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La VOCE 2006 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°10 | giugno 2020 | PAGINA 3 - 23 |
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segue da pag.22: il 9 maggio è l’ultimo campo di battaglia della seconda guerra mondiale.
l’altro pretesto – altrettanto astratto, privo di contenuto reale e di verità – è che con questo trattato si concorrerebbe a salvaguardare la pace, mentre tutti vedono che si organizza la guerra e che alla base di tutto il lavorio condotto per giungere alla costituzione di questa coalizione di stati attorno al grande trust dell’acciaio e del carbone è l’intendimento di accelerare gli armamenti ed i preparativi di guerra.
unità europea e pace sarebbero due nobilissimi ideali; ma, allo stato attuale, si tratta di due menzogne convenzionali addotte a giustificazione di un piano che, invece, persegue fini diametralmente opposti. […]
oggi si usa la terminologia che esprimeva il grande e generoso ideale di mazzini sulla federazione dei popoli europei per giustificare un’impresa che non ha niente a che fare con la concezione mazziniana del federalismo.
nel concetto di mazzini si trattava di costituire una federazione di popoli, ma di tutti i popoli europei, senza discriminazione; scopo primordiale della federazione mazziniana doveva essere la pace, e strumento conseguente della politica di pace di tutta l’europa doveva essere il disarmo generale.
in questo caso, invece, accade tutto il contrario: si cerca di costituire una coalizione che deve proteggere interessi privati allo scopo di accelerare la preparazione alla guerra e di cristallizzare, approfondire ed aggravare la divisione dell’europa e la divisione dei popoli all’interno di ciascun paese. noi denunciamo questo inganno»1.
l’unione europea si è per caso fatta promotrice del disarmo generale? negli ultimi anni abbiamo assistito allo sviluppo di programmi militari europei (permanent structured cooperation, european intervention initiative, etc.).
abbiamo sentito il commissario europeo all’economia paolo gentiloni affermare che l’ue deve assumere un certo protagonismo sulle questioni internazionali, come in libia, dove ora si accende in maniera sempre più violenta una guerra civile che è cominciata proprio con le “bombe democratiche” sganciate da paesi ue.
abbiamo letto le dichiarazioni di ursula von der leyen in cui si affermava chiaramente e candidamente che il suo mandato avrebbe fatto assumere alla commissione europea un ruolo geopolitico.
la contraddizione tra la retorica progressiva e la funzione reazionaria che la costruzione di una federazione europea poteva svolgere si è risolta a favore della seconda, e l’evento che ha segnato il passo fu proprio un’azione militare.
crollato il blocco sovietico, venuta meno l’esigenza dell’argine al comunismo di cui “l’ombrello della nato” era lo strumento fondamentale, l’europa poteva svolgere un ruolo autonomo nel panorama mondiale, puntando a riconquistare un certo peso anche a livello geopolitico.
quasi contemporaneamente alla firma del trattato di maastricht, a fine 1991 il cancelliere helmut kohl dichiarò che la germania riconosceva l’indipendenza di slovenia e croazia, trascinandosi dietro tutti i paesi che all’epoca formavano la cee e mettendo una seria ipoteca su qualsiasi risoluzione pacifica della questione jugoslava; le conseguenze le conosciamo tutti.
come ha detto il premio nobel per la letteratura peter handke, con i bombardamenti su belgrado «è morta l’europa ed è nata l’unione europea».
l’idea di una federazione europea è stata costruita non sulle esigenze e sul protagonismo dei popoli che la compongono, ma su di un progetto di vero e proprio dominio imperiale sostenuto ideologicamente da un profondo eurocentrismo; romano prodi, strenuo difensore dell’unione europea, nella puntata di che tempo che fa? del 29 marzo scorso affermava, in maniera evidentemente criticabile, che «l’europa è l’unica àncora della democrazia mondiale».
cos’è questa se non la riproposizione di una convinta superiorità della civiltà europea che ci portiamo dietro sin dai tempi coloniali?
ma ai “destini manifesti” non bisogna dare credito, perché sono questi che hanno prodotto l’imperialismo statunitense, così come la convinzione della purezza della razza ariana.
quest’ultimo paragone può sembrare esagerato, quasi offensivo, ma non lo è. non lo è perché una certa contiguità, anche se ovviamente non una completa sovrapposizione, può essere riscontrata tra il progetto di integrazione europea e alcune riflessioni di importanti esponenti del nazi-fascismo.
il 5 agosto del 1943 jean monnet, ispiratore della dichiarazione schuman, affermò al comitato francese di liberazione nazionale che «non ci sarà pace in europa se gli stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale… gli stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. le nazioni europee dovranno riunirsi in una federazione»2.
vidkun quisling, fondatore del partito fascista norvegese e tra i più famosi collaborazionisti del regime di hitler (tanto che il suo cognome è diventato sinonimo di “governo fantoccio” in tutto il mondo), fu un convinto sostenitore della necessità di un’europa federale, come accennato anche nella biografia scritta dallo storico e giornalista hans fredrik dahl, al punto da produrre anche più di un documento in cui scendeva nel dettaglio di come il continente avrebbe dovuto essere riorganizzato alla fine della guerra mondiale.
lo scopo era quello di recuperare il ruolo egemonico perso dall’europa, e questo non poteva avvenire, a suo avviso, se non attraverso la formazione di una più vasta area politica ed economica.
vidkun quisling fu catturato dagli alleati il 9 maggio. si ritorna quindi al punto da cui avevo cominciato.
la data del 9 maggio condensa in sé una quantità di significati straordinari, e proprio per questo è divenuta un campo di battaglia, l’ultimo della seconda guerra mondiale. alla caduta del muro di berlino alcuni giornali hanno riportato la notizia che alessandro natta, ex segretario del partito comunista italiano, commentò dicendo: «qui crolla un mondo, cambia la storia… ha vinto hitler… si realizza il suo disegno, dopo mezzo secolo».
più velenosamente, nel suo stile, giulio andreotti confessava che «amo la germania; la amo così tanto che ne preferisco due».
la data della conclusione del conflitto, di cui l’unione sovietica sopportò il peso maggiore, è stata appropriata da una realtà istituzionale nata al momento del crollo del blocco orientale con una guerra in seno all’europa, una guerra che favorì l’accentuarsi di odi nazionalistici.
l’unione europea ha espresso tutta la spinta democratica di cui è capace in una risoluzione che equipara il comunismo al nazismo, mentre finanzia e sostiene il governo ucraino in cui siedono ministri dichiaratamente nazisti.
i vertici europei vogliono cancellare la memoria della dura lotta che l’urss condusse contro i progetti hitleriani, trasformando la fine della carneficina causata dall’imperialismo nell’occasione di una vaga esaltazione della pace, da identificarsi tout court con istituzioni costruite nel sangue e altrettanto imperialiste.
non so se natta avesse previsto tutto questo, probabilmente no, ma sicuramente ci aveva visto lungo. se vogliamo difendere la pace, dobbiamo combattere l’unione europea; e il 9 maggio, se vogliamo festeggiare qualcosa, festeggiamo la giornata della vittoria.
1 camera dei deputati. assemblea, discussioni, i legislatura, 932° seduta, 16 giugno 1952, p. 38833.
2 https://europa.eu/european-
=== disinformazione strategica:
è finalmente disponibile il libro di
udo ulfkotte.
giornalisti comprati.
come i politici, i servizi segreti e l'alta finanza dirigono i mass media tedeschi.
frankfurt: zambon editore, 2020.
trad. di diego siragusa.
isbn: 978-88-98582-75-4 – 336 pagine, euro 18,00.
https://zambon.net/shop/it/.
https://www.lastampa.it/.
https://www.amazon.it/.
recensione:
giornalisti comprati e collusi con la cia. il libro di udo ulfkotte finalmente in italiano.
di francesco santoianni, 10/02/2020.
https://www.lantidiplomatico.
arriva, finalmente, nelle librerie italiane “giornalisti comprati” scritto da udo ulfkotte : uno dei più famosi giornalisti tedeschi; il 13 gennaio 2017 trovato morto, a 56 anni, “di infarto” e, ancora più inspiegabilmente, senza alcuna autopsia, cremato immediatamente. un libro zeppo di nomi e cognomi di giornalisti (tra i quali lo stesso ulfkotte) che si sono venduti pubblicando “notizie” inventate da servizi di sicurezza, governi, aziende, lobby… un libro che, dopo un successo straordinario in germania nel 2014, per anni, non è stato più ristampato (lo trovavate, usato, sul web a cifre elevatissime) e che ora viene pubblicato in italia dall’editore zambon.
essendo davvero arduo soffermarci qui sui tantissimi episodi di conclamata corruzione e di asservimento dei media riportati nel libro, preferiamo riportare in calce l’indice. e preferiamo concludere con quella che è stata l’ultima dichiarazione pubblica di udo ulfkotte.
“sono stato un giornalista per circa 25 anni, e sono stato educato a mentire, tradire e a non dire la verità al pubblico. i media tedeschi e americani cercano di portare alla guerra le persone in europa, per fare la guerra alla russia. questo è un punto di non ritorno e ho intenzione di alzarmi e dire che non è giusto quello che ho fatto in passato: manipolare le persone per fare propaganda contro la russia e non è giusto quello che i miei colleghi fanno e hanno fatto in passato, perché sono corrotti e tradiscono il popolo non solo quello della germania ma tutto il popolo europeo.
agli stati uniti e all’occidente non è bastato vincere sul socialismo burocratico dell’est europa, ora puntano alla conquista della russia e alle sue risorse e poi al suo più potente vicino: la cina. il disegno è chiaro e solo la codardia dei governi europei e le brigate di giornalisti comprati assecondano questo piano di egemonia globale che, inevitabilmente, determinerà una terza guerra mondiale che non sarà combattuta coi carri armati ma coi missili nucleari.
ho molto paura per una nuova guerra in europa e non mi piace avere di nuovo questo pericolo, perché la guerra non è mai venuta da sé, c’è sempre gente che spinge per la guerra e a spingere non sono solo i politici ma anche i giornalisti. noi giornalisti abbiamo tradito i nostri lettori, spingiamo per la guerra. non voglio più questo, sono stufo di questa propaganda. viviamo in una repubblica delle banane e non in un paese democratico dove c’è la libertà di stampa.”
udo ulfkotte: giornalisti comprati, edizioni zambon, 2020.
prefazione (di diego siragusa).
introduzione.
primo capitolo.
libertà di stampa simulata: esperienze con gli editori.
la verità esclusivamente per i giornalisti?
verità comprate: reti d’élite e servizi segreti.
come fui corrotto da una compagnia petrolifera.
frankfurter allgemeine zeitung: dietro le sue quinte c’è a volte una testa corrotta.
come i giornalisti finanziano le loro ville in toscana .
ben lubrificato: il famigerato sistema dei premi giornalistici.
interviste compiacenti, viaggi come inviato speciale e frode fiscale .
ignobili compagni di sbornie. sguardo nel lavoro sporco dei giornalisti.
un pessimo trucco: come si truffano gli inserzionisti .
la spirale del silenzio: cosa non c’è nei giornali .
oggi su, domani giù: esecuzioni mediatiche.
secondo capitolo .
i nostri media: omologati, obbedienti all’autorità e riluttanti a fare ricerche.
thilo sarrazin: un eroe popolare è stato condannato.
propaganda: i prussiani dei balcani stanno arrivando.
i trucchi per l’inganno verbale della politica e dei media .
la perdita della credibilità .
terzo capitolo .
la verità sotto copertura: giornalisti di prima classe in linea con le élite .
forma la tua opinione (bild dir deine meinung).
giornalisti testimoni di nozze: come formare il proprio potere .
come spunta kai diekmann?
l’atlantik-brucke.
nella morsa dei servizi segreti.
i nomi: contatti controversi .
elogi imbarazzanti.
potere sotto copertura: tecniche di propaganda classica.
kallmorgen e bohnen - dubbi di esperti di pubbliche relazioni e di giornali rinomati.
i trolls di obama: la quinta colonna degli stati uniti d’america .
lo spirito del rockefeller: la commissione trilaterale .
in memoria del capo del frankfurter allgemeine zeitung .
..segue ./.
Segue da Pag.22: Il 9 maggio è l’ultimo campo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
L’altro pretesto – altrettanto astratto, privo di contenuto reale e di verità – è che con questo trattato si concorrerebbe a salvaguardare la pace, mentre tutti vedono che si organizza la guerra e che alla base di tutto il lavorio condotto per giungere alla costituzione di questa coalizione di Stati attorno al grande trust dell’acciaio e del carbone è l’intendimento di accelerare gli armamenti ed i preparativi di guerra. Unità europea e pace sarebbero due nobilissimi ideali; ma, allo stato attuale, si tratta di due menzogne convenzionali addotte a giustificazione di un piano che, invece, persegue fini diametralmente opposti. […] Oggi si usa la terminologia che esprimeva il grande e generoso ideale di Mazzini sulla federazione dei popoli europei per giustificare un’impresa che non ha niente a che fare con la concezione mazziniana del federalismo. Nel concetto di Mazzini si trattava di costituire una federazione di popoli, ma di tutti i popoli europei, senza discriminazione; scopo primordiale della federazione mazziniana doveva essere la pace, e strumento conseguente della politica di pace di tutta l’Europa doveva essere il disarmo generale. In questo caso, invece, accade tutto il contrario: si cerca di costituire una coalizione che deve proteggere interessi privati allo scopo di accelerare la preparazione alla guerra e di cristallizzare, approfondire ed aggravare la divisione dell’Europa e la divisione dei popoli all’interno di ciascun paese. Noi denunciamo questo inganno»1. L’Unione Europea si è per caso fatta promotrice del disarmo generale? Negli ultimi anni abbiamo assistito allo sviluppo di programmi militari europei (Permanent Structured Cooperation, European Intervention Initiative, etc.). Abbiamo sentito il Commissario Europeo all’Economia Paolo Gentiloni affermare che l’UE deve assumere un certo protagonismo sulle questioni internazionali, come in Libia, dove ora si accende in maniera sempre più violenta una guerra civile che è cominciata proprio con le “bombe democratiche” sganciate da paesi UE. Abbiamo letto le dichiarazioni di Ursula Von der Leyen in cui si affermava chiaramente e candidamente che il suo mandato avrebbe fatto assumere alla Commissione Europea un ruolo geopolitico. La contraddizione tra la retorica progressiva e la funzione reazionaria che la costruzione di una federazione europea poteva svolgere si è risolta a favore della seconda, e l’evento che ha segnato il passo fu proprio un’azione militare. Crollato il blocco sovietico, venuta meno l’esigenza dell’argine al comunismo di cui “l’ombrello della NATO” era lo strumento fondamentale, l’Europa poteva svolgere un ruolo autonomo nel panorama mondiale, puntando a riconquistare un certo peso anche a livello geopolitico. Quasi contemporaneamente alla firma del Trattato di Maastricht, a fine 1991 il cancelliere Helmut Kohl dichiarò che la Germania riconosceva l’indipendenza di Slovenia e Croazia, trascinandosi dietro tutti i paesi che all’epoca formavano la CEE e mettendo una seria ipoteca su qualsiasi risoluzione pacifica della questione jugoslava; le conseguenze le conosciamo tutti. Come ha detto il premio Nobel per la letteratura Peter Handke, con i bombardamenti su Belgrado «è morta l’Europa ed è nata l’Unione Europea». L’idea di una federazione europea è stata costruita non sulle esigenze e sul protagonismo dei popoli che la compongono, ma su di un progetto di vero e proprio dominio imperiale sostenuto ideologicamente da un profondo eurocentrismo; Romano Prodi, strenuo difensore dell’Unione Europea, nella puntata di Che tempo che fa? del 29 marzo scorso affermava, in maniera evidentemente criticabile, che «l’Europa è l’unica àncora della democrazia mondiale». Cos’è questa se non la riproposizione di una convinta superiorità della civiltà europea che ci portiamo dietro sin dai tempi coloniali? Ma ai “destini manifesti” non bisogna dare credito, perché sono questi che hanno prodotto l’imperialismo statunitense, così come la convinzione della purezza della razza ariana. Quest’ultimo paragone può sembrare esagerato, quasi offensivo, ma non lo è. Non lo è perché una certa contiguità, anche se ovviamente non una completa sovrapposizione, può essere riscontrata tra il progetto di integrazione europea e alcune riflessioni di importanti esponenti del nazi-fascismo. Il 5 agosto del 1943 Jean Monnet, ispiratore della Dichiarazione Schuman, affermò al Comitato Francese di Liberazione Nazionale che «non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale… Gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovranno riunirsi in una federazione»2. Vidkun Quisling, fondatore del partito fascista norvegese e tra i più famosi collaborazionisti del regime di Hitler (tanto che il suo cognome è diventato sinonimo di “governo fantoccio” in tutto il mondo), fu un convinto sostenitore della necessità di un’Europa federale, come accennato anche nella biografia scritta dallo storico e giornalista Hans Fredrik Dahl, al punto da produrre anche più di un documento in cui scendeva nel dettaglio di come il continente avrebbe dovuto essere riorganizzato alla fine della guerra mondiale. Lo scopo era quello di recuperare il ruolo egemonico perso dall’Europa, e questo non poteva avvenire, a suo avviso, se non attraverso la formazione di una più vasta area politica ed economica. Vidkun Quisling fu catturato dagli Alleati il 9 maggio. Si ritorna quindi al punto da cui avevo cominciato. La data del 9 maggio condensa in sé una quantità di significati straordinari, e proprio per questo è divenuta un campo di battaglia, l’ultimo della Seconda Guerra Mondiale. Alla caduta del Muro di Berlino alcuni giornali hanno riportato la notizia che Alessandro Natta, ex segretario del Partito Comunista Italiano, commentò dicendo: «qui crolla un mondo, cambia la storia… Ha vinto Hitler… Si realizza il suo disegno, dopo mezzo secolo». Più velenosamente, nel suo stile, Giulio Andreotti confessava che «amo la Germania; la amo così tanto che ne preferisco due». La data della conclusione del conflitto, di cui l’Unione Sovietica sopportò il peso maggiore, è stata appropriata da una realtà istituzionale nata al momento del crollo del blocco orientale con una guerra in seno all’Europa, una guerra che favorì l’accentuarsi di odi nazionalistici. L’Unione Europea ha espresso tutta la spinta democratica di cui è capace in una risoluzione che equipara il comunismo al nazismo, mentre finanzia e sostiene il governo ucraino in cui siedono ministri dichiaratamente nazisti. I vertici europei vogliono cancellare la memoria della dura lotta che l’URSS condusse contro i progetti hitleriani, trasformando la fine della carneficina causata dall’imperialismo nell’occasione di una vaga esaltazione della pace, da identificarsi tout court con istituzioni costruite nel sangue e altrettanto imperialiste. Non so se Natta avesse previsto tutto questo, probabilmente no, ma sicuramente ci aveva visto lungo. Se vogliamo difendere la pace, dobbiamo combattere l’Unione Europea; e il 9 maggio, se vogliamo festeggiare qualcosa, festeggiamo la Giornata della Vittoria. 1 Camera dei Deputati. Assemblea, Discussioni, I Legislatura, 932° seduta, 16 giugno 1952, p. 38833. === DISINFORMAZIONE STRATEGICA: È finalmente disponibile il libro di Udo Ulfkotte GIORNALISTI COMPRATI Come i politici, i servizi segreti e l'alta finanza dirigono i mass media tedeschi |
Frankfurt: Zambon Editore, 2020 trad. di Diego Siragusa ISBN: 978-88-98582-75-4 – 336 pagine, euro 18,00 Recensione: Giornalisti comprati e collusi con la Cia. Il libro di Udo Ulfkotte finalmente in italiano Di
Francesco
Santoianni, 10/02/2020 Essendo davvero arduo soffermarci qui sui tantissimi episodi di conclamata corruzione e di asservimento dei media riportati nel libro, preferiamo riportare in calce l’indice. E preferiamo concludere con quella che è stata l’ultima dichiarazione pubblica di Udo Ulfkotte. “Sono
stato un giornalista per circa 25 anni, e sono stato educato a
mentire, tradire e a non dire la verità al pubblico. I media
tedeschi e americani cercano di portare alla guerra le persone in
Europa, per fare la guerra alla Russia. Questo è un punto di non
ritorno e ho intenzione di alzarmi e dire che non è giusto quello
che ho fatto in passato: manipolare le persone per fare propaganda
contro la Russia e non è giusto quello che i miei colleghi fanno e
hanno fatto in passato, perché sono corrotti e tradiscono il popolo
non solo quello della Germania ma tutto il popolo europeo. Agli
Stati Uniti e all’Occidente non è bastato vincere sul socialismo
burocratico dell’est Europa, ora puntano alla conquista della
Russia e alle sue risorse e poi al suo più potente vicino: la Cina.
Il disegno è chiaro e solo la codardia dei governi europei e le
brigate di giornalisti comprati assecondano questo piano di egemonia
globale che, inevitabilmente, determinerà una Terza Guerra Mondiale
che non sarà combattuta coi carri armati ma coi missili nucleari. Ho
molto paura per una nuova guerra in Europa e non mi piace avere di
nuovo questo pericolo, perché la guerra non è mai venuta da sé,
c’è sempre gente che spinge per la guerra e a spingere non sono
solo i politici ma anche i giornalisti. Noi giornalisti abbiamo
tradito i nostri lettori, spingiamo per la guerra. Non voglio più
questo, sono stufo di questa propaganda. Viviamo in una repubblica
delle banane e non in un paese democratico dove c’è la libertà di
stampa.”
Udo Ulfkotte: Giornalisti comprati, Edizioni Zambon, 2020
Prefazione (di Diego Siragusa) Introduzione Primo capitolo Libertà di stampa simulata: esperienze con gli editori La verità esclusivamente per i giornalisti? Verità comprate: reti d’élite e servizi segreti Come fui corrotto da una compagnia petrolifera Frankfurter Allgemeine Zeitung: dietro le sue quinte c’è a volte una testa corrotta Come i giornalisti finanziano le loro ville in Toscana Ben lubrificato: il famigerato sistema dei premi giornalistici Interviste compiacenti, viaggi come inviato speciale e frode fiscale Ignobili compagni di sbornie. Sguardo nel lavoro sporco dei giornalisti Un pessimo trucco: come si truffano gli inserzionisti La spirale del silenzio: cosa non c’è nei giornali Oggi su, domani giù: esecuzioni mediatiche
Secondo capitolo I nostri media: omologati, obbedienti all’autorità e riluttanti a fare ricerche Thilo Sarrazin: un eroe popolare è stato condannato Propaganda: i prussiani dei Balcani stanno arrivando I trucchi per l’inganno verbale della politica e dei media La perdita della credibilità
Terzo capitolo La verità sotto copertura: giornalisti di prima classe in linea con le élite Forma la tua opinione (Bild Dir Deine Meinung) Giornalisti testimoni di nozze: come formare il proprio potere Come spunta Kai Diekmann? L’Atlantik-Brucke Nella morsa dei servizi segreti I nomi: contatti controversi Elogi imbarazzanti Potere sotto copertura: tecniche di propaganda classica Kallmorgen e Bohnen - Dubbi di esperti di pubbliche relazioni e di giornali rinomati I Trolls di Obama: la quinta colonna degli Stati Uniti d’America Lo spirito del Rockefeller: la Commissione Trilaterale In memoria del capo del Frankfurter Allgemeine Zeitung ..segue ./.
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