Last name:

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 2002

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  


GIÙ

SU


La VOCE ANNO XXII N°6

febbraio 2020

PAGINA 11

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Segue da Pag.9: Speciale Nuova Via Della Seta - gennaio 2020

Sulla base dei documenti trapelati, l'investigatore capo delle Nazioni Unite sulla tortura, Manfred Nowak, ha invitato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama a ordinare un'indagine completa su abusi, torture, stupri e omicidi commessi contro il popolo iracheno a seguito dell'invasione e dell'occupazione USA.

Le relazioni hanno fornito prove documentali di 109.000 morti, inclusi 66.000 civili. Tutto questo viene raramente menzionato dai media, a differenza delle accuse continuamente sollevate contro la Cina sullo Xinjiang.

Azzittire gli informatori scomodi

Il National Endowment for Democracy della CIA paga profumatamente i documenti che proverebbero la diffusa pratica della tortura da parte del governo cinese, mentre coloro che hanno fornito prove ben supportate della pratica di torture da parte degli Stati Uniti sono stati trattati alla stregua di criminali.

John Kiriakou, che ha lavorato per la CIA tra il 1990 e il 2004 e ha confermato l'uso sistematico di torture, è stato perseguito dall'amministrazione Obama per aver rivelato informazioni riservate e condannato a 30 mesi di reclusione.



Chelsea Manning e John Kiriakou: entrambi hanno denunciato l’utilizzo sistematico della tortura da parte del governo statunitense.

Il rilascio di decine di migliaia di documenti governativi da parte di Chelsea Manning che confermerebbero torture e abusi, oltre a foto orribili di omicidi di massa, le è costato l’incarcerazione. Julian Assange di Wikileaks è imprigionato in Gran Bretagna e rischia la deportazione negli Stati Uniti per il suo ruolo nella diffusione di questi documenti.

Riscrivere la storia

E se il caso (montato ad arte) dello Xinjiang fosse destinato a distogliere l'attenzione del mondo dai continui crimini delle guerre statunitensi perpetrati dall'Afghanistan alla Siria?

Nel 2014 un rapporto sulla tortura della CIA realizzato dal Senato americano ha confermato che un programma di tortura, chiamato “Detention and Interrogation Program”, era stato approvato da alcuni alti funzionari statunitensi. È stato rilasciato solo un sommario report di 525 pagine (su 6.000 pagine!), ma è stato sufficiente per confermare che i metodi della CIA erano molto più brutali ed estesi di quanto precedentemente noto.

I mercenari si riversano in Siria

Lo sforzo statunitense per rovesciare il governo siriano ha coinvolto più di 100.000 mercenari stranieri e gruppi di fanatici religiosi. Tutti ben equipaggiati e remunerati...

Un terzo della popolazione siriana è stata sradicata dalla propria terra a causa del conflitto. Milioni di rifugiati si sono riversati in Europa e nei paesi vicini.

A partire dal 2013, migliaia di combattenti uiguri sono stati infiltrati clandestinamente in Siria per addestrarsi con il gruppo estremista uiguro noto come Partito Islamico del Turkistan. Combattendo a fianco delle unità terroristiche di Al Qaida e Al Nusra, queste forze hanno svolto ruoli chiave in diverse battaglie.



Foreign fighters uiguri in Siria. La presenza di gruppi radicali provenienti dallo Xinjiang e coinvolti nel conflitto siriano è all’origine dell’invio di reparti speciali dell’Esercito Popolare di Liberazione in Siria.

Reuters, Associated Press e Newsweek hanno riferito che fino a 5.000 uiguri musulmani di lingua turca dello Xinjiang stavano combattendo in varie formazioni sul suolo siriano.

Secondo i media siriani, una colonia uigura trapiantata ha trasformato la città di al Zanbaka (al confine turco) in un campo trincerato di 18.000 persone. Molti combattenti uiguri furono introdotti clandestinamente nell'area di confine turco-siriana con le loro famiglie. Parlando in turco, piuttosto che in cinese, si affidarono al supporto dei servizi segreti turchi.

L’approccio cinese

La Cina è determinata a seguire una strada diversa nel trattare il fanatismo religioso. L'intervento della Cina è la risposta ad attacchi terroristici che hanno ucciso centinaia di civili nelle affollate aree commerciali e nelle stazioni di treni e autobus sin dagli anni '90.



Attacco terroristico in Xinjiang (2013).

La Cina ha affrontato il problema dell'estremismo religioso istituendo centri di istruzione e formazione professionale su larga scala. Piuttosto che esacerbare il sottosviluppo di una regione attraverso campagne di bombardamento “umanitario”, la Repubblica Popolare Cinese sta cercando di implementare il livello di istruzione della popolazione, investendo nello sviluppo delle competenze, nella crescita economica e nella realizzazione di infrastrutture. Gli attacchi terroristici nello Xinjiang sono cessati da quando sono iniziate le campagne di rieducazione nel 2017.

Due diverse prese di posizione sulle vicende dello Xinjiang

Nel luglio di quest'anno, 22 paesi, la maggior parte europei oltre a Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda, hanno inviato una lettera al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU prendendo posizione contro la Cina in merito a presunte detenzioni arbitrarie di massa e altre violazioni contro i musulmani nella regione cinese dello Xinjiang. La dichiarazione non includeva una sola firma di uno stato a maggioranza musulmana.

Giorni dopo, un gruppo molto più ampio di 34 paesi - ora esteso a 54 dall'Asia, Africa e America Latina - ha presentato una lettera in difesa delle politiche cinesi. Questi paesi hanno espresso il loro fermo sostegno alle misure antiterrorismo e di deradicalizzazione messe in atto dalla Cina nello Xinjiang.

Più di una dozzina di paesi membri dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica alle Nazioni Unite hanno firmato tale dichiarazione.

Un'ulteriore dichiarazione, il 31 ottobre, al terzo comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha spiegato che un certo numero di diplomatici, organizzazioni internazionali, funzionari e giornalisti si erano recati nello Xinjiang per assistere al progresso della causa dei diritti umani e ai risultati dell'antiterrorismo e della deradicalizzazione.

"Ciò che hanno visto e sentito nello Xinjiang ha completamente contraddetto ciò che è stato riportato dai media [occidentali]", ha affermato la nota.

Per approfondire: libri, articoli, documentari…
Wei, L. (2019) – Cina e antiterrorismo. Il metodo cinese nella cooperazione internazionale contro il terrorismo. 270 pp., Anteo Ed.
Morigi, M. (2018) – La Perla del Drago: stato e religioni in Cina. 312 pp., Anteo Ed.
Savioli, S. () – ONG. Cavallo di Troia del capitalismo globale.
Norton, B., Singh, A. – No, the UN did not report China has ‘massive internment camps’ for Uighur Muslims. The Grayzone (23/8/2018).
Rapporto della seduta del 13/8/2018 del Comitato sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite, in cui è possibile leggere le considerazioni espresse in merito allo Xinjiang dall’avvocatessa Gay McDougall, e le repliche dei rappresentanti cinesi.
Fighting terrorism in Xinjiang – Documentario curato da CGTN.
Fonte: Workers World (18/12/2019)
Traduzione e riadattamento a cura dell’ Osservatorio Italiano sulla Nuova Via della Seta/CIVG

Diretta Saiuz del 10 09 2019 con Giulietto Chiesa

Radio Saiuz


con Giulietto Chiesa. Il grande inganno mediatico dell'Undici Settembre

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 2002

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.