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La VOCE 2004

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La VOCE ANNO XXII N°8

aprile 2020

PAGINA E        - 37

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segue da pag.36: cina-italia: un destino condiviso. possiamo asserire che le discriminazioni degli ultimi mesi abbiano avuto origine nella competizione geopolitica. qualcuno ha voluto sfruttare l’emergenza epidemica per proseguire nell’intento di contrastare il crescente protagonismo della cina, il suo sviluppo pacifico. gli usa, come noto, sono i primi della fila in questo pericoloso gioco geopolitico. la politicizzazione di questo virus, tramite la sua etnicizzazione, costituisce un elemento inaccettabile. la frase più eloquente, emblema di questa partita giocata in modo sleale e disumano, è quella di mike pompeo, segretario di stato degli stati uniti, del 30 gennaio scorso, quando definisce la cina e il partito comunista “la più grande minaccia per l’umanità”. la volontà di washington contro la bri e i vari tentativi di sabotarla sono ben noti. con pressioni sui paesi europei e mediorientali, con le sanzioni all’iran (dopo l’italia tra i più esposti al coronavirus), con la guerra contro la siria e con molte altre azioni in campo tecnologico e commerciale, washington è intenta a fare tutto il possibile per contenere il consenso internazionale di cui gode la cina. purtroppo quella di pompeo non è stata una voce isolata e le critiche contro il sistema politico cinese sono giunte da più parti. dalla critica alla cina alla sottostima della crisi, fino a giungere alla confusione politica nel gestire la situazione in europa e negli usa, oggi la cina ne sta uscendo più forte, come scrivevo il 12 febbraio (vedi qui). 2. lezione non appresa. note personali e realtà internazionale. a fine dicembre sono rientrato in italia per le vacanze invernali, dopo aver concluso il “semestre autunnale” nella mia università di pechino. da fine gennaio, quando sono state prese le prime misure drastice di contenimento dell’epidemia in cina, sono stato controllato a distanza, quotidianamente, dalla mia università. in seguito mi hanno consigliato di rimanere in italia fino a quando non si sarebbe risolta la situazione. sarei comunque potuto rientrare, mi dissero, ma mi avrebbero messo in quarantena. all’epoca, l’italia non era zona di epidemia. ancora oggi, a maggior ragione, mi si chiede, come agli altri colleghi stranieri, di inviare informazioni sullo stato di salute su base giornaliera. lo si fa tutti volentieri, ci si sente tutelati anche a 9 mila km di distanza. in italia siamo arrivati a un punto di crisi delicatissimo e forse siamo un po’ in ritardo, benché il governo abbia preso misure coraggiose. la tecnologia aiuterebbe, ma a quanto pare siamo molto indietro. l’8 febbraio, ricordavo, sinteticamente, che la cina si era comportata molto meglio rispetto all’epidemia sars del 2003. non a caso il governo cinese aveva ricevuto il plauso dell’organizzazione mondiale della sanità. la sequenziazione e l’isolamento del genoma di questo nuovo virus nei primi di gennaio (per l’esattezza il 5 e 7 gennaio), le misure di contenimento, a circa tre settimane dalle prime evidenze (si veda la ricostruzione cronologica fatta qui su fonti ufficiali), la quarantena imposta a circa 60 milioni di persone, quella autoimposta nel resto della cina – da parte di cittadini informati e mobilitati in massa – lo screening a tappeto organizzato con le autorità locali, con l’utilizzo delle tecnologie informatiche (robot, droni, app), nuove piattaforme, applicazioni, controlli sul territorio in tutti gli scambi logistici hanno consentito di contenere l’epidemia a livello nazionale e contenerla all’interno della provincia di hubei. i risultati sono sotto gli occhi di tutti e in questi giorni la vita sta lentamente tornando alla normalità, anche nell’hubei. altra nota personale. la mia università, così come hanno fatto tutte le istituzioni del paese, mi inviava quotidianamente informazioni, consigli e note sull’evolversi della situazione, sui miei diritti, sulle regole di comportamento ecc. ricevetti anche delle tabelle con tutti i voli e i treni dove erano stati rilevati dei contagi. nel caso avessi preso uno di quei vettori, lo avrei dovuto comunicare immediatamente. tutto ciò, è stato riconosciuto come grande atto di responsabilità, dalla popolazione cinese e dai massimi esperti internazionali. l’oms sostiene che la cina sia andata oltre le prescrizioni a livello internazionale nel caso dell’esplosione d’epidemia. un esempio è l’uso diffuso, totale, di mascherine e guanti, così come i controlli e gli screening sul territorio, anche tramite l’uso di tecnologie per tracciare i movimenti. questo comportamento virtuoso, non privo di limiti, è stato un dato positivo per la salute mondiale, se solo tutti gli altri paesi avessero cominciato a prendere in tempo misure cautelative nel controllo dei flussi in entrata e in uscita. si sa, la cina è il principale partner commerciale della maggior parte dei paesi del mondo, circa 130. un altro aspetto, che ho appreso dai miei numerosi contatti in cina, è stata l’unità popolare, la collaborazione, la cooperazione tra cittadini. il popolo cinese si è unito per sconfiggere un nemico comune. come? un riferimento utile è rappresentato dalle parole di bruce aylwar, qui e qui. se ce ne fosse bisogno, possiamo rifarci anche a un recente report di lancetdel 7 marzo. “lo scoppio dell’epidemia in nord italia, che ha visto 11 città ufficialmente chiuse … ha scioccato i leader politici europei. il loro shock si è trasformato in orrore nel vedere l’italia diventare epicentro per un’ulteriore diffusione in tutto il continente … i ministri della salute si stanno sforzando di attuare misure appropriate per ritardare la diffusione del virus. ma le loro azioni sono state lente e insufficienti. ora c’è un vero pericolo, che i paesi abbiano fatto troppo poco, troppo tardi per contenere l’epidemia” … “il successo della cina dipende in gran parte da un sistema amministrativo forte, che si può mobilitare in tempi di minaccia con il consenso del popolo, pronto a seguire le rigorose procedure di sanità pubblica. sebbene ad altre nazioni manchi la politica di comando e controllo della cina, ci sono importanti lezioni che i presidenti e i primi ministri possono imparare dall’esperienza della cina. gli eventi mostrano tuttavia che quelle lezioni non sono state apprese”. stessi concetti sono stati ripresi da foreign affairs e the economist. oggi, i nostri medici in prima linea, che stanno subendo l’emergenza, parlano come i cinesi. “questa è una guerra”, dicono, contro un nemico invisibile che non conosciamo. da qui gli appelli di alcuni di noi, per settimane, a non minimizzare e a tenere alta la guardia, a non banalizzare e ad apprendere dall’esperienza cinese, intensa, drammatica, ma anche straordinariamente efficace. un’altra lezione arriva dalla cina proprio in questi giorni di grande difficoltà in italia: la solidarietà; con messaggi, aiuti, equipaggiamenti medici e dottori. come recita un nostro proverbio: un amico vuol bene sempre, è nato per essere un fratello nella sventura. possiamo aggiungere che il grado di civiltà di un popolo si mostra nel momento del bisogno, non solo al suo interno… in questo, cina e italia rappresentano il più antico esempio di amicizia tra popoli. l’autore. fabio massimo parenti è attualmente foreign associate professor di economica politica internazionale alla cfau. in italia insegna all’istituto internazionale lorenzo de’ medici a firenze, è membro del think tank ccerri, zhengzhou, e membro di eurispes, laboratorio brics, roma. il suo ultimo libro è geofinance and geopolitics, egea. su twitter @fabiomassimos.
sempre più truppe francesi ed europee nel sahel. di carlos lopes pereira. “avante!”, settimanale del partito comunista portoghese - da http://avante.pt. traduzione di mauro gemma per marx21.it. abbasso la francia!, fuori la francia!, no all'imperialismo!, alt al genocidio francese nei paesi del sahel!! no al franco cfa!, liberazione del mali! - erano gli slogan scritti sui cartelli di una manifestazione, con migliaia di persone, in piazza indipendenza, a bamako, il 10 gennaio. negli ultimi mesi ci sono state altre proteste di questo tipo, non solo nella capitale del mali, ma anche a niamey e ouagadougou, contro la presenza militare francese nel sahel, che in questi anni non solo ha fermato l'azione dei jihadisti ma ne ha provocato un aumento, con un numero crescente di vittime e sfollati civili e militari. le proteste popolari di maliani, nigerini e burkinesi contro l'intervento della francia nei loro paesi evidentemente hanno offeso emmanuel macron. a dicembre, alla fine del vertice della nato a londra, il presidente francese, elogiando "l'importante lavoro" di parigi nella lotta antiterroristica e la cooperazione in materia di sicurezza con i paesi del sahel, ha imposto un "chiarimento" del quadro e delle condizioni politiche dell’intervento francese nella regione. e ha anche preteso che i partner africani affermassero che l'intervento militare francese è arrivato su loro richiesta e non con "propositi neo-coloniali". la furia di macron avrebbe anche a che fare con gli sviluppi della situazione militare nella regione, caratterizzata da un aumento degli attacchi da parte di gruppi jihadisti e del numero di vittime, specialmente in mali, niger e burkina faso. questo, nonostante le migliaia di effettivi che compongono il personale dell'operazione francese barkhane, le forze delle nazioni unite e degli "istruttori" e dei "consiglieri" statunitensi e dell'unione europea e degli eserciti africani. le richieste del presidente francese hanno portato a convocare un vertice tra francia e g5 sahel, che si è svolto lunedì 13 febbraio a pau, nei pirenei. i risultati dell'incontro dimostrano che le minacce di macron sono state una messa in scena, che ha cercato di lasciar intendere che avrebbe potuto ritirare le truppe di spedizione francesi. i cinque capi di stato africani (burkina faso, mali, mauritania, niger e ciad), riuniti a pau su invito della loro controparte francese, hanno difeso la continuità non solo del coinvolgimento militare francese nel sahel, ma anche del "sostegno cruciale" degli stati uniti . il riferimento al ruolo di washington potrebbe avere avuto a che fare con una dichiarazione degli alti funzionari del pentagono secondo cui gli stati uniti potrebbero ridurre le loro truppe in africa. macron e i suoi alleati africani hanno approvato anche "un nuovo quadro politico, strategico e operativo", chiamato coalizione per il sahel, che riunisce il g5 sahel, la forza di barkhane e i paesi partner. in particolare, i leader hanno deciso di "concentrare immediatamente i loro sforzi militari nelle tre aree di confine" (mali, burkina, niger), sotto il comando di barkhane e la forza congiunta del g5 sahel, un'area di confine in cui si sono registrati i recenti attacchi attribuiti al " stato islamico nel grande sahara. l'incontro di pau ha sancito la creazione di un gruppo di forze speciali europee, denominata takuba, che sarà integrata nel comando congiunto. un nuovo vertice francia-g5 sahel è stato convocato per giugno a nouachott (mauritania). il presidente macron ha confermato l'aumento del coinvolgimento militare francese nel sahel, annunciando anche il dispiegamento di 220 soldati per rafforzare la forza di barkhane, che conta già 4.500 effettivi. dove sono i posti letto che mancano per affrontare l’emergenza covid-19? ecco una bella iniziativa della consulta popolare salute e sanità della città di napoli! i posti letto non ci sono? andiamoceli a prendere! requisire subito i posti letto nelle cliniche private napoletane! ecco dove sono i posti letto che ci servono, sono quelli che hanno tagliato dal pubblico in questi anni per darli in mano ai privati. ecco l'elenco: ospedale internazionale – 50 posti letto (di cui 30 accreditati); villa camaldoli – oltre 245 posti letto (tutti accreditati); villa angela – 40 posti letto (tutti accreditati); clinic center – 250 posti letto (tutti accreditati); hermitage capodimonte – 269 posti letto (di cui 250 accreditati); villa delle querce – 65 posti letto (di cui 55 accreditati); ruesch – 60 posti letto (nessuno accreditato); clinica vesuvio – 44 posti letto (di cui 33 accreditati); clinica mediterranea – 180 posti letto (di cui 150 accreditati); clinica santa patrizia – 90 posti letto (tutti accreditati); villa cinzia – 75 posti letto (tutti accreditati); villa bianca – 74 posti letto (di cui 54 accreditati); sanatrix – 114 posti letto (di cui 104 accreditati); totale: 1.556 posti letto (di cui 1.436 accreditati). *** la pandemia e il bisogno di comunismo. questa nuova minaccia internazionale non può che accentuare il bisogno di una cooperazione internazionale degli uomini che solo un mondo comunista può garantire. ..segue
Segue da Pag.36: Cina-Italia: un destino condiviso

Possiamo asserire che le discriminazioni degli ultimi mesi abbiano avuto origine nella competizione geopolitica. Qualcuno ha voluto sfruttare l’emergenza epidemica per proseguire nell’intento di contrastare il crescente protagonismo della Cina, il suo sviluppo pacifico. Gli Usa, come noto, sono i primi della fila in questo pericoloso gioco geopolitico. 

La politicizzazione di questo virus, tramite la sua etnicizzazione, costituisce un elemento inaccettabile. La frase più eloquente, emblema di questa partita giocata in modo sleale e disumano, è quella di Mike Pompeo, Segretario di Stato degli Stati Uniti, del 30 gennaio scorso, quando definisce la Cina e il partito comunista 
la più grande minaccia per l’umanità”. La volontà di Washington contro la BRI e i vari tentativi di sabotarla sono ben noti. Con pressioni sui paesi europei e mediorientali, con le sanzioni all’Iran (dopo l’Italia tra i più esposti al Coronavirus), con la guerra contro la Siria e con molte altre azioni in campo tecnologico e commerciale, Washington è intenta a fare tutto il possibile per contenere il consenso internazionale di cui gode la Cina. Purtroppo quella di Pompeo non è stata una voce isolata e le critiche contro il sistema politico cinese sono giunte da più parti. 

Dalla critica alla Cina alla sottostima della crisi, fino a giungere alla confusione politica nel gestire la situazione in Europa e negli Usa, oggi
 la Cina ne sta uscendo più forte, come scrivevo il 12 febbraio (vedi qui).

2. Lezione non appresa. Note personali e realtà internazionale

A fine dicembre sono rientrato in Italia per le vacanze invernali, dopo aver concluso il “semestre autunnale” nella mia università di Pechino. Da fine gennaio, quando sono state prese le prime misure drastice di contenimento dell’epidemia in Cina, sono stato controllato a distanza, quotidianamente, dalla mia università. In seguito mi hanno consigliato di rimanere in Italia fino a quando non si sarebbe risolta la situazione. Sarei comunque potuto rientrare, mi dissero, ma mi avrebbero messo in quarantena. All’epoca, l’Italia non era zona di epidemia. Ancora oggi, a maggior ragione, mi si chiede, come agli altri colleghi stranieri, di inviare informazioni sullo stato di salute su base giornaliera. Lo si fa tutti volentieri, ci si sente tutelati anche a 9 mila km di distanza. In Italia siamo arrivati a un punto di crisi delicatissimo e forse siamo un po’ in ritardo, benché il governo abbia preso misure coraggiose. La tecnologia aiuterebbe, ma a quanto pare siamo molto indietro. 

L’8 febbraio, ricordavo, sinteticamente, che la Cina si era comportata molto meglio rispetto all’epidemia SARS del 2003. Non a caso il governo cinese aveva ricevuto il plauso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La sequenziazione e l’isolamento del genoma di questo nuovo virus nei primi di gennaio (per l’esattezza il 5 e 7 gennaio), le misure di contenimento, a circa tre settimane dalle prime evidenze (si veda la ricostruzione cronologica fatta qui su fonti ufficiali), la quarantena imposta a circa 60 milioni di persone, quella autoimposta nel resto della Cina – da parte di cittadini informati e mobilitati in massa – lo screening a tappeto organizzato con le autorità locali, con l’utilizzo delle tecnologie informatiche (robot, droni, app), nuove piattaforme, applicazioni, controlli sul territorio in tutti gli scambi logistici hanno consentito di contenere l’epidemia a livello nazionale e contenerla all’interno della provincia di Hubei. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e in questi giorni la vita sta lentamente tornando alla normalità, anche nell’Hubei.

Altra nota personale. 
La mia università, così come hanno fatto tutte le istituzioni del paese, mi inviava quotidianamente informazioni, consigli e note sull’evolversi della situazione, sui miei diritti, sulle regole di comportamento ecc. Ricevetti anche delle tabelle con tutti i voli e i treni dove erano stati rilevati dei contagi. Nel caso avessi preso uno di quei vettori, lo avrei dovuto comunicare immediatamente. Tutto ciò, è stato riconosciuto come grande atto di responsabilità, dalla popolazione cinese e dai massimi esperti internazionaliL’Oms sostiene che la Cina sia andata oltre le prescrizioni a livello internazionale nel caso dell’esplosione d’epidemia. Un esempio è l’uso diffuso, totale, di mascherine e guanti, così come i controlli e gli screening sul territorio, anche tramite l’uso di tecnologie per tracciare i movimenti. 

Questo comportamento virtuoso, non privo di limiti, è stato un dato positivo per la salute mondiale, se solo tutti gli altri paesi avessero cominciato a prendere in tempo misure cautelative nel controllo dei flussi in entrata e in uscita. Si sa, la Cina è il principale partner commerciale della maggior parte dei paesi del mondo, circa 130.

Un altro aspetto, che ho appreso dai miei numerosi contatti in Cina, è stata
 l’unità popolare, la collaborazione, la cooperazione tra cittadini. Il popolo cinese si è unito per sconfiggere un nemico comune. Come? Un riferimento utile è rappresentato dalle parole di Bruce Aylwarqui qui. Se ce ne fosse bisogno, possiamo rifarci anche a un recente report di Lancetdel 7 marzo. Lo scoppio dell’epidemia in Nord Italia, che ha visto 11 città ufficialmente chiuse … ha scioccato i leader politici europei. Il loro shock si è trasformato in orrore nel vedere l’Italia diventare epicentro per un’ulteriore diffusione in tutto il continente … I ministri della salute si stanno sforzando di attuare misure appropriate per ritardare la diffusione del virus. Ma le loro azioni sono state lente e insufficienti. Ora c’è un vero pericolo, che i paesi abbiano fatto troppo poco, troppo tardi per contenere l’epidemia … “Il successo della Cina dipende in gran parte da un sistema amministrativo forte, che si può mobilitare in tempi di minaccia con il consenso del popolo, pronto a seguire le rigorose procedure di sanità pubblica. Sebbene ad altre nazioni manchi la politica di comando e controllo della Cina, ci sono importanti lezioni che i presidenti e i primi ministri possono imparare dall’esperienza della Cina. Gli eventi mostrano tuttavia che quelle lezioni non sono state apprese. Stessi concetti sono stati ripresi da Foreign Affairs e The Economist.

Oggi, i nostri medici in prima linea, che stanno subendo l’emergenza, parlano come i cinesi. 
Questa è una guerra”, dicono, contro un nemico invisibile che non conosciamo. Da qui gli appelli di alcuni di noi, per settimane, a non minimizzare e a tenere alta la guardia, a non banalizzare e ad apprendere dall’esperienza cinese, intensa, drammatica, ma anche straordinariamente efficace. 

Un’altra lezione arriva dalla Cina proprio in questi giorni di grande difficoltà in Italia: la solidarietà; con messaggi, aiuti, equipaggiamenti medici e dottori. Come recita un nostro proverbio: 
un amico vuol bene sempre, è nato per essere un fratello nella sventura. Possiamo aggiungere che il grado di civiltà di un popolo si mostra nel momento del bisogno, non solo al suo interno… In questo, Cina e Italia rappresentano il più antico esempio di amicizia tra popoli.

L’AUTORE

Fabio Massimo Parenti è attualmente Foreign Associate Professor di Economica Politica Internazionale alla CFAU. In Italia insegna all’Istituto Internazionale Lorenzo de’ Medici a Firenze, è membro del think tank CCERRI, Zhengzhou, e membro di EURISPES, Laboratorio BRICS, Roma. Il suo ultimo libro è Geofinance and Geopolitics, Egea. 
Su twitter @fabiomassimos


Sempre più truppe francesi ed europee nel Sahel

di Carlos Lopes Pereira

“Avante!”, Settimanale del Partito Comunista Portoghese
- da http://avante.pt

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Abbasso la Francia!, Fuori la Francia!, No all'imperialismo!, Alt al genocidio francese nei paesi del Sahel!! No al franco CFA!, Liberazione del Mali! - erano gli slogan scritti sui cartelli di una manifestazione, con migliaia di persone, in Piazza Indipendenza, a Bamako, il 10 gennaio.

Negli ultimi mesi ci sono state altre proteste di questo tipo, non solo nella capitale del Mali, ma anche a Niamey e Ouagadougou, contro la presenza militare francese nel Sahel, che in questi anni non solo ha fermato l'azione dei jihadisti ma ne ha provocato un aumento, con un numero crescente di vittime e sfollati civili e militari.

Le proteste popolari di Maliani, Nigerini e Burkinesi contro l'intervento della Francia nei loro paesi evidentemente hanno offeso Emmanuel Macron. A dicembre, alla fine del vertice della NATO a Londra, il presidente francese, elogiando "l'importante lavoro" di Parigi nella lotta antiterroristica e la cooperazione in materia di sicurezza con i paesi del Sahel, ha imposto un "chiarimento" del quadro e delle condizioni politiche dell’intervento francese nella regione. E ha anche preteso che i partner africani affermassero che l'intervento militare francese è arrivato su loro richiesta e non con "propositi neo-coloniali".

La furia di Macron avrebbe anche a che fare con gli sviluppi della situazione militare nella regione, caratterizzata da un aumento degli attacchi da parte di gruppi jihadisti e del numero di vittime, specialmente in Mali, Niger e Burkina Faso. Questo, nonostante le migliaia di effettivi che compongono il personale dell'operazione francese Barkhane, le forze delle Nazioni Unite e degli "istruttori" e dei "consiglieri" statunitensi e dell'Unione europea e degli eserciti africani.

Le richieste del presidente francese hanno portato a convocare un vertice tra Francia e G5 Sahel, che si è svolto lunedì 13 febbraio a Pau, nei Pirenei. I risultati dell'incontro dimostrano che le minacce di Macron sono state una messa in scena, che ha cercato di lasciar intendere che avrebbe potuto ritirare le truppe di spedizione francesi.

I cinque capi di stato africani (Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Ciad), riuniti a Pau su invito della loro controparte francese, hanno difeso la continuità non solo del coinvolgimento militare francese nel Sahel, ma anche del "sostegno cruciale" degli Stati Uniti . Il riferimento al ruolo di Washington potrebbe avere avuto a che fare con una dichiarazione degli alti funzionari del Pentagono secondo cui gli Stati Uniti potrebbero ridurre le loro truppe in Africa.

Macron e i suoi alleati africani hanno approvato anche "un nuovo quadro politico, strategico e operativo", chiamato Coalizione per il Sahel, che riunisce il G5 Sahel, la forza di Barkhane e i paesi partner.

In particolare, i leader hanno deciso di "concentrare immediatamente i loro sforzi militari nelle tre aree di confine" (Mali, Burkina, Niger), sotto il comando di Barkhane e la forza congiunta del G5 Sahel, un'area di confine in cui si sono registrati i recenti attacchi attribuiti al " Stato islamico nel Grande Sahara.

L'incontro di Pau ha sancito la creazione di un gruppo di forze speciali europee, denominata Takuba, che sarà integrata nel comando congiunto. Un nuovo vertice Francia-G5 Sahel è stato convocato per giugno a Nouachott (Mauritania).

Il presidente Macron ha confermato l'aumento del coinvolgimento militare francese nel Sahel, annunciando anche il dispiegamento di 220 soldati per rafforzare la forza di Barkhane, che conta già 4.500 effettivi.

Dove sono i posti letto che mancano per affrontare l’emergenza Covid-19?

Ecco una bella iniziativa della Consulta popolare salute e sanità della città di Napoli!

I posti letto non ci sono? Andiamoceli a prendere!

Requisire subito i posti letto nelle cliniche private napoletane! Ecco dove sono i posti letto che ci servono, sono quelli che hanno tagliato dal pubblico in questi anni per darli in mano ai privati.

Ecco l'elenco:
Ospedale Internazionale – 50 posti letto (di cui 30 accreditati);
Villa Camaldoli – Oltre 245 posti letto (tutti accreditati);
Villa Angela – 40 posti letto (tutti accreditati);
Clinic Center – 250 posti letto (tutti accreditati);
Hermitage Capodimonte – 269 posti letto (di cui 250 accreditati);
Villa delle Querce – 65 posti letto (di cui 55 accreditati);
Ruesch – 60 posti letto (nessuno accreditato);
Clinica Vesuvio – 44 posti letto (di cui 33 accreditati);
Clinica Mediterranea – 180 posti letto (di cui 150 accreditati);
Clinica Santa Patrizia – 90 posti letto (tutti accreditati);
Villa Cinzia – 75 posti letto (tutti accreditati);
Villa Bianca – 74 posti letto (di cui 54 accreditati);
Sanatrix – 114 posti letto (di cui 104 accreditati);
TOTALE: 1.556 POSTI LETTO (di cui 1.436 accreditati).

***

La pandemia e il bisogno di comunismo

Questa nuova minaccia internazionale non può che accentuare il bisogno di una cooperazione internazionale degli uomini che solo un mondo comunista può garantire



..segue ./.

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