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La VOCE ANNO XX N°5

gennaio 2018

PAGINA b         - 30

Nuova aggressione dei neonazisti ai comunisti ucraini

Comunicato del Partito Comunista di Ucraina

da solidnet.org - Traduzione di Marx21.it

Il 23 dicembre 2017, un folto branco di giovani neonazisti ha dato l’assalto ai locali, in cui i militanti del Komsomol dell’Ucraina si erano riuniti per il loro regolare Plenum. In quel momento i banditi del battaglione Azov e di altri gruppi criminali sotto il controllo del Ministero degli Interni e del Servizio di Sicurezza (come ha apertamente dichiarato uno dei leaders del neonazista S14 Karas) hanno minacciato di uccidere i giovani comunisti e di penetrare nei locali. La polizia arrivata sul posto, come succede sempre, ha assistito senza intervenire a quanto stava accadendo.
Il Partito Comunista di Ucraina dichiara che tutti gli attacchi di questi banditi contro militanti del Partito, militanti del Komsomol, e altri dissidenti, sono attuati in modo pilotato e sono finanziati dalle forze politiche che hanno preso il potere in Ucraina a seguito del colpo di Stato del febbraio 2014.

Il Partito Comunista ha inviato informazioni dettagliate su questo crimine della giunta oligarco-nazista alle organizzazioni internazionali per i diritti umani, all’Assemblea Parlamentare del Consiglio di Europa, all’OSCE, all’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Il Comitato Centrale del Partito Comunista di Ucraina

Dipartimento Relazioni Internazionali


(Video) Migliaia di iraniani scendono in piazza in appoggio al governo e contro le ingerenze straniere

Dopo le manifestazioni degli ultimi giorni contro il carovita strumentalizzate dagli USA come proteste contro il sistema di governo iraniano, centinaia di migliaia di iraniani sono scesi in piazza in varie città dell’Iran ricordando le manifestazioni del 2009 che misero fine alla cosiddetta ’rivoluzione verde’, che fu la prova generale delle ’primavere arabe’.

Negli ultimi giorni in varie città iraniane ci sono state manifestazioni di protesta contro il carovita e la corruzione. I media occidentali, ecco un esempio, hanno subito strumentalizzato queste proteste definendole come manifestazione contro il ’regime degli ayatollah’. Eppure, se in Italia la Cgil scende in piazza contro la manovra finanziaria o un altro provvedimento governativo, nessuno si sogna lontanamente di scrivere che sia una protesta per rovesciare il sistema politico italiano.

Fermo restando, che nessuno Paese è un paradiso terrestre e vive le sue contraddizioni, problemi e divergenze devono restare sempre un questione interna degli Stati e risolte senza interferenze esterne che portano solo caos e distruzione. Libia, Siria docet.

In Iran, dunque, questa mattina, dopo le proteste dei giorni scorsi, migliaia di persone sono scese in piazza per celebrare il "Dey 9 epic" per ricordare le manifestazioni storiche tenutesi il nono giorno del mese del calendario persiano di Dey.
Tali manifestazioni all’epoca misero fine ai disordini dopo le elezioni presidenziali del 2009, per i brogli lamentati dalle opposizioni. I media occidentali parlarono di ’rivoluzione verde’, furono le prove generale della cosiddetta ’primavera araba’.

Durante le celebrazioni di oggi, i manifestanti hanno denunciato l’arroganza globale, scandendo slogan contro gli Stati Uniti, il regime israeliano e rifiutando ogni ingerenza straniera negli affari interni del paese.

Il segretario generale del Forum mondiale per la prossimità delle scuole islamiche, l’Ayatollah Mohsen Araki, ha avvertito che i nemici dovrebbero sapere che "non possono creare fessure tra le linee unificate della nazione persiana."

"I nemici sanno che le loro trame non indeboliranno la volontà della nazione (iraniana). Conosciamo già le loro trappole e trame. Abbiamo centinaia di anni di esperienza (...) Non abbandoneremo la resistenza", ha sottolineato Araki.

Ha anche aggiunto che l’Iran creerà una singola trincea fatta dal Corpo d’Armata dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC) e l’intera nazione per neutralizzare le trame dei nemici, seguendo le linee guida del leader della Rivoluzione Islamica, Ayatollah Seyed Ali Khamenei.
Fonte: Press TV

’USA e Israele promuovono piano segreto contro l’Iran’ - Fonti israeliane

Promosso un "piano strategico" segreto tra Israele e gli Stati Uniti per contrastare i programmi nucleari e missilistici dell’Iran, così come le attività di Teheran in Medio Oriente, creando quattro gruppi di lavoro, secondo l’emittente televisiva israeliana Canale 10.

Il Canale 10 israeliano, citando diversi funzionari statunitensi, ha riferito che una delegazione israeliana di alto livello, guidata da Meir Ben Shabbat, consigliere per la sicurezza interna del regime israeliano, si è incontrata segretamente il 12 dicembre scorso alla Casa Bianca con un gruppo statunitense, guidata dal consigliere per la sicurezza nazionale Herbert Raymond McMaster. La notizia è stata rilanciata da vari media israeliani, come il periodico, ’The Times of Israel’


Secondo le fonti, le parti hanno parlato per due giorni a Washington per convertire il discorso anti-iraniano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, tenutosi il 13 ottobre, in piani strategici e operativi per affrontare la Repubblica islamica dell’Iran. Di conseguenza, è stato concordato di formare quattro gruppi di lavoro in diverse aree.


Il primo gruppo sarà responsabile delle attività segrete e diplomatiche per ostacolare il programma di energia nucleare iraniano; studierà metodi più rigorosi per eseguire e sorvegliare l’attuale accordo nucleare tra l’Iran e il gruppo 5 + 1 (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia e Cina, oltre alla Germania), cercando anche di promuovere la posizione anti-iraniana attraverso i canali diplomatici al di fuori del quadro del patto nucleare, noto come Piano globale di azione congiunta (JCPOA).


Il secondo sarà responsabile della limitazione delle attività dell’Iran nella regione, specialmente in Siria e in Libano; Analizzerà i modi per prevenire la presenza iraniana in Siria e elaborerà una politica comune per il periodo post-bellico della Siria. Inoltre, si cercherà di fare fronte al sostegno di Teheran a Hezbollah, Hamas e la Jihad Islamica in Palestina.


Il terzo avrà come obiettivo il programma missilistico dell’Iran e il presunto trasferimento di missili ad alta precisione a Hezbollah e in Siria. Nel frattempo, il quarto gruppo analizzerà i possibili scenari di conflitto nelle aree in cui è presente l’Iran o di uno dei gruppi che appoggia, in particolare Hezbollah.

Fonte: The Times of Israel - AP(foto)


Ma cosa ci ha fatto di male la Corea del Nord?

Ma cosa ci ha fatto di male la Corea del Nord per meritarsi l’odio dei nostri governanti e dei loro “giornalisti”? Se lo domanda questo videoclip che comincia dall’unico “sgarbo” fattoci dalla Corea del Nord (l’eliminazione ai mondiali di Calcio del 1966) per poi passare alla guerra alla Corea del 1950; una ecatombe (2 milioni di morti) scatenata dagli USA sopratutto per perpetuare quel complesso militare-finanziario (denunciato nel suo discorso di addio dal presidente USA Dwight D. Eisenhower) vero volano dell’economia statunitense.
Un mostruoso meccanismo che oggi pretende nuove guerre, come quelle che si stanno preparando contro la Corea del Nord ma, sopratutto, contro la Cina, detentrice di buona parte del Debito pubblico statunitense.

Francesco Santoianni

27/12/2017: L'esercito siriano salva 70 civili in fuga da un campo profughi assediato dalle forze USA

L’esercito siriano è riuscito a salvare un gruppo di 70 civili che erano riusciti a fuggire dal campo profughi di Rukban, situato vicino al confine con l’Iraq e la Giordania e assediato dalle forze statunitensi.

Secondo i resoconti dei media locali, i civili sono arrivati ad un checkpoint dell’esercito siriano nel sud-est del paese, da dove sono stati portati nelle loro case nella provincia di Homs su un autobus.
I civili sono fuggiti nel campo profughi nel 2015, quando il gruppo terroristico ISIS (Daesh, in arabo) estese le sue offensive nella parte desertica della provincia di Homs.
Il Centro russo per la riconciliazione in Siria ha denunciato più volte che decine di migliaia di civili sono privati di aiuti umanitari a causa degli Stati Uniti e della loro base militare illegale nella città di confine di Al-Tanf, al confine con Iraq e Giordania.

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