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La VOCE  ANNO XIII  N° 4

DICEMBRE  2010

PAGINA  III

ve, non sono i serbi ad essere stanziati al confine orientale italiano e dunque ad essere stati lì coinvolti nella Resistenza partigiana, ma casomai sloveni e croati. Gli "hooligans" di Belgrado e di Genova, per simbologia ed argomenti ostentati non possono essere da nessun punto di vista intesi come eredi dei partigiani. Ovunque sono visibili le foto del capo dei teppisti di Genova con il braccio teso nel saluto nazifascista e gli elementi grafici celtico-nazisti tatuati sul corpo; inoltre, tutti i commentatori parlano di "estremisti di destra" per quanto riguarda questi "hooligans", sia quelli di Belgrado che quelli di Genova.

(4) http://www.cnj.it/documentazione/KOSMET/foto.htm . L'opzione "nazionalista serba" in campo nazifascista fu a quel tempo minoritaria e perdente: i collaborazionisti serbi degli italiani e dei tedeschi (Nedic, Ljotic) *accettarono* l'amputazione del Kosovo dalla Serbia ed anzi contribuirono a metterla in atto. Sul fronte antifascista c'erano inizialmente gli ufficiali monarchici di Draza Mihajlovic - i cosiddetti cetnici - i quali però erano molto più ostili ai comunisti che non ai nazifascisti: cosicchè si mossero con tanta ambiguità da essere ben presto "scaricati" dagli Alleati angloamericani, che trovarono più affidabile appoggiarsi al patriottismo internazionalista jugoslavo dei partigiani di Tito. Nella fase finale della II Guerra Mondiale, quelli tra i cetnici che non si erano già sbandati combattevano al fianco dei nazifascisti.

(5) Si veda: http://www.cnj.it/POLITICA/serimo2003.htm , http://www.cnj.it/POLITICA/cnj2008.htm .

(6) Abolita nel 2001 la festa nazionale della Jugoslavia multinazionale - il 29 Novembre -, il nuovo inno nazionale della Serbia è oggi la litania bigotta "Boze Pravde" ("La giustizia divina"), le immagini di Draza Mihajlovic campeggiano ovunque ed il fatto che i giocatori in campo usino la simbologia delle "tre dita" è un qualcosa che ai tempi del tanto vituperato Milosevic era inconcepibile.

(7) << Il Pd chiede al ministro degli interni "di capire come sia stato possibile che questo gruppo di violenti sia potuto giungere in Italia, a Genova e dentro allo stadio con tutto il corredo di armi improprie senza che nessuno sia stato in grado nè di fermarli, nè di isolarli e nè di disarmarli. (...) "Non erano venuti soli a Genova", ha osservato da parte sua il presidente della Federcalcio serba, Tomislav Karadzic, confermando in sostanza quanto da lui detto ieri sera a Genova subito dopo la sospensione della partita: per Karadzic infatti si sarebbe trattato di un piano preordinato della tifoseria ultras per creare incidenti e far saltare l'incontro. (...) "Mi domando una cosa: chi ha permesso a questi disgraziati di entrare in Italia?". E' quanto si chiede il sindaco di Genova, Marta Vincenzi. (...) La Vincenzi rivela tra l'altro che (...) si era anche messo in contatto con la questura "e mi sono sentita dire che gli agenti erano lì ma che quelli erano dei delinquenti e si doveva evitare che finisse in tragedia. Ho capito che c'era una linea morbida per evitare la tragedia" >>. Sulla strana dinamica degli avvenimenti a Genova si veda: http://www.repubblica.it/sport/calcio/nazionale/2010/10/13/news/arresti_italia_serbia-7997211/?ref=HREA-1 , http://www.repubblica.it/sport/calcio/nazionale/2010/10/13/news/polemica_maroni-8010519 .

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NOTIZIE IN BREVE

* GOTT MIT UNS - SU RADIO VATICANA

Nel corso di una trasmissione dedicata alla Croazia, andata in onda su Radio Vaticana ii pomeriggio del 27 settembre 2010, sono intervenuti tre sacerdoti nazionalisti, che non hanno mancato di spendere parole di elogio e simpatia per il cantante nazista Marko Perkovic Thompson.

Perkovic, che ha combattuto per la secessione dalla Jugoslavia e la pulizia etnica dei serbi dalla Croazia, usa slogan razzisti e simbologie ustascia nei suoi concerti. Evidentemente però ha buone entrature in Vaticano: era già trapelata infatti la sua participazione, il 12 novembre 2009, a un'udienza pubblica di papa Ratzinger assieme a un monsignore croato.

* L'80% DEI SERBI RIMPIANGE TITO

(fonte: Il Piccolo, 2 ottobre 2010)

A 10 anni dalla caduta di Slobodan Milosevic, in Serbia l'80% della popolazione rimpiange Tito e il regime

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