unica strada è quella della coercizione forzata e quindi della repressione. Un esempio, ormai entrato nel panorama culturale del trash, ne sono le dichiarazioni del presidente della Regione Campania, De Luca. Così, nel momento in cui negli ospedali scarseggiano le mascherine e i posti letto di terapia intensiva, le forze produttive e la tecnologia vengono impiegate per costruire droni con l’obiettivo di controllare le persone che trasgrediscono alle regole uscendo di casa. Allo stesso modo si vorrebbero utilizzare i server per immagazzinare i dati degli spostamenti forniti dall’analisi delle celle telefoniche, invece che essere impiegati per il sostegno sociale, come hanno reso evidente gli enormi problemi che ha avuto il sito dell’INPS nel gestire le domande arrivate per i famosi 600 euro. È evidente quindi come, nonostante la scienza e la tecnologia siano state descritte come “neutre”, in questo momento vengano utilizzate da un lato per proteggere gli interessi delle lobby affamate di profitto e dall’altro per instaurare un modello di controllo sociale più performante rispetto agli scenari di conflitto sociale che, inevitabilmente, questa crisi economica aprirà. In teoria avremmo le conoscenze (la scienza) e le tecnologie per risolvere buona parte dei problemi che ci affliggono, ma il fatto che la ricerca scientifica sia in sostanza privatizzata, o comunque risponda agli interessi di pochi, e le tecnologie siano proprietà degli industriali, comporta il paradosso che queste inaspriscono i problemi invece che risolverli. La tecnologia, come la legge e la cultura, è uno dei mezzi con i quali una classe sociale esercita il proprio dominio sulla società intera ed in questa fase risulta evidente come il capitalismo – anche da questo punto di vista – non sia in grado di far progredire l’intera società, ma piuttosto è la forma che assicura lo sviluppo di una serie d’interessi privati in qualunque condizione, anche in un momento difficile come questo. Un approccio scientifico e tecnologico del genere però non è un elemento al quale dobbiamo supinamente piegarci, ma anzi rappresenta un fronte in più di analisi e di lotta sul quale dobbiamo concentrarci. Gli esempi di altri paesi socialisti in questo possono essere utili. Tra questi, spicca sicuramente Cuba che sta dimostrando al mondo intero come un piccolo paese possa risolvere problemi di fronte ai quali le grandi potenze occidentali crollano. Questo perché è stata in grado di anteporre alla logica del profitto quella dei bisogni reali della popolazione e di conseguenza, nonostante il blocco economico, ha sviluppato un sistema sanitario che si può permettere di inviare medici nella ricca Lombardia. |
In questo momento così difficile sembra quasi che le parole di Fidel Castro vibrino ancora nell’aria, in un discorso del gennaio del 1960 con cui lanciò una scommessa che si può dire oggi abbia vinto: “Il futuro del nostro paese deve necessariamente essere un futuro di uomini di scienza, uomini di pensiero, perché è proprio quello che stiamo seminando: quello che stiamo seminando sono opportunità per l’intelligenza. Dobbiamo risvegliare l’interesse dei nostri giovani per studiare, conoscere, essere formati, perché la conoscenza ha valore a tutti i livelli. […] Questo sforzo della scienza e della tecnologia richiede una premessa politica, che è la volontà di combattere e vincere.” **** [1] Un corpo puntiforme è un’astrazione matematica della realtà che assimila un corpo intero ad un punto geometrico, cioè privo di dimensioni. Un corpo rigido è un corpo che ha dimensioni invariabili nel tempo, una sua caratteristica è che può ruotare su se stesso. Un corpo deformabile è un corpo che ha delle dimensioni variabili nel tempo, una sua caratteristica è che quando subisce un urto modifica forma e volume. [2] In realtà anche dei corpi celesti, i quali visti dalla terra hanno dimensioni comuni appunto. Soprattutto se si pensa a come appaiono al cannocchiale. [3] Non la realtà ma il modello che di più si avvicina. [4] Non solo. [5] Il termine deriva dall’Eroe di guerra Academo. Dopo la morte dell’Eroe, nella sua villa alla periferia di Atene Platone fondò la sua scuola filosofica.
Politica e Scienza![]() In una prima fase della pandemia, gli scienziati sono stati accolti con grande rispetto e ascoltati con grande attenzione. Ora sono sul banco degli imputati. Perchè? Con Francesco Sylos Labini, Nunziante Mastrolia e Roberto Menotti, Scienza e società: comunicare l'incertezza al tempo del coronavirus![]() 8860 iscritti Il 9 marzo l'Italia entra nel lockdown e il Paese si ferma per 2 mesi. Tra dubbi, incertezze, numeri e rettifiche affrontiamo l'emergenza, la vediamo esplodere per poi essere domata e ci avviamo a passi lenti verso una nuova normalità. A due giorni dall'inizio della fase 2 ci guardiamo indietro per osservare ciò che è stato fatto, ma soprattutto ciò che è stato detto, come e perché. Sarà nostro ospite Walter Quattrociocchi, direttore del laboratorio Data Science and Complexity all'Università Ca' Foscari di Venezia, membro delle task force sui dati Covid-19 del Ministero dell'Innovazione e sul controllo delle fake news legate al coronavirus dell'Agcom, l'autorità garante per le comunicazioni. Approfondiremo con lui il tema della disinformazione, dell'accuratezza dell'informazione istituzionale e degli organi di stampa, e della comunicazione dell'incertezza scientifica. Cosa è giusto comunicare? Quando è giusto farlo? In che modo? Come trasmettere fiducia nelle istituzioni comunicando informazioni sulla base di dati incerti? Caterina Rizzo, epidemiologa delle malattie infettive all'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ci porterà degli esempi di incertezza della scienza riscontrati nel suo lavoro. In questi mesi siamo stati esposti a notizie e smentite. Lo stesso coronavirus era inizialmente considerato alla stregua di una semplice influenza. Come possono queste apparenti contraddizioni trovare collocazione all'interno del dibattito scientifico? Ormai lo scienziato ha la popolarità che prima della pandemia avevano calciatori e influencer. Qual è il ruolo mediatico dello scienziato? Francesco Suman, giornalista scientifico e dottore di ricerca in Filosofia della biologia, scrive tra le altre testate per Bo Live, giornale di approfondimento culturale con taglio scientifico diretto da Telmo Pievani e Pietro Greco, ci presenterà le sue riflessioni sull'immagine della scienza come fabbrica di certezze e sul danno che questa erronea immagine ha creato nelle aspettative della popolazione di fronte all'epidemia. Perché c'è incertezza nella scienza? Molti, di fronte a notizie contrastanti e non mediate, hanno cominciato a dubitare delle parole degli scienziati. In che misura la società desidera e recepisce i messaggi della scienza? A condurre il dibattito saranno Monica Murano, fisica e divulgatrice scientifica, e Martina Patone, dottoressa di ricerca in Statistica sociale. Fanno parte del progetto di informazione e divulgazione scientifica riunito intorno alla pagina Facebook “Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche”, un punto di riferimento per l’informazione scientifica sul nuovo coronavirus. |
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