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La VOCE 2004

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La VOCE ANNO XXII N°8

aprile 2020

PAGINA b         - 30

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un articolo di patrizio ricci sulla manifestazione di domani a piazza s.pietro a favore dell' opposizione armata siriana. brandienzo via comitatononato - 7 mar 2020 ecco l'articolo di patrizio, un cristiano che non si fa ingannare dai falsi umanitari: "contrariamente alla rappresentazione nei media occidentali, la guerra in siria non è una guerra civile. questo perché gli iniziatori, i finanziatori e gran parte dei combattenti antigovernativi provengono dall’estero. né la guerra in siria è una guerra religiosa, poiché la siria era ed è ancora uno dei paesi più laici della regione e l’esercito siriano, come i suoi diretti oppositori, è esso stesso composto principalmente da sunniti. ma anche la guerra in siria non è una guerra di gasdotti, come sospettavano alcuni critici, perché i progetti di gasdotto in presunta concorrenza non sono mai esistiti, come ha confermato anche il presidente siriano. invece, la guerra in siria è una guerra di conquista e cambio di regime, che si è sviluppato in una guerra per procura geopolitica tra gli stati della nato da una parte – specialmente gli stati uniti, la gran bretagna e la francia – e la russia, l’iran e la cina dall’altra. in questo contesto si inserisce una manifestazione a san pietro l’8 marzo organizzato da sedicenti pacifisti che avrebbero a cuore il destino della città di idlib, laddove persistono tutte le forze jihadiste che hanno depredato e massacrato il popolo siriano. e’ l’ennesima iniziativa di parte che strumentalizza papa francesco (contro l’islam, contro la chiesa e contro il popolo siriano). lo scopo di queste iniziative – apparentemente mosse dall’ umanitarismo- è rafforzare il consenso popolare per consegnare la città di idlib permanentemente a tharir al sham, (al qaeda in siria). e’ infatti questa formazione che attualmente predomina ed amministra la città di idlib, sottratta illegalmente alla sovranità di uno stato riconosciuto dalle nazioni uniti . non importa quali sarebbero le motivazioni che muovono gli organizzatori, quando l’esito non è un’ipotesi futura: è già in atto. ma lo capirà avvenire che per domenica 8 marzo ha organizzato una strumentalizzazione del santo padre? perchè coinvolgere il vaticano in una strumentalizzazione politica (moralmente ingiusta) che dovrebbe, al contrario, supportare i tanti cristiani che vivono in tutta la siria ed anche in idlib? chi lo dice ai vescovi che dovrebbero fare moral suasion sulla ue e sugli usa affinché cessino le sanzioni sulla siria e questa nazione possa autodeterminarsi? io personalmente e molti amici ci abbiamo provato molte volte, ma inutilmente. al contrario la maggior parte della pubblicistica e delle iniziative di giudizio della situazione non supporta i cristiani, tanto meno il popolo siriano che a stento è riuscito a respingere la violenza jihadista che ha già privato tutta la popolazione di idlib di ogni libertà basilare presente in uno stato laico e democratico." ecco il loro appello: caro direttore, condividiamo con te e con i lettori di “avvenire” un invito che intendiamo lanciare a tutti. «avvertiamo il bisogno civile e umano di ringraziare papa francesco, l’unica autorità mondiale che ha ricordato il dramma dei civili di idlib, nel nord ovest della siria. siamo sconvolti dalle rare immagini di quei bambini assiderati, a volte da soli, a volte con i loro genitori o parenti. da una parte sono costretti a fuggire dalla siria verso la turchia da bombardamenti a tappeto che violano le regole più elementari del diritto umanitario internazionale e dall’altra sono impediti a trovare salvezza da un muro invalicabile e a oggi non valicato. non è un’emergenza improvvisa, tutto questo va avanti da mesi! si calcola che ormai siano almeno un milione gli esseri umani in fuga ammassati al confine, alcune stime parlano di un milione e cinquecentomila, in gran parte bambini. se non si trovasse una soluzione, urgente, le operazioni militari raddoppieranno gli sfollati, per i quali non ci sono neanche tendopoli. per tutti costoro ci sono soltanto due sottili corridoi umanitari aperti dall’onu per portar loro qualche genere di prima necessità: questo è inammissibile. avvertiamo dunque l’urgenza di manifestare la nostra gratitudine a papa francesco e dimostrare al mondo che il suo appello per questa umanità abbandonata e tradita non è caduto nel vuoto. questi nostri fratelli e queste nostre sorelle non possono essere dimenticati. per questo domenica otto marzo, giornata dedicata alle donne di tutto il mondo, anche le madri, disperate di idlib, alle bambine, alle anziane che soffrono nel gelo di idlib, un gruppo di noi, nel pieno rispetto di ogni misura di sicurezza, sarà in piazza san pietro. ci incontreremo alle 11,15 davanti alla sala stampa vaticana per andare in piazza san pietro con un solo striscione: “per i dimenticati di idlib”. «avvertiamo l’urgenza di manifestare la nostra gratitudine a papa francesco e dimostrare al mondo che il suo appello per questa umanità abbandonata e tradita non è caduto nel vuoto. questi nostri fratelli e sorelle di idlib non possono essere dimenticati. perciò domenica 8 marzo, un gruppo di noi alle 12, nel pieno rispetto di ogni misura di sicurezza, sarà in piazza san pietro alla recita dell’angelus». si conclude così l’appello – lanciato da associazione giornalisti amici di padre dall’oglio, amnesty international italia, caritas italiana, centro astalli, comunità di sant’egidio, coordinamento dei siriani liberi di milano, focsiv, siria libera e democratica, ucoii, magis-movimento e azione dei gesuiti italiani per lo sviluppo, ucsi, articolo 21, associazione culturale islamica in italia, comunità siriana in umbria, fesmi-federazione della stampa missionaria italiana, fondazione migrantes, associazione educatori senza frontiere, associazione francesco realmonte, coe, comitato collegamento di cattolici per una civiltà dell’amore, cvx, engim-ente nazionale giuseppini del murialdo, fondazione exodus, masci italia, movimento shalom, pax christi e da illustri personalità – pubblicato il 5 marzo su “avvenire” con l’invito, firmato e rilanciato dal direttore marco tarquinio, per chi non potrà esserci, a esporre una luce o a seguire la preghiera in tv. (qui l’elenco completo anche delle firme individuali). "e’ inutile dire che dopo il cessate il fuoco – che se rispettato dai cosiddetti ribelli fornirà la massima sicurezza su idlib – un appello del genere non ha alcuna ragione di esistere se non la continuazione della campagna di criminalizzazione e rancore verso lo stato siriano e del suo esercito, esercito di leva, esercito di popolo. non sarebbe più opportuno chiedere la fuoriuscita dalla città delle formazioni terroristiche? questa problematica non viene neanche menzionata. eppure le formazioni terroristiche che amministrano idlib sono state giudicate come tali dalle nazioni unite e dagli stessi stati uniti d’america. come ho già detto, molte volte non è l’umanità che ispira certe iniziative, ma la strumentalizzazione. dispiace enormemente che nella chiesa la fede sembra non riesca a generare più un giudizio moralmente corretto che faccia da argine a certe narrazioni conniventi con il potere. conseguentemente, se non esiste una narrazione corretta, anche il giudizio ne sarà minato. patrizio ricci by @vietatoparlare.it" in questo momento in cui le forze oscure dell'imperialismo e della reazione cercano ancora di impedire la riconquista della piena sovranità e dei diritti democratici della siria laica, è opportuno leggere l'appello delle donne siriane (trasmesso da enrico vigna) per la pace, l'indipendenza e la difesa dei loro diritti. vincenzo brandi. siria 8 marzo 2020: un appello delle donne siriane nel paese aggredito. di enrico vigna, 9 marzo 2020. parallelamente l'unione, membro della federazione democratica internazionale delle.
donne ( widf), ha invitato le organizzazioni internazionali e delle donne a sostenere la resistenza all’aggressione, delle donne siriane e il diritto del popolo siriano a vivere con dignità e libertà, esortando le donne che celebrano l’8 marzo nel mondo, ad opporsi agli aggressori del popolo e dello stato siriano. sui fronti di battaglia, nella società, nelle famiglie: ferme e risolute nella difesa della propria patria libera, sovrana, indipendente. da nove anni, ogni giorno, le donne siriane seppelliscono figli, fratelli e mariti, vittime di una cinica aggressione che ha avuto e ha tutt’oggi negli usa, nella nato e in israele i burattinai, e nella turchia, nell’arabia saudita i complici. tutti celati dietro al terrorismo dell’isis e dei cosiddetti “ribelli moderati”, nella realtà la fanteria di terra per abbattere la siria laica, multietnica e multi religiosa. penultimo tassello (l’altro è l’iran) dell’asse della resistenza in medio oriente e storico alleato della lotta dei palestinesi. nel paese la situazione alimentare, sanitaria e lavorativa è drammatica, nonostante gli sforzi del governo di unità nazionale, e dei paesi alleati o solidali (… i 3/4 dell’umanità). come in tutti i conflitti sono le donne a cercare con ogni mezzo di continuare a provvedere alle famiglie, a confortare bambini e sopravvissuti, a credere e lottare comunque, ad alimentare la speranza nella vita. loro che la vita ce la donano. quanto succede in siria, così come in ogni guerra, non è altro che la conferma di quanto siano incredibilmente forti e imprescindibili. in questo otto marzo, festeggiato in tutto il mondo come giornata internazionale della donna, vorrei riservarlo a loro, senza dimenticare ogni donna in piedi o schiacciata nella lotta per la propria emancipazione, per la difesa della propria terra o per la liberazione del proprio paese. dalle donne yemenite, a quelle libiche, afgane, del donbass, alle donne venezuelane e così via. tutte incluse in un grande abbraccio di solidarietà e in un impegno costante di sostegno concreto. forse per spiegare questa valorosa resistenza e forza delle donne siriane di oggi, occorrerebbe ricordare agli aggressori e ai loro mercenari, che queste donne hanno radici millenari nella lotta contro lo straniero. in siria, la lunga storia delle donne e del loro ruolo assolutamente paritario con l’uomo, risale alla guerriera zenobia [240 - 274 d.c.], la regina ribelle del regno di palmira, la donna che fece tremare l’impero romano, che guidò la mitica rivolta del suo popolo contro gli invasori romani. sempre in continuità con le radici secolari a cui la siria fa appello per la sua resistenza, ne è esempio il battaglione femminile costituito nell’area di qamishli, guidato da jazya al-taeemi, si è chiamato le "khansawat della siria", prendendo il nome di al-khansaa, una famosa eroina araba, che storicamente è conosciuta per il suo coraggio e le sue battaglie. nel corso dei millenni, la siria ha sempre considerato e realizzato i diritti delle donne, come costituenti pieni e fecondi della sua civiltà e società. e oggi i distrazionisti professionali vorrebbero riportare indietro la storia o addirittura trascinare la condizione delle donne siriane in quella, allucinante e medievale dell’arabia saudita o dei paesi del golfo. cerchiamo di mettere alcuni elementi storici in chiaro e confrontiamoli con gli stati uniti, questi presunti “paladini, avanguardie di libertà e diritti umani nel mondo”. la repubblica araba siriana concesse il suffragio femminile nel 1953, appena 7 anni dopo essersi liberata dall'occupazione colonialista francese. gli usa si liberarono dalla tirannia inglese nel 1776, ma diedero alle donne il diritto di voto, 144 anni dopo, nel 1920. gli stati uniti non hanno mai avuto una vicepresidente donna. in siria il vicepresidente della repubblica araba siriana dal 2006, è najah al attar. suo padre era un partigiano che ha combattuto contro gli occupanti francesi per la liberazione del paese. la vice presidenza siriana è nominata dal presidente e ha responsabilità simili a quelle degli stati uniti. se il presidente siriano dovesse diventare inabile, il suo vice presidente assume la presidenza. najah al attar. la dott.ssa bouthaina shaaban è tra le figure più importanti come consulente del presidente della siria. docente di poesia all'università di damasco, oltre a un dottorato in letteratura inglese. dr. bouthaina shaaban. confrontando le popolazioni degli stati uniti e la ras (318,9 milioni gli usa; 23 milioni la ras) e le donne in posizioni di comando, gli stati uniti sembrano essere abitanti delle caverne tribali in confronto alla siria. impressionante e più ancora rovinante è il confronto con il più fedele alleato statunitense nell’area, quell’arabia saudita, che ha concesso alle donne di votare ( a una minima parte), nel dicembre 2015. sono 130.000 le donne saudite che hanno potuto registrarsi al voto, rispetto a 1.350.000 uomini sauditi. naturalmente, le donne che votano, devono chiedere il permesso ai loro accompagnatori maschi e devono essere accompagnate ai seggi elettorali. questo vorrebbero trasferirlo in siria. prima dell’aggressione il cosiddetto femminicidio e altri crimini contro le donne, di fatto non esistevano nella repubblica araba siriana. lo stupro è un considerato un crimine capitale nella ras. da quando, stati uniti, nato, sauditi, paesi del golfo e i loro mercenari terroristi hanno lanciato questa banditesca congiura internazionale contro questo piccolo paese, i crimini contro le donne siriane hanno raggiunto proporzioni criminali di guerra. basta notre quante donne siriane hanno importanti ruoli guida nel governo siriano di unità nazionale. il ruolo delle donne nella magistratura, nelle scuole, nella sanità, nell’esercito, nella resistenza contro l’aggressione. donne laiche, religiose delle dodici fedi nel paese, tradizionaliste. ..segue ./.

Un articolo di Patrizio Ricci sulla manifestazione di domani a Piazza S.Pietro a favore dell' opposizione armata siriana.

brandienzo via ComitatoNoNato - 7 mar 2020 Ecco l'articolo di Patrizio, un cristiano che non si fa ingannare dai falsi umanitari:

"Contrariamente alla rappresentazione nei media occidentali, la guerra in Siria non è una guerra civile. Questo perché gli iniziatori, i finanziatori e gran parte dei combattenti antigovernativi provengono dall’estero.
Né la guerra in Siria è una guerra religiosa, poiché la Siria era ed è ancora uno dei paesi più laici della regione e l’esercito siriano, come i suoi diretti oppositori, è esso stesso composto principalmente da sunniti.
Ma anche la guerra in Siria non è una guerra di gasdotti, come sospettavano alcuni critici, perché i progetti di gasdotto in presunta concorrenza non sono mai esistiti, come ha confermato anche il presidente siriano.
Invece, la guerra in Siria è una guerra di conquista e cambio di regime, che si è sviluppato in una guerra per procura geopolitica tra gli stati della NATO da una parte – specialmente gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia – e la Russia, l’Iran e la Cina dall’altra.
In questo contesto si inserisce una manifestazione a San Pietro l’8 marzo organizzato da sedicenti pacifisti che avrebbero a cuore il destino della città di Idlib, laddove persistono tutte le forze jihadiste che hanno depredato e massacrato il popolo siriano.
E’ l’ennesima iniziativa di parte che strumentalizza papa Francesco (contro l’Islam, contro la Chiesa e contro il popolo siriano). Lo scopo di queste iniziative – apparentemente mosse dall’ umanitarismo- è rafforzare il consenso popolare per consegnare la città di Idlib permanentemente a Tharir al Sham, (al Qaeda in Siria). E’ infatti questa formazione che attualmente predomina ed amministra la città di Idlib, sottratta illegalmente alla sovranità di uno stato riconosciuto dalle Nazioni Uniti .
Non importa quali sarebbero le motivazioni che muovono gli organizzatori, quando l’esito non è un’ipotesi futura: è già in atto.
Ma lo capirà Avvenire che per domenica 8 marzo ha organizzato una strumentalizzazione del Santo Padre? Perchè coinvolgere il Vaticano in una strumentalizzazione politica (moralmente ingiusta) che dovrebbe, al contrario, supportare i tanti cristiani che vivono in tutta la Siria ed anche in Idlib? Chi lo dice ai vescovi che dovrebbero fare moral suasion sulla UE e sugli USA affinché cessino le sanzioni sulla Siria e questa nazione possa autodeterminarsi?
Io personalmente e molti amici ci abbiamo provato molte volte, ma inutilmente.

Al contrario la maggior parte della pubblicistica e delle iniziative di giudizio della situazione non supporta i cristiani, tanto meno il popolo siriano che a stento è riuscito a respingere la violenza jihadista che ha già privato tutta la popolazione di Idlib di ogni libertà basilare presente in uno stato laico e democratico."

Ecco il loro appello:
Caro direttore,
condividiamo con te e con i lettori di “Avvenire” un invito che intendiamo lanciare a tutti. «Avvertiamo il bisogno civile e umano di ringraziare papa Francesco, l’unica autorità mondiale che ha ricordato il dramma dei civili di Idlib, nel nord ovest della Siria. Siamo sconvolti dalle rare immagini di quei bambini assiderati, a volte da soli, a volte con i loro genitori o parenti. Da una parte sono costretti a fuggire dalla Siria verso la Turchia da bombardamenti a tappeto che violano le regole più elementari del diritto umanitario internazionale e dall’altra sono impediti a trovare salvezza da un muro invalicabile e a oggi non valicato. Non è un’emergenza improvvisa, tutto questo va avanti da mesi! Si calcola che ormai siano almeno un milione gli esseri umani in fuga ammassati al confine, alcune stime parlano di un milione e cinquecentomila, in gran parte bambini. Se non si trovasse una soluzione, urgente, le operazioni militari raddoppieranno gli sfollati, per i quali non ci sono neanche tendopoli. Per tutti costoro ci sono soltanto due sottili corridoi umanitari aperti dall’Onu per portar loro qualche genere di prima necessità: questo è inammissibile. Avvertiamo dunque l’urgenza di manifestare la nostra gratitudine a papa Francesco e dimostrare al mondo che il suo appello per questa umanità abbandonata e tradita non è caduto nel vuoto. Questi nostri fratelli e queste nostre sorelle non possono essere dimenticati. Per questo domenica otto marzo, giornata dedicata alle donne di tutto il mondo, anche le madri, disperate di Idlib, alle bambine, alle anziane che soffrono nel gelo di Idlib, un gruppo di noi, nel pieno rispetto di ogni misura di sicurezza, sarà in piazza San Pietro. Ci incontreremo alle 11,15 davanti alla sala stampa vaticana per andare in Piazza San Pietro con un solo striscione: “Per i dimenticati di Idlib”
«Avvertiamo l’urgenza di manifestare la nostra gratitudine a papa Francesco e dimostrare al mondo che il suo appello per questa umanità abbandonata e tradita non è caduto nel vuoto. Questi nostri fratelli e sorelle di Idlib non possono essere dimenticati. Perciò domenica 8 marzo, un gruppo di noi alle 12, nel pieno rispetto di ogni misura di sicurezza, sarà in piazza San Pietro alla recita dell’Angelus». Si conclude così l’appello – lanciato da Associazione Giornalisti amici di padre Dall’Oglio, Amnesty International Italia, Caritas Italiana, Centro Astalli, Comunità di Sant’Egidio, Coordinamento dei Siriani Liberi di Milano, Focsiv, Siria Libera e Democratica, Ucoii, Magis-Movimento e azione dei Gesuiti italiani per lo sviluppo, Ucsi, Articolo 21, Associazione culturale islamica in Italia, Comunità siriana in Umbria, Fesmi-Federazione della stampa missionaria italiana, Fondazione Migrantes, Associazione Educatori senza frontiere, Associazione Francesco Realmonte, Coe, Comitato Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore, Cvx, Engim-Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo, Fondazione Exodus, Masci Italia, Movimento Shalom, Pax Christi e da illustri personalità – pubblicato il 5 marzo su “Avvenire” con l’invito, firmato e rilanciato dal direttore Marco Tarquinio, per chi non potrà esserci, a esporre una luce o a seguire la preghiera in tv.
(Qui l’elenco completo anche delle firme individuali)

"E’ inutile dire che dopo il cessate il fuoco – che se rispettato dai cosiddetti ribelli fornirà la massima sicurezza su Idlib – un appello del genere non ha alcuna ragione di esistere se non la continuazione della campagna di criminalizzazione e rancore verso lo stato siriano e del suo esercito, esercito di leva, esercito di popolo.
Non sarebbe più opportuno chiedere la fuoriuscita dalla città delle formazioni terroristiche? Questa problematica non viene neanche menzionata. Eppure le formazioni terroristiche che amministrano Idlib sono state giudicate come tali dalle Nazioni Unite e dagli stessi Stati Uniti d’America.
Come ho già detto, molte volte non è l’umanità che ispira certe iniziative, ma la strumentalizzazione. Dispiace enormemente che nella Chiesa la fede sembra non riesca a generare più un giudizio moralmente corretto che faccia da argine a certe narrazioni conniventi con il potere. Conseguentemente, se non esiste una narrazione corretta, anche il giudizio ne sarà minato.
patrizio ricci by @vietatoparlare.it"

In questo momento in cui le forze oscure dell'imperialismo e della reazione cercano ancora di impedire la riconquista della piena sovranità e dei diritti democratici della Siria laica, è opportuno leggere l'appello delle donne siriane (trasmesso da Enrico Vigna) per la pace, l'indipendenza e la difesa dei loro diritti. Vincenzo Brandi

Siria 8 marzo 2020: un Appello delle donne siriane nel paese aggredito.



di Enrico Vigna, 9 marzo 2020


Parallelamente l'Unione, membro della Federazione Democratica Internazionale delle
Donne ( WIDF), ha invitato le organizzazioni internazionali e delle donne a sostenere la resistenza all’aggressione, delle donne siriane e il diritto del popolo siriano a vivere con dignità e libertà, esortando le donne che celebrano l’8 marzo nel mondo, ad opporsi agli aggressori del popolo e dello stato siriano.

Sui fronti di battaglia, nella società, nelle famiglie: ferme e risolute nella difesa della propria patria libera, sovrana, indipendente.

Da nove anni, ogni giorno, le donne siriane seppelliscono figli, fratelli e mariti, vittime di una cinica aggressione che ha avuto e ha tutt’oggi negli USA, nella NATO e in Israele i burattinai, e nella Turchia, nell’Arabia Saudita i complici. Tutti celati dietro al terrorismo dell’ISIS e dei cosiddetti “ribelli moderati”, nella realtà la fanteria di terra per abbattere la Siria laica, multietnica e multi religiosa. Penultimo tassello (l’altro è l’Iran) dell’Asse della Resistenza in Medio oriente e storico alleato della lotta dei palestinesi.

Nel paese la situazione alimentare, sanitaria e lavorativa è drammatica, nonostante gli sforzi del governo di unità nazionale, e dei paesi alleati o solidali (… i 3/4 dell’umanità). Come in tutti i conflitti sono le donne a cercare con ogni mezzo di continuare a provvedere alle famiglie, a confortare bambini e sopravvissuti, a credere e lottare comunque, ad alimentare la speranza nella vita. Loro che la vita ce la donano. Quanto succede in Siria, così come in ogni guerra, non è altro che la conferma di quanto siano incredibilmente forti e imprescindibili.

In questo otto marzo, festeggiato in tutto il mondo come giornata internazionale della donna, vorrei riservarlo a loro, senza dimenticare ogni donna in piedi o schiacciata nella lotta per la propria emancipazione, per la difesa della propria terra o per la liberazione del proprio paese. Dalle donne yemenite, a quelle libiche, afgane, del Donbass, alle donne venezuelane e così via. Tutte incluse in un grande abbraccio di solidarietà e in un impegno costante di sostegno concreto.

Forse per spiegare questa valorosa resistenza e forza delle donne siriane di oggi, occorrerebbe ricordare agli aggressori e ai loro mercenari, che queste donne hanno radici millenari nella lotta contro lo straniero. In Siria, la lunga storia delle donne e del loro ruolo assolutamente paritario con l’uomo, risale alla guerriera Zenobia [240 - 274 d.C.], la regina ribelle del Regno di Palmira, la donna che fece tremare l’Impero romano, che guidò la mitica rivolta del suo popolo contro gli invasori romani.


Sempre in continuità con le radici secolari a cui la Siria fa appello per la sua resistenza, ne è esempio il Battaglione femminile costituito nell’area di Qamishli, guidato da Jazya al-Taeemi, si è chiamato le "Khansawat della Siria", prendendo il nome di al-Khansaa, una famosa eroina araba, che storicamente è conosciuta per il suo coraggio e le sue battaglie.

Nel corso dei millenni, la Siria ha sempre considerato e realizzato i diritti delle donne, come costituenti pieni e fecondi della sua civiltà e società. E oggi i distrazionisti professionali vorrebbero riportare indietro la storia o addirittura trascinare la condizione delle donne siriane in quella, allucinante e medievale dell’Arabia saudita o dei paesi del Golfo.

Cerchiamo di mettere alcuni elementi storici in chiaro e confrontiamoli con gli Stati Uniti, questi presunti “paladini, avanguardie di libertà e diritti umani nel mondo”.

La Repubblica araba siriana concesse il suffragio femminile nel 1953, appena 7 anni dopo essersi liberata dall'occupazione colonialista francese. Gli USA si liberarono dalla tirannia inglese nel 1776, ma diedero alle donne il diritto di voto, 144 anni dopo, nel 1920.

Gli Stati Uniti non hanno mai avuto una vicepresidente donna. In Siria il vicepresidente della Repubblica Araba Siriana dal 2006, è Najah al Attar. Suo padre era un partigiano che ha combattuto contro gli occupanti francesi per la liberazione del paese.

La vice presidenza siriana è nominata dal presidente e ha responsabilità simili a quelle degli Stati Uniti. Se il presidente siriano dovesse diventare inabile, il suo vice presidente assume la presidenza.
Najah al Attar
La dott.ssa Bouthaina Shaaban è tra le figure più importanti come consulente del presidente della Siria. Docente di poesia all'Università di Damasco, oltre a un dottorato in letteratura inglese.

Dr. Bouthaina Shaaban
Confrontando le popolazioni degli Stati Uniti e la RAS (318,9 milioni gli USA; 23 milioni la RAS) e le donne in posizioni di comando, gli Stati Uniti sembrano essere abitanti delle caverne tribali in confronto alla Siria.

Impressionante e più ancora rovinante è il confronto con il più fedele alleato statunitense nell’area, quell’Arabia Saudita, che ha concesso alle donne di votare ( a una minima parte), nel dicembre 2015. Sono 130.000 le donne saudite che hanno potuto registrarsi al voto, rispetto a 1.350.000 uomini sauditi. Naturalmente, le donne che votano, devono chiedere il permesso ai loro accompagnatori maschi e devono essere accompagnate ai seggi elettorali. Questo vorrebbero trasferirlo in Siria.

Prima dell’aggressione il cosiddetto femminicidio e altri crimini contro le donne, di fatto non esistevano nella Repubblica Araba Siriana. Lo stupro è un considerato un crimine capitale nella RAS. Da quando, Stati Uniti, NATO, Sauditi, Paesi del Golfo e i loro mercenari terroristi hanno lanciato questa banditesca congiura internazionale contro questo piccolo paese, i crimini contro le donne siriane hanno raggiunto proporzioni criminali di guerra.

Basta notre quante donne siriane hanno importanti ruoli guida nel governo siriano di Unità nazionale. Il ruolo delle donne nella magistratura, nelle scuole, nella sanità, nell’esercito, nella resistenza contro l’aggressione. Donne laiche, religiose delle dodici fedi nel paese, tradizionaliste
..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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