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La VOCE ANNO XXII N°10

giugno 2020

PAGINA d         - 28

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Lettera di 70 parlamentari che chiedono a Conte di prendere una posizione di condanna sulla prospettata annessione israeliana

Settanta parlamentari italiani hanno scritto una lettera al presidente Conte invitandolo a prendere una posizione di condanna sulla prospettata annessione a Israele di territori della Cisgiordania.

I piani di annessione di Israele potrebbero cambiare le carte in tavola nelle sue relazioni con l’UE



Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Ronen Zvulun/AFP via Getty Images
L’Europa pianifica la sua risposta nel timore che il nuovo governo israeliano possa annettere aree della Cisgiordania

Naomi O’Leary - The Irish Times, 16 maggio 2020

L’UE sta soppesando con quale strategia rispondere al nuovo governo israeliano che si teme possa annettere territori della Cisgiordania occupata, dando il via a un nuovo capitolo del conflitto in Medio Oriente.

Nelle prossime 24 ore i ministri degli Esteri europei seguiranno da vicino i primi segnali provenienti da Gerusalemme, dove domenica è previsto il giuramento di un nuovo governo guidato dal primo ministro di destra Benjamin Netanyahu.

Cercheranno segnali che indichino quanto Netanyahu sia risoluto nel perseguire la sua promessa elettorale di estendere la sovranità israeliana alle colonie ebraiche e alla Valle del Giordano in Cisgiordania.

Questa settimana dopo l’incontro in videoconferenza dei ministri degli Esteri per discutere la questione, il capo della politica estera della UE, Josep Borrell, ha dichiarato che l’unione userà le sue “capacità geopolitiche” per condizionare l’annessione.

“Dobbiamo lavorare per scoraggiare qualsiasi possibile iniziativa di annessione”, ha detto Borrell, “usando tutti i canali di cui l’Unione Europea e gli Stati membri dispongono”.

L’incontro ha chiaramente mostrato che per la maggioranza dei 27 Stati membri l’annessione è contro il diritto internazionale e che produrrebbe un cambiamento nei rapporti con Israele.

Ma, a quanto riferito dai diplomatici, non c’è stato accordo su quale azione sarebbe più efficace e come dovrebbe essere programmata.

Rottura

L’UE è da tempo divisa su Israele. La Repubblica [d’Irlanda] è nel blocco dei paesi dell’Europa occidentale che la pensano allo stesso modo e che da tempo hanno perso la pazienza con la politica israeliana nei confronti della Palestina. Ma gli alleati di Israele, in particolare l’Ungheria, hanno ripetutamente bloccato le dichiarazioni congiunte sulla questione, che richiedono l’unanimità.

Tuttavia, una questione delicata come quella dell’annessione ha creato più consensi del solito.

L’opposizione in linea di principio all’accaparramento di terre è importantissima per molti Stati dell’Europa orientale e dei Paesi baltici, nei quali, dopo l’annessione della Crimea dall’Ucraina nel 2014, è aumentato il timore che la Russia possa estendere i propri confini con la forza.

“Si tratta di un precedente”, ha detto un funzionario. “L’annessione cambierebbe le relazioni”.

La Repubblica [d’Irlanda] e i paesi che hanno posizioni simili, inclusi Francia, Belgio e Lussemburgo, vogliono dissuadere Israele dal procedere all’annessione. Altri paesi hanno un approccio più cauto e dubitano dell’efficacia delle minacce.

Per cavalcare questo divario, è probabile che quando Borrell farà la sua prima telefonata al nuovo ministro degli Esteri israeliano, non sarà polemico. Insisterà sull’importanza di uno stretto rapporto, e in questo contesto sottolineerà che il processo di pace israelo-palestinese è una priorità per l’UE e che essa continua a sostenere la soluzione dei due stati.

L’annessione è vista come una grave minaccia alla pace e all’idea dei due stati, poiché avverrebbe in aree che i Palestinesi sperano possano far parte di un futuro stato. Netanyahu non ha fissato una scadenza per il trasferimento ma, incoraggiato dai segnali tolleranti degli Stati Uniti, ha fissato il 1° luglio come data di partenza per una discussione del governo sul piano.

Punti di pressione

Ma dietro le quinte a Bruxelles si stanno già valutando quali punti di pressione sono a disposizione per essere utilizzati in caso di necessità.

Israele ha relazioni privilegiate con l’UE, le sue merci hanno tariffe preferenziali grazie all’Accordo di Associazione UE-Israele e Israele partecipa al programma di finanziamento della ricerca Horizon 2020.

Circa 10 stati hanno già chiesto al servizio diplomatico dell’UE di analizzare le relazioni con Israele e di redigere un “documento di opzioni” delle azioni che potrebbero essere intraprese contro Israele.

All’infuori di chiare sanzioni o decisioni che necessitano dell’unanimità, una gamma di risposte sono possibili. Borrell potrebbe tenere una linea diplomatica più dura. Al di là della sfera politica, l’annessione potrebbe anche avere implicazioni legali in settori tecnici del commercio, come le regole relative all’origine dei prodotti.

L’UE ha già escluso dalle tariffe preferenziali i prodotti provenienti dai Territori Occupati, poiché non possono essere considerati prodotti dello Stato israeliano. Già argomento controverso, la discussione si infiammò ulteriormente lo scorso novembre, quando la Corte Europea di Giustizia deliberò che le merci prodotte nei Territori Occupati non potevano essere etichettati come “Made in Israel”.

Le prossime mosse dipenderanno da come si evolveranno gli eventi a Gerusalemme e dai segnali che verranno dal nuovo governo sulle sue intenzioni.

Nelle prossime 24 ore “potrebbe accadere di tutto”, ha detto un funzionario europeo.

https://www.irishtimes.com/news/world/europe/israel-s-annexation-plans-could-be-a-game-changer-for-its-relationship-with-eu-1.4255473

Tradotto da Elisabetta Valento – Assopace Palestina

Il nuovo governo di Israele guidato da Netanyahu è preoccupante. Non accetteremo mai l’annessione illegale dei territori occupati

Dopo il voto nella Knesset, il nuovo governo di Israele ha prestato giuramento, ponendo fine a quasi 18 mesi di stallo politico. Secondo l’accordo di coalizione, il primo ministro Benjamin Netanyahu sarà sostituito dopo 18 mesi dal presidente del partito Blu e Bianco, Benny Gantz. Anche il Partito Laburista ha deciso di unirsi al governo guidato da Netanyahu.

Il presidente del gruppo S&D Iratxe García Pérez ha dichiarato: “Siamo profondamente preoccupati per la nascita del nuovo governo guidato da Netanyahu, sostenuto dal Partito Blu e Bianco, che è stato approvato dalla Knesset.

“La possibilità di chiudere L’era Netanyahu era a portata di mano. Deploriamo la decisione presa dal Partito Laburista Israeliano di unirsi al governo di coalizione, perdendo l’opportunità storica di contribuire a voltare pagina in questo brutto capitolo della politica israeliana.

“Questo governo assomiglia più a una strategia personale di uscita per Benjamin Netanyahu che a un programma politico reale, anche se pericoloso. Se Netanyahu trasformasse la sua retorica in azioni concrete, ciò potrebbe portare all’annessione illegale ad Israele dei territori occupati.

“Il gruppo S&D non lo accetterà mai. Ribadiamo la nostra ferma convinzione che una soluzione negoziata, giusta e praticabile a due stati, sostenuta congiuntamente sia dal popolo israeliano che da quello palestinese, sia l’unica via per una pace duratura in Medio Oriente.”

Il vice-presidente S&D per gli Affari Esteri, Kati Piri, ha detto:

“Siamo fortemente contrari all’accordo di coalizione che costituisce la base di questo governo e in particolare alla prospettiva di annettere parti della Cisgiordania occupata.

“Questa mossa costituirebbe una flagrante violazione del diritto internazionale e anche una violazione dell’articolo 2 dell’Accordo di Associazione UE-Israele, a cui l’UE deve rispondere di conseguenza.

“Chiediamo alla comunità internazionale di usare tutta la sua capacità di pressione sul governo israeliano per evitare che una tale decisione unilaterale distrugga ogni speranza di pace con una soluzione a due stati.

“Sosteniamo anche l’Alto Rappresentante dell’UE Josep Borrell nei suoi sforzi per creare unità tra gli Stati membri su questo argomento e per ottenere che l’UE abbia un vero ruolo politico nel processo di pace. È giunto il momento di trasformare le parole in azioni.”



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