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La VOCE 2004

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La VOCE ANNO XXII N°8

aprile 2020

PAGINA 7

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
segue da pag.6: 8 marzo, usb: in italia le donne producono lavoro gratuito per 395 miliardi, è tempo di cambiare. negli anni’90 del xx secolo si era imposta una sorta di “visione tecnocratica”, il cui “ubi consistam” era basato sull’idea dell’eternità di una “società affluente” che rendeva ineluttabile lo spostamento definitivo dei valori e dei principi che avevano ispirato il formarsi della sinistra politica nelle sue diverse declinazioni. sul piano culturale si era poi affermata, fino al punto di assumere forza egemonica, l’ineluttabilità dell’accentuarsi delle disuguaglianze economiche e sociali. le disuguaglianze erano ormai intese come il solo motore possibile per far marciare un economia ormai esclusivamente fondata sul mercato finanziario e il presupposto indispensabile per la definitiva affermazione di un sistema politico nel quale il vecchio schema liberal – democratico fondato sul confronto parlamentare si modificava attraverso l’esercizio di un metodo fondato sull’ “estetica del pubblico”. le contraddizioni della modernità reclamano invece il ritorno a una riflessione attorno alle coordinate possibili di un indirizzo di sviluppo alternativo allo scenario esistente. occorre rilanciare l’esigenza di tornare a “pensare in grande” un diverso modello di futuro. non è sufficiente pensare al ritorno del “welfare” o alla”green economy”: serve qualcosa di più ampio e strutturalmente orientato nel suo complesso. la ricostruzione di un intreccio tra etica e politica potrebbe rappresentare il passaggio fondamentale per delineare i contorni di una “società sobria” avendo come base di proposta una nuova “teoria dei bisogni”. va posta al centro la prospettiva di una società alternativa a quella fondata su di un’economia dell’arricchimento e dell’individualismo competitivo. un’economia dell’arricchimento che, come abbiamo visto, trova la sua pertinenza non nel concetto di utilità sociale ma di accumulo privato. un accumulo privato inteso come collezione di beni riservati a una fetta piccolissima di popolazione. ciò che sta accadendo attorno a noi in questi giorni dimostra con grande chiarezza tutta la distorsione che provoca nell’insieme della prospettiva umana questo modello basato sulla “voracità soggettiva”. sono tre le grandi questioni che debbono essere affrontate ripensando anche ai nostri lasciti identitari. sul recupero di una capacità d’analisi e di progetto deve essere fondata una nuova idea politica di uguaglianza e solidarietà sociale: 1) lo sfruttamento dell’individuo e del collettivo : il meccanismo, davvero chiaro, della costrizione nella “condizione di classe”. 2) il rapporto tra consumo del pianeta in termini complessivi di suolo e di risorse naturali e la stessa prospettiva di vivibilità del genere umano (dentro a questo punto stanno richiamo alle guerre e alle epidemie: i grandi temi dell’attualità); quella della capacità cognitiva, in termini globali di formazione, informazione, capacità di trasmissione di notizie e cultura e quindi di educazione globale. chiusura scuole e divieto di riunione: decisioni governative inaccettabili e distruttive. di piero bernocchi. decidere, da parte del governo, la chiusura delle scuole e il divieto di riunione – anche con numeri limitati di persone – è atto inaccettabile e distruttivo per la scuola e per l’intera società. dopo 15 giorni di campagna terroristica, con le tv a reti unificate a trasmettere “tutto il virus minuto per minuto” 24 ore su 24, sembrava che finalmente ci si sforzasse di attenuare l’effetto-panico indotto da provvedimenti del tutto sproporzionati alla realtà e da una informazione sovraeccitata e famelica di audience. anche perchè nel frattempo un sempre maggior numero di esperti italiani e internazionali aveva segnalato che: 1) il numero di morti per malattia nel nostro paese (dati istituto superiore di sanità iss) è, tra gli over 65, in media 240 al giorno, e inserendo gli under 65 morti per infarto o patologie cardiovascolari, tumori, inquinamento, fumo, alcool o infezioni varie, si arriva oltre i 350 quotidiani. dunque, i tre/quattro morti al giorno, associati al coronavirus, sono circa un centesimo del totale dei morti giornalieri di malattia in italia; 2) i dati smentiscono la “estrema contagiosità” del virus. e’ oramai convinzione generale che il virus circoli in italia da almeno un mese e mezzo. se i malati conclamati dopo tutto questo tempo non superano ad oggi i tremila (e anche ipotizzando che i contagiati “silenti” siano almeno il triplo e si giunga ad una cifra di 10 mila persone), tra l’inizio di novembre 2019 e gennaio 2020 i dati dell’iss e del ministero della sanità parlano di almeno un milione e mezzo di “allettati” per influenza “normale” (e nell’intero anno 2019 circa 5 milioni), lasciando supporre che con gli asintomatici il numero sia stato ancora maggiore. dunque, milioni di contro a migliaia o al massimo decine di migliaia; 3) anche la percentuale di mortalità viene confutata da molti specialisti. l’assessore regionale alla sanità lombarda ha detto che tra i casi verificati nella propria regione ben il 50% sono asintomatici. giovanni maga, direttore dell’istituto di genetica molecolare del cnr di pavia, ha dichiarato: “forse per ogni caso rintracciato ce ne sono due che non scopriamo“. e il 28 febbraio l’autorevole new england journal of medicine ha sottolineato: ” se assumiamo che il numero dei casi asintomatici sia molto più alto dei casi riportati, allora il tasso di mortalità potrebbe essere considerevolmente inferiore all’1%”. il dato fornito dall’oms, di un 3% o più, è dunque fuori misura perchè calcolato solo sui casi conclamati, nettamente inferiori a quelli reali. va ricordato comunque che nel 2017 di “normale” influenza sono morte in italia (dato istat) 663 persone ma se si tiene conto delle complicazioni polmonari e cardiovascolari si arriva a circa 8 mila, di contro all’attuale centinaio, e per giunta con il decisivo punto interrogativo, posto da borrelli, capo della protezione civile, secondo il quale “la dipendenza di questi decessi da coronavirus non è ancora stata accertata per nessuna di queste morti“. tutti questi elementi inconfutabili avrebbero dovuto spingere verso una normalizzazione dei divieti e delle chiusure. invece succede il contrario, addirittura si chiudono le scuole per 10 giorni anche dove non c’è neanche un caso di contagio, si vogliono vietare le riunioni e le iniziative persino al chiuso e di poche decine di persone. mentre nel contempo ogni giorno centinaia di treni portano centinaia di migliaia di persone da nord a sud e viceversa, peraltro stipate a mille a mille, altro che un metro di distanza. i supermercati e i centri commerciali sono tutti aperti, e giornalmente vi passano cento volte, in media, le persone che circolano in una scuola e per giunta non “under 20” ma “over 50, 60 e 70” in buona misura. io sono per l’apertura dei supermercati e per la circolazione dei treni. ma è insopportabile che vengano chiuse le scuole perchè considerate superflue, così come i musei, le mostre, gli avvenimenti culturali, mettendo oltretutto in estrema difficoltà milioni di famiglie, mentre gli apologeti dell’istruzione a distanza ne stanno approfittando per dimostrare che si può fare un’istruzione senza scuole, e senza docenti, con gli studenti chiusi a casa davanti al proprio computer. e questa chiusura avrà effetti ancor più disastrosi sull’economia, visto che, presa dopo 15 giorni dall’inizio del panico-virus, convincerà anche i più scettici che la situazione stia precipitando. e anche dove non ci sono focolai, milioni di persone eviteranno anche di uscire per andare al cinema, a teatro, nei ristoranti o per riunirsi anche in poche decine. e quei pochi turisti (35 milioni di cancellazioni in una settimana) che ancora volevano venire in italia annulleranno pure essi le prenotazioni e saremo messi al bando anche nei pochi paesi (i quali peraltro non danno alcuna seria informazione sui “loro” malati) che tenevano ancora le porte aperte agli italiani. e non si tratta solo del turismo (comunque il 14% dell’intera economia nazionale). stanno crollando decine di migliaia di piccole e medie attività di ristorazione, accoglienza, ospitalità, artigianato, commercio, produzione e diffusione alimentare. il perchè di tutto questo lo ha spiegato, quasi in un impeto di sfacciataggine impunita, conte alla fine della conferenza stampa di ieri. il vero punto grave, allarmante e drammatico, ha confessato, è quello della pesante insufficienza degli ospedali italiani a garantire il ricovero in terapia intensiva per quella minoranza di pazienti con gravi patologie pregresse o assai in là con l’età che hanno, e avranno, bisogno di terapie e cure speciali, che oggi il sistema ospedaliero, falcidiato – questo lo aggiungiamo noi – dai tagli economici e strutturali nell’ultimo ventennio, dalle privatizzazioni e dalla sciagurata frammentazione regionale, non è affatto in grado di garantire per numeri significativi,
come hanno ripetutamente denunciato in questi anni, e come stanno ribadendo in questi giorni, i nostri/e cobas della sanità. ma se così si ammette che sia, gli unici, veri e decisivi provvedimenti sono: 1) un massiccio investimento, e rapidissimo, nelle strutture per la terapia intensiva e per la rianimazione su tutto il territorio nazionale ma in particolare al sud che ne è poverissimo; 2) la requisizione momentanea di tutte le strutture private adeguate a tale bisogna; 3) norme di massima precauzione solo per le fasce davvero ad alto rischio, cittadini/e con serie patologie pregresse, anziani e anche persone di ogni età con. sistemi immunitari significativamente indeboliti: insomma, per tutti/e coloro che annualmente rischiano di morire , o muoiono a migliaia, durante le “normali” epidemie influenzali (circa 8000 l’anno scorso), senza che nessuno, fino a ieri, ci abbia manco fatto caso. sogno ai tempi del coronavirus. un racconto di marco cinque. l’altra notte ho sognato di uscire di casa, come fossi in preda a una qualche crisi di astinenza e vagavo in cerca di persone da baciare e abbracciare, ma non c’era nessuno. percepivo solo sguardi in cagnesco di ombre ostili. non ero malato, ma lo stesso mi sentivo un appestato, per aver osato esprimere questa mia necessità di vicinanza agli altri. un incubo insomma. nel sogno ho pensato alla natura di questo virus, alle sue ragioni e se avesse qualcosa da insegnarci oppure, come tutti i virus, fosse solo un inciampo dannoso da cancellare dai nostri orizzonti umani. di nascosto, ho provato a colloquiare con questo minuscolo mostro, per chiedergli del casino che stava combinando. lui mi ha risposto a gesti, facendomi capire che non aveva cattive intenzioni e non faceva distinzioni di classe o razziali per essere ospitato: qualunque corpo gli andava bene, prima di essere combattuto, fagocitato e sconfitto dalle difese immunitarie. poi, sempre gesticolando, l’infinitesimale, orrida creatura mi ha fatto capire che forse avrei fatto bene a ribaltare la prospettiva di ragionamento, a guardarmi cioè coi suoi stessi occhi: ed eccomi qui, un virus gigantesco che sta infettando il corpo della terra. ed ecco la terra che non riesce a trovare un antidoto, un vaccino per proteggersi dall’infezione. ed ecco altri virus minuscoli che cercano di aiutare la loro madre a proteggersi, per contenere il dilagare della malattia che la sta uccidendo. “distanza almeno un metro. vietato baciarsi, vietato abbracciarsi, darsi la mano. è pericoloso”. le direttive dei governi vengono prese in parola. dalle motovedette e da veloci imbarcazioni si vedono esseri inumani che colpiscono i loro simili più sfortunati con bastoni lunghi due metri, li crivellano con armi da fuoco, li lasciano affogare alla deriva: “state lontano, non vi vogliamo, siamo già troppi e poi ci infettate con la vostra cultura, con la vostra miseria, con le vostre malattie. via, andate via, per noi anche voi siete un virus!” poi c’è l’altro virus, quello minuscolo, quello vero, che non obbedisce agli ordini, ai muri, ai porti chiusi, ai bastoni lunghi due metri, alle frontiere, agli eserciti, alle promesse di denaro e potere, alle raffiche delle armi più evolute. no, non c’è modo di fermarlo e forse smettere di baciarci e abbracciarci allungherà solo l’agonia in cui ci stiamo dibattendo. finalmente mi sveglio, indosso i guanti, la mascherina, guardo il deserto attraverso i vetri della finestra chiusa. poi accendo la tv, il computer, ascolto spiegazioni che non mi convincono, ma obbedisco comunque, mi rassegno e forse è la cosa migliore da fare. poi aspetto, aspetto che queste voci mi diano una «», aspetto di rivedere la porta aperta e sciami di ragazzini che tornano a riempire la scuola. poi aspetto, aspetto ancora il momento di tornare a dormire, sperando che il sogno stavolta non finisca e che nel suo mondo, finalmente, trovi qualcuno da abbracciare. alcuni link. ospedali al limite: intervista a vittorio agnoletto. e’ il momento per la sanità privata di restituire alla collettività. coronavirus: fisiologia della paura. un testo dei centri sociali del nord-est sulla gestione politica e mediatica dell’epidemia di sars-cov-2 che si sta diffondendo in italia. coronavirus, cosa non ha funzionato nella sanità lombarda. di vittorio agnoletto. paesi vietati ai turisti italiani: perchè la farnesina tace? di giorgio beretta. tra i paesi che stanno vietando l’ingresso agli italiani per epidemia da coronavirus, alcuni sono tra i maggiori acquirenti di armamenti italiani. che sia questo il motivo del silenzio della farnesina? coronavirus : il vero “complotto” e’ quello del genere umano capitalista, che distrugge l’ambiente. una nota di celestino panizza (ripresa dal sito di medicina democratica). e come sempre segnaliamo il gran lavoro informativo (e non solo) che svolgono i nostri cugini di comune-info: intorno al groviglio di temi qui trattati guardate i post di gabriele battaglia, lanfranco caminiti, andrea capocci, salvatore palidda, enzo scandurra, guido viale (e altre/i). ..segue ./.
Segue da Pag.6: 8 marzo, USB: in Italia le donne producono lavoro gratuito per 395 miliardi, è tempo di cambiare

Negli anni’90 del XX secolo si era imposta una sorta di “visione tecnocratica”, il cui “ubi consistam” era basato sull’idea dell’eternità di una “società affluente” che rendeva ineluttabile lo spostamento definitivo dei valori e dei principi che avevano ispirato il formarsi della sinistra politica nelle sue diverse declinazioni.

Sul piano culturale si era poi affermata, fino al punto di assumere forza egemonica, l’ineluttabilità dell’accentuarsi delle disuguaglianze economiche e sociali.

Le disuguaglianze erano ormai intese come il solo motore possibile per far marciare un economia ormai esclusivamente fondata sul mercato finanziario e il presupposto indispensabile per la definitiva affermazione di un sistema politico nel quale il vecchio schema liberal – democratico fondato sul confronto parlamentare si modificava attraverso l’esercizio di un metodo fondato sull’ “estetica del pubblico”.

Le contraddizioni della modernità reclamano invece il ritorno a una riflessione attorno alle coordinate possibili di un indirizzo di sviluppo alternativo allo scenario esistente.

Occorre rilanciare l’esigenza di tornare a “pensare in grande” un diverso modello di futuro.

Non è sufficiente pensare al ritorno del “welfare” o alla”green economy”: serve qualcosa di più ampio e strutturalmente orientato nel suo complesso.

La ricostruzione di un intreccio tra etica e politica potrebbe rappresentare il passaggio fondamentale per delineare i contorni di una “società sobria” avendo come base di proposta una nuova “teoria dei bisogni”.

Va posta al centro la prospettiva di una società alternativa a quella fondata su di un’economia dell’arricchimento e dell’individualismo competitivo.

Un’economia dell’arricchimento che, come abbiamo visto, trova la sua pertinenza non nel concetto di utilità sociale ma di accumulo privato.

Un accumulo privato inteso come collezione di beni riservati a una fetta piccolissima di popolazione.

Ciò che sta accadendo attorno a noi in questi giorni dimostra con grande chiarezza tutta la distorsione che provoca nell’insieme della prospettiva umana questo modello basato sulla “voracità soggettiva”

Sono tre le grandi questioni che debbono essere affrontate ripensando anche ai nostri lasciti identitari.

Sul recupero di una capacità d’analisi e di progetto deve essere fondata una nuova idea politica di uguaglianza e solidarietà sociale:

1) Lo sfruttamento dell’individuo e del collettivo : il meccanismo, davvero chiaro, della costrizione nella “condizione di classe”.

2) Il rapporto tra consumo del pianeta in termini complessivi di suolo e di risorse naturali e la stessa prospettiva di vivibilità del genere umano (dentro a questo punto stanno richiamo alle guerre e alle epidemie: i grandi temi dell’attualità);

quella della capacità cognitiva, in termini globali di formazione, informazione, capacità di trasmissione di notizie e cultura e quindi di educazione globale.

Chiusura scuole e divieto di riunione: decisioni governative inaccettabili e distruttive

di Piero Bernocchi

Decidere, da parte del governo, la chiusura delle scuole e il divieto di riunione – anche con numeri limitati di persone – è atto inaccettabile e distruttivo per la scuola e per l’intera società. Dopo 15 giorni di campagna terroristica, con le TV a reti unificate a trasmettere “Tutto il virus minuto per minuto” 24 ore su 24, sembrava che finalmente ci si sforzasse di attenuare l’effetto-panico indotto da provvedimenti del tutto sproporzionati alla realtà e da una informazione sovraeccitata e famelica di audience. Anche perchè nel frattempo un sempre maggior numero di esperti italiani e internazionali aveva segnalato che: 1) il numero di morti per malattia nel nostro Paese (dati Istituto Superiore di Sanità ISS) è, tra gli over 65, in media 240 al giorno, e inserendo gli under 65 morti per infarto o patologie cardiovascolari, tumori, inquinamento, fumo, alcool o infezioni varie, si arriva oltre i 350 quotidiani. Dunque, i tre/quattro morti al giorno, associati al coronavirus, sono circa un centesimo del totale dei morti giornalieri di malattia in Italia; 2) i dati smentiscono la “estrema contagiosità” del virus. E’ oramai convinzione generale che il virus circoli in Italia da almeno un mese e mezzo. Se i malati conclamati dopo tutto questo tempo non superano ad oggi i tremila (e anche ipotizzando che i contagiati “silenti” siano almeno il triplo e si giunga ad una cifra di 10 mila persone), tra l’inizio di novembre 2019 e gennaio 2020 i dati dell’ISS e del Ministero della Sanità parlano di almeno un milione e mezzo di “allettati” per influenza “normale” (e nell’intero anno 2019 circa 5 milioni), lasciando supporre che con gli asintomatici il numero sia stato ancora maggiore. Dunque, milioni di contro a migliaia o al massimo decine di migliaia; 3) anche la percentuale di mortalità viene confutata da molti specialisti. L’assessore regionale alla Sanità lombarda ha detto che tra i casi verificati nella propria regione ben il 50% sono asintomatici. Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia, ha dichiarato: “Forse per ogni caso rintracciato ce ne sono due che non scopriamo“. E il 28 febbraio l’autorevole New England Journal of Medicine ha sottolineato: ” Se assumiamo che il numero dei casi asintomatici sia molto più alto dei casi riportati, allora il tasso di mortalità potrebbe essere considerevolmente inferiore all’1%”. Il dato fornito dall’OMS, di un 3% o più, è dunque fuori misura perchè calcolato solo sui casi conclamati, nettamente inferiori a quelli reali. Va ricordato comunque che nel 2017 di “normale” influenza sono morte in Italia (dato Istat) 663 persone ma se si tiene conto delle complicazioni polmonari e cardiovascolari si arriva a circa 8 mila, di contro all’attuale centinaio, e per giunta con il decisivo punto interrogativo, posto da Borrelli, capo della Protezione civile, secondo il quale “la dipendenza di questi decessi da coronavirus non è ancora stata accertata per nessuna di queste morti“.
Tutti questi elementi inconfutabili avrebbero dovuto spingere verso una normalizzazione dei divieti e delle chiusure. Invece succede il contrario, addirittura si chiudono le scuole per 10 giorni anche dove non c’è neanche un caso di contagio, si vogliono vietare le riunioni e le iniziative persino al chiuso e di poche decine di persone. Mentre nel contempo ogni giorno centinaia di treni portano centinaia di migliaia di persone da Nord a Sud e viceversa, peraltro stipate a mille a mille, altro che un metro di distanza. I supermercati e i centri commerciali sono tutti aperti, e giornalmente vi passano cento volte, in media, le persone che circolano in una scuola e per giunta non “under 20” ma “over 50, 60 e 70” in buona misura. Io sono per l’apertura dei supermercati e per la circolazione dei treni. Ma è insopportabile che vengano chiuse le scuole perchè considerate superflue, così come i musei, le mostre, gli avvenimenti culturali, mettendo oltretutto in estrema difficoltà milioni di famiglie, mentre gli apologeti dell’istruzione a distanza ne stanno approfittando per dimostrare che si può fare un’istruzione senza scuole, e senza docenti, con gli studenti chiusi a casa davanti al proprio computer. E questa chiusura avrà effetti ancor più disastrosi sull’economia, visto che, presa dopo 15 giorni dall’inizio del panico-virus, convincerà anche i più scettici che la situazione stia precipitando. E anche dove non ci sono focolai, milioni di persone eviteranno anche di uscire per andare al cinema, a teatro, nei ristoranti o per riunirsi anche in poche decine. E quei pochi turisti (35 milioni di cancellazioni in una settimana) che ancora volevano venire in Italia annulleranno pure essi le prenotazioni e saremo messi al bando anche nei pochi paesi (i quali peraltro non danno alcuna seria informazione sui “loro” malati) che tenevano ancora le porte aperte agli italiani. E non si tratta solo del turismo (comunque il 14% dell’intera economia nazionale). Stanno crollando decine di migliaia di piccole e medie attività di ristorazione, accoglienza, ospitalità, artigianato, commercio, produzione e diffusione alimentare.
Il perchè di tutto questo lo ha spiegato, quasi in un impeto di sfacciataggine impunita, Conte alla fine della conferenza stampa di ieri. Il vero punto grave, allarmante e drammatico, ha confessato, è quello della pesante insufficienza degli ospedali italiani a garantire il ricovero in terapia intensiva per quella minoranza di pazienti con gravi patologie pregresse o assai in là con l’età che hanno, e avranno, bisogno di terapie e cure speciali, che oggi il sistema ospedaliero, falcidiato – questo lo aggiungiamo noi – dai tagli economici e strutturali nell’ultimo ventennio, dalle privatizzazioni e dalla sciagurata frammentazione regionale, non è affatto in grado di garantire per numeri significativi,
come hanno ripetutamente denunciato in questi anni, e come stanno ribadendo in questi giorni, i nostri/e COBAS della Sanità. Ma se così si ammette che sia, gli unici, veri e decisivi provvedimenti sono: 1) un massiccio investimento, e rapidissimo, nelle strutture per la terapia intensiva e per la rianimazione su tutto il territorio nazionale ma in particolare al Sud che ne è poverissimo; 2) la requisizione momentanea di tutte le strutture private adeguate a tale bisogna; 3) norme di massima precauzione solo per le fasce davvero ad alto rischio, cittadini/e con serie patologie pregresse, anziani e anche persone di ogni età con sistemi immunitari significativamente indeboliti: insomma, per tutti/e coloro che annualmente rischiano di morire , o muoiono a migliaia, durante le “normali” epidemie influenzali (circa 8000 l’anno scorso), senza che nessuno, fino a ieri, ci abbia manco fatto caso.

SOGNO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

un racconto di Marco Cinque


L’altra notte ho sognato di uscire di casa, come fossi in preda a una qualche crisi di astinenza e vagavo in cerca di persone da baciare e abbracciare, ma non c’era nessuno. Percepivo solo sguardi in cagnesco di ombre ostili. Non ero malato, ma lo stesso mi sentivo un appestato, per aver osato esprimere questa mia necessità di vicinanza agli altri. Un incubo insomma.

Nel sogno ho pensato alla natura di questo virus, alle sue ragioni e se avesse qualcosa da insegnarci oppure, come tutti i virus, fosse solo un inciampo dannoso da cancellare dai nostri orizzonti umani.

Di nascosto, ho provato a colloquiare con questo minuscolo mostro, per chiedergli del casino che stava combinando. Lui mi ha risposto a gesti, facendomi capire che non aveva cattive intenzioni e non faceva distinzioni di classe o razziali per essere ospitato: qualunque corpo gli andava bene, prima di essere combattuto, fagocitato e sconfitto dalle difese immunitarie.

Poi, sempre gesticolando, l’infinitesimale, orrida creatura mi ha fatto capire che forse avrei fatto bene a ribaltare la prospettiva di ragionamento, a guardarmi cioè coi suoi stessi occhi: ed eccomi qui, un virus gigantesco che sta infettando il corpo della Terra. Ed ecco la Terra che non riesce a trovare un antidoto, un vaccino per proteggersi dall’infezione. Ed ecco altri virus minuscoli che cercano di aiutare la loro madre a proteggersi, per contenere il dilagare della malattia che la sta uccidendo.

“Distanza almeno un metro. Vietato baciarsi, vietato abbracciarsi, darsi la mano. È pericoloso”. Le direttive dei governi vengono prese in parola. Dalle motovedette e da veloci imbarcazioni si vedono esseri inumani che colpiscono i loro simili più sfortunati con bastoni lunghi due metri, li crivellano con armi da fuoco, li lasciano affogare alla deriva: “State lontano, non vi vogliamo, siamo già troppi e poi ci infettate con la vostra cultura, con la vostra miseria, con le vostre malattie. Via, andate via, per noi anche voi siete un virus!”

Poi c’è l’altro virus, quello minuscolo, quello vero, che non obbedisce agli ordini, ai muri, ai porti chiusi, ai bastoni lunghi due metri, alle frontiere, agli eserciti, alle promesse di denaro e potere, alle raffiche delle armi più evolute. No, non c’è modo di fermarlo e forse smettere di baciarci e abbracciarci allungherà solo l’agonia in cui ci stiamo dibattendo.

Finalmente mi sveglio, indosso i guanti, la mascherina, guardo il deserto attraverso i vetri della finestra chiusa. Poi accendo la TV, il computer, ascolto spiegazioni che non mi convincono, ma obbedisco comunque, mi rassegno e forse è la cosa migliore da fare.

Poi aspetto, aspetto che queste voci mi diano una «», aspetto di rivedere la porta aperta e sciami di ragazzini che tornano a riempire la scuola. Poi aspetto, aspetto ancora il momento di tornare a dormire, sperando che il sogno stavolta non finisca e che nel suo mondo, finalmente, trovi qualcuno da abbracciare.

ALCUNI LINK

Ospedali al limite: intervista a Vittorio Agnoletto

E’ il momento per la sanità privata di restituire alla collettività

Coronavirus: fisiologia della paura

Un testo dei centri sociali del Nord-Est sulla gestione politica e mediatica dell’epidemia di SARS-CoV-2 che si sta diffondendo in Italia

Coronavirus, cosa non ha funzionato nella sanità lombarda

di Vittorio Agnoletto

Paesi vietati ai turisti italiani: perchè la Farnesina tace?

di Giorgio Beretta

Tra i Paesi che stanno vietando l’ingresso agli italiani per epidemia da coronavirus, alcuni sono tra i maggiori acquirenti di armamenti italiani. Che sia questo il motivo del silenzio della Farnesina?

CORONAVIRUS : IL VERO “COMPLOTTO” E’ QUELLO DEL GENERE UMANO CAPITALISTA, CHE DISTRUGGE L’AMBIENTE

Una nota di Celestino Panizza (ripresa dal sito di Medicina Democratica)





E COME SEMPRE SEGNALIAMO IL GRAN LAVORO INFORMATIVO (E NON SOLO) CHE SVOLGONO I NOSTRI CUGINI DI COMUNE-INFO: intorno al groviglio di temi qui trattati guardate i post di Gabriele Battaglia, Lanfranco Caminiti, Andrea Capocci, Salvatore Palidda, Enzo Scandurra, Guido Viale (e altre/i)

..segue ./.

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