LA VOCE | COREA | CUBA | JUGOSLAVIA | PALESTINA | SCIENZA |
Stampa pagina |
Stampa inserto |
LA VOCE 1511 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XVIII N°3 | novembre 2015 | PAGINA 6 |
ALESSANDRO ROBECCHI - Primarie post coitum, l’idea vincente per il sindaco di RomaPrimarie di coalizione. Buona idea, che serve al Pd per dimostrare che il candidato sindaco sarà del Pd (indicato da Matteo Renzi), ma facendo finta che lo vogliano anche gli alleati del Pd. Parte quindi una spasmodica ricerca di alleati del Pd disposti a un decisivo ruolo nella coalizione, tipo portare i caffè o lavare i vetri. Alle ultime primarie per il sindaco di Roma vinse Ignazio Marino, alla grande, relegando altisonanti nomi del partito a percentuali miserrime. Paolo Gentiloni, per dire, che appena il 15 per cento dei votanti voleva sindaco, fa oggi il ministro degli esteri, perché vincere le primarie da esterno del Pd porta molta sfiga (Marino), ma perderle malamente porta parecchia fortuna. Primarie di ratifica. Idea renziana quant’altre mai: decidere chi le vincerà (lo deciderebbe Matteo Renzi) e solo successivamente indire le primarie. Qualche difficoltà tecnica: bisogna trovare un nome sicuro e un paio di pupazzi disposti alla figuraccia da comprimari (da premiare semmai dopo con qualche incarico, in separata sede, per il sacrificio), quindi incrociare le dita e sperare che il “nome sicuro” sia sicuro per davvero, sapendo che il Pd romano è oggi appena un po’ più litigioso della gang giovanili di Guatemala City. Primarie di consolazione. Sarebbe finalmente una novità della politica italiana. Il sindaco lo sceglie Matteo Renzi – come tutto quanto il resto nell’Universo – e le primarie si fanno per il vicesindaco. Una figura che diventerebbe centrale qualora il papa, o i cardinali, decidessero di bastonare il sindaco in carica e di cacciarlo. E’ chiaro a tutti che in un posto dove il capo di uno stato straniero può licenziare il sindaco di una città, la figura del vicesindaco diventa preziosa (nel caso, suggerirei un vescovo). Primarie post-coitum. Un po’ di fantasia! Un po’ di inventiva! Dove sta scritto che le primarie bisogna farle prima delle elezioni? Perché non farle dopo? Evidenti i vantaggi: la consultazione non interferirebbe con l’elezione del sindaco (un nome indicato da Matteo Renzi), ma servirebbe comunque a raccattare un po’ di moneta e a far sfogare quelli che si beano della frase “io l’avevo detto”. Altro inestimabile vantaggio: avendo già un sindaco, le primarie post-coitum sarebbero totalmente irrilevanti, risolvendo così il problema della “Grande festa della democrazia”. Primarie apertissime. Come tradizione del Pd (inaugurata da Matteo Renzi), le primarie saranno aperte a tutti, cioè per decidere il candidato sindaco del Pd potranno votare anche i sostenitori di Giorgia Meloni, di Alfio Marchini, di Alemanno o dei nazisti dell’Illinois. E’ infatti storicamente provato che far votare la destra per decidere i candidati di sinistra sia il metodo migliore per l’affermazione di un renziano di stretta osservanza, se non addirittura di Matteo Renzi in persona. Comunque vada, sarà un successo. Nel frattempo, si spaleranno un po’ di milioni su Roma per il Giubileo, da usare come propaganda modello Expo e poi dire: visto che bravi? L’equivalente degli ottanta euro annunciati prima delle europee e distribuiti subito dopo. Funziona. Alessandro Robecchi - (19 novembre 2015) |
Leducazione alla ferociaMentre osservavo sulla rete i filmati sul terribile sgombero del palazzo ex Telecom di Bologna, ho pensato alla campagna mediatica di mesi fa contro gli occupanti di case. Su tutti i principali mass media dilagavano interviste a miti vecchiette che manifestavano il terrore di vedersi buttar fuori dal proprio appartamento. Non a causa dello sfratto esecutivo da parte della proprietà, ma per colpa delloccupazione da parte di centri sociali e migranti, separati o assieme. Si dipanavano le inchieste, si fa per dire, giornalistiche per spiegare che nella grandi città cera il racket delle occupazioni di case, che la malavita gestiva le lotte sociali. Così come era esplosa, quella campagna si inabissò improvvisamente nei bassifondi da cui era emersa sulla spinta della grande rendita edilizia. Essa serviva semplicemente a preparare il terreno a quello che effettivamente poi è avvenuto e sta avvenendo. Migliaia di persone che non davano fastidio a nessuno se non alla speculazione edilizia hanno perso la casa, e non perché altri glielavevano occupata, ma perché un tribunale e la polizia li avevano sbattuti in mezzo ad una strada. Gli sfratti dei poveri e dei disoccupati sono diventati la prima misura pratica dellausterità, è così in tutta Europa. In Spagna sono anche più avanti, centinaia di migliaia di persone han perso la casa perché han perso il lavoro e non possono più pagare affitti o mutui. Ora tocca a noi. Torna il diritto di proprietà nella sua forma più infame e brutale, quello raccontato da Dickens nellInghilterra dell800, quel diritto che cancella tutti gli altri e che pone le persone al di sotto delle merci. Il diritto di proprietà oggi reclama per sé potere assoluto come i sovrani prima della rivoluzione francese. Il palazzo ex Telecom era stato risanato dalle famiglie occupanti, che ci vivevano nel decoro con i loro bambini, che frequentavano regolarmente la scuola. Ma un fondo privato proprietario dellimmobile ne reclamava da tempo la piena disponibilità per i suoi spregevoli affari. Un tribunale ligio al potere dei ricchi ha incaricato così la polizia di procedere. Così abbiamo visto scatenarsi, contro famiglie e bambini, una ferocia che una volta avremmo detto da terzo mondo, ma che ora è parte della nostra società. Perché non si può sbattere in strada i poveri senza essere feroci. Se ci si commuove, se si sente il richiamo della umana solidarietà o anche solo della pietà, certe cose non si possono fare e magari le persone rimangono lì dove non dovrebbero stare. Così ho capito che la campagna mediatica contro gli occupanti di case non aveva solo lo scopo di creare consenso verso gli interessi fondiari. Essa faceva parte di un messaggio più profondo e diffuso, leducazione alla ferocia. Da trenta anni le nostre società occidentali stanno distruggendo diritti sociali nel nome della produttività e della competitività. Ogni giorno la società viene presentata come una giungla ove vincono i più forti e i più deboli perdono per colpa loro. Lidea stessa delleguaglianza sociale viene messa allindice delle utopie dannose. E con la crisi economica questa ideologia si è radicalizzata. Compito dei più forti non è tanto vincere, ma semplicemente sopravvivere. Non cè lavoro per tutti, scuola per tutti, stato sociale per tutti, casa per tutti. Non cè posto per tutti non lo urlano solo razzisti e fascisti, lo proclamano con le loro politiche economiche tutti i governi dellausterità. Così lideologia della competitività diventa giustificazione dello scarto. Lo scarto degli esseri umani comincia nelle guerre promosse e alimentate in paesi lontani e poi continua con i fili spinati e i campi di concentramento per i rifugiati di quelle guerre. E poi prosegue nelle città, togliendo il diritto ad abitare a lavorare a vivere. Non è semplice scartare le persone se queste sono come noi, soprattutto se le sentiamo come noi. Bisogna sentire altro da noi chi vogliamo abbandonare al suo destino. Per questo bisogna educare alla ferocia alimentandola con il razzismo verso i poveri. Poveri, migranti, disoccupati, criminali devono essere accostati e collegati nellimmaginario collettivo, in modo che sia possibile non giudicare atto indegno dellumanità lo strappare con la forza un bambino dal luogo dove vive e riceve gli affetti. I bambini ci guardano ma guai a noi se li guardiamo a nostra volta. Potremmo non essere più feroci come ci viene richiesto. Così nessun telegiornale ha trasmesso le immagini che ho visto in rete dei bambini trascinati via in lacrime da casa loro. A Bologna non cè stato semplicemente uno sgombero, cè stato un pogrom di stato che ha ancora alzato lasticella della ferocia sociale. Proprio in quella città dove in un passato sempre più lontano il movimento operaio aveva costruito eguaglianza e libertà, proprio lì si è voluto dare dimostrazione del mondo nuovo dello scarto. E lo si è fatto nel nome del rispetto della legalità, paravento dietro il quale si sono spesso nascoste e tutelate le maggiori infamie. Ribellarsi contro questa legalità che impone lingiustizia e educa alla ferocia non solo è necessario, ma è il solo modo di restare umani. (22 novembre 2015) |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
Stampa pagina | Stampa inserto | LA VOCE 1511 |
LA VOCE | COREA | CUBA | JUGOSLAVIA | PALESTINA | SCIENZA |