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La VOCE 2004

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La VOCE ANNO XXII N°8

aprile 2020

PAGINA 5

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8 marzo ai tempi del colera. daniela trollio * - 08/03/2020. oggi, se vorremo ricordare il sacrificio delle operaie della cottons bruciate vive e la giornata internazionale della donna, dovremo farlo da sole, a casa nostra. perché il covid-19, il corona virus, ha fatto una grande vittima: il pensiero e l'azione collettivi. dovunque risuona l'appello alla paura: non avvicinatevi, non toccatevi, statevene lontani gli uni dagli altri. sospesi, in nome della salute pubblica, persino i diritti costituzionali come la libertà di riunione e di manifestazione. il tutto senza che nessuno alzi la voce o esprima, perlomeno, un dubbio. per restare in argomento, una conquista fondamentale del femminismo di classe degli anni '70 fu proprio questo: il riconoscimento dell'importanza del pensiero, dell'analisi e della lotta collettiva, in prima persona, per i propri diritti e contro lo stesso nemico della parte maschile del proletariato, contro il capitale. parallelamente si sviluppava in quegli anni lo stesso fenomeno nei riguardi della salute in fabbrica: insieme a giulio maccaccaro e ad altri medici e tecnici, gli operai della montedison di castellanza e della franco tosi, della breda di sesto san giovanni, imparavano a fare l'inchiesta sulle loro condizioni di lavoro e di salute, imparavano a definire il loro diritto alla salute senza delegarlo ad altri ma ragionando, appunto, collettivamente. da questo sforzo collettivo nacquero i movimenti e le lotte per i diritti delle donne e per la salute in fabbrica e sul territorio. ed è questa capacità di pensare e agire collettivamente che oggi viene cancellata, con la scusa del corona virus. sì, scusa, e lo dicono i numeri. a ieri 7 marzo 233 morti per il corona virus. nel 2019 (secondo l'agenzia europea per l'ambiente) l'italia, primo paese per morti premature da biossido di azoto, ha avuto 14.600 decessi; 3.000 morti da ozono; 58.600 per particolato fine. i morti da amianto sono - ormai da decenni e purtroppo anche per gli anni futuri - più di 4.000 all'anno. la scrittrice statunitense naomi klein scrisse alcuni anni fa un libro interessante, "shock economy", in cui mostrava come l'uso della paura può essere utilizzato per distruggere persone, organizzazioni e società, per riscrivere nuove regole più favorevoli ai potenti. ed è ciò che sta accadendo oggi, quando lo stato prova a riscrivere le regole per un prossimo futuro, militarizzato e ordinato in base agli interessi del capitale, con il consenso di tutti i partiti e di una parte della popolazione, accuratamente terrorizzata dai mezzi di disinformazione. bene, allora oggi pensiamo, ad esempio, a tutte quelle lavoratrici (e lavoratori, naturalmente) che sono precarie, che lavorano in nero, che non hanno un contratto di lavoro regolare, che non hanno diritto né alla cassa integrazione né alla malattia: chi le pagherà per la sospensione forzata del lavoro? chi pagherà i costi di questa "crisi"? una cosa è certa: la necessità sempre più pressante di difendere la possibilità di pensare e agire collettivamente, il che significa un'organizzazione politica che sappia dare voce agli interessi degli sfruttati, perché non siamo tutti, neppure riguardo al corona virus, sulla stessa barca. e vogliamo rivolgere un saluto a tutte le donne che nel mondo oggi fanno dell'8 marzo una giornata di lotta e, in particolare, nella vecchia europa, alle lavoratrici francesi che, con i loro gilet gialli, hanno sfidato e sfidano i decreti di macron, tolti direttamente dal codice di guerra, e rappresentano così un esempio da seguire. *) daniela trollio, centro di iniziativa proletaria "g.tagarelli", via magenta 88, sesto s.giovanni. nell'europa chiusa per il virus la ue apre le porte. all'esercito usa. comitato promotore della campagna #no guerra #no nato. italia. l'invasione dei militari usa in europa, spiegata meglio - manlio dinucci .- il più grande dispiegamento in europa di forze americane dopo la fine della guerra fredda è in atto: il defender europe 20. ma dietro la giustificazione ufficiale di proteggere l’europa da “qualsiasi potenziale minaccia”, ci sarebbero, secondo il giornalista manlio dinucci, tensioni americane con la russia e l’obiettivo di convertire, a spese degli stessi paesi europei, tutta la mobilità civile in militare (infrastrutture, reti di trasporto) in accordo con la nato e l'unione europea. vedi di seguito l'articolo 'il comunicato sul convegno del 25 aprile'. manlio dinucci i ministri della difesa dei 27 paesi della ue, 22 dei quali membri della nato, si sono incontrati il 4-5 marzo a zagabria in croazia. tema centrale della riunione (cui ha partecipato per l’italia il ministro guerini del pd) non è stato come affrontare la crisi da coronavirus che blocca la mobilità civile, ma come incrementare la «mobilità militare». test decisivo è l’esercitazione defender europe 20 (difensore dell’europa 2020), in aprile e maggio. il segretario generale della nato stoltenberg, che ha partecipato alla riunione ue, la definisce «il più grande spiegamento di forze usa in europa dalla fine della guerra fredda». stanno arrivando dagli usa in europa – comunica lo us army europe (esercito usa in europa) – i 20.000 soldati che. insieme ad altri 10.000 già presenti e a 7.000 di alleati nato, «si spargeranno attraverso la regione europea». le forze usa portano con sé 33.000 pezzi di equipaggiamento militare, dagli armamenti personali ai carrarmati abrams. occorrono quindi adeguate infrastrutture per il loro trasporto. c’è però un problema, evidenziato in un rapporto del parlamento europeo (febbraio 2020): «dagli anni novanta le infrastrutture europee sono state sviluppate puramente a scopi civili. la mobilità militare è però ritornata ad essere una questione chiave per la nato. poiché la nato manca degli strumenti per migliorare la mobilità militare in europa, l’unione europea, che ha gli strumenti legislativi e finanziari per farlo, svolge un ruolo indispensabile». il piano d’azione sulla mobilità militare, presentato dalla commissione europea nel 2018, prevede di modificare «le infrastrutture non adatte al peso o alle dimensioni dei mezzi militari». ad esempio, se un ponte non può reggere il peso di una colonna di carrarmati, deve essere rafforzato o ricostruito.
in base a tale criterio, la prova di carico del nuovo ponte, che a genova sostituirà il ponte morandi crollato, dovrebbe essere fatta con carrarmati abrams da 70 tonnellate. tali modifiche, inutili per usi civili, comportano forti spese a carico dei paesi membri, con un «possibile contributo finanziario ue». la commissione europea ha destinato a tale scopo un primo stanziamento di 30 miliardi di euro, denaro pubblico proveniente dalle nostre tasche. il piano prevede inoltre di «semplificare le formalità doganali per le operazioni militari e il trasporto di merci pericolose di tipo militare». lo us army europe ha richiesto l’istituzione di «un’area schengen militare», con la differenza che a circolare liberamente non sono persone ma carrarmati. l’esercitazione defender europe 20 – è stato detto all’incontro di zagabria – permetterà di «individuare nella mobilità militare qualsiasi strozzatura, che la ue dovrà rimuovere». la rete dei trasporti ue sarà quindi testata da 30.000 soldati usa, che «si spargeranno attraverso la regione europea», esentati dalle norme sul coronavirus. lo conferma il video dello us army europe sull’arrivo in baviera, il 6 marzo, dei primi 200 soldati usa: mentre in lombardia, a poche centinaia di km di distanza, vigono le norme più severe, in baviera – dove si è verificato il primo contagio europeo di coronavirus – i soldati usa, scesi dall’aereo, stringono le mani delle autorità tedesche e abbracciano i commilitoni senza alcuna mascherina. sorge spontanea la domanda: forse sono già vaccinati contro il coronavirus? ci si domanda inoltre che scopo abbia «il più grande spiegamento di forze usa in europa dalla fine della guerra fredda», ufficialmente per «proteggere l’europa da qualsiasi potenziale minaccia» (con chiaro riferimento alla «minaccia russa»), nel momento in cui l’europa è in crisi per la minaccia del coronavirus (c’è un caso perfino nel quartier generale nato a bruxelles). e poiché lo us army europe comunica che «movimenti di truppe ed equipaggiamenti in europa dureranno fino a luglio», ci si domanda se tutti i 20.000 soldati usa ritorneranno in patria o se una parte resterà invece qui con i suoi armamenti. il difensore non sarà mica l’invasore dell’europa? (il manifesto, 10 marzo 2020). ==================================== comunicato sul convegno del 25 aprile. il comitato organizzatore del convegno liberiamoci dalla guerra, in programma per il 25 aprile a firenze (cinema teatro odeon), si è riunito martedì 10 marzo per valutare lo stato delle cose immediatamente dopo la decisione del governo di mettere in quarantena l’intero paese fino al prossimo 3 aprile. la tematica del convegno, che si trova in pieno e positivo sviluppo organizzativo e politico, è: “uscire dal sistema di guerra, per un’italia neutrale” e si coniuga con l’ appoggio a julian assange, per impedire la sua estradizione verso gli stati uniti. vi parteciperanno relatori nazionali e internazionali di grande prestigio. entrambe le motivazioni hanno una eccezionale importanza. la prima coincide con “il più grande spiegamento di forze usa in europa dalla fine della guerra fredda” secondo le parole del segretario generale della nato, jens stoltenberg. iniziativa di per sé provocatoria nei confronti tanto della russia quanto dei popoli europei che vogliono la pace, ma che ha assunto un ordine di grandezza superiore di stoltezza in quanto si svolge mentre l’italia e l’europa devono fronteggiare l’emergenza del covid-19. 8 marzo, usb: in italia le donne producono lavoro gratuito per 395 miliardi, è tempo di cambiare usb | usb.it - 06/03/2020. in occasione dell'8 marzo l'unione sindacale di base presenta il quaderno "i lavori delle donne tra produzione e riproduzione sociale", il secondo dopo "donne sull'orlo di una crisi di numeri" del 2019. la donna è un ammortizzatore sociale in sostituzione del welfare universale in via di smantellamento. una condizione che viene sempre più considerata connaturata, al punto che si riesce a estrarne gratuitamente un incredibile valore economico. la riproduzione sociale è il tempo di vita impiegato per produrre lavoro non salariato. ha una connotazione biologica (gravidanza, parto, allattamento), e una lavorativa, includendo i lavori domestico, di cura, formazione, educazione, appoggio psichico e fisico, affettivo, relazionale. una quantità enorme di occupazioni che ricadono quasi esclusivamente sulle spalle delle donne - native e migranti -, ma invisibili perché gratuite. alcuni numeri danno un'idea più precisa. 50,7 miliardi di ore di lavoro. in italia la riproduzione sociale equivale annualmente a 71 miliardi e 364 milioni di ore di lavoro gratuito (41 miliardi e 794 milioni le ore di lavoro salariato), per un valore di 557 miliardi, pari al 34% del pil. per il 71% (50,7 miliardi di ore, 395 miliardi il valore) la riproduzione sociale è garantita dalle donne. quasi 7 ore quotidiane di lavoro non retribuito. una casalinga dedica al lavoro non retribuito 6h58' al giorno, contro 4h8' delle donne occupate e 1h47' degli uomini occupati, ultimi insieme ai greci nella classifica del lavoro non retribuito nella ue. al contrario le italiane, insieme alle romene sono al primo posto per quantità di tempo speso nel lavoro di cura: 5h02'. il lavoro domestico routinario, il più dequalificante, che rappresenta il 74,4% della riproduzione sociale, con un valore di 415 miliardi è per il 75,6% sulle spalle delle donne. quello di cura vale 81 miliardi e anche qui le donne fanno la parte delle leonesse: 66,6%. partecipazione delle donne alla vita economica, l'italia precipita al 117° posto. non va meglio nel lavoro salariato, dove le donne sono forza lavoro più flessibile, più ricattabile, meno pagata, sotto-inquadrata e più facilmente licenziabile. in termini di partecipazione delle donne alla vita economica l'italia ha perso dal 2006 ben 30 posizioni nella classifica del world economic forum: da 87^ a 117^. ne ha persi 6 in un solo anno in quella della disparità di genere (che considera partecipazione alla vita economica, salute, istruzione e politica): 76^ su 153 paesi. non può essere diversamente, se nel 2018 il 31,5% delle donne nella fascia 25-49 anni non ha cercato lavoro perché impegnate nella maternità e nella cura, contro l'1,6% degli uomini. non lo hanno fatto il 65% delle donne con figli fino a 5 anni e il 6,5% degli uomini. la cura dei bambini assorbe 5,7 miliardi di ore, per un valore di 44,1 miliardi prodotto per il 70,8% dalle donne. più equilibrata la cura di disabili e adulti conviventi: le donne si fanno carico del 57,4% degli 825 milioni di ore (6,4 miliardi il valore). in vecchiaia povertà e salute malferma. l'attività di cura e assistenza espone peraltro le donne alla povertà in vecchiaia, perché vittime di un lavoro salariato discontinuo e di stress che attiva le malattie, producendo una vecchiaia di salute malferma. nel 2018 una donna di 65 anni aveva un'aspettativa media di vita di 22,5 anni, 12,7 dei quali con limitazioni nelle attività; un coetaneo aveva un'aspettativa di vita di 19,3 anni, 9,3 dei quali con limitazioni. ..segue ./.

8 marzo ai tempi del colera

Daniela Trollio * - 08/03/2020

Oggi, se vorremo ricordare il sacrificio delle operaie della Cottons bruciate vive e la Giornata Internazionale della Donna, dovremo farlo da sole, a casa nostra. Perché il Covid-19, il corona virus, ha fatto una grande vittima: il pensiero e l'azione collettivi.

Dovunque risuona l'appello alla paura: non avvicinatevi, non toccatevi, statevene lontani gli uni dagli altri. Sospesi, in nome della salute pubblica, persino i diritti costituzionali come la libertà di riunione e di manifestazione. Il tutto senza che nessuno alzi la voce o esprima, perlomeno, un dubbio. Per restare in argomento, una conquista fondamentale del femminismo di classe degli anni '70 fu proprio questo: il riconoscimento dell'importanza del pensiero, dell'analisi e della lotta collettiva, in prima persona, per i propri diritti e contro lo stesso nemico della parte maschile del proletariato, contro il capitale. Parallelamente si sviluppava in quegli anni lo stesso fenomeno nei riguardi della salute in fabbrica: insieme a Giulio Maccaccaro e ad altri medici e tecnici, gli operai della Montedison di Castellanza e della Franco Tosi, della Breda di Sesto San Giovanni, imparavano a fare l'inchiesta sulle loro condizioni di lavoro e di salute, imparavano a definire il loro diritto alla salute senza delegarlo ad altri ma ragionando, appunto, collettivamente.

Da questo sforzo collettivo nacquero i movimenti e le lotte per i diritti delle donne e per la salute in fabbrica e sul territorio.
Ed è questa capacità di pensare e agire collettivamente che oggi viene cancellata, con la scusa del corona virus.
Sì, scusa, e lo dicono i numeri. A ieri 7 marzo 233 morti per il corona virus.

Nel 2019 (secondo l'Agenzia Europea per l'Ambiente) l'Italia, primo paese per morti premature da biossido di azoto, ha avuto 14.600 decessi; 3.000 morti da ozono; 58.600 per particolato fine.

I morti da amianto sono - ormai da decenni e purtroppo anche per gli anni futuri - più di 4.000 all'anno.

La scrittrice statunitense Naomi Klein scrisse alcuni anni fa un libro interessante, "Shock Economy", in cui mostrava come l'uso della paura può essere utilizzato per distruggere persone, organizzazioni e società, per riscrivere nuove regole più favorevoli ai potenti. Ed è ciò che sta accadendo oggi, quando lo Stato prova a riscrivere le regole per un prossimo futuro, militarizzato e ordinato in base agli interessi del capitale, con il consenso di tutti i partiti e di una parte della popolazione, accuratamente terrorizzata dai mezzi di disinformazione.

Bene, allora oggi pensiamo, ad esempio, a tutte quelle lavoratrici (e lavoratori, naturalmente) che sono precarie, che lavorano in nero, che non hanno un contratto di lavoro regolare, che non hanno diritto né alla cassa integrazione né alla malattia: chi le pagherà per la sospensione forzata del lavoro? Chi pagherà i costi di questa "crisi"?

Una cosa è certa: la necessità sempre più pressante di difendere la possibilità di pensare e agire collettivamente, il che significa un'organizzazione politica che sappia dare voce agli interessi degli sfruttati, perché non siamo tutti, neppure riguardo al corona virus, sulla stessa barca.

E vogliamo rivolgere un saluto a tutte le donne che nel mondo oggi fanno dell'8 marzo una giornata di lotta e, in particolare, nella vecchia Europa, alle lavoratrici francesi che, con i loro gilet gialli, hanno sfidato e sfidano i decreti di Macron, tolti direttamente dal codice di guerra, e rappresentano così un esempio da seguire.

*) Daniela Trollio, Centro di Iniziativa Proletaria "G.Tagarelli", Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni

NELL'EUROPA CHIUSA PER IL VIRUS LA UE APRE LE PORTE
ALL'ESERCITO USA

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia



L'INVASIONE DEI MILITARI USA IN EUROPA, SPIEGATA MEGLIO - Manlio Dinucci -

Il più grande dispiegamento in Europa di forze americane dopo la fine della Guerra Fredda è in atto: il Defender Europe 20. Ma dietro la giustificazione ufficiale di proteggere l’Europa da “qualsiasi potenziale minaccia”, ci sarebbero, secondo il giornalista Manlio Dinucci, tensioni americane con la Russia e l’obiettivo di convertire, a spese degli stessi Paesi europei, tutta la mobilità civile in militare (infrastrutture, reti di trasporto) in accordo con la Nato e l'Unione europea.

VEDI DI SEGUITO L'ARTICOLO 'IL COMUNICATO SUL CONVEGNO DEL 25 APRILE'

Manlio Dinucci

I ministri della Difesa dei 27 paesi della Ue, 22 dei quali membri della Nato, si sono incontrati il 4-5 marzo a Zagabria in Croazia. Tema centrale della riunione (cui ha partecipato per l’Italia il ministro Guerini del Pd) non è stato come affrontare la crisi da Coronavirus che blocca la mobilità civile, ma come incrementare la «mobilità militare».

Test decisivo è l’esercitazione Defender Europe 20 (Difensore dell’Europa 2020), in aprile e maggio. Il segretario generale della Nato Stoltenberg, che ha partecipato alla riunione Ue, la definisce «il più grande spiegamento di forze Usa in Europa dalla fine della Guerra Fredda».

Stanno arrivando dagli Usa in Europa – comunica lo US Army Europe (Esercito Usa in Europa) – i 20.000 soldati che. insieme ad altri 10.000 già presenti e a 7.000 di alleati Nato, «si spargeranno attraverso la regione europea».

Le forze Usa portano con sé 33.000 pezzi di equipaggiamento militare, dagli armamenti personali ai carrarmati Abrams. Occorrono quindi adeguate infrastrutture per il loro trasporto.

C’è però un problema, evidenziato in un rapporto del Parlamento Europeo (febbraio 2020): «Dagli anni Novanta le infrastrutture europee sono state sviluppate puramente a scopi civili. La mobilità militare è però ritornata ad essere una questione chiave per la Nato. Poiché la Nato manca degli strumenti per migliorare la mobilità militare in Europa, l’Unione europea, che ha gli strumenti legislativi e finanziari per farlo, svolge un ruolo indispensabile».

Il Piano d’azione sulla mobilità militare, presentato dalla Commissione europea nel 2018, prevede di modificare «le infrastrutture non adatte al peso o alle dimensioni dei mezzi militari». Ad esempio, se un ponte non può reggere il peso di una colonna di carrarmati, deve essere rafforzato o ricostruito.

In base a tale criterio, la prova di carico del nuovo ponte, che a Genova sostituirà il ponte Morandi crollato, dovrebbe essere fatta con carrarmati Abrams da 70 tonnellate.

Tali modifiche, inutili per usi civili, comportano forti spese a carico dei paesi membri, con un «possibile contributo finanziario Ue». La Commissione europea ha destinato a tale scopo un primo stanziamento di 30 miliardi di euro, denaro pubblico proveniente dalle nostre tasche.

Il Piano prevede inoltre di «semplificare le formalità doganali per le operazioni militari e il trasporto di merci pericolose di tipo militare». Lo US Army Europe ha richiesto l’istituzione di «un’Area Schengen militare», con la differenza che a circolare liberamente non sono persone ma carrarmati.

L’esercitazione Defender Europe 20 – è stato detto all’incontro di Zagabria – permetterà di «individuare nella mobilità militare qualsiasi strozzatura, che la Ue dovrà rimuovere». La rete dei trasporti Ue sarà quindi testata da 30.000 soldati Usa, che «si spargeranno attraverso la regione europea», esentati dalle norme sul Coronavirus.

Lo conferma il video dello US Army Europe sull’arrivo in Baviera, il 6 marzo, dei primi 200 soldati Usa: mentre in Lombardia, a poche centinaia di km di distanza, vigono le norme più severe, in Baviera – dove si è verificato il primo contagio europeo di Coronavirus – i soldati Usa, scesi dall’aereo, stringono le mani delle autorità tedesche e abbracciano i commilitoni senza alcuna mascherina.

Sorge spontanea la domanda: forse sono già vaccinati contro il Coronavirus?

Ci si domanda inoltre che scopo abbia «il più grande spiegamento di forze Usa in Europa dalla fine della Guerra Fredda», ufficialmente per «proteggere l’Europa da qualsiasi potenziale minaccia» (con chiaro riferimento alla «minaccia russa»), nel momento in cui l’Europa è in crisi per la minaccia del Coronavirus (c’è un caso perfino nel Quartier generale Nato a Bruxelles).

E poiché lo US Army Europe comunica che «movimenti di truppe ed equipaggiamenti in Europa dureranno fino a luglio», ci si domanda se tutti i 20.000 soldati Usa ritorneranno in patria o se una parte resterà invece qui con i suoi armamenti.

Il Difensore non sarà mica l’Invasore dell’Europa?

(il manifesto, 10 marzo 2020)

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COMUNICATO SUL CONVEGNO DEL 25 APRILE

Il Comitato organizzatore del Convegno Liberiamoci dalla guerra, in programma per il 25 aprile a Firenze (cinema teatro Odeon), si è riunito martedì 10 Marzo per valutare lo stato delle cose immediatamente dopo la decisione del Governo di mettere in quarantena l’intero paese fino al prossimo 3 Aprile.

La tematica del Convegno, che si trova in pieno e positivo sviluppo organizzativo e politico, è: “Uscire dal Sistema di Guerra, per un’Italia neutrale” e si coniuga con l’ appoggio a Julian Assange, per impedire la sua estradizione verso gli Stati Uniti. Vi parteciperanno relatori nazionali e internazionali di grande prestigio.

Entrambe le motivazioni hanno una eccezionale importanza. La prima coincide con “il più grande spiegamento di forze USA in Europa dalla fine della Guerra Fredda” secondo le parole del Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg. Iniziativa di per sé provocatoria nei confronti tanto della Russia quanto dei popoli europei che vogliono la pace, ma che ha assunto un ordine di grandezza superiore di stoltezza in quanto si svolge mentre l’Italia e l’Europa devono fronteggiare l’emergenza del Covid-19.


8 marzo, USB: in Italia le donne producono lavoro gratuito per 395 miliardi, è tempo di cambiare

USB | usb.it - 06/03/2020

In occasione dell'8 marzo l'Unione Sindacale di Base presenta il quaderno "I lavori delle donne tra produzione e riproduzione sociale", il secondo dopo "Donne sull'orlo di una crisi di numeri" del 2019.

La donna è un ammortizzatore sociale in sostituzione del welfare universale in via di smantellamento. Una condizione che viene sempre più considerata connaturata, al punto che si riesce a estrarne gratuitamente un incredibile valore economico.

La riproduzione sociale è il tempo di vita impiegato per produrre lavoro non salariato. Ha una connotazione biologica (gravidanza, parto, allattamento), e una lavorativa, includendo i lavori domestico, di cura, formazione, educazione, appoggio psichico e fisico, affettivo, relazionale. Una quantità enorme di occupazioni che ricadono quasi esclusivamente sulle spalle delle donne - native e migranti -, ma invisibili perché gratuite. Alcuni numeri danno un'idea più precisa.

50,7 miliardi di ore di lavoro

In Italia la riproduzione sociale equivale annualmente a 71 miliardi e 364 milioni di ore di lavoro gratuito (41 miliardi e 794 milioni le ore di lavoro salariato), per un valore di 557 miliardi, pari al 34% del Pil. Per il 71% (50,7 miliardi di ore, 395 miliardi il valore) la riproduzione sociale è garantita dalle donne.

Quasi 7 ore quotidiane di lavoro non retribuito

Una casalinga dedica al lavoro non retribuito 6h58' al giorno, contro 4h8' delle donne occupate e 1h47' degli uomini occupati, ultimi insieme ai greci nella classifica del lavoro non retribuito nella UE. Al contrario le italiane, insieme alle romene sono al primo posto per quantità di tempo speso nel lavoro di cura: 5h02'.

Il lavoro domestico routinario, il più dequalificante, che rappresenta il 74,4% della riproduzione sociale, con un valore di 415 miliardi è per il 75,6% sulle spalle delle donne. Quello di cura vale 81 miliardi e anche qui le donne fanno la parte delle leonesse: 66,6%.

Partecipazione delle donne alla vita economica, l'Italia precipita al 117° posto

Non va meglio nel lavoro salariato, dove le donne sono forza lavoro più flessibile, più ricattabile, meno pagata, sotto-inquadrata e più facilmente licenziabile. In termini di partecipazione delle donne alla vita economica l'Italia ha perso dal 2006 ben 30 posizioni nella classifica del World Economic Forum: da 87^ a 117^. Ne ha persi 6 in un solo anno in quella della disparità di genere (che considera partecipazione alla vita economica, salute, istruzione e politica): 76^ su 153 paesi.

Non può essere diversamente, se nel 2018 il 31,5% delle donne nella fascia 25-49 anni non ha cercato lavoro perché impegnate nella maternità e nella cura, contro l'1,6% degli uomini. Non lo hanno fatto il 65% delle donne con figli fino a 5 anni e il 6,5% degli uomini. La cura dei bambini assorbe 5,7 miliardi di ore, per un valore di 44,1 miliardi prodotto per il 70,8% dalle donne. Più equilibrata la cura di disabili e adulti conviventi: le donne si fanno carico del 57,4% degli 825 milioni di ore (6,4 miliardi il valore).

In vecchiaia povertà e salute malferma

L'attività di cura e assistenza espone peraltro le donne alla povertà in vecchiaia, perché vittime di un lavoro salariato discontinuo e di stress che attiva le malattie, producendo una vecchiaia di salute malferma. Nel 2018 una donna di 65 anni aveva un'aspettativa media di vita di 22,5 anni, 12,7 dei quali con limitazioni nelle attività; un coetaneo aveva un'aspettativa di vita di 19,3 anni, 9,3 dei quali con limitazioni.

..segue ./.

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