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La VOCE 2006

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La VOCE ANNO XXII N°10

giugno 2020

PAGINA C        - 35

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
questioni della scienza. a cura di a. martocchia. le occasioni perse del coronavirus. due mesi fa, in merito alla pandemia appena scoppiata, per questa rubrica scrivevo [i] che << per gli anticapitalisti, essa costringe a mettere in discussione lo snobismo luddista, meramente protestatario, ed evidenzia la imprescindibilità di due questioni: la questione del potere e la questione della scienza. >> in merito alla seconda questione precisavo: << a maggior ragione in questa contingenza va attribuito un carattere scientifico al socialismo: scientifico per esigenza di sapere, in campo medico ed economico, e scientifico nelle modalità della lotta per la trasformazione sociale. ecco la questione della scienza, che va certo anche intesa come quella questione di democrazia della conoscenza timidamente sollevata da italo nobile in conclusione di un lungo articolo sulla percezione della pandemia, perché "il problema della comunicazione scientifica [è] problema costitutivo (e non accessorio) della scienza". (...) peraltro, un vero movimento per il socialismo non può non fondare sé stesso proprio sulla conoscenza scientifica perché esso solo può avere "le carte in regola per alzare la bandiera della conoscenza sperimentale-galileiana come strumento, tra l'altro, di difesa dai guai causati dal capitalismo e di liberazione dal lavoro." >> nelle settimane successive purtroppo la riflessione su questi temi, per quanto di mia conoscenza, è stata a dir poco frammentaria e carente. fa eccezione un unico articolo, dei giovani attivisti di noi restiamo, che riproduco di seguito. l'articolo è perfettamente condivisibile, anche se si focalizza sul solo aspetto della "non-neutralità" cioè della base strutturale che indirizza gli investimenti scientifico-tecnologici. nel frattempo sono però aumentati i problemi che i lavoratori della conoscenza hanno dovuto porsi, non solo in merito al virus stesso e al procedere dell'epidemia e delle cure, ma anche nel confronto/conflitto con il mondo politico e della (dis)informazione. [ii] questi ultimi, improvvisamente dopo un trentennio di tagli e delegittimazione della ricerca scientifica, hanno preteso immediate e risolutive "risposte" e "verità" dagli scienziati, scambiandoli per preti o per oracoli... mentre taluni esponenti del mondo scientifico stavano volentieri al gioco, sovra-esponendosi nel sistema mediatico spacciando affermazioni discutibili e ricette semplicistiche. è stata insomma una ennesima umiliazione per la cultura scientifica – e una tra le tante occasioni evidentemente perse in questo drammatico frangente... casomai però ne riparleremo in futuro. per adesso, buona lettura. [a.m.] [i] http://www.gamadilavoce. [ii] incertezza e politica (mauro dorato, hykel hosni, angelo vulpiani): https://www.roars.it/online/. scienza e politica (francesco sylos labini, nunziante mastrolia, roberto menotti): https://www.youtube.com/watch? per una scienza con la ‘s’ minuscola (andrea saltelli, tommaso portaluri): https://www.roars.it/online/. scienza e società: comunicare l'incertezza al tempo del coronavirus (walter quattrociocchi, caterina rizzo, francesco suman, monica murano, martina patone): https://www.youtube. la scienza è un campo di battaglia. di noi restiamo, 13 aprile 2020. in questi ultimi giorni, la diffusione del coronavirus a livello nazionale sembra registrare una diminuzione diffondendo un senso di speranza sul fatto che il peggio sia passato. tuttavia, al momento non si è ancora trovata la cura al virus covid-19, ma solo un modo per rallentare i contagi e i decessi, ossia attraverso l’isolamento forzato di massa, il quale però non può essere sostenibile sul lungo periodo. da settimane sono al lavoro ricercatori di tutto il mondo per trovare un vaccino che comunque realisticamente non potrà essere pronto prima di un anno. in questo contesto, sta circolando una narrazione fuorviante della scienza come neutrale e benefica per tutti. una narrazione a cui non dobbiamo abboccare. una premessa di metodo. quando diciamo che “la scienza non è neutrale” e benefica per tutti non intendiamo dire che questa non abbia una valenza conoscitiva assoluta. dal nostro punto di vista la scienza è in grado di descrivere la realtà oggettiva con processi di approssimazione successiva che vanno a definire i limiti delle teorie passate. questi processi, se svolti con il metodo scientifico, non dipendono dai soggetti che li realizzano, ovvero ogni ipotesi deve poi essere confrontata con la durezza dei fatti e l’ipotesi è tanto più valida quanto più il confronto con i fatti è ripetibile nel tempo, nello spazio ed è indipendente dai soggetti che eseguono il confronto. la verità è quindi oggettiva (concetto e oggetto) e, per quanto possa essere complessa, la scienza fornisce la migliore approssimazione
possibile in un preciso contesto sociale. ad esempio newton presenta i tre principi della dinamica nel 1687. questi principi descrivevano (e descrivono ancora) con esattezza matematica le cause del moto dei corpi. newton è stato in grado di fornire delle risposte dimostrabili ai problemi che la comunità scientifica si era posta nel corso del ‘600. nel 1750 eulero limitò la validità di quei principi ai corpi puntiformi e allo stesso tempo ne estese la portata ai corpi rigidi e deformabili [1]. eulero quindi dimostrò che il campo di validità dei principi della dinamica è circoscritto a casi particolari e non hanno quindi un portato generale e universalmente applicabile. la fisica moderna si è incaricata di dimostrare che i principi della dinamica non sono validi nel micro e nel macro, ma soprattutto che non sono validi per i corpi che si muovono con velocità prossime a quella della luce nel vuoto. perché i principi della dinamica, così come sono stati formulati da newton e da eulero, sembrava avessero un carattere universale alla fine del 1700? perché le formazioni sociali del tempo erano interessate a capire la dinamica degli oggetti di dimensioni comuni [2] che si muovevano a velocità comuni; ovvero la teoria di newton rispondeva ai fini che la società occidentale si era data nel corso di quegli anni. non è questo l’ambito in cui sviluppare un ragionamento organico sulla storia della fisica, si vuole solo far notare che la scienza non è “calata dall’alto”, ma è il prodotto della società in cui questa si sviluppa e le scoperte scientifiche rispondono ai fini che quella società si è data. per semplificare: nessuno può permettersi di sopravvivere studiando cose socialmente riconosciute come inutili. le teorie scientifiche non possono quindi essere separate dalla società in cui si sviluppano e hanno un portato generale solo fino a quando qualcuno non ne definisce i limiti di applicazione. queste teorie però – proprio perché sono oggettivamente valide per alcuni casi particolari – permettono alla società che le sviluppa un avanzamento sul piano conoscitivo e di conseguenza determinano uno sviluppo lungo una determinata direzione. questo sviluppo non è dato in maniera assoluta, ma è il risultato dal rapporto dialettico tra gli obiettivi che si pone una determinata società e le teorie scientifiche che questa storicamente ha prodotto, ovvero tra le scelte politiche e le leggi [3] che in quel momento descrivono meglio la realtà ricercata. quindi lo sviluppo della scienza, come della società, è in ultima istanza [4] determinato dai rapporti di classe esistenti che definiscono appunto le scelte politiche di una società nel suo complesso. a società diverse corrispondono scelte differenti e quindi la direzione verso cui si sviluppano non è la stessa: gli usa esportano guerra, cuba medici… la scienza non è calata dall’alto come abbiamo già detto, le teorie scientifiche e le scoperte dipendono dalle scelte che una società storicamente assume. per assolvere a questa funzione le società occidentali hanno sviluppato le accademie [5], quindi non tutti possono contribuire alla ricerca scientifica ma solo chi ha accesso ad esse e soprattutto basta avere il controllo di queste per avere di conseguenza il controllo sulla ricerca scientifica. ovviamente il termine “accademia” va storicizzato. oggi questa funzione è svolta da strutture ben più complesse della scuola di platone: per semplificare sono il risultato dell’interazione di diversi soggetti, dalle università ai centri di ricerca privati fino ai grandi organismi internazionali. nello specifico, l’unione europea – nell’ambito di horizon2020 – si è data due approcci diversi per promuovere la ricerca scientifica: l’approccio bottom-up e quello top-down. il primo consente l’iniziativa libera dei proponenti, che concorrono per accaparrarsi i fondi da utilizzare per le proprie ricerche; il secondo prevede che sia direttamente la commissione europea a vincolare gli argomenti su cui fare ricerca, secondo programmi di lavoro elaborati grazie alla consultazione con degli stakeholder privati. si capisce bene quindi chi detiene il controllo dei finanziamenti distribuiti con questo approccio. per ciò che riguarda il criterio bottom-up, le azioni rivolte alle ricerca di eccellenza sono finanziate dall’european reaserch council (erc), un organismo indipendente dalla commissione europea composto da un consiglio scientifico e da un’agenzia esecutiva. il cigno nero si è abbattuto anche su questo organismo, infatti il 7 aprile il presidente mauro ferrari ha rassegnato le sue dimissioni con una lettera che si apre così: “perdonatemi, ma io credo che la priorità adesso sia fermare la pandemia e cercare di salvare milioni di vite. questo ha precedenza sulle carriere, sulla politica e anche sulla bellezza di un certo tipo di scienza. perdonatemi, ma io credo che la scienza debba essere al servizio della comunità, specialmente nei momenti di emergenza. e questo lo è, perché solo attraverso la scienza si potranno sconfiggere ..segue ./.

Questioni della Scienza
a cura di A. Martocchia

LE OCCASIONI PERSE DEL CORONAVIRUS

Due mesi fa, in merito alla pandemia appena scoppiata, per questa rubrica scrivevo [i] che << per gli anticapitalisti, essa costringe a mettere in discussione lo snobismo luddista, meramente protestatario, ed evidenzia la imprescindibilità di due questioni: la questione del Potere e la questione della Scienza. >> In merito alla seconda questione precisavo:

<< A maggior ragione in questa contingenza va attribuito un carattere scientifico al socialismo: scientifico per esigenza di sapere, in campo medico ed economico, e scientifico nelle modalità della lotta per la trasformazione sociale. Ecco la questione della Scienza, che va certo anche intesa come quella questione di democrazia della conoscenza timidamente sollevata da Italo Nobile in conclusione di un lungo articolo sulla percezione della pandemia, perché "il problema della comunicazione scientifica [è] problema costitutivo (e non accessorio) della scienza". (...) Peraltro, un vero movimento per il socialismo non può non fondare sé stesso proprio sulla conoscenza scientifica perché esso solo può avere "le carte in regola per alzare la bandiera della conoscenza sperimentale-galileiana come strumento, tra l'altro, di difesa dai guai causati dal capitalismo e di liberazione dal lavoro." >>

Nelle settimane successive purtroppo la riflessione su questi temi, per quanto di mia conoscenza, è stata a dir poco frammentaria e carente. Fa eccezione un unico articolo, dei giovani attivisti di Noi Restiamo, che riproduco di seguito. L'articolo è perfettamente condivisibile, anche se si focalizza sul solo aspetto della "non-neutralità" cioè della base strutturale che indirizza gli investimenti scientifico-tecnologici. Nel frattempo sono però aumentati i problemi che i lavoratori della conoscenza hanno dovuto porsi, non solo in merito al virus stesso e al procedere dell'epidemia e delle cure, ma anche nel confronto/conflitto con il mondo politico e della (dis)informazione. [ii] Questi ultimi, improvvisamente dopo un trentennio di tagli e delegittimazione della ricerca scientifica, hanno preteso immediate e risolutive "risposte" e "verità" dagli scienziati, scambiandoli per preti o per oracoli... mentre taluni esponenti del mondo scientifico stavano volentieri al gioco, sovra-esponendosi nel sistema mediatico spacciando affermazioni discutibili e ricette semplicistiche. È stata insomma una ennesima umiliazione per la cultura scientifica – e una tra le tante occasioni evidentemente perse in questo drammatico frangente... Casomai però ne riparleremo in futuro. Per adesso, buona lettura. [A.M.]


[i] http://www.gamadilavoce.

[ii] Incertezza e politica (Mauro Dorato, Hykel Hosni, Angelo Vulpiani): https://www.roars.it/online/

Scienza e Politica (Francesco Sylos Labini, Nunziante Mastrolia, Roberto Menotti): https://www.youtube.com/watch?

Per una scienza con la ‘s’ minuscola (Andrea Saltelli, Tommaso Portaluri): https://www.roars.it/online/

Scienza e società: comunicare l'incertezza al tempo del coronavirus (Walter Quattrociocchi, Caterina Rizzo, Francesco Suman, Monica Murano, Martina Patone): https://www.youtube.


LA SCIENZA È UN CAMPO DI BATTAGLIA

di Noi Restiamo, 13 Aprile 2020

In questi ultimi giorni, la diffusione del Coronavirus a livello nazionale sembra registrare una diminuzione diffondendo un senso di speranza sul fatto che il peggio sia passato. Tuttavia, al momento non si è ancora trovata la cura al virus Covid-19, ma solo un modo per rallentare i contagi e i decessi, ossia attraverso l’isolamento forzato di massa, il quale però non può essere sostenibile sul lungo periodo.

Da settimane sono al lavoro ricercatori di tutto il mondo per trovare un vaccino che comunque realisticamente non potrà essere pronto prima di un anno. In questo contesto, sta circolando una narrazione fuorviante della scienza come neutrale e benefica per tutti. Una narrazione a cui non dobbiamo abboccare.

Una premessa di metodo

Quando diciamo che “la scienza non è neutrale” e benefica per tutti non intendiamo dire che questa non abbia una valenza conoscitiva assoluta. Dal nostro punto di vista la scienza è in grado di descrivere la realtà oggettiva con processi di approssimazione successiva che vanno a definire i limiti delle teorie passate.

Questi processi, se svolti con il metodo scientifico, non dipendono dai soggetti che li realizzano, ovvero ogni ipotesi deve poi essere confrontata con la durezza dei fatti e l’ipotesi è tanto più valida quanto più il confronto con i fatti è ripetibile nel tempo, nello spazio ed è indipendente dai soggetti che eseguono il confronto.

La verità è quindi oggettiva (concetto e oggetto) e, per quanto possa essere complessa, la scienza fornisce la migliore approssimazione

possibile in un preciso contesto sociale.

Ad esempio Newton presenta i tre Principi della dinamica nel 1687. Questi principi descrivevano (e descrivono ancora) con esattezza matematica le cause del moto dei corpi. Newton è stato in grado di fornire delle risposte dimostrabili ai problemi che la comunità scientifica si era posta nel corso del ‘600.

Nel 1750 Eulero limitò la validità di quei principi ai corpi puntiformi e allo stesso tempo ne estese la portata ai corpi rigidi e deformabili [1]. Eulero quindi dimostrò che il campo di validità dei Principi della dinamica è circoscritto a casi particolari e non hanno quindi un portato generale e universalmente applicabile.

La fisica moderna si è incaricata di dimostrare che i Principi della dinamica non sono validi nel micro e nel macro, ma soprattutto che non sono validi per i corpi che si muovono con velocità prossime a quella della luce nel vuoto.

Perché i Principi della dinamica, così come sono stati formulati da Newton e da Eulero, sembrava avessero un carattere universale alla fine del 1700? Perché le formazioni sociali del tempo erano interessate a capire la dinamica degli oggetti di dimensioni comuni [2] che si muovevano a velocità comuni; ovvero la Teoria di Newton rispondeva ai fini che la società occidentale si era data nel corso di quegli anni.

Non è questo l’ambito in cui sviluppare un ragionamento organico sulla Storia della fisica, si vuole solo far notare che la Scienza non è “calata dall’alto”, ma è il prodotto della società in cui questa si sviluppa e le scoperte scientifiche rispondono ai fini che quella società si è data. Per semplificare: nessuno può permettersi di sopravvivere studiando cose socialmente riconosciute come inutili.

Le teorie scientifiche non possono quindi essere separate dalla società in cui si sviluppano e hanno un portato generale solo fino a quando qualcuno non ne definisce i limiti di applicazione. Queste Teorie però – proprio perché sono oggettivamente valide per alcuni casi particolari – permettono alla società che le sviluppa un avanzamento sul piano conoscitivo e di conseguenza determinano uno sviluppo lungo una determinata direzione.

Questo sviluppo non è dato in maniera assoluta, ma è il risultato dal rapporto dialettico tra gli obiettivi che si pone una determinata società e le teorie scientifiche che questa storicamente ha prodotto, ovvero tra le scelte politiche e le leggi [3] che in quel momento descrivono meglio la realtà ricercata.

Quindi lo sviluppo della scienza, come della società, è in ultima istanza [4] determinato dai rapporti di classe esistenti che definiscono appunto le scelte politiche di una società nel suo complesso. A società diverse corrispondono scelte differenti e quindi la direzione verso cui si sviluppano non è la stessa: gli USA esportano guerra, Cuba medici…

La Scienza non è calata dall’alto

Come abbiamo già detto, le teorie scientifiche e le scoperte dipendono dalle scelte che una società storicamente assume. Per assolvere a questa funzione le società occidentali hanno sviluppato le Accademie [5], quindi non tutti possono contribuire alla ricerca scientifica ma solo chi ha accesso ad esse e soprattutto basta avere il controllo di queste per avere di conseguenza il controllo sulla ricerca scientifica.

Ovviamente il termine “accademia” va storicizzato. Oggi questa funzione è svolta da strutture ben più complesse della scuola di Platone: per semplificare sono il risultato dell’interazione di diversi soggetti, dalle università ai centri di ricerca privati fino ai grandi organismi internazionali.

Nello specifico, l’Unione Europea – nell’ambito di Horizon2020 – si è data due approcci diversi per promuovere la ricerca scientifica: l’approccio bottom-up e quello top-down.

Il primo consente l’iniziativa libera dei proponenti, che concorrono per accaparrarsi i fondi da utilizzare per le proprie ricerche; il secondo prevede che sia direttamente la Commissione europea a vincolare gli argomenti su cui fare ricerca, secondo Programmi di lavoro elaborati grazie alla consultazione con degli stakeholder privati. Si capisce bene quindi chi detiene il controllo dei finanziamenti distribuiti con questo approccio.

Per ciò che riguarda il criterio bottom-up, le azioni rivolte alle ricerca di eccellenza sono finanziate dall’European Reaserch Council (ERC), un organismo indipendente dalla Commissione Europea  composto da un Consiglio scientifico e da un’Agenzia Esecutiva.

Il Cigno nero si è abbattuto anche su questo organismo, infatti il 7 Aprile il presidente Mauro Ferrari ha rassegnato le sue dimissioni con una lettera che si apre così:

“Perdonatemi, ma io credo che la priorità adesso sia fermare la pandemia e cercare di salvare milioni di vite. Questo ha precedenza sulle carriere, sulla politica e anche sulla bellezza di un certo tipo di scienza. Perdonatemi, ma io credo che la scienza debba essere al servizio della comunità, specialmente nei momenti di emergenza. E questo lo è, perché solo attraverso la scienza si potranno sconfiggere

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

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