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La VOCE 2006

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La VOCE ANNO XXII N°10

giugno 2020

PAGINA 12

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In questa pagina potete trovare articoli molto interessanti, che non hanno trovato spazio in questo numero de La VOCE, ma di cui consigliamo ugualmente la lettura.

AFRICA

Algeria. Il Presidente Tebboune: “ L'Algeria vuole rafforzare tutti i legami con la Russia, portandoli a livello di comunanza politica”
Così si è espresso il nuovo Presidente dell’Algeria Abdelmadjid Tebboune, in una intervista con il canale televisivo "Russia Today Arabia", Tebboune ha dichiarato: "…vogliamo innalzare ancora di più le nostre relazioni con la Russia, che è un paese fraterno e non solo amichevole, a livello di comunanza politica. Vogliamo rafforzare ancora di più anche relazioni economiche e culturali con questo paese e il suo popolo... l'Algeria è da sempre onorata di avere stretti legami con la Russia, un paese con un retaggio storico e culturale, con una vicinanza politica pari alla convergenza delle opinioni tra i due paesi…L'Algeria non ha e non avrà alcun problema con la Russia poiché condividiamo gli stessi principi di liberazione", ha detto.

AMERICA

«I can't breathe». George Floyd e i tanti altri negli Usa, in Palestina e in Italia
“Dove finisce l’uomo comincia il soldato”, così scriveva tanti anni fa il poeta David. M. Turoldo. Di esempi ne abbiamo tanti, in Italia e nel mondo.
Purtroppo la divisa spesso uccide e chi la indossa, il più delle volte, non viene neanche chiamato assassino. E non parlo di situazioni belliche perché lì c’è la tragedia o l’infamia della guerra a modificare ogni cosa. Parlo di normali divise delle cosiddette forze dell’ordine. In Italia, in Francia, negli Usa, in Egitto, in Turchia, ovunque. Senza troppa differenza, se non numerica, tra paesi cosiddetti democratici e paesi governati da regimi autoritari.

MORIRE PER IL COLORE DELLA PELLE, IERI COME OGGI. LA STORIA DI GEORGE, 14 ANNI, CONDANNATO ALLA SEDIA ELETTRICA
Carolina del Sud, Stati Uniti, 1944. George Junius Stinney Jr. viveva ad Alcolu, cittadina nella quale era nato il 21 ottobre del 1929, con suo padre George Senior, sua madre, Aime, i fratelli John, 17 anni, e Charles, 12 anni, e le sorelle Katherine ed Aime, rispettivamente di 10 e 7 anni. Il padre era operaio nella locale segheria e la famiglia alloggiava presso le abitazioni fornite dal datore di lavoro. Ad Alcolu tutto era separato in base al colore della pelle: i quartieri per bianchi erano divisi da quelli per neri dai binari della ferrovia; le chiese e le scuole erano divise in funzione della razza del credente e dello studente. Bianchi e neri raramente interagivano. Il pomeriggio del 22 marzo di quell’anno, il 1944, due bambine bianche, Betty J. Binnicker e Mary Emma Thames, scomparvero. L’ultima volta erano state viste in sella alle loro biciclette nei pressi dell’abitazione di Stinney. Le bambine chiesero a George Jr. dove potessero trovare della maypops, la passiflora.

Bolsovirus e la crisi politico-economica e sanitaria in Brasile
La natura della crisi di governo tra Bolsonaro e i suoi ministri, in particolare quelli della Sanità, della Giustizia, dell'economia e le prospettive future.
Come sappiamo, il mondo da alcuni mesi si trova a fronteggiare una pandemia, il SARS-Cov-2. Anche il Brasile attualmente è coinvolto, ma è governato da un presidente che adotta comportamenti totalmente irrazionali sulla gestione di questa crisi. Partiamo dai dati: il 25 aprile risultavano in Brasile più di 54.000 casi positivi e almeno 3.700 morti. Questi dati sono con ogni probabilità sottostimati [1] e quindi vanno presi con il beneficio del dubbio.
In ogni caso è apparso evidente fin da subito quale fosse l'intenzione del presidente Bolsonaro: negare le reali dimensioni del problema per non fermare l'economia. Si è passati così dal considerare il coronavirus una debole influenza, alla necessità di considerare che tutti dobbiamo morire prima o poi e infine alla necessità di tornare alla normalità il prima possibile, per fare in modo che i danni economici non fossero maggiori di quelli sanitari, operando un'assurda contrapposizione tra economia e salute, come se effettivamente esistesse questa divisione. Da ultimo si è deciso di far dimettere il ministro della salute Luiz Henrique Mandetta, del partito DEM (centro-destra), favorevole a forme di lockdown almeno parziale dell'economia, e sostituirlo con l'inespressivo Teich, più allineato ai voleri del presidente.

Nobel per la pace alla Brigata "Henry Reeve"
In tutto il mondo si distingue per i suoi sforzi, la sua solidarietà, la sua dedizione e impegno per la salute di ogni essere umano, la Brigata "Henry Reeve" composta da medici cubani, e che attualmente opera in almeno 23 paesi, in Europa, Africa, Asia, America Latina e Caraibi, trasmettendo i valori essenziali dell'internazionalismo promoso da Fidel Castro, sin dal 2005 anno della sua fondazione, unendosi alla lunga storia di sostegno e fratellanza realizzata da Cuba nel mondo, fin dai primi anni del trionfo rivoluzionario.
Oggi, questo internazionalismo dona esempio e speranza a milioni di esseri umani di fronte alla pandemia di COVID-19, nonostante il clima permanente di aggressione e ostilità che Cuba sta affrontando a causa del blocco economico imposto dagli Stati Uniti ormai sessant'anni fa, e nonostante gli attacchi da parte di gruppi ultraconservatori che hanno a cuore i propri interessi particolaristici e oscuri.
Il grande lavoro umanitario effettuato dai medici cubani, da tempo, è stato riconosciuto non solo dai governi dei popoli soccorsi, ma anche da organismi internazionali come la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), come è accaduto nel maggio 2017, con la consegna del premio "Dr. Lee Jong-wook per la sanità pubblica", in occasione di una cerimonia a Ginevra, nel quadro della 70a Assemblea mondiale della sanità. In quella cerimonia l'OMS disse: "La brigata Henry Reeve ha diffuso un messaggio di speranza in tutto il mondo. I 7400 professionisti volontari della sanità, che ne fanno parte, hanno curato più di 3,5 milioni di persone in 21 paesi, affrontando i peggiori disastri ed epidemie dell'ultimo decennio".

Pochissimi statunitensi sono consapevoli che il loro paese ha ucciso almeno 20 milioni di persone dalla fine della Seconda Guerra Mondiale
Mohsen Abdelmoumen: In qualità di co-autore di The People Make the Peace : Lessons from the Vietnam Antiwar Movement, cosa puoi dire dell'attuale movimento contro la guerra negli Stati Uniti?
Frank Joyce: Ciò che spesso dimentichiamo della massiccia opposizione americana all'invasione del Vietnam è quale aberrazione fosse quella guerra. La violenza insita al colonialismo e alla schiavitù da parte dei coloni ha istituito il culto del militarismo, delle armi e della brutalità nei confronti delle persone di colore ed è ancora dominante ai giorni nostri. L'attuale assenza di una significativa opposizione organizzata alla guerra rappresenta una regressione verso una "normalità", vale a dire un ritorno all'impegno per la guerra e la violenza che è al centro dell'identità degli Stati Uniti
Ciò si riflette nella grande quantità di basi e operazioni militari, nonché nei livelli incredibilmente elevati di spesa militare interna ed esterna. La predominanza della violenza e del militarismo nell'intrattenimento popolare e l'estensione della venerazione per le armi personali e per il loro possesso, riflettono anche questa cultura. I risultati mostrano un alto tasso di suicidi tra persone armate, straniere e nazionali, così come frequenti sparatorie di massa nelle scuole, nei cinema, nelle basi militari, nei concerti, nei negozi e di fatto ovunque le persone si riuniscano.
M.A. Perché pensi che gli americani non siano riusciti a superare il trauma della guerra del Vietnam?

Cina, COVID-19 e elezioni presidenziali del 2020
Nel 1950 la destra anticomunista guidata dal senatore Joseph McCarthy attaccò i progressisti al governo domandando "chi ha perso la Cina? Nel 2020 un tema importante della campagna elettorale presidenziale sarà "chi è morbido con la Cina? Ad ogni modo la crisi della Covid-19 presenta al settore dominante dell'imperialismo statunitense anti-cinese un'opportunità d'oro per far avanzare l'agenda per l'egemonia globale, attaccando la Cina percepita come il principale concorrente a lungo termine.

MANOVRE STRATEGICHE DIETRO LA CRISI DEL CORONAVIRUS
Mentre la crisi del Coronavirus paralizza intere società, potenti forze si muovono per trarre il massimo vantaggio dalla situazione.
Il 27 marzo la Nato sotto comando Usa si è allargata da 29 a 30 membri, inglobando la Macedonia del Nord.
Il giorno dopo – mentre proseguiva l’esercitazione Usa «Difensore dell’Europa 2020», con meno soldati ma più bombardieri nucleari – è iniziata in Scozia l’esercitazione aeronavale Nato Joint Warrior.

CINA

EUROPA

Il virus Orban
Mentre il coronavirus ammala l’Europa e il mondo, ci angoscia con immagini dolorose di morte, e ci distrae dalla vita, un altro virus ne approfitta, e infetta l’Europa: il virus Orban trasforma legittimamente con il consenso (forzato) del Parlamento una democrazia in una dittatura. Anzi, in una tirannia.

ITALIA

Il profondo inchino della Rai a Israele
Sappiamo quanto sia sentita la longa manus israeliana in Italia: lo abbiamo visto più volte in conferenze vietate perché sgradite alla Comunità ebraica o, in alcuni casi, su chiamata diretta dell’ambasciatore israeliano. Abbiamo visto posizionare ai vertici di quotidiani di grande tiratura figure che abbracciano il sionismo e lo dichiarano con orgoglio andando oltre la libertà di espressione quando, in nome di questa scelta, si censurano notizie oggettive solo perché sgradite a Israele.
Ma stavolta la RAI ha fatto qualcosa di più. Qualcosa che offende l’ONU e tutti i cittadini che credono nella legalità internazionale come tutela del Diritto contro l’arroganza del potere.

La scuola sotto assedio
Per rompere lo stato d’assedio, imposto da anni dal pensiero unico liberista alla scuola pubblica, è indispensabile in primo luogo eliminare le “classi-pollaio”.
La pandemia non ha fatto altro che fare emergere i disastri prodotti dal dominio incontrastato – negli ultimi trent’anni, nel nostro paese in particolare – del pensiero unico liberista. Il primo a crollare con la resistibile diffusione della pandemia – che, ad esempio in Vietnam, ai confini con la Cina, non ha provocato neanche un morto – è stato il sistema sanitario nazionale. Quest’ultimo, dopo almeno un trentennio di stato di assedio da parte del liberismo – che considera la sanità pubblica solo un residuo del passato da tagliare – è crollato immediatamente, senza colpo ferire, al primo assalto del Coronavirus. Non a caso la regione più colpita non è la povera Calabria, ma la regione più ricca e potente: la Lombardia, proprio perché la più avanzata nel processo di privatizzazione della sanità pubblica. Il secondo bastione del cosiddetto Stato sociale, che rischia di seguire la tragica parabola del sistema sanitario nazionale, è la scuola statale, la scuola della Repubblica.

Più intervento pubblico nel post-Covid-19
Cancellazione legge Fornero, riduzione dell’orario di lavoro settimanale, utilizzo del lavoro socialmente utile: alcune proposte utili a restituire senso alla nozione di pubblico.
Sul sito del Ministero del Lavoro leggiamo una sintetica definizione dei lavori socialmente utili: “Per Lavori Socialmente Utili (LSU) si intendono le attività che hanno per oggetto la realizzazione di opere e la fornitura di servizi svolte mediante l'utilizzo dei soggetti percettori di sostegni al reddito, quindi in stato di svantaggio nel mercato del lavoro (disoccupazione, mobilità, cassa integrazione guadagni straordinaria) che, in questo modo, sono impiegati a beneficio di tutta la collettività”.
Dopo tanti anni di precariato sono state re-internalizzati i servizi di pulizia nelle scuole ma circa un quarto della forza-lavoro impegnata è stata esclusa non avendo i requisiti di anzianità richiesti.
A distanza di un anno dall'adozione del Reddito di cittadinanza qualche riflessione si rende necessaria senza cadere nelle solite trappole ideologiche, delle dispute di accademia, o di movimento, alla falsa antitesi tra favorevoli e contrari al reddito di cittadinanza.
Anche accomunare RdC e quota 100 è fuorviante o comunque funzionale a non rimettere in discussione la Riforma Fornero (la quota 100 è stata pensata per un triennio per poi tornare alla Fornero con l'aumento dell'età lavorativa in rapporto all'aumento dell'aspettativa di vita che da qualche tempo sta invece calando), e men che mai le privatizzazioni\liberalizzazioni del mondo lavorativo.

LA PANDEMIA DELLA SPESA MILITARE
Ogni minuto si spendono nel mondo circa 4 milioni di dollari a scopo militare. Lo indicano le ultime stime del Sipri: nel 2019 la spesa militare mondiale ha quasi raggiunto i 2.000 miliardi di dollari, il più alto livello dal 1988 al netto dell’inflazione. Ciò significa che oggi si spende in armi, eserciti e guerre più di quanto si spendesse nell’ultima fase del confronto tra Usa e Urss e le rispettive alleanze.

MEDIO ORIENTE

Yemen, gli Houthi stanno per vincere la guerra?
Lo Yemen sta entrando nel sesto anno di guerra totale. Il bilancio è mostruoso per la popolazione civile (100 000 morti da marzo 2015, data in cui è intervenuta l’Arabia Saudita). Secondo l’organizzazione umanitaria Norwegian Refugee Council (NRC), su una popolazione di 28 milioni, 20 milioni hanno bisogno di aiuto umanitario, alimentare e medico e 6,7 milioni sono senza un tetto…

Nakba, la catastrofe per il popolo palestinese che ancora oggi grida libertà.
Oggi è il 72esimo anniversario del Giorno della Nakba, la catastrofe letteralmente in arabo. Oggi è dovere di tutti commemorare uno degli eventi più bui della storia palestinese, per non dimenticare ciò che dal 2010 è formalmente vietato ricordare dallo stato israeliano. Perché la Nakba non è un evento concluso, questa giornata per noi rappresenta milioni di uomini e di donne, sia quelli strappati dalla propria terra nel 1948 sia quelli a cui oggi è negato il diritto al ritornarvi e tutti coloro che lottano ogni giorno per una Palestina libera dal sionismo e dall'occupazione.
Dopo la sconfitta dell'Impero Ottomano nella prima guerra mondiale la Palestina fu prima sotto il dominio britannico, tra il 1920 e il 1948, e poi tripartita in Stato arabo, Stato ebraico e zona internazionale a seguito della decisione del 29 novembre 1947 delle Nazioni Unite.
Fino al 1947 la Palestina era abitata da un 1.237.000 di arabi e 608.000 di ebrei, che appunto convivevano nelle tre diverse aree (Stato Arabo con: 99% pop. araba e 1% pop. ebraica; Stato ebraico con 45% pop. araba e 55% pop. ebraica; Zona Internazionale con: 51% pop. araba e 49% pop. ebraica). Lo stesso anno l'Onu organizzò la spartizione della terra assegnando il 40% a un milione e mezzo di arabi e il restante 60% all'Agenzia Ebraica. Il voto dell'ONU porta da un lato all'abbandono della Palestina da parte delle forze britanniche e dall'altra alla proclamazione della Stato d'Israele del 14 maggio 1948.

RUSSIA

SCIENZA

Gli esperti annunciano l'avvicinarsi della guerra mondiale
Il mondo si dirige verso la catastrofe
Gli esperti del Valdai International Discussion Club [centro studi con sede a Mosca, ndr] hanno tenuto una discussione online sulla situazione internazionale e sono giunti alla conclusione che la guerra mondiale si sta avvicinando. A loro avviso, la situazione nel mondo ricorda quello che è successo alla vigilia delle precedenti guerre mondiali. Molte istituzioni e meccanismi internazionali non funzionano più come dovrebbero, la pandemia è diventata il catalizzatore per la distruzione del vecchio mondo.

Cassazione: “Non credenti hanno stessi diritti dei credenti”. Accolto ricorso contro il divieto d’affissione manifesti Unione Atei e Agnostici
Senza successo, il fronte laico aveva fatto ricorso alla magistratura. Sia il Tribunale di Roma nel 2015 che la Corte di Appello capitolina con verdetto emesso il 23 marzo 2018, avevano “convalidato” il divieto d’affissione. Ma la Suprema Corte ha avuto molto da obiettare e ha ricordato che per il “principio supremo di laicità dello Stato deve essere garantita la pari libertà di ciascuna persona che si riconosca in una fede, quale che sia la confessione di appartenenza, ed anche se si tratta di un credo ateo o agnostico, di professarla liberamente”.
Ora la Corte di Appello di Roma dovrà rivedere il suo giudizio e prendere in seria considerazione la richiesta di risarcimento danni morali avanzata dell’Uaar nei confronti del Comune di Verona per la discriminazione subita nell’estate di sette anni fa.

La moneta non costa nulla. Con la monetizzazione degli eurobond vincerebbe tutta l’eurozona
Nel suo intervento alla televisione pubblica tedesca ARD il premier Giuseppe Conte rivolgendosi ai cittadini tedeschi ha spiegato che, di fronte alla crisi sanitaria ed economica che colpisce tutte le nazioni europee, è necessaria la massima cooperazione e sono indispensabili ingenti investimenti comuni. Conte, cercando di convincere i cittadini tedeschi, ha fatto un’affermazione impegnativa ma corretta: se verranno create obbligazioni europee comuni - gli eurobond, o la loro forma più limitata, i Covid-bond, mirati ad affrontare l’emergenza sanitaria ed economica - i cittadini tedeschi non perderanno un solo euro. L’affermazione di Conte è assolutamente veritiera. Se verranno emesse obbligazioni comuni europee i contribuenti tedeschi non sborseranno un soldo per “aiutare” gli italiani, così come del resto non hanno pagato di tasca loro la crisi della Grecia o la crisi delle banche europee dopo la bolla dei subprime.

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