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La VOCE 2002

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La VOCE ANNO XXII N°6

febbraio 2020

PAGINA d         - 32

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
segue da pag.31: gli usa stanno per essere cacciati dal medio oriente? più recentemente si è discusso dell'istituzione di legami militari bilaterali iran-qatar. avendo deciso che al udeid (situato in territorio nemico) non poteva essere spostato in un'altra posizione in medio oriente, il pentagono ha quindi previsto uno scenario per lo spostamento delle operazioni aeree e spaziali di al udeid in sud carolina: a 7.000 miglia di distanza in carolina del sud. era una simulazione. “l'interruttore temporaneo” è durato solo 24 ore. lezione imparata: non si può efficacemente fare la guerra in medio oriente senza una base avanzata in medio oriente. questo “south carolina test” rasenta il ridicolo. i pianificatori militari americani sono disperati? dal maggio 2017, a seguito della rottura nel consiglio di cooperazione del golfo (gcc) il pentagono non è stato in grado di spostare la base avanzata u.s. centcom (comprese le sue capacità di attacco di forza aerea) fuori dal territorio nemico (il qatar) in una posizione amichevole (ad es. arabia saudita, israele) nella più ampia regione del medio oriente. gli analisti militari ammettono ora che, nel caso di un conflitto con l'iran, al-udeid sarebbe un bersaglio immediato. si dice che il sistema di difesa della base non sia attrezzato per difendersi dai missili da crociera e dai droni che volano a bassa quota sig. presidente, come può lanciare i suoi bombardamenti punitivi contro l'iran dal territorio di un alleato dell'iran? da un punto di vista strategico non ha senso. e questa è solo la punta dell'iceberg. mentre i bombardamenti e gli attacchi missilistici possono essere lanciati da altre basi militari degli stati uniti in medio oriente (vedi diagramma qui sotto) così come da diego garcia, da portaerei degli stati uniti, da sottomarini, ecc., la base regionale avanzata u.s. centcom ad al-udeid, qatar, svolge un ruolo chiave nella struttura di comando in collegamento con la sede centrale u.s. centcom a tampa, florida, e con lo u.s. strategic command (u.s. stratcom) presso la base aerea di offutt, nebraska. mentre il qatar e gli stati uniti hanno un accordo di cooperazione bilaterale di lunga data riguardante la base aerea di al-udeid, il qatar ha accordi di cooperazione militare non solo con l'iran, ma anche con hamas e hezbollah, tutti nemici degli stati uniti d'america: la sfida per washington è che mentre il qatar ospita al-udeid, è anche amico del movimento della resistenza islamica (hamas) di gaza, è vicino alla leadership di hezbollah … [anche il qatar] ha buone relazioni con l'iran. in effetti, se il qatar non ospitasse la più grande base aerea d'america in medio oriente, sarebbe sotto pressione da parte degli stati uniti perchè cessi gran parte di questi comportamenti. e per di più, il qatar è anche amico della russia. un accordo di cooperazione tecnica militare riguardante la difesa aerea è stato firmato con mosca, subito dopo la rottura del qatar con l'arabia saudita nel giugno 2017. la base aerea di incirlik della turchia. “l’andare a letto col nemico” prevale anche per quanto riguarda la base turca dell'aeronautica di incirlik, che è stato istituito nel 1950 dall'aviazione militare statunitense. incirlik ha svolto un ruolo strategico in tutte le operazioni guidate dagli stati uniti e dalla nato in medio oriente. con circa cinquemila aviatori, l'aviazione militare statunitense è ora ospitata in un paese (alias turchia), che è un alleato sia della russia che dell'iran. la turchia e l'iran sono stati vicini con relazioni amichevoli. al contrario, i ribelli appoggiati da usa e turchia si stanno combattendo a vicenda nel nord della siria. a metà dicembre 2019, il ministro degli esteri turco mevlüt çavişoğlu ha lanciato una bomba, segnalando “che agli stati uniti potrebbe essere impedito di utilizzare due basi aeree strategiche [incirlik e kurecik] per rappresaglia contro eventuali sanzioni statunitensi nei confronti del suo paese” in merito all'acquisto da parte della turchia del sistema russo s-400 di difesa missilistica. la capacità di guerra convenzionale dell'america. per diverse ragioni, l'egemonia statunitense in medio oriente è stata in parte indebolita dall'evoluzione della struttura delle alleanze militari. le capacità di comando dell'america sono state indebolite. due delle più grandi basi strategiche della regione, ovvero incirlik (turchia) e al-udeid (qatar), non sono più sotto il controllo del pentagono. mentre la guerra contro l'iran rimane sulla tavola da progetto del pentagono, nelle attuali condizioni, un blitzkrieg (in un teatro di guerra convenzionale) che coinvolge lo spiegamento simultaneo di forze di terra, aria e navali è impossibile. mentre gli stati uniti non hanno la capacità di realizzare un tale progetto, varie forme di “guerra limitata” sono stati contemplati tra cui attacchi mirati con missili, cosiddetti “bloody nose operations” (compreso l'uso di armi nucleari tattiche) oltre ad atti di destabilizzazione politica e di rivoluzioni colorate (che sono già in corso) nonché sanzioni economiche, manipolazioni dei mercati finanziari e riforme macroeconomiche neoliberiste (imposte tramite il fmi e la banca mondiale). l'opzione nucleare contro l'iran. ed è proprio a causa delle debolezze degli stati uniti nel campo della guerra convenzionale che si potrebbe prevedere un'opzione nucleare. tale opzione porterebbe inevitabilmente ad un'escalation. ignoranza e stupidità sono fattori nel processo decisionale. secondo l'analista di politica estera edward curtin “i pazzi fanno cose folli”. chi sono i pazzi posti nelle posizioni chiave? “i consiglieri di politica estera di trump: il segretario di stato mike pompeo, il consulente per la sicurezza nazionale robert o’brien e brian hook, rappresentante speciale per l'iran e consigliere di pompeo, potrebbero “consigliare” il presidente trump ad autorizzare una “bloody nose operation” contro l'iran con armi nucleari tattiche (b61 bunker buster), che il pentagono ha classificato come innocue per i civili perchél'esplosione è sottoterra”. la “bloody nose operation” (pugno sul naso) come indicato dal pentagono, trasmette l'idea di un'operazione militare (con l’utilizzo di un’arma nucleare tattica a basso potenziale, per questo definita “più utilizzabile”) che presumibilmente “crea danni minimi”. è una bugia: l'arma nucleare tattica ha una capacità esplosiva compresa tra un terzo e 12 volte una bomba di hiroshima. secondo il bollettino degli scienziati atomici (luglio 2019): le tensioni tra gli stati uniti e l'iran stanno precipitando verso uno scontro militare il quale ha una reale possibilità che gli stati uniti utilizzino armi nucleari. l'assortimento iraniano di capacità asimmetriche—tutte costruite per essere efficaci contro gli stati uniti—quasi assicura un tale confronto. l'attuale posizione nucleare degli stati uniti lascia l'amministrazione di trump almeno aperta all'uso delle armi nucleari tattiche nei teatri convenzionali. alcuni membri dell'attuale amministrazione potrebbero pensare che sia nel miglior interesse degli stati uniti cercare una vittoria rapida e decisiva nel centro petrolifero del golfo persico—e fare questo utilizzando il proprio arsenale nucleare. riteniamo che vi sia una maggiore possibilità che una guerra usa-iran inneschi un attacco nucleare usa…” è significativo che l'uso di testate tattiche non richieda l'autorizzazione del comandante in capo. tale autorizzazione riguarda esclusivamente le cosiddette armi nucleari strategiche. nonostante gli avvertimenti del bollettino degli scienziati atomici, le attuali circostanze non favoriscono la condotta di una bloody nose operation con armi nucleari tattiche. l'arsenale tattico di armi nucleari dell'aviazione militare statunitense è immagazzinato e dispiegato in cinque paesi europei non nucleari, tra cui germania, belgio, paesi bassi, italia e turchia, presso basi militari sotto il comando nazionale. secondo hans kristensen e matt korda (bollettino degli scienziati atomici, relazione 2019), gli stati uniti possiedono circa 230 armi nucleari tattiche, di cui 180 sono impiegate nei cinque paesi europei non nucleari. circa 50 bombe anti-bunker b61 con testate nucleari (bombe a gravità) sono immagazzinate e dispiegate presso la base aerea della forza aerea di incirlik, che è sotto la giurisdizione della turchia. (vedi tabella). conclusioni: un presidente degli stati uniti ha commesso crimini di guerra. manca una narrativa per la “guerra al terrorismo”.
ci sono strutture di comando militari indebolite, le alleanze sono deficitarie. molte vanno a letto col nemico. vi sono imprevedibili analisti di politica estera, vi sono inganni ed errori. a questo punto: l'arma più potente degli stati uniti rimane la dollarizzazione, le riforme economiche neoliberiste e la capacità di manipolare i mercati finanziari. il mercato è un'arma molto potente. the original source of this article is global research. copyright © prof michel chossudovsky, global research, 2. soleimani ucciso in missione di pace. trump intrappolato. il giorno in cui fu assassinato, il generale qassem soleimani doveva incontrare il primo ministro iracheno abdul mahdi per portare la risposta iraniana a una proposta di pace saudita. risposta evidentemente positiva, in caso contrario non si sarebbe mosso il generale, bastava un niet. la missione di pace di soleimani. a rivelare la notizia, lo stesso mahdi (matteo carnialetto, insideover), aggiungendo che trump aveva chiesto al governo iracheno di mediare con l’iran perché ponesse fine alle manifestazioni contro l’ambasciata americana in iraq scatenate dai raid usa contro hezbollah iracheno (daily mail). ne avevamo scritto a intuito, sottolineando come quel mandato e la natura pacifica della sua missione avesse reso imprudente soleimani, rendendolo vulnerabile all’attacco proditorio all’aeroporto di baghdad, lui che era stato sempre accorto nei suoi spostamenti. se guerra sarà, va ricordato come è iniziata: come per l’iraq le inesistenti armi di massa di saddam, così quella iraniana sugli inesistenti progetti di attentati da parte di soleimani. gli iraniani si sono limitati a non smentire madhi, di fatto confermando; riad non può confermare per non smentire washington, ma non ha neanche smentito, confermando a sua volta. il momento sarajevo così è arrivato il “momento sarajevo”, abbiamo scritto in altra nota, rimandando a un’altra guerra, quella dei balcani, quando bill clinton incendiò l’europa per evitare l’avanzare dell’impeachement. a quanto pare lo scenario si ripete, almeno secondo la candidata elizabeth warren, ma ci torneremo di seguito. va aggiunto (non ne avevamo accennato per mancanza di spazio) che il “momento sarajevo” rimanda anche ad altro, cioè all’assassinio di francesco ferdinando, che diede inizio alla prima guerra mondiale, un conflitto che nessuno voleva e che l’atto terroristico rese inevitabile. peraltro c’è un rimando alquanto puntuale. allora fu ucciso l’erede al trono d’austria-ungheria; soleimani era il candidato naturale alla successione dell’ajatollah khamenei, guida spirituale degli sciiti, ormai a fine mandato. tanto che, il giorno prima del suo assassinio, il times of london lo aveva inserito nella lista delle 20 persone in ascesa nel 2020. lo scontro nel cuore dell’impero. resta enigmatico trump, che evidentemente si sta dibattendo in una trappola. da notare che l’annuncio dell’assassinio di soleimani fu dato dal pentagono, che riferì che il presidente aveva firmato l’ordine, cosa ovvia che invece la sottolineatura del comunicato faceva risultare stonata. se lo ricordiamo ora è per via del garbuglio avvenuto ieri, dopo che il parlamento iracheno aveva votato per l’estromissione delle forze degli stati uniti dal paese. ha fatto il giro del mondo la subitanea lettera del generale americano william seely che, per conto del centcom – il comando centrale dell’esercito – annunciava che la richiesta era accolta, nel rispetto della sovranità irachena. l’accordo poteva porre fine alla contesa, dato che assicurava all’iran una vittoria strategica. ma il pentagono, altro dal centcom, si è affrettato a dichiarare che si trattava solo di una bozza e peraltro ne smentiva il contenuto (ma se era una bozza, il contenuto avrebbe dovuto comunque essere quello). gli stati uniti, ha invece annunciato il pentagono, resteranno in iraq. di fatto una dichiarazione di guerra a baghdad, dato che le forze ivi stanziate sono diventate di “occupazione” (peraltro gli usa erano giunti a “esportare la democrazia” e dichiarano nullo il voto del parlamento…). resta la strana smentita che indica un conflitto interno negli stati uniti, tra chi vuole una de-escalation e chi il conflitto. bolton testimone a sorpresa. a spiegare la giravolta di ieri, forse, l’annuncio di john bolton, che ha dichiarato a sorpresa di voler testimoniare sull’impeachement al senato. trump ne è terrorizzato, dato che bolton lo può inguaiare, tanto che oggi ha ri-twittato una nota sulla natura segreta dei colloqui tra il presidente e il consigliere per la sicurezza nazionale. è alquanto evidente che i neocon stanno usando l’impeachement per inchiodare il presidente sulla loro posizioni e/o per perderlo alle prossime presidenziali, loro obiettivo da tempo. già ora la sua svolta neocon sta interpellando il suo elettorato di riferimento. “gli americani vogliono lavoro, non la guerra”, titola the nation. così sul sito estremo pro-trump infowars: “sembra che i neoconservatori nevertrump [movimento anti-trump ndr.] di cui si è circondato il presidente lo stiano già pugnalando alle spalle […] dopo averlo convinto ad assassinare il generale iraniano qassem soleimani”. trump è caduto in una trappola. forse credeva di fare una concessione reversibile, come ha fatto in passato, forse è stato semplicemente ingannato. ora ha margini di manovra più che ristretti per impedire la catastrofe. l’iran, finiti i giorni di lutto, dovrà rispondere. ad oggi ha specificato che non colpirà civili, evitando che gli venissero attribuiti attentati contro gli stessi. dal global times: “la dichiarazione ufficiale dell’iran ha lasciato un certo margine di manovra, sottolineando che l’iran non ha mai cercato né cercherà mai la guerra e che gli stati uniti ‘dovrebbero accettare reazioni appropriate alle loro azioni'”. ma rispondere senza scatenare una reazione non sarà facile, anzi è quasi impossibile. ps. nei giorni di natale sciami di droni non identificati hanno sorvolato per alcune notti i cieli di colorado e arkansas. le autorità americane, interpellate, hanno risposto di non saperne nulla. suggestione da 11 settembre.
Segue da Pag.31: Gli USA stanno per essere cacciati dal Medio Oriente?

Più recentemente si è discusso dell'istituzione di legami militari bilaterali Iran-Qatar.

Avendo deciso che Al Udeid (situato in territorio nemico) non poteva essere spostato in un'altra posizione in Medio Oriente, il Pentagono ha quindi previsto uno scenario per lo spostamento delle operazioni aeree e spaziali di Al Udeid in Sud Carolina: A 7.000 miglia di distanza in Carolina del Sud. Era una simulazione. “L'interruttore temporaneo” è durato solo 24 ore.

Lezione imparata: non si può efficacemente fare la guerra in Medio Oriente senza una base avanzata in Medio Oriente. Questo “South Carolina Test” rasenta il ridicolo.

I pianificatori militari americani sono disperati?

Dal maggio 2017, a seguito della rottura nel Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) il Pentagono non è stato in grado di spostare la base avanzata U.S. CENTCOM (comprese le sue capacità di attacco di forza aerea) fuori dal territorio nemico (il Qatar) in una posizione amichevole (ad es. Arabia Saudita, Israele) nella più ampia regione del Medio Oriente.

Gli analisti militari ammettono ora che, nel caso di un conflitto con l'Iran, Al-Udeid sarebbe un bersaglio immediato. Si dice che il sistema di difesa della base non sia attrezzato per difendersi dai missili da crociera e dai droni che volano a bassa quota

Sig. Presidente, come può lanciare i suoi bombardamenti punitivi contro l'Iran dal territorio di un alleato dell'Iran?

Da un punto di vista strategico non ha senso. E questa è solo la punta dell'iceberg.

Mentre i bombardamenti e gli attacchi missilistici possono essere lanciati da altre basi militari degli Stati Uniti in Medio Oriente (vedi diagramma qui sotto) così come da Diego Garcia, da portaerei degli Stati Uniti, da sottomarini, ecc., la base regionale avanzata U.S. CENTCOM ad Al-Udeid, Qatar, svolge un ruolo chiave nella struttura di comando in collegamento con la sede centrale U.S. CENTCOM a Tampa, Florida, e con lo U.S. Strategic Command (U.S. STRATCOM) presso la base aerea di Offutt, Nebraska.

Mentre il Qatar e gli Stati Uniti hanno un accordo di cooperazione bilaterale di lunga data riguardante la base aerea di al-Udeid, il Qatar ha accordi di cooperazione militare non solo con l'Iran, ma anche con Hamas e Hezbollah, tutti nemici degli Stati Uniti d'America:

La sfida per Washington è che mentre il Qatar ospita al-Udeid, è anche amico del Movimento della Resistenza Islamica (Hamas) di Gaza, è vicino alla leadership di Hezbollah … [Anche il Qatar] ha buone relazioni con l'Iran. In effetti, se il Qatar non ospitasse la più grande base aerea d'America in Medio Oriente, sarebbe sotto pressione da parte degli Stati Uniti perchè cessi gran parte di questi comportamenti.

E per di più, il Qatar è anche amico della Russia. Un accordo di cooperazione tecnica militare riguardante la difesa aerea è stato firmato con Mosca, subito dopo la rottura del Qatar con l'Arabia Saudita nel giugno 2017.

La Base aerea di Incirlik della Turchia

“L’andare a letto col nemico” prevale anche per quanto riguarda la base turca dell'aeronautica di Incirlik, che è stato istituito nel 1950 dall'aviazione militare statunitense. Incirlik ha svolto un ruolo strategico in tutte le operazioni guidate dagli Stati Uniti e dalla NATO in Medio Oriente.

Con circa cinquemila aviatori, l'aviazione militare statunitense è ora ospitata in un paese (alias Turchia), che è un alleato sia della Russia che dell'Iran. La Turchia e l'Iran sono Stati vicini con relazioni amichevoli. Al contrario, i ribelli appoggiati da USA e Turchia si stanno combattendo a vicenda nel nord della Siria.

A metà dicembre 2019, il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavişoğlu ha lanciato una bomba, segnalando “che agli Stati Uniti potrebbe essere impedito di utilizzare due basi aeree strategiche [Incirlik e Kurecik] per rappresaglia contro eventuali sanzioni statunitensi nei confronti del suo paese” in merito all'acquisto da parte della Turchia del sistema russo S-400 di difesa missilistica.

La capacità di guerra convenzionale dell'America

Per diverse ragioni, l'egemonia statunitense in Medio Oriente è stata in parte indebolita dall'evoluzione della struttura delle alleanze militari.

Le capacità di comando dell'America sono state indebolite. Due delle più grandi basi strategiche della regione, ovvero Incirlik (Turchia) e Al-Udeid (Qatar), non sono più sotto il controllo del Pentagono.

Mentre la guerra contro l'Iran rimane sulla tavola da progetto del Pentagono, nelle attuali condizioni, un Blitzkrieg (in un teatro di guerra convenzionale) che coinvolge lo spiegamento simultaneo di forze di terra, aria e navali è impossibile.

Mentre gli Stati Uniti non hanno la capacità di realizzare un tale progetto, varie forme di “guerra limitata” sono stati contemplati tra cui attacchi mirati con missili, cosiddetti “bloody nose operations” (compreso l'uso di armi nucleari tattiche) oltre ad atti di destabilizzazione politica e di rivoluzioni colorate (che sono già in corso) nonché sanzioni economiche, manipolazioni dei mercati finanziari e riforme macroeconomiche neoliberiste (imposte tramite il FMI e la Banca mondiale).

L'opzione nucleare contro l'Iran

Ed è proprio a causa delle debolezze degli Stati Uniti nel campo della guerra convenzionale che si potrebbe prevedere un'opzione nucleare. Tale opzione porterebbe inevitabilmente ad un'escalation.

Ignoranza e stupidità sono fattori nel processo decisionale. Secondo l'analista di politica estera Edward Curtin “i pazzi fanno cose folli”.

Chi sono i pazzi posti nelle posizioni chiave?

“I consiglieri di politica estera di Trump: il Segretario di Stato Mike Pompeo, il consulente per la sicurezza nazionale Robert O’Brien e Brian Hook, rappresentante speciale per l'Iran e Consigliere di Pompeo, potrebbero “consigliare” il Presidente Trump ad autorizzare una “bloody nose operation” contro l'Iran con armi nucleari tattiche (B61 bunker buster), che il Pentagono ha classificato come innocue per i civili perchél'esplosione è sottoterra”.

La “bloody nose operation” (pugno sul naso) come indicato dal Pentagono, trasmette l'idea di un'operazione militare (con l’utilizzo di un’arma nucleare tattica a basso potenziale, per questo definita “più utilizzabile”) che presumibilmente “crea danni minimi”. È una bugia: l'arma nucleare tattica ha una capacità esplosiva compresa tra un terzo e 12 volte una bomba di Hiroshima.

Secondo il Bollettino degli Scienziati Atomici (luglio 2019):

Le tensioni tra gli Stati Uniti e l'Iran stanno precipitando verso uno scontro militare il quale ha una reale possibilità che gli Stati Uniti utilizzino armi nucleari. L'assortimento iraniano di capacità asimmetriche—tutte costruite per essere efficaci contro gli Stati Uniti—quasi assicura un tale confronto. L'attuale posizione nucleare degli Stati Uniti lascia l'amministrazione di Trump almeno aperta all'uso delle armi nucleari tattiche nei teatri convenzionali. Alcuni membri dell'attuale amministrazione potrebbero pensare che sia nel miglior interesse degli Stati Uniti cercare una vittoria rapida e decisiva nel centro petrolifero del Golfo Persico—e fare questo utilizzando il proprio arsenale nucleare.

Riteniamo che vi sia una maggiore possibilità che una guerra USA-Iran inneschi un attacco nucleare USA…”

È significativo che l'uso di testate tattiche non richieda l'autorizzazione del Comandante in Capo. Tale autorizzazione riguarda esclusivamente le cosiddette armi nucleari strategiche.

Nonostante gli avvertimenti del Bollettino degli Scienziati Atomici, le attuali circostanze non favoriscono la condotta di una bloody nose operation con armi nucleari tattiche.

L'arsenale tattico di armi nucleari dell'aviazione militare statunitense è immagazzinato e dispiegato in cinque paesi europei non nucleari, tra cui Germania, Belgio, Paesi Bassi, Italia e Turchia, presso basi militari sotto il comando nazionale.

Secondo Hans Kristensen e Matt Korda (Bollettino degli scienziati atomici, relazione 2019), gli Stati Uniti possiedono circa 230 armi nucleari tattiche, di cui 180 sono impiegate nei cinque paesi europei non nucleari. Circa 50 bombe anti-bunker B61 con testate nucleari (bombe a gravità) sono immagazzinate e dispiegate presso la base aerea della forza aerea di Incirlik, che è sotto la giurisdizione della Turchia. (vedi tabella).

Conclusioni:

Un presidente degli Stati Uniti ha commesso crimini di guerra.

Manca una narrativa per la “guerra al terrorismo”

Ci sono strutture di comando militari indebolite,

Le alleanze sono deficitarie.

Molte vanno a letto col nemico.

Vi sono imprevedibili analisti di politica estera,

Vi sono inganni ed errori.

A questo punto: L'arma più potente degli Stati Uniti rimane la dollarizzazione, le riforme economiche neoliberiste e la capacità di manipolare i mercati finanziari. Il mercato è un'arma molto potente.

The original source of this article is Global Research

Copyright © Prof Michel Chossudovsky, Global Research, 2

Soleimani ucciso in missione di pace. Trump intrappolato



Il giorno in cui fu assassinato, il generale Qassem Soleimani doveva incontrare il primo ministro iracheno Abdul Mahdi per portare la risposta iraniana a una proposta di pace saudita.

Risposta evidentemente positiva, in caso contrario non si sarebbe mosso il generale, bastava un niet.

La missione di pace di Soleimani
A rivelare la notizia, lo stesso Mahdi (Matteo Carnialetto, InsideOver), aggiungendo che Trump aveva chiesto al governo iracheno di mediare con l’Iran perché ponesse fine alle manifestazioni contro l’ambasciata americana in Iraq scatenate dai raid Usa contro Hezbollah iracheno (Daily Mail).

Ne avevamo scritto a intuito, sottolineando come quel mandato e la natura pacifica della sua missione avesse reso imprudente Soleimani, rendendolo vulnerabile all’attacco proditorio all’aeroporto di Baghdad, lui che era stato sempre accorto nei suoi spostamenti.

Se guerra sarà, va ricordato come è iniziata: come per l’Iraq le inesistenti armi di massa di Saddam, così quella iraniana sugli inesistenti progetti di attentati da parte di Soleimani.

Gli iraniani si sono limitati a non smentire Madhi, di fatto confermando; Riad non può confermare per non smentire Washington, ma non ha neanche smentito, confermando a sua volta.

Il momento Sarajevo
Così è arrivato il “momento Sarajevo”, abbiamo scritto in altra nota, rimandando a un’altra guerra, quella dei Balcani, quando Bill Clinton incendiò l’Europa per evitare l’avanzare dell’impeachement.

A quanto pare lo scenario si ripete, almeno secondo la candidata Elizabeth Warren, ma ci torneremo di seguito.

Va aggiunto (non ne avevamo accennato per mancanza di spazio) che il “momento Sarajevo” rimanda anche ad altro, cioè all’assassinio di Francesco Ferdinando, che diede inizio alla Prima Guerra mondiale, un conflitto che nessuno voleva e che l’atto terroristico rese inevitabile.

Peraltro c’è un rimando alquanto puntuale. Allora fu ucciso l’erede al trono d’Austria-Ungheria; Soleimani era il candidato naturale alla successione dell’ajatollah Khamenei, guida spirituale degli sciiti, ormai a fine mandato.

Tanto che, il giorno prima del suo assassinio, il Times of London lo aveva inserito nella lista delle 20 persone in ascesa nel 2020.

Lo scontro nel cuore dell’Impero
Resta enigmatico Trump, che evidentemente si sta dibattendo in una trappola. Da notare che l’annuncio dell’assassinio di Soleimani fu dato dal Pentagono, che riferì che il presidente aveva firmato l’ordine, cosa ovvia che invece la sottolineatura del comunicato faceva risultare stonata.

Se lo ricordiamo ora è per via del garbuglio avvenuto ieri, dopo che il Parlamento iracheno aveva votato per l’estromissione delle forze degli Stati Uniti dal Paese.

Ha fatto il giro del mondo la subitanea lettera del generale americano William Seely che, per conto del Centcom – il comando centrale dell’esercito – annunciava che la richiesta era accolta, nel rispetto della sovranità irachena.

L’accordo poteva porre fine alla contesa, dato che assicurava all’Iran una vittoria strategica.

Ma il Pentagono, altro dal Centcom, si è affrettato a dichiarare che si trattava solo di una bozza e peraltro ne smentiva il contenuto (ma se era una bozza, il contenuto avrebbe dovuto comunque essere quello).

Gli Stati Uniti, ha invece annunciato il Pentagono, resteranno in Iraq. Di fatto una dichiarazione di guerra a Baghdad, dato che le forze ivi stanziate sono diventate di “occupazione” (peraltro gli Usa erano giunti a “esportare la democrazia” e dichiarano nullo il voto del Parlamento…).

Resta la strana smentita che indica un conflitto interno negli Stati Uniti, tra chi vuole una de-escalation e chi il conflitto.

Bolton testimone a sorpresa
A spiegare la giravolta di ieri, forse, l’annuncio di John Bolton, che ha dichiarato a sorpresa di voler testimoniare sull’impeachement al Senato.

Trump ne è terrorizzato, dato che Bolton lo può inguaiare, tanto che oggi ha ri-twittato una nota sulla natura segreta dei colloqui tra il presidente e il Consigliere per la Sicurezza nazionale.

È alquanto evidente che i neocon stanno usando l’impeachement per inchiodare il presidente sulla loro posizioni e/o per perderlo alle prossime presidenziali, loro obiettivo da tempo.

Già ora la sua svolta neocon sta interpellando il suo elettorato di riferimento. “Gli americani vogliono lavoro, non la guerra”, titola The Nation.

Così sul sito estremo pro-Trump Infowars: “Sembra che i neoconservatori NeverTrump [movimento anti-Trump ndr.] di cui si è circondato il presidente lo stiano già pugnalando alle spalle […] dopo averlo convinto ad assassinare il generale iraniano Qassem Soleimani”.

Trump è caduto in una trappola. Forse credeva di fare una concessione reversibile, come ha fatto in passato, forse è stato semplicemente ingannato.

Ora ha margini di manovra più che ristretti per impedire la catastrofe. L’Iran, finiti i giorni di lutto, dovrà rispondere. Ad oggi ha specificato che non colpirà civili, evitando che gli venissero attribuiti attentati contro gli stessi.

Dal Global Times: “La dichiarazione ufficiale dell’Iran ha lasciato un certo margine di manovra, sottolineando che l’Iran non ha mai cercato né cercherà mai la guerra e che gli Stati Uniti ‘dovrebbero accettare reazioni appropriate alle loro azioni'”.

Ma rispondere senza scatenare una reazione non sarà facile, anzi è quasi impossibile.

Ps. Nei giorni di Natale sciami di droni non identificati hanno sorvolato per alcune notti i cieli di Colorado e Arkansas. Le autorità americane, interpellate, hanno risposto di non saperne nulla. Suggestione da 11 settembre.



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