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La VOCE 2012 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXIII N°4 | dicembre 2020 | PAGINA G - 39 |
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l'attentato di vienna e le relazioni pericolose con il terrorismo.
l’attentato di vienna – come sottolineava l’amico jure in un suo intervento allegato sotto – questa volta non era fatto da arabi venuti dal mare. il responsabile ucciso dalla polizia austriaca era un cittadino austriaco – kujtim “timi” fejzulaj - appartenente ad una famiglia albanese originaria della macedonia. il giovane terrorista – musulmano radicalizzato - aveva tentato di raggiungere la siria per unirsi all’isis nella sua lotta contro il governo laico di assad, già aggredito dai paesi occidentali della nato, dalla turchia, e dalle monarchie arabe reazionarie. arrestato dalla polizia turca e rimandato in austria, aveva scontato solo 9 mesi di galera e poi rapidamente liberato. benchè noto alla polizia e alle autorità, aveva avuto tutto l’agio di procurarsi armi micidiali, come il fucile d’assalto ak 47 e la pistola tokarev, e di frequentare gruppi radicalizzati come i cosiddetti leoni dei balcani. intorno a questa organizzazione, che opera in austria e svizzera ed altri paesi, gravitano giovani albanesi di origine kossovara, bosniaci musulmani, persino tagiki dell’asia centrale. certamente alcuni di questi hanno partecipato all’attentato e sono uccel di bosco.
la presenza in queste organizzazioni terroriste zeppe di cittadini di origine musulmana balcanica (albanesi del kossovo e della minoranza albanese della macedonia, bosniaci) non può non ricordarci i tristi avvenimenti del 1999 e degli anni seguenti, durante i quali i membri di un’organizzazione, inizialmente bollata come terrorista, l’uck (fantomatico esercito di liberazione del kossovo) ed i fondamentalisti bosniaci, infiltrati da al qaida sono stati utilizzati dall’occidente per distruggere quello che restava della vecchia jugoslavia, dove le varie etnie erano convissute in pace per 50 anni. sono stati utilizzati anche per abbattere il governo di milosevic, eletto in regolari elezioni, reo solo di non allinearsi ai ricatti e gli ultimatum di usa, germania, ed altri paesi occidentali della nato.
oggi gli ex capi dell’uck, come l’ex primo presidente del kossovo hashim tachi e l’ex primo ministro ramush haradinaj, sono trascinati davanti al tribunale internazionale dell’aja per crimini contro l’umanità (come una volta il loro ex grande nemico milosevic, morto nelle prigioni dell’aja in circostanze sospette). evidentemente questi personaggi, una volta spacciati come “combattenti della libertà”, non servono più, ora che il kossovo, ancora sotto occupazione della nato, è diventato la più grande base militare usa in europa, mediterraneo e balcani. intanto i paesi balcanici sono diventati brodo di cultura del terrorismo, come già la siria, l’afghanistan, la libia, ed altri sfortunati paesi in guerra, nel cui ambito possono essere sempre trovati “utili idioti” da utilizzare per gli scopi più loschi. questa è la situazione. solo, per favore, una raccomandazione: quando si fanno giuste analisi su questi argomenti, non ci mettiamo dentro anche il covid, che non c’entra nulla, rischiando di indebolire tutta la sacrosanta denuncia.
roma, 8 novembre 2020, vincenzo brandi.
la repubblica.
quel di vienna non viene dal mare:
nato a #vienna, origini europee (macedonia, patria di filippo e alessandro magno). arrestato dalla infedele turchia per terrorismo, restituito alla cattolica austria che ben lo conosceva, incarcerato ma presto liberato. libero di comprarsi un ak47, una tokarev e sguazzare in facebook quanto gli pareva, senza censura. per poi farsi ammazzare in strada come un coglione. tutto chiaro? logico? normale? isis? oggi a vienna strade deserte e porte sbarrate.
jure.
conclusa la prima fase del saggio clinico con cellule madre contro gli effetti della covid-19 nei polmoni.
saggio clínico. photo: fotocomposizione: claudia garcía martínez.
la dottoressa odalis maría de la guardia peña, specialista in secondo grado in immunología, ha definito «promettenti» i risultati preliminari ottenuti al termine della prima fase del saggio clinico per l’utilizzo delle cellule madri in pazienti che hanno sofferto per lesioni polmonari dovute alla covid-19.
autore: walkiria juanes sánchez | informacion@granmai.cu - 13 ottobre 2020 08:10:05.
la dottoressa odalis maría de la guardia peña, specialista in secondo grado in immunología, ha definito «promettenti» i risultati preliminari ottenuti al termine della prima fase del saggio clinico per l’utilizzo delle cellule madri in pazienti che hanno sofferto per lesioni polmonari dovute alla covid-19.
lo studio, sviluppato dal mese di marzo nell’istituto di ematologia e immunologia (ihi) vuole eliminare o diminuire le lesioni infiammatorie interstiziali o fibrotiche polmonari successive all’infezione.
la dottoressa, master in malattie infettive e a capo dei servizi esterni del ihi ha spiegato che l’investigazione avrà un grande importanza «se, come speriamo, la terapia con le cellule madri darà risultati positivi in questi pazienti con alterazioni polmonari post-covid-19».
«se il trattamento sarà efficace, lo si generalizzerà in tutto il paese per migliorare la qualità di vita e di respirazione di questi pazienti », ha detto con l’entusiasmo di chi realizza la missione più importante del mondo: salvare vite.
il polmone, organo «bersaglio».
de la guardia peña commenta che, anche de i problema provocati dal sars-cov-2 sono differenti (cardiovascolari, renali , nel cervello, nel sistema vascolare, negli arti inferiori e altro, l’organo “bersaglio” nel caso della covid – 19 è il polmone, dove il paziente può presentare problemi durante la malattia e anche dopo la guarigione e questo viene studiato a livello internazionale.
«abbiamo incontrato casi, esattamente tra i pazienti cubani, che hanno presentato questo tipo di problemi, soprattutto quelli che hanno sofferto evoluzioni più torpide. tra le persone visitate per lo studio abbiamo incontrato casi di alterazioni polmonari importanti, le più frequenti, ma forse non le più gravi», ha spiegato la specialista.
la captazione per i saggio.
«questa consultazione di captazione è stata atipica perché è stata realizzata nel terreno, visitando le case dei pazienti recuperati» spiega la dottoressa e descrive che i candidati dovevano rispondere a determinati criteri per l’inclusione.
era imprescindibile che avessero un’età tra 18 e 70 anni essendo dei due sessi, d’aver superato 30 giorni dopo aver contratto la covid – 19, avere un pcr negativo nel momento della captazione e aver presentato problemi respiratori dall’inizio della malattia.
inoltre sono stati cercati quelli con un’evoluzione più torpida di più di 20 giorni in un ospedale con necessità dell’uso d’ossigeno o ventilazione assistita, in stato grave o critico o con necessità dell’uso di un aerosol come trattamento.
«sono state visitate 130 case in circa tre mesi, da maggio a giugno; sono stati intervistati 141 malati e tra loro ne sono stati studiati 50. nel saggio sono stati aggiunti 20 pazienti, la quantità determinata», ha informato.
sequele polmonari.
«durante l’investigazione sono state apprezzate diverse sequele della covid-19, anche se la più frequente è stato il danno polmonare. in alcuni casi è stata notata l’apparizione d segni di fibrosi polmonare, problema che non si riesce a correggere totalmente e che si può trattare solo per
aumentare la capacità polmonare e migliorar la qualità di vita», ha spiegato la capo dei servizi esterni del ihi.
«lo studio è sempre in processo. la prima parte è terminata, ma ci vuole un certo tempo per realizzare la valutazione finale del malato.
quello che possiamo dire è che sino ad oggi siamo molto contenti dei risultati che abbiamo osservato, che sono promettenti», ha segnalato.
storie indimenticabili.
-ricorda qualche storia che l’ha colpita?
«il primo giorno che sono andata a realizzare l’investigazione, sono arrivata a casa di una paziente che quando ha aperto la porta presentava una franca difficoltà respiratoria apprezzabile a una semplice vista.
«abbiamo realizzato l’interrogatorio e ci siamo resi conto che quella difficoltà si manteneva ogni giorno, cinque settimane dopo la diagnosi della covid- 19 e 15 giorni dopo il pcr negativo. questo caso è stato significativo, perché ci siamo resi contro delle sequele che possono presentare i malati dopo la malattia, dichiarati guariti, dopo aver ricevuto tutti i trattamenti, che possono presentare sintomi per un periodo prolungato.
in un’altra occasione, un paziente ci ha ricevuto molto contento e grato per l’assistenza continuata, fatto molto frequente anche con altri casi. questo atteggiamento ci confermava che i pazienti visitati avevano ancora disturbi, nonostante la dichiarazione di guarigione e le dimissioni ospedaliere».
lei può essere asintomatico o può morire.
«lei può contagiarsi e essere asintomático o sviluppare i sintomi più gravi della malattia e morire. questo è un rischio, nessuno lo sa, né lo può controllare», allarma la specialista, per cui da questo deriva l’importanza di proteggersi, di stare costantemente all’erta, perchè chiunque di noi può sviluppare la forma più aggressiva della covid-19. mi sommo a tutto quello che diceva il professor durán tutti i giorni alle nove di mattina, su come si devono realizzare le misure, l’uso della mascherina, il lavaggio delle mani, i tappetini imbevuti d’ipoclorito allo 0,5 % all’entrata delle aree comuni, il distanziamento sociale e la disciplina collettiva. la popolazione si deve proteggere in forma personale con la responsabilità individuale sino al successo contro la pandemia», ha concluso.
il trattamento con le cellulas madri.
• quando il paziente è inserito nello studio, comincia il trattamento con l’iniezione del fattore stimolatore di colonie granulocitiche, ior leukocim, un prodotto fabbricado nel centro di immunologia molecolare, per ottenere la mobilità delle cellule madri dal midollo osseo al sangue periferico.
• successivamente si estrae il sangue del paziente e si separano e concentrano le cellule mononucleari.
• in questo pool cellulare figura la cellula madre ematopoietica con altre no ematopoieticche. questa hanno la proprietà immuno-regolatrice e favoriscono la scomparsa delle lesioni e la ricostruzione del tessuto polmonare.
• le cellule vengono iniettate per via endovenosa.
• il paziente si valuta un mese dopo e di nuovo, ai sei mesi per conoscere l’efficacia clinica di questa terapia cellulare. (intervista pubblicata in granma, a consuelo macías abraham, direttrice dell’istituto nazionale di ematologia e immunologia/ gm – granma int.)
onu: usa e ucraina i soli paesi a rifiutarsi di condannare l'esaltazione del nazismo.
di mauro gemma.
nel pressoché totale silenzio dei media occidentali (e di quelli italiani, in particolare) il 19 novembre scorso il terzo comitato dell'assemblea generale delle nazioni unite ha adottato (come avviene ormai dal 2005) il progetto di risoluzione presentato dalla federazione russa sulla lotta contro l'esaltazione e la propaganda del nazismo.
gli stati uniti e l'ucraina sono stati gli unici paesi a respingere il documento.
la risoluzione russa è stata sostenuta da 122 stati, mentre 53 paesi si sono astenuti (prevalentemente il blocco degli stati dell'unione europea e dei più fedeli alleati degli stati uniti).
secondo il documento, “si esprime profonda preoccupazione per la glorificazione in qualsiasi forma del movimento nazista, neonazista e degli ex membri dell'organizzazione waffen-ss, anche sotto forma di costruzione di monumenti e memoriali e manifestazioni pubbliche al fine di glorificare il passato nazista, il movimento nazista e il neonazismo. ".
pratica questa, della riabilitazione più sfacciata del nazismo, presente in diversi paesi dell'europa centro-orientale, anche in alcuni, come la lituania, la lettonia, l'estonia, ed altri che, secondo gli organismi dell'ue rispetterebbero le regole dello stato di diritto (l'accusa di violazione di tali norme vincolanti per i paesi ue è stata rivolta, pur giustamente, solo a polonia e ungheria).
la bozza di risoluzione sulla lotta contro l'esaltazione del nazismo, neonazismo e altre pratiche che contribuiscono all'escalation delle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata è stata preparata dalla federazione russa in collaborazione con più di una ventina di paesi, molti dei quali sono in questo momento bersaglio della guerra ibrida scatenata dall'imperialismo usa e dai suoi alleati.
anche alla fine del 2019, il terzo comitato dell'assemblea generale delle nazioni unite sulle questioni sociali e umanitarie aveva adottato un progetto di risoluzione presentato dalla russia per combattere l'esaltazione del nazismo. la risoluzione era stata sostenuta da 121 paesi, 55 si erano astenuti. come da copione, gli stati uniti e l'ucraina anche allora si erano opposti al documento.
per quanto riguarda l'ucraina, il voto di questi giorni è la conferma del fatto che, nonostante le ripetute dichiarazioni del "nuovo" governo di zelensky di assoluta fedeltà ai "principi umanitari" sbandierati dalle "democrazie occidentali", il corso politico del paese, in cui si è instaurata la dittatura filo-fascista dei nazionalisti e dell'oligarchia criminale, non è affatto cambiato. mentre ai comunisti e ad altre forze di opposizione viene sostanzialmente negata l'agibilità politica, i fascisti imperversano indisturbati.
come con l'ex presidente poroshenko, l'esaltazione dei criminali nazisti e dei loro complici, la glorificazione del nazismo e del fascismo, la famigerata "decomunistizzazione" continuano, mentre le bande di briganti neri non cessano di imperversare nelle città del paese e le formazioni, come il famigerato battaglione azov, che innalzano le insegne di hitler sono impegnate in prima fila nella criminale guerra di aggressione contro le repubbliche popolari del donbass.
L'attentato di Vienna e le relazioni pericolose con il terrorismoLa presenza in queste organizzazioni terroriste zeppe di cittadini di origine musulmana balcanica (Albanesi del Kossovo e della minoranza albanese della Macedonia, Bosniaci) non può non ricordarci i tristi avvenimenti del 1999 e degli anni seguenti, durante i quali i membri di un’organizzazione, inizialmente bollata come terrorista, l’UCK (fantomatico Esercito di Liberazione del Kossovo) ed i fondamentalisti bosniaci, infiltrati da Al Qaida sono stati utilizzati dall’Occidente per distruggere quello che restava della vecchia Jugoslavia, dove le varie etnie erano convissute in pace per 50 anni. Sono stati utilizzati anche per abbattere il Governo di Milosevic, eletto in regolari elezioni, reo solo di non allinearsi ai ricatti e gli ultimatum di USA, Germania, ed altri paesi occidentali della NATO. Oggi gli ex capi dell’UCK, come l’ex primo presidente del Kossovo Hashim Tachi e l’ex Primo Ministro Ramush Haradinaj, sono trascinati davanti al Tribunale Internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità (come una volta il loro ex grande nemico Milosevic, morto nelle prigioni dell’Aja in circostanze sospette). Evidentemente questi personaggi, una volta spacciati come “combattenti della libertà”, non servono più, ora che il Kossovo, ancora sotto occupazione della NATO, è diventato la più grande base militare USA in Europa, Mediterraneo e Balcani. Intanto i paesi balcanici sono diventati brodo di cultura del terrorismo, come già la Siria, l’Afghanistan, la Libia, ed altri sfortunati paesi in guerra, nel cui ambito possono essere sempre trovati “utili idioti” da utilizzare per gli scopi più loschi. Questa è la situazione. Solo, per favore, una raccomandazione: quando si fanno giuste analisi su questi argomenti, non ci mettiamo dentro anche il COVID, che non c’entra nulla, rischiando di indebolire tutta la sacrosanta denuncia. Roma, 8 novembre 2020, Vincenzo Brandi La Repubblica Quel di Vienna non viene dal mare: Nato a #Vienna, origini Europee (Macedonia, Patria di Filippo e Alessandro Magno). Arrestato dalla infedele Turchia per terrorismo, restituito alla cattolica Austria che ben lo conosceva, incarcerato ma presto liberato. Libero di comprarsi un AK47, una Tokarev e sguazzare in Facebook quanto gli pareva, senza censura. Per poi farsi ammazzare in strada come un coglione. Tutto chiaro? Logico? Normale? Isis? Oggi a Vienna strade deserte e porte sbarrate. Jure Conclusa la prima fase del saggio clinico con cellule madre contro gli effetti della COVID-19 nei polmoni![]() Saggio clínico. Photo: fotocomposizione: Claudia García Martínez La dottoressa Odalis María de la Guardia Peña, specialista in secondo grado in Immunología, ha definito «promettenti» i risultati preliminari ottenuti al termine della prima fase del saggio clinico per l’utilizzo delle cellule madri in pazienti che hanno sofferto per lesioni polmonari dovute alla COVID-19. Autore: Walkiria Juanes Sánchez | informacion@granmai.cu - 13 ottobre 2020 08:10:05 La dottoressa Odalis María de la Guardia Peña, specialista in secondo grado in Immunología, ha definito «promettenti» i risultati preliminari ottenuti al termine della prima fase del saggio clinico per l’utilizzo delle cellule madri in pazienti che hanno sofferto per lesioni polmonari dovute alla COVID-19. Lo studio, sviluppato dal mese di marzo nell’istituto di Ematologia e Immunologia (IHI) vuole eliminare o diminuire le lesioni infiammatorie interstiziali o fibrotiche polmonari successive all’infezione. La dottoressa, master in malattie infettive e a capo dei servizi esterni del IHI ha spiegato che l’investigazione avrà un grande importanza «se, come speriamo, la terapia con le cellule madri darà risultati positivi in questi pazienti con alterazioni polmonari POST-COVID-19». «Se il trattamento sarà efficace, lo si generalizzerà in tutto il paese per migliorare la qualità di vita e di respirazione di questi pazienti », ha detto con l’entusiasmo di chi realizza la missione più importante del mondo: salvare vite. IL POLMONE, ORGANO «BERSAGLIO» De la Guardia Peña commenta che, anche de i problema provocati dal SARS-COV-2 sono differenti (cardiovascolari, renali , nel cervello, nel sistema vascolare, negli arti inferiori e altro, l’organo “bersaglio” nel caso della COVID – 19 è il polmone, dove il paziente può presentare problemi durante la malattia e anche dopo la guarigione e questo viene studiato a livello internazionale. «Abbiamo incontrato casi, esattamente tra i pazienti cubani, che hanno presentato questo tipo di problemi, soprattutto quelli che hanno sofferto evoluzioni più torpide. Tra le persone visitate per lo studio abbiamo incontrato casi di alterazioni polmonari importanti, le più frequenti, ma forse non le più gravi», ha spiegato la specialista. LA CAPTAZIONE PER I SAGGIO «Questa consultazione di captazione è stata atipica perché è stata realizzata nel terreno, visitando le case dei pazienti recuperati» spiega la dottoressa e descrive che i candidati dovevano rispondere a determinati criteri per l’inclusione. Era imprescindibile che avessero un’età tra 18 e 70 anni essendo dei due sessi, d’aver superato 30 giorni dopo aver contratto la COVID – 19, avere un PCR negativo nel momento della captazione e aver presentato problemi respiratori dall’inizio della malattia. Inoltre sono stati cercati quelli con un’evoluzione più torpida di più di 20 giorni in un ospedale con necessità dell’uso d’ossigeno o ventilazione assistita, in stato grave o critico o con necessità dell’uso di un aerosol come trattamento. «Sono state visitate 130 case in circa tre mesi, da maggio a giugno; sono stati intervistati 141 malati e tra loro ne sono stati studiati 50. Nel saggio sono stati aggiunti 20 pazienti, la quantità determinata», ha informato. SEQUELE POLMONARI «Durante l’investigazione sono state apprezzate diverse sequele della COVID-19, anche se la più frequente è stato il danno polmonare. In alcuni casi è stata notata l’apparizione d segni di fibrosi polmonare, problema che non si riesce a correggere totalmente e che si può trattare solo per |
aumentare la capacità polmonare e migliorar la qualità di vita», ha spiegato la capo dei Servizi Esterni del IHI.
«Lo studio è sempre in processo. La prima parte è terminata, ma ci vuole un certo tempo per realizzare la valutazione finale del malato. Quello che possiamo dire è che sino ad oggi siamo molto contenti dei risultati che abbiamo osservato, che sono promettenti», ha segnalato. STORIE INDIMENTICABILI -Ricorda qualche storia che l’ha colpita? «Il primo giorno che sono andata a realizzare l’investigazione, sono arrivata a casa di una paziente che quando ha aperto la porta presentava una franca difficoltà respiratoria apprezzabile a una semplice vista. «Abbiamo realizzato l’interrogatorio e ci siamo resi conto che quella difficoltà si manteneva ogni giorno, cinque settimane dopo la diagnosi della COVID- 19 e 15 giorni dopo il PCR negativo. Questo caso è stato significativo, perché ci siamo resi contro delle sequele che possono presentare i malati dopo la malattia, dichiarati guariti, dopo aver ricevuto tutti i trattamenti, che possono presentare sintomi per un periodo prolungato. In un’altra occasione, un paziente ci ha ricevuto molto contento e grato per l’assistenza continuata, fatto molto frequente anche con altri casi. Questo atteggiamento ci confermava che i pazienti visitati avevano ancora disturbi, nonostante la dichiarazione di guarigione e le dimissioni ospedaliere». LEI PUÒ ESSERE ASINTOMATICO O PUÒ MORIRE «Lei può contagiarsi e essere asintomático o sviluppare i sintomi più gravi della malattia e morire. Questo è un rischio, nessuno lo sa, né lo può controllare», allarma la specialista, per cui da questo deriva l’importanza di proteggersi, di stare costantemente all’erta, perchè chiunque di noi può sviluppare la forma più aggressiva della COVID-19. Mi sommo a tutto quello che diceva il professor Durán tutti i giorni alle nove di mattina, su come si devono realizzare le misure, l’uso della mascherina, il lavaggio delle mani, i tappetini imbevuti d’ipoclorito allo 0,5 % all’entrata delle aree comuni, il distanziamento sociale e la disciplina collettiva. La popolazione si deve proteggere in forma personale con la responsabilità individuale sino al successo contro la pandemia», ha concluso. IL TRATTAMENTO CON LE CELLULAS MADRI • Quando il paziente è inserito nello studio, comincia il trattamento con l’iniezione del Fattore Stimolatore di Colonie Granulocitiche, Ior Leukocim, un prodotto fabbricado nel Centro di Immunologia Molecolare, per ottenere la mobilità delle cellule madri dal midollo osseo al sangue periferico. • Successivamente si estrae il sangue del paziente e si separano e concentrano le cellule mononucleari. • In questo pool cellulare figura la cellula madre ematopoietica con altre no ematopoieticche. Questa hanno la proprietà immuno-regolatrice e favoriscono la scomparsa delle lesioni e la ricostruzione del tessuto polmonare. • Le cellule vengono iniettate per via endovenosa. • Il paziente si valuta un mese dopo e di nuovo, ai sei mesi per conoscere l’efficacia clinica di questa terapia cellulare. (Intervista pubblicata in Granma, a Consuelo Macías Abraham, Direttrice dell’Istituto Nazionale di Ematologia e Immunologia/ GM – Granma Int.) ONU: USA e Ucraina i soli paesi a rifiutarsi di condannare l'esaltazione del nazismo![]() Nel pressoché totale silenzio dei media occidentali (e di quelli italiani, in particolare) il 19 novembre scorso il Terzo Comitato dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato (come avviene ormai dal 2005) il progetto di risoluzione presentato dalla Federazione Russa sulla lotta contro l'esaltazione e la propaganda del nazismo. Gli Stati Uniti e l'Ucraina sono stati gli unici paesi a respingere il documento. La risoluzione russa è stata sostenuta da 122 Stati, mentre 53 paesi si sono astenuti (prevalentemente il blocco degli Stati dell'Unione Europea e dei più fedeli alleati degli Stati Uniti). Secondo il documento, “si esprime profonda preoccupazione per la glorificazione in qualsiasi forma del movimento nazista, neonazista e degli ex membri dell'organizzazione Waffen-SS, anche sotto forma di costruzione di monumenti e memoriali e manifestazioni pubbliche al fine di glorificare il passato nazista, il movimento nazista e il neonazismo. ". Pratica questa, della riabilitazione più sfacciata del nazismo, presente in diversi paesi dell'Europa centro-orientale, anche in alcuni, come la Lituania, la Lettonia, l'Estonia, ed altri che, secondo gli organismi dell'UE rispetterebbero le regole dello stato di diritto (l'accusa di violazione di tali norme vincolanti per i paesi UE è stata rivolta, pur giustamente, solo a Polonia e Ungheria). La bozza di risoluzione sulla lotta contro l'esaltazione del nazismo, neonazismo e altre pratiche che contribuiscono all'escalation delle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata è stata preparata dalla Federazione Russa in collaborazione con più di una ventina di paesi, molti dei quali sono in questo momento bersaglio della guerra ibrida scatenata dall'imperialismo USA e dai suoi alleati. Anche alla fine del 2019, il Terzo Comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle questioni sociali e umanitarie aveva adottato un progetto di risoluzione presentato dalla Russia per combattere l'esaltazione del nazismo. La risoluzione era stata sostenuta da 121 paesi, 55 si erano astenuti. Come da copione, gli Stati Uniti e l'Ucraina anche allora si erano opposti al documento. Per quanto riguarda l'Ucraina, il voto di questi giorni è la conferma del fatto che, nonostante le ripetute dichiarazioni del "nuovo" governo di Zelensky di assoluta fedeltà ai "principi umanitari" sbandierati dalle "democrazie occidentali", il corso politico del paese, in cui si è instaurata la dittatura filo-fascista dei nazionalisti e dell'oligarchia criminale, non è affatto cambiato. Mentre ai comunisti e ad altre forze di opposizione viene sostanzialmente negata l'agibilità politica, i fascisti imperversano indisturbati. Come con l'ex presidente Poroshenko, l'esaltazione dei criminali nazisti e dei loro complici, la glorificazione del nazismo e del fascismo, la famigerata "decomunistizzazione" continuano, mentre le bande di briganti neri non cessano di imperversare nelle città del paese e le formazioni, come il famigerato battaglione Azov, che innalzano le insegne di Hitler sono impegnate in prima fila nella criminale guerra di aggressione contro le repubbliche popolari del Donbass. |
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