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La VOCE 2004 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°8 | aprile 2020 | PAGINA G - 39 |
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il segreto del successo cinese nella lotta contro il coronavirus: la società civile socialista
di yuri afonin, vice presidente del comitato centrale del partito comunista della federazione russa.
da https://kprf.ru.
traduzione dal russo di mauro gemma per marx21.it.
oggi è già evidente all'intero pianeta che per lottare contro l'epidemia di coronavirus occorre apprendere dalla cina. i cinesi hanno dovuto combattere questo virus quando ancora non si sapeva quasi nulla, quando ancora non erano stati sperimentati metodi terapeutici. ma ora le statistiche per la cina dimostrano: l'epidemia è stata praticamente fermata, nuovi casi di portatori di virus sono quasi interamente cittadini cinesi che arrivano dall'estero o stranieri. i canali per la diffusione dell'epidemia all'interno del paese sono bloccati. ciò è in netto contrasto con la situazione nei principali paesi capitalisti: stati uniti, francia, germania, spagna e soprattutto italia, dove l'epidemia continua a crescere. basti pensare che ad oggi il numero di decessi per coronavirus in italia ha già raddoppiato il numero delle vittime della malattia in cina, sebbene la popolazione italiana sia 23 volte inferiore!
i media occidentali, pur riconoscendo questi successi della rpc, descrivono il sistema cinese di lotta contro il virus come esempio di totalitarismo dilagante. secondo costoro, lo stato cinese ha introdotto misure restrittive severe, le forze dell'ordine cinesi hanno costretto tutti a stare a casa con il pretesto dell'epidemia, i cittadini cinesi sono sottoposti a una severa sorveglianza e così via.
tuttavia, come persona che ha ripetutamente visitato la cina nel quadro della cooperazione tra il partito comunista della federazione russa e il partito comunista cinese e ha viaggiato in molte città e province di questo paese, posso dire che i commentatori occidentali, di regola, non si soffermano sull’essenziale. in genere comprendono molto poco di cos'è la cina, quanto la società cinese sia diversa dalle loro società. inoltre, naturalmente, i media occidentali subiscono l’evidente ordine ideologico di screditare la cina socialista, che nel 21° secolo è diventata il principale ostacolo al blocco imperialista occidentale sulla strada del dominio del mondo.
dobbiamo invece concordare sul fatto che il moderno stato cinese ha un enorme potenziale che è stato usato molto efficacemente nella lotta contro l'epidemia. il sistema sanitario cinese si è dimostrato eccellente. i media occidentali non vedono che il ruolo più importante nella lotta contro l'epidemia in cina non viene ora svolto dallo stato, ma dalla società civile cinese.
stiamo parlando dell'imponente sistema di organi di autogoverno di condominio, di quartiere e distrettuali in cina. questo sistema di comitati locali a più livelli fu creato con il sostegno del partito comunista cinese quasi immediatamente dopo la sua ascesa al potere, negli anni '50. naturalmente, non è stato creato da zero, ma è basato su antiche tradizioni comunitarie cinesi.
questo potente sistema di autogoverno di base ha assistito il pcc nell'attuazione delle sue politiche per decenni. e oggi occupa un posto molto importante nella vita della società cinese. i comitati locali forniscono assistenza sociale diversificata, monitorano l'ordine nel loro quartiere e distretto, aiutano i residenti a risolvere problemi di lavoro e abitativi, a fornire servizi, a organizzare spettacoli amatoriali e persino a risolvere conflitti familiari.
questo sistema di autogoverno dal basso svolge oggi un ruolo cruciale nella lotta contro l'epidemia. gli attivisti e i lavoratori dei comitati si recano nelle case e visitano gli appartamenti, spiegano in dettaglio le misure anti-epidemia del governo, misurano la temperatura, distribuiscono gli aiuti di stato e consegnano cibo agli anziani in modo che non debbano andare a fare la spesa.
le numerose restrizioni alla vita sociale che sono necessarie per debellare l'epidemia in cina non sono tanto imposte dalla macchina statale ma funzionano come misure di autocontrollo e autodisciplina. oggi, responsabile del controllo dell'osservanza delle misure di quarantena da parte dei residenti in cina è il rappresentante del comitato di autogoverno locale, cioè un loro vicino, con cui hanno familiarità fin dall'infanzia. e non un poliziotto armato fino ai denti, come nei paesi occidentali.
la società socialista cinese, grazie alle sue sviluppate strutture di autogoverno di base, è molto più in grado di auto-organizzarsi della società occidentale. ma nei paesi occidentali, dove secoli di capitalismo hanno atomizzato la società, oggi le misure anti-epidemia devono davvero essere imposte con una mano rigida e persino armata. tuttavia, queste misure non funzionano in modo efficiente come in cina.
a questo proposito, uno studioso noto negli ambienti della sinistra russa, lev kitses, ha formulato un giudizio interessante: le strutture di base che vediamo in cina sono un vero esempio di società civile. mentre la "società civile" in occidente è in gran parte un simulacro, un'imitazione. in sostanza, è composta principalmente di ong finanziate dal grande capitale e da esso utilizzate per gestire la società.
va anche tenuto presente che i comunisti cinesi hanno costruito questo sistema di autogoverno di base, basandosi in gran parte sull'esperienza sovietica: guardando al nostro sistema di consigli locali, commissioni sindacali e commissioni locali. noi abbiamo distrutto tutto questo ripristinando il capitalismo mentre la cina socialista ha fatto tesoro della nostra preziosa esperienza sociale, l'ha sviluppata e fatta crescere.
in ultima analisi, questo significa che dobbiamo imparare sia dalla cina che dall'unione sovietica. perché una vera società civile è davvero ciò che è necessario per la vita e lo sviluppo nel 21° secolo.
la grande occasione che l’italia rischia di perdere.
le economie dell'europa sono sull’orlo del baratro. ma i coronabonds non basteranno a evitarlo. l’italia deve agire per suo conto e subito, non tra 15 giorni. solo con la riconquistata sovranità monetaria – nella forma di biglietti di stato a corso legale senza debito, che la legge italiana e gli stessi trattati europei consentono – si potrà mettere in sicurezza la nostra economia e impedire la definitiva colonizzazione del paese da parte delle oligarchie tedesche.
di alberto bradanini* -(27 marzo 2020).
ieri 26 marzo, con il dissenso italiano e spagnolo sul testo conclusivo, i 27 leader ue hanno fotografato la frattura tra i paesi che avevano ingenuamente creduto nella nozione di unione e.
quelli che hanno sempre concepito l’europea come una giungla dove la legge del più forte è destinata a prevalere, incuranti a un tempo del benessere, della dignità e della vita stessa delle altre nazioni, che non sono né partner, né amiche. quel che avviene in queste ore conferma d’altro canto il postulato empirico (sia concesso questo ossimoro) che i popoli sono generati dalle tragedie della storia e non certo da una qualunque commissione o eurogruppo.
le istituzioni europee che starebbero cercando soluzioni al tracollo delle nostre economie a seguito del coronavirus, sono come noto: la commissione, la banca centrale, eurogruppo/ecofin, il consiglio e il parlamento europeo. a parte quest’ultimo, che non a caso non ha alcun potere reale, nessuna di esse risponde al principio di democrazia, non essendo responsabili di fronte ai popoli europei, ma solo a istanze tecnocratiche non-elettive o come la bce ai mercati. questo è il primo, pesantissimo deficit di questa creatura mitica che chiamiamo unione europea.
alla riunione di ieri, germania e satelliti (austria, finlandia e olanda) hanno tentato di imporre il cosiddetto meccanismo di stabilizzazione, che è invero un meccanismo di destabilizzazione, un mostro giuridico-finanziario ideato per sottomettere i paesi impoveriti dall’introduzione dell’euro e ora recalcitranti ad accettare il loro destino, per succhiarne la residua ricchezza a vantaggio dell’élite germano-centriche. per ora l'italia si è opposta suggerendo, invano tuttavia, l’adozione di uno strumento di debito comune, che nelle parole di conte non dovrebbe nemmeno prevedere alcuna mutualizzazione del debito, e di cui ciascun paese continuerebbe a rispondere in prima istanza (conte tuttavia non elabora come potrebbe l’italia gestire un debito pubblico nel frattempo cresciuto a dismisura).
l’eurogruppo avrà ora due settimane di tempo, tempo prezioso invero, per ideare qualche soluzione che provenendo dalla “trilaterale” bruxelles-francoforte-berlino possiamo profetizzare nasconderà di certo qualche trappola, trappola alla quale l’italia deve essere pronta a opporsi, se non vuole ipotecare il benessere dei suoi figli e nipoti, oltre che la stessa residua libertà democratica.
angela merkel – che il clero mediatico italiano giudica singolarmente un leader moderato sui temi europei, pur avendo essa sempre sostenuto le mortifere politiche di austerità in ogni occasione, contro la grecia a suo tempo, e ora contro italia, spagna e gli altri paesi cosiddetti pigs – cerca di acquisire benemerenze a buon mercato accogliendo qualche paziente italiano che non trova posto negli ospedali italiani ridotti allo stremo proprio dalle sue politiche. mi auguro che gli italiani non si facciano sedurre dal sapore amaro di questo piatto di lenticchie.
questa merkel è la stessa che ha ieri proposto l’utilizzo del meccanismo di stabilizzazione, un percorso che con le condizionalità che equivarrebbe alla colonizzazione economica e politica dei paesi del sud europa. si tratta in buona sostanza della continuazione – a distanza di 75 anni – della devastatrice politica di hitler, con i mezzi odierni della finanza predatoria e con scarsa consapevolezza, questa sì misteriosa, degli stessi paesi che ne sono vittime.
oggi le economie del vecchio continente sono sull’orlo del baratro. il virus ha messo in ginocchio lavoro, produzione, assistenza sanitaria, libertà e sicurezza dei cittadini. i cosiddetti parametri di maastricht, sono stati solo accantonati, pronti per essere reimposti dagli usurai nord-europei non appena la crisi sarà stata superata.
ecco perché l’italia deve cogliere questa occasione unica per muoversi in una diversa direzione, abbandonando l’illusione che basti modificare qualche marginale stortura della tecnocrazia dell’ue, o di sostituire la von der leyen o christine lagarde con figure meno vampiresche, poiché la patologia è collocata nell’edificio medesimo del processo europeo. si tratta di un obiettivo che andrebbe perseguito sia da coloro che sono contrari a ogni genere di aggregazione europea, sia da coloro che sono a favore di un’europa confederale, e infine sia da coloro che – seppure meno realisticamente – si battono per un’europa federale. una volta smantellato l’attuale assetto privo di democrazia e distruttore di benessere, allora ciascuno potrà battersi, facendo tesoro di questa tragica lezione, per i suoi obiettivi.
va rilevato che nemmeno i cosiddetti e ora tanto agognati coronabonds/eurobonds sarebbero la soluzione. a parte la loro consistenza, ancora incerta, e che difficilmente sarà sufficiente a riparare i danni economici emergenti, essi costituirebbero in futuro un debito in valuta pesante per il paese che dovesse uscire dall’eurozona (di sua volontà o cacciato dai paesi nordici).
l’italia dovrebbe dunque agire per suo conto – e a prescindere dalle decisioni che la germania cercherà d’imporci tra 15 giorni – adottando subito quelle misure che possono mettere in sicurezza la nostra economia. numerosi bravi esperti e studiosi del libero pensiero hanno esplorato alcune opzioni: l’emissione di ccf (certificati di credito fiscale), di minibot e soprattutto il salto di qualità, l’emissione di biglietti di stato a corso legale senza debito, sulla falsariga delle 500 lire di aldo moro negli anni ’60-’70, tutte iniziative che sarebbero pienamente rispettose persino delle norme europee. in particolare, i biglietti di stato a corso legale senza debito costituirebbero un salto quantitativo e qualitativo decisivo, consentendo allo stato di creare tutta la moneta necessaria all’economia per riprendersi, senza dover gestire le obiettive complicazioni che un’eventuale uscita unilaterale dall’euro implicherebbe.
gli ostacoli dunque sono altrove, e tutti nella mente dei nostri governanti, chiamati a una responsabilità storica per impedire la distruzione economica e materiale e la definitiva colonizzazione del paese da parte delle fameliche oligarchie tedesche. il primo ostacolo è l’angoscia che berlino e bruxelles possano nutrire il sospetto che l’italia non intenda onorare i propri debiti; la seconda è rappresentato dalla burocrazia del ministero italiano dell’economia e finanze da sempre inspiegabilmente allineata al mantra tedesco-europeista; la terza è di natura psicologica, riconoscere che le speranze riposte da gran parte dei politici, economisti, intellettuali e accademici nell’euro e in quella chimerica struttura che chiamiamo unione europea, sono state mal riposte. la quarta infine, e forse la maggiore, è la seduzione dell’asservimento, vale a dire il piacere malsano dell’ideologia del vincolo esterno, l’ingiustificato convincimento che non riusciremmo mai a risollevarci con le nostre sole forze, quando è vero l’esatto contrario: il benessere costruito dall’italia nei decenni prima dell’euro, e di cui l’italia ancora gode nonostante le tragedie odierne, è dovuto solo ed esclusivamente al lavoro e all’ingegno degli italiani.
con la riconquistata sovranità di emettere moneta (nella forma di biglietti di stato), che la legge italiana e gli stessi trattati europei consentono, si potrà fare un mondo di cose. innanzitutto, dare lavoro a milioni di disoccupati e sottoccupati e precari, tenendo amente che in ogni paese del mondo, dalla cina agli stati uniti, alla svezia, il principale datore di lavoro è lo stato. ed era così anche in italia fino all’arrivo dell’euro, quando gli apparati pubblici hanno iniziato a sguarnirsi di personale e oggi languono esausti, con uffici e competenze svuotate. la conseguenza è sotto gli occhi di tutti: emigrazione qualificata di laureati e professionisti che contribuiscono a fare crescere altri paesi, degrado dei servizi sociali, a partire dalla sanità, abbandono del territorio, e non solo il sud, privatizzazioni scellerate, industria strategica di stato quasi scomparsa, e così via.
il debito pubblico non rappresenta un ostacolo in un paese sovrano della moneta e che dispone di un’enorme riserva di lavoro come l’italia e di sottoutilizzo della sua capacità produttiva, come insegnano storia e teoria economiche.
la classe dirigente deve solo accettare di aver preso un abbaglio a credere in questa unione europea, ed è giunto il momento di riconoscerlo, con coraggio morale e determinazione. ma subito dopo aver riconosciuto questo errore, occorre agire, ma subito, non tra 15 giorni. gli storici futuri collocheranno tra i giganti della storia coloro che oggi avranno il coraggio di risollevare le sorti dell’italia, anche se qualche ignaro o assoldato contemporaneo dovesse perseguitarli.
*alberto bradanini è un ex-diplomatico. tra i numerosi incarichi, è stato ambasciatore d’italia a teheran (2008- 2012) e a pechino ( 2013- 2015). e’ attualmente presidente del centro studi sulla cina contemporanea.
Il segreto del successo cinese nella lotta contro il coronavirus: la società civile socialista![]() da https://kprf.ru Traduzione dal russo di Mauro Gemma per Marx21.it Oggi è già evidente all'intero pianeta che per lottare contro l'epidemia di coronavirus occorre apprendere dalla Cina. I cinesi hanno dovuto combattere questo virus quando ancora non si sapeva quasi nulla, quando ancora non erano stati sperimentati metodi terapeutici. Ma ora le statistiche per la Cina dimostrano: l'epidemia è stata praticamente fermata, nuovi casi di portatori di virus sono quasi interamente cittadini cinesi che arrivano dall'estero o stranieri. I canali per la diffusione dell'epidemia all'interno del Paese sono bloccati. Ciò è in netto contrasto con la situazione nei principali paesi capitalisti: Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna e soprattutto Italia, dove l'epidemia continua a crescere. Basti pensare che ad oggi il numero di decessi per coronavirus in Italia ha già raddoppiato il numero delle vittime della malattia in Cina, sebbene la popolazione italiana sia 23 volte inferiore! I media occidentali, pur riconoscendo questi successi della RPC, descrivono il sistema cinese di lotta contro il virus come esempio di totalitarismo dilagante. Secondo costoro, lo Stato cinese ha introdotto misure restrittive severe, le forze dell'ordine cinesi hanno costretto tutti a stare a casa con il pretesto dell'epidemia, i cittadini cinesi sono sottoposti a una severa sorveglianza e così via. Tuttavia, come persona che ha ripetutamente visitato la Cina nel quadro della cooperazione tra il Partito Comunista della Federazione Russa e il Partito Comunista Cinese e ha viaggiato in molte città e province di questo paese, posso dire che i commentatori occidentali, di regola, non si soffermano sull’essenziale. In genere comprendono molto poco di cos'è la Cina, quanto la società cinese sia diversa dalle loro società. Inoltre, naturalmente, i media occidentali subiscono l’evidente ordine ideologico di screditare la Cina socialista, che nel 21° secolo è diventata il principale ostacolo al blocco imperialista occidentale sulla strada del dominio del mondo. Dobbiamo invece concordare sul fatto che il moderno stato cinese ha un enorme potenziale che è stato usato molto efficacemente nella lotta contro l'epidemia. Il sistema sanitario cinese si è dimostrato eccellente. I media occidentali non vedono che il ruolo più importante nella lotta contro l'epidemia in Cina non viene ora svolto dallo Stato, ma dalla società civile cinese. Stiamo parlando dell'imponente sistema di organi di autogoverno di condominio, di quartiere e distrettuali in Cina. Questo sistema di comitati locali a più livelli fu creato con il sostegno del Partito Comunista Cinese quasi immediatamente dopo la sua ascesa al potere, negli anni '50. Naturalmente, non è stato creato da zero, ma è basato su antiche tradizioni comunitarie cinesi. Questo potente sistema di autogoverno di base ha assistito il PCC nell'attuazione delle sue politiche per decenni. E oggi occupa un posto molto importante nella vita della società cinese. I comitati locali forniscono assistenza sociale diversificata, monitorano l'ordine nel loro quartiere e distretto, aiutano i residenti a risolvere problemi di lavoro e abitativi, a fornire servizi, a organizzare spettacoli amatoriali e persino a risolvere conflitti familiari. Questo sistema di autogoverno dal basso svolge oggi un ruolo cruciale nella lotta contro l'epidemia. Gli attivisti e i lavoratori dei comitati si recano nelle case e visitano gli appartamenti, spiegano in dettaglio le misure anti-epidemia del governo, misurano la temperatura, distribuiscono gli aiuti di Stato e consegnano cibo agli anziani in modo che non debbano andare a fare la spesa. Le numerose restrizioni alla vita sociale che sono necessarie per debellare l'epidemia in Cina non sono tanto imposte dalla macchina statale ma funzionano come misure di autocontrollo e autodisciplina. Oggi, responsabile del controllo dell'osservanza delle misure di quarantena da parte dei residenti in Cina è il rappresentante del comitato di autogoverno locale, cioè un loro vicino, con cui hanno familiarità fin dall'infanzia. E non un poliziotto armato fino ai denti, come nei paesi occidentali. La società socialista cinese, grazie alle sue sviluppate strutture di autogoverno di base, è molto più in grado di auto-organizzarsi della società occidentale. Ma nei paesi occidentali, dove secoli di capitalismo hanno atomizzato la società, oggi le misure anti-epidemia devono davvero essere imposte con una mano rigida e persino armata. Tuttavia, queste misure non funzionano in modo efficiente come in Cina. A questo proposito, uno studioso noto negli ambienti della sinistra russa, Lev Kitses, ha formulato un giudizio interessante: le strutture di base che vediamo in Cina sono un vero esempio di società civile. Mentre la "società civile" in Occidente è in gran parte un simulacro, un'imitazione. In sostanza, è composta principalmente di ONG finanziate dal grande capitale e da esso utilizzate per gestire la società. Va anche tenuto presente che i comunisti cinesi hanno costruito questo sistema di autogoverno di base, basandosi in gran parte sull'esperienza sovietica: guardando al nostro sistema di consigli locali, commissioni sindacali e commissioni locali. Noi abbiamo distrutto tutto questo ripristinando il capitalismo mentre la Cina socialista ha fatto tesoro della nostra preziosa esperienza sociale, l'ha sviluppata e fatta crescere. In ultima analisi, questo significa che dobbiamo imparare sia dalla Cina che dall'Unione Sovietica. Perché una vera società civile è davvero ciò che è necessario per la vita e lo sviluppo nel 21° secolo. La grande occasione che l’Italia rischia di perdere![]() di Alberto Bradanini* -(27 marzo 2020) Ieri 26 marzo, con il dissenso italiano e spagnolo sul testo conclusivo, i 27 leader Ue hanno fotografato la frattura tra i paesi che avevano ingenuamente creduto nella nozione di Unione e |
quelli che hanno sempre concepito l’Europea come una giungla dove la legge del più forte è destinata a prevalere, incuranti a un tempo del benessere, della dignità e della vita stessa delle altre nazioni, che non sono né partner, né amiche. Quel che avviene in queste ore conferma d’altro canto il postulato empirico (sia concesso questo ossimoro) che i popoli sono generati dalle tragedie della storia e non certo da una qualunque Commissione o Eurogruppo.
Le istituzioni europee che starebbero cercando soluzioni al tracollo delle nostre economie a seguito del coronavirus, sono come noto: la Commissione, la Banca Centrale, Eurogruppo/Ecofin, il Consiglio e il Parlamento Europeo. A parte quest’ultimo, che non a caso non ha alcun potere reale, nessuna di esse risponde al principio di democrazia, non essendo responsabili di fronte ai popoli europei, ma solo a istanze tecnocratiche non-elettive o come la BCE ai mercati. Questo è il primo, pesantissimo deficit di questa creatura mitica che chiamiamo Unione Europea. Alla riunione di ieri, Germania e satelliti (Austria, Finlandia e Olanda) hanno tentato di imporre il cosiddetto Meccanismo di Stabilizzazione, che è invero un meccanismo di destabilizzazione, un mostro giuridico-finanziario ideato per sottomettere i paesi impoveriti dall’introduzione dell’Euro e ora recalcitranti ad accettare il loro destino, per succhiarne la residua ricchezza a vantaggio dell’élite germano-centriche. Per ora l'Italia si è opposta suggerendo, invano tuttavia, l’adozione di uno strumento di debito comune, che nelle parole di Conte non dovrebbe nemmeno prevedere alcuna mutualizzazione del debito, e di cui ciascun paese continuerebbe a rispondere in prima istanza (Conte tuttavia non elabora come potrebbe l’Italia gestire un debito pubblico nel frattempo cresciuto a dismisura). L’Eurogruppo avrà ora due settimane di tempo, tempo prezioso invero, per ideare qualche soluzione che provenendo dalla “Trilaterale” Bruxelles-Francoforte-Berlino possiamo profetizzare nasconderà di certo qualche trappola, trappola alla quale l’Italia deve essere pronta a opporsi, se non vuole ipotecare il benessere dei suoi figli e nipoti, oltre che la stessa residua libertà democratica. Angela Merkel – che il clero mediatico italiano giudica singolarmente un leader moderato sui temi europei, pur avendo essa sempre sostenuto le mortifere politiche di austerità in ogni occasione, contro la Grecia a suo tempo, e ora contro Italia, Spagna e gli altri paesi cosiddetti pigs – cerca di acquisire benemerenze a buon mercato accogliendo qualche paziente italiano che non trova posto negli ospedali italiani ridotti allo stremo proprio dalle sue politiche. Mi auguro che gli italiani non si facciano sedurre dal sapore amaro di questo piatto di lenticchie. Questa Merkel è la stessa che ha ieri proposto l’utilizzo del Meccanismo di Stabilizzazione, un percorso che con le condizionalità che equivarrebbe alla colonizzazione economica e politica dei paesi del Sud Europa. Si tratta in buona sostanza della continuazione – a distanza di 75 anni – della devastatrice politica di Hitler, con i mezzi odierni della finanza predatoria e con scarsa consapevolezza, questa sì misteriosa, degli stessi paesi che ne sono vittime. Oggi le economie del vecchio continente sono sull’orlo del baratro. Il virus ha messo in ginocchio lavoro, produzione, assistenza sanitaria, libertà e sicurezza dei cittadini. I cosiddetti parametri di Maastricht, sono stati solo accantonati, pronti per essere reimposti dagli usurai nord-europei non appena la crisi sarà stata superata. Ecco perché l’Italia deve cogliere questa occasione unica per muoversi in una diversa direzione, abbandonando l’illusione che basti modificare qualche marginale stortura della tecnocrazia dell’Ue, o di sostituire la Von Der Leyen o Christine Lagarde con figure meno vampiresche, poiché la patologia è collocata nell’edificio medesimo del processo europeo. Si tratta di un obiettivo che andrebbe perseguito sia da coloro che sono contrari a ogni genere di aggregazione europea, sia da coloro che sono a favore di un’Europa Confederale, e infine sia da coloro che – seppure meno realisticamente – si battono per un’Europa Federale. Una volta smantellato l’attuale assetto privo di democrazia e distruttore di benessere, allora ciascuno potrà battersi, facendo tesoro di questa tragica lezione, per i suoi obiettivi. Va rilevato che nemmeno i cosiddetti e ora tanto agognati coronabonds/eurobonds sarebbero la soluzione. A parte la loro consistenza, ancora incerta, e che difficilmente sarà sufficiente a riparare i danni economici emergenti, essi costituirebbero in futuro un debito in valuta pesante per il paese che dovesse uscire dall’eurozona (di sua volontà o cacciato dai paesi nordici). L’Italia dovrebbe dunque agire per suo conto – e a prescindere dalle decisioni che la Germania cercherà d’imporci tra 15 giorni – adottando subito quelle misure che possono mettere in sicurezza la nostra economia. Numerosi bravi esperti e studiosi del libero pensiero hanno esplorato alcune opzioni: l’emissione di CCF (certificati di credito fiscale), di minibot e soprattutto il salto di qualità, l’emissione di biglietti di stato a corso legale senza debito, sulla falsariga delle 500 lire di Aldo Moro negli anni ’60-’70, tutte iniziative che sarebbero pienamente rispettose persino delle norme europee. In particolare, i biglietti di stato a corso legale senza debito costituirebbero un salto quantitativo e qualitativo decisivo, consentendo allo Stato di creare tutta la moneta necessaria all’economia per riprendersi, senza dover gestire le obiettive complicazioni che un’eventuale uscita unilaterale dall’euro implicherebbe. Gli ostacoli dunque sono altrove, e tutti nella mente dei nostri governanti, chiamati a una responsabilità storica per impedire la distruzione economica e materiale e la definitiva colonizzazione del paese da parte delle fameliche oligarchie tedesche. Il primo ostacolo è l’angoscia che Berlino e Bruxelles possano nutrire il sospetto che l’Italia non intenda onorare i propri debiti; la seconda è rappresentato dalla burocrazia del Ministero italiano dell’Economia e Finanze da sempre inspiegabilmente allineata al mantra tedesco-europeista; la terza è di natura psicologica, riconoscere che le speranze riposte da gran parte dei politici, economisti, intellettuali e accademici nell’euro e in quella chimerica struttura che chiamiamo Unione Europea, sono state mal riposte. La quarta infine, e forse la maggiore, è la seduzione dell’asservimento, vale a dire il piacere malsano dell’ideologia del vincolo esterno, l’ingiustificato convincimento che non riusciremmo mai a risollevarci con le nostre sole forze, quando è vero l’esatto contrario: il benessere costruito dall’Italia nei decenni prima dell’euro, e di cui l’Italia ancora gode nonostante le tragedie odierne, è dovuto solo ed esclusivamente al lavoro e all’ingegno degli italiani. Con la riconquistata sovranità di emettere moneta (nella forma di biglietti di stato), che la legge italiana e gli stessi Trattati europei consentono, si potrà fare un mondo di cose. Innanzitutto, dare lavoro a milioni di disoccupati e sottoccupati e precari, tenendo amente che in ogni paese del mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, alla Svezia, il principale datore di lavoro è lo Stato. Ed era così anche in Italia fino all’arrivo dell’Euro, quando gli apparati pubblici hanno iniziato a sguarnirsi di personale e oggi languono esausti, con uffici e competenze svuotate. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: emigrazione qualificata di laureati e professionisti che contribuiscono a fare crescere altri paesi, degrado dei servizi sociali, a partire dalla sanità, abbandono del territorio, e non solo il Sud, privatizzazioni scellerate, industria strategica di Stato quasi scomparsa, e così via. Il debito pubblico non rappresenta un ostacolo in un paese sovrano della moneta e che dispone di un’enorme riserva di lavoro come l’Italia e di sottoutilizzo della sua capacità produttiva, come insegnano storia e teoria economiche. La classe dirigente deve solo accettare di aver preso un abbaglio a credere in questa Unione Europea, ed è giunto il momento di riconoscerlo, con coraggio morale e determinazione. Ma subito dopo aver riconosciuto questo errore, occorre agire, ma subito, non tra 15 giorni. Gli storici futuri collocheranno tra i giganti della storia coloro che oggi avranno il coraggio di risollevare le sorti dell’Italia, anche se qualche ignaro o assoldato contemporaneo dovesse perseguitarli. *Alberto Bradanini è un ex-diplomatico. Tra i numerosi incarichi, è stato Ambasciatore d’Italia a Teheran (2008- 2012) e a Pechino ( 2013- 2015). E’ attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea. |
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