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La VOCE ANNO XXI N°1

settembre 2018

PAGINA c         - 27

Segue da Pag.26: La “legge dello stato-nazione” di Israele è parallela alle leggi naziste di Norimberga

La seconda clausola della “legge dello stato-nazione” israeliana riguardante i simboli nazionali indica in modo simile che “la bandiera dello stato è bianca, due strisce blu vicino ai bordi e una stella blu di David al centro”. Due giorni dopo che la legge è stata approvata, la polizia israeliana e i militari hanno arrestato un ragazzo palestinese perché sventolava una bandiera palestinese davanti alla moschea di Al Aqsa, nella Gerusalemme occupata.

La terza clausola della nuova legge dello stato-nazione ribadisce la rivendicazione illegittima di Israele su Gerusalemme come sua esclusiva capitale, una rivendicazione illegale e internazionalmente non riconosciuta che è stata incoraggiata dalla controversa decisione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di spostare l’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme .

È interessante notare, tuttavia, che questa nuova legge non definisce i confini di stato e Israele rimane l’unico paese al mondo senza confini dichiarati. Ciò non sorprende, dal momento che Israele è uno stato coloniale in continua espansione, anche se la sua ammissione alle Nazioni Unite nel 1948 dipese dalla rivendicazione delle sole zone dell’armistizio del 1948, che non includono Gerusalemme o altre parti della Cisgiordania.

Questa nuova legge segna anche l’inizio della cancellazione dell’arabo come lingua di stato, in quanto decreta che l’ebraico è l’unica lingua ufficiale, mentre l’arabo ha uno “status speciale”. La sua quarta clausola spiega inoltre che l’uso della “Lingua araba [sic]” “sarà istituzionalmente regolato dalla legge”.

Per quanto riguarda i 4,5 milioni di Palestinesi che vivono a Gaza e in Cisgiordania, e che non hanno la cittadinanza israeliana, la legge dello stato nazionale allude al loro destino nella settima clausola, che afferma: “Lo stato considera gli insediamenti ebraici come un valore nazionale e lavorerà per incoraggiare e promuovere la loro istituzione e il loro sviluppo “.

Semplicemente, Israele continuerà a lavorare per costruire colonie di soli ebrei su terra palestinese sequestrata, ostensibilmente dove secondo gli Accordi di Oslo si sarebbe dovuto formato uno stato palestinese.

Possiamo quindi aspettarci che ulteriori insediamenti accelereranno l’allontanamento forzato dei Palestinesi per essere sostituiti da ebrei “importati”. Sappiamo dalle modalità con cui negli ultimi decenni sono stati costruiti gli insediamenti, che questo processo avviene attraverso l’espropriazione sistematica, l’emarginazione, la ghettizzazione e il furto a danno degli abitanti indigeni palestinesi. Questo processo ricorda da vicino il “Destino Manifesto” con la rimozione e l’emarginazione delle Prime Nazioni nel Nord America.

I media occidentali dovrebbero smettere di usare parole atte a minimizzare ciò che è avvenuto, definendo “controversa” la legge dello stato-nazione quando in realtà questa codifica i peggiori impulsi umani, attraverso una legge i cui principi e contenuti sono stati sostenuti e applicati dalla Germania nazista, dalle Leggi Jim Crow e da quelle dell’ Indian Removal America, oltre che da altri abominevoli episodi della storia umana.

Trad. Grazia Parolari “Contro ogni specismo, contro ogni schiavitù”– Invictapalestina.org: Fonte.

25/07/2018 DI INVICTA PALESTINA

ISRAELE, DOV’E’ LA TUA RABBIA PER LA LEGALIZZAZIONE DELL’APARTHEID?

Decine di migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro la legge sulla maternità surrogata. I palestinesi e gli altri dovranno aspettare il loro turno. Copertina: i partecipanti Pro-LGBT partecipano a una manifestazione a Tel Aviv il 22 luglio 2018 (AFP)

Gideon Levy 23 luglio 2018

Circa 80.000 persone, per la maggior parte giovani, hanno affollato Rabin Square lo scorso sabato sera. La piazza più grande di Tel Aviv non aveva visto un raduno così grande da molto tempo; certamente non per una manifestazione di protesta.

La manifestazione ha chiuso una giornata di proteste durante le quali in migliaia hanno marciato per le strade della città. Le principali vie sono state bloccate e molte persone hanno scioperato con la benedizione dei loro datori di lavoro. Anche alcune delle maggiori compagnie del Paese hanno aderito allo sciopero . Dopo anni senza proteste pubbliche di tali dimensioni, la società israeliana ha mostrato segni di risveglio dal suo sonno profondo.

Gli oltre 160 Palestinesi disarmati che sono stati uccisi sul confine di Gaza; il crudele assedio della Striscia; l’intensificarsi della discriminazione contro gli arabi in Israele; le sfide che devono affrontare i disabili israeliani, i richiedenti asilo africani e i lavoratori delle fabbriche israeliane chiuse: nessuno di questi problemi è stato in grado di suscitare anche solo una minima parte delle proteste che hanno interessato Israele lo scorso fine settimana.

Progresso per la comunità LGBT

Quindi chi è riuscito a destare Israele dal suo letargo di indifferenza? La comunità LGBT. Gli Israeliani sono scesi in piazza, per la prima volta dopo anni, dopo che la legge sulla maternità surrogata appena approvata dalla Knesset non ne includeva il sostegno per le coppie gay (o per gli uomini
single). Ciò ha provocato, e continua a provocare, grande rabbia.

La comunità LGBT in questo paese ha fatto molta strada negli ultimi anni, diventando uno dei gruppi più trendy e potenti. Il suo progresso è il risultato di uno sforzo prolungato e le sue conquiste sono motivo di orgoglio.

Ma resta ancora molto da fare. I gay, le lesbiche e le persone transgender in Israele sono ancora discriminati e non godono della piena eguaglianza. Non possono sposarsi nel loro Paese e in certi ambienti della società sono ancora oggetto di scherno. Ma la distanza che hanno percorso per raggiungere la loro attuale posizione di potere, per diventare parte del consenso israeliano, è impressionante.

Dozzine di importanti società hanno permesso ai loro lavoratori di scioperare. Hanno difeso la loro decisione con il sostegno di addetti alle public relation altamente retribuiti. Non hanno fatto lo stesso per i disabili, o per i richiedenti asilo, e certamente non per i Palestinesi sotto occupazione. Sanno che andare d’accordo con la comunità LGBT è una mossa sicura, che supportare la richiesta di uguali diritti per gli israeliani LGBT suscita grande consenso. Sostenere la comunità LGBT in Israele è il modo migliore per placare la propria coscienza.

Tuttavia c’è qualcosa di sospetto su questa solidarietà delle grandi compagnie. Cosa stavano rivendicando esattamente con questa protesta? Giustizia? Uguaglianza? Ridicolo. Permetteranno ai loro dipendenti di dimostrare e scioperare per altre cause, lasciando che ogni lavoratore “segua il suo cuore”? Ancora più ridicolo.

Queste sono, comunque, domande insignificanti. La comunità LGBT è riuscita a coinvolgere nella sua lotta il settore economico; complimenti per il successo della loro campagna.

La “comfort zone “ di Israele

Ciò che rimane molto critico nella società israeliana è l’ordine delle priorità, la sua bussola sociale e morale, la sua coscienza collettiva. Israele ha scioperato per una questione, la maternità surrogata, che in termini oggettivi non è tra le più urgentemente meritevoli di protesta, ha scioperato per un gruppo che non è in cima alla lista degli emarginati, privi di diritti, oppressi e discriminati: la comunità LGBT.

La verità è che oggi ci sono pochi altri gruppi potenti e ben collegati come la comunità LGBT. Il relativo successo di questo gruppo non dice nulla sul suo dovere di continuare la lotta per i propri diritti, né sulla giustizia del suo percorso.

Lo sciopero dice invece tutto sulla società israeliana, che ha scelto ancora una volta di fuggire nella sua “comfort zone”, dove non viene pagato alcun prezzo per le proteste, all’interno com’è del regno del “permesso e accettato”, dove si tratta solo di far sì che Israele si senta bene con sé stesso, abbellisca la sua immagine e, soprattutto, pulisca gli strati di sporcizia che sporcano la sua coscienza a causa dei suoi crimini.


The surrogacy law drew an estimated 80,000 protesters in Tel Aviv on 22 July 2018 (AFP)
Israele avrebbe dovuto scioperare, con il sostegno delle principali corporazioni , contro la legge dello stato-nazione approvata la scorsa settimana dalla Knesset. Avrebbe dovuto scioperare in solidarietà con i residenti arabi di questo Paese dopo che la Knesset ha loro sputato in faccia mentre presentava un comunicato ufficiale nel quale si afferma che sono cittadini di seconda classe.

Quale profonda guarigione, che infusione di speranza, sarebbe stata prodotta da uno sciopero di tale portata, in sintonia con Sakhnin e Nazareth, Umm el-Fahm e Taibeh, e come segno di solidarietà con tutti i cittadini arabi di Israele per i quali la legge dello stato-nazione è un pugno nello stomaco!

Che atmosfera di fratellanza avrebbe potuto scaturire; quale frutto prezioso per l’intera società sarebbe stata una dimostrazione di solidarietà . Ma ciò richiederebbe coraggio e una chiara bussola morale, due cose che mancano tra le aziende leader del paese come nell’intera società israeliana nel suo complesso.

Lavaggio del cervello alimentato dall’odio

Nessuno si aspetta più che Israele organizzi proteste di massa contro l’occupazione, l’assedio o gli insediamenti nei territori: quasi tutti in Israele sono sottoposti al lavaggio del cervello e dell’ odio.

Ma la legge dello stato-nazione, approvata dopo poche ore dalla legge sulla maternità surrogata, è di gran lunga la più decisiva, fatale, oltraggiosa, discriminatoria ed escludente. Non regolamenta un requisito sulla genitorialità. Legifera un requisito per l’appartenenza al proprio Paese. È, per alcuni israeliani, un cartello che segna la loro uscita dall’appartenenza qui. Segnala a tutti gli Israeliani che d’ora in poi vivranno in uno stato di apartheid, non solo nella pratica, ma anche nella legge.

Anche gli sviluppi sono diversi. La comunità LGBT è sulla strada del successo. Un’altra dimostrazione, un’altra votazione, e la maternità surrogata, quel percorso problematico alla genitorialità a volte visto con più repulsione che la prostituzione, sarà approvata anche per gli uomini.

La legislazione contro gli arabi ci sposta esattamente nella direzione opposta. La legge dello stato nazionale è solo l’inizio di ciò che sta arrivando. C’è una chiara corsa in avanti, e nulla può fermarla. Una protesta di massa avrebbe potuto segnalare un cambiamento e bloccare la valanga.

La legge dello stato-nazione, tuttavia, era di interesse per relativamente pochi israeliani e ne ha portati ancora meno nelle strade, anche se avrebbe dovuto toccare la coscienza di ogni israeliano, ebreo o arabo, che abbia a cuore il tipo di Paese in cui vive, del tipo di regime in cui vive.

La legge dello stato-nazione ha segnato il cammino che Israele sta percorrendo, definendo a parole, in diritto, ciò che era già noto: Israele è uno stato di apartheid, d’ora in poi non solo nei Territori Occupati, ma nell’intero paese tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo.

Evasione dalla realà

Questo fatto non ha offeso la maggior parte degli Israeliani, né i suoi leader aziendali, né i suoi cittadini. Nel profondo del loro cuore, forse, sanno verso cosa sta andando la loro nazione, ma non hanno il coraggio di resistere “alla mandria al galoppo” che sostiene questo governo di estrema destra.

..segue ./.

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