Last name:

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 2002

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  


GIÙ

SU


La VOCE ANNO XXII N°6

febbraio 2020

PAGINA 1         - 21

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
in questo numero: 1) arretramento dell'anpi sui temi del confine orientale. giorno del ricordo: dove sta il problema? (andrea martocchia). 2) l’abominio della memoria condivisa (claudia cernigoi). 3) pansa, la sconcertante santificazione di un falsario (tomaso montanari). 4) brevi: – aggiornato sul sito diecifebbraio.info l'elenco dei riconoscimenti attribuiti dallo stato italiano per il giorno del ricordo in memoria degli "infoibati". – i martiri di opicina e i fucilatori di casapound. --- 1 ). arretramento dell'anpi sui temi del confine orientale. di andrea martocchia. sulle questioni legate al giorno del ricordo l'anpi nazionale quest'anno ha dato disposizione che le sue sezioni non partecipino ad altra iniziativa se non quella, "centrale", organizzata a roma il 4 febbraio, della quale è dato annuncio sul sito: https://www.anpi.it/articoli/ . in merito mi limito a constatare che l'iniziativa continua a eludere il problema di fondo, che è precisamente quello della istituzione del "giorno del ricordo" e delle sue conseguenze in termini di conferimento di centinaia di onorificenze a nazifascisti e loro collaboratori e dirottamento di ingenti risorse pubbliche verso enti e iniziative di carattere revisionista, rovescista e revanscista. in tal senso l'iniziativa del 4/2 p.v. è un inutile replay del seminario già organizzato da anpi a milano nel gennaio 2016. di tutto questo ho già scritto un anno fa, e purtroppo nulla essendo mutato nel frattempo, ed avendo avuto zero (0) riscontri da anpi, devo rinviare al mio scritto chi fosse eventualmente interessato ad approfondire: “ giorno del ricordo”, dove sta il problema? di a. martocchia (segretario, jugocoord onlus – intervento alla iniziativa “resistenza jugoslava. foibe o fratellanza?“, tenuta a roma domenica 24 febbraio 2019). l’iniziativa di oggi non nasce per esigenze di rito, né per la affermazione di meri principi o per testimonianza. e la mia non sarà una semplice introduzione – anzi mi scuso da subito e vi chiedo pazienza per la lunghezza del mio intervento.con quanto è successo quest’anno attorno al 10 febbraio, nel nostro paese abbiamo oltrepassato il livello di guardia.è stato infatti abbattuto ogni residuo tabù in merito alla possibilità di offendere i valori antifascisti fondanti la nostra repubblica, di distorcere in modo indecente la auto-percezione e coscienza storica della nazione. siamo stati inoltre gettati in un clima di intimidazione permanente, una vera e propria “caccia alle streghe” – come l’ha definita alessandra kersevan – nei confronti dei pochi che non si allineano alla canea revisionista e revanscista. giorno del ricordo 2019. quest’anno, le urla di antonio tajani per “istria e dalmazia italiane” hanno causato un nuovo incidente diplomatico con slovenia e croazia alla trasmissione in prima serata televisiva del film di propaganda fascista “red land / rosso istria” non hanno fatto seguito formali proteste da parte di alcuno, così come non ci sono state reazioni importanti alle affermazioni deliranti di salvini su “i bimbi delle foibe e i bimbi di auschwitz” . alle invettive di mattarella, che non è uno storico, contro gli storici da lui definiti “negazionisti”, ha fatto eco il presidente della regione fvg secondo il quale tale “negazionismo è lo stadio supremo del genocidio“. dopo che alla commissione cultura della camera è passata una nuova risoluzione che nega nelle scuole la facoltà di parola agli antifascisti in tema di confine orientale, gli squadristi di blocco studentesco hanno diligentemente applicato il provvedimento interrompendo, due giorni fa, una conferenza dell’anpi all’istituto giordano bruno di roma. per non parlare dei divieti di utilizzo delle sale comunali e pubbliche per le nostre iniziative, divieti che ogni anno abbiamo subito ma che sono oramai divenuti sistematici.
ecco dunque sotto agli occhi di tutti le conseguenze ultime della istituzione del giorno del ricordo; conseguenze “gravissime” e non semplicemente “gravi” come le ha definite un paio di anni fa lo storico moderato, di area democristiana, raoul pupo. noi andiamo lamentando tale gravità sin dall’inizio, cioè dal 2004 – anno di promulgazione della legge istitutiva. in effetti la propaganda su “foibe” ed “esodo” era stata scatenata a livello di massa già prima, dalla metà degli anni novanta, sulla base di molte menzogne e di lenti di ingrandimento ad hoc che fanno apparire come abnormi fatti sostanzialmente assimilabili a quelli accaduti ovunque durante la seconda guerra mondiale. inizialmente poteva sembrare che tale propaganda fosse solo la vendetta morale di chi avendo perso la guerra voleva adesso una rivincita dal punto di vista del giudizio storico; certamente, questa propaganda è anche la modalità specifica italiana di partecipare a quella riscrittura della storia, che è in corso in europa, dalla croazia all’ucraina alla polonia, ovunque la politica abbia bisogno di un puntello ideologico alla operazione di inversione degli esiti della seconda guerra mondiale.tuttavia, la vera e propria escalation cui assistiamo di anno in anno, e la crescita degli investimenti in risorse finanziarie e di altro tipo, soprattutto da quando è stato istituito il giorno del ricordo, non sono spiegabili se non riferendosi ad interessi molto concreti e strutturali. dove vogliono andare a parare. il noto massone augusto sinagra, legale di fiducia di licio gelli ed avvocato dell’accusa nel “processo foibe” che fallì ignominiosamente negli anni novanta, all’epoca dichiarò che “il disfacimento della jugoslavia” riapriva “per l’italia prospettive un tempo impensabili, per dare concretezza all’irrinunciabile speranza di riportare il tricolore nelle terre strappate alla patria dal diktat [cioè dal trattato di pace] e dal trattato di osimo”.negli anni successivi, l’integrazione di slovenia e croazia nella ue ha reso ardua, almeno per la fase attuale, tale prospettiva neo-irredentista, cioè di vero e proprio cambiamento dei confini. ciononostante rimane un interesse geo-strategico ad esercitare pressioni ai danni dei nuovi piccoli stati balcanici, sorti dallo squartamento della jugoslavia, i quali non possono efficacemente difendersi né dalle campagne propagandistiche – essendo stati essi stessi fondati sulla diffamazione dell’esperienza jugoslava – né tantomeno dalle mire neocoloniali dei paesi limitrofi. in particolare, si punta tuttora: 1) a rinfocolare la vertenza sui cosiddetti “beni abbandonati” dagli esuli, mettendo in discussione il trattato di osimo e la soluzione già molto favorevole all’italia che era stata concordata allora; 2) ad agevolare una più generale penetrazione economica sulla costa adriatica, aumentando l’influenza geopolitica italiana in quello scacchiere. queste sono le chiavi di lettura materiali, alle quali nessuno fa mai riferimento, ma che invece dovrebbero incardinare il nostro discorso critico ogni volta che si scatena la propaganda sul confine orientale. noi possiamo organizzare infatti 100mila iniziative su questo o su quell’aspetto specifico riguardante il confine orientale, sui crimini italiani o sui falsi delle foibe, ma se non sintetizziamo una analisi critica complessiva sul perché lo stato italiano da una ventina d’anni abbia investito tanti milioni di euro per una narrazione anti-fattuale su questi temi, non andremo mai al cuore del problema. come intervenire. dico questo perché, rispetto alla feroce offensiva in atto, esistono tra gli antifascisti strategie diverse, idee diverse sulle priorità, cioè su cosa sia più importante fare o evidenziare. qualcuno dice: dobbiamo ricordare e celebrare il carattere internazionalista di quella resistenza. si tratta allora di ricordare i 40mila partigiani italiani inquadrati nell’esercito popolare di liberazione della jugoslavia, oppure di rievocare anche la storia simmetrica, quella degli antifascisti jugoslavi dapprima internati nei tanti campi di concentramento italiani e poi operanti nella resistenza sul nostro appennino, vicenda cui noi ci stiamo dedicando da qualche anno. qualcun altro dice che si deve piuttosto parlare dei crimini italiani, cioè del contesto di occupazione militare e di prevaricazione nazionale da parte del nazifascismo. altri ancora ritengono che sia prioritario entrare nel merito della questione “foibe” con ricerche di carattere storico e statistico che sbugiardano le esagerazioni della vulgata. ecco allora, ad esempio, il nuovo ottimo libro di claudia cernigoi “operazione plutone”. ..segue ./.

In questo numero:

1) ARRETRAMENTO DELL'ANPI SUI TEMI DEL CONFINE ORIENTALE. GIORNO DEL RICORDO: DOVE STA IL PROBLEMA? (Andrea Martocchia)

2) L’ABOMINIO DELLA MEMORIA CONDIVISA (Claudia Cernigoi)

3) PANSA, LA SCONCERTANTE SANTIFICAZIONE DI UN FALSARIO (Tomaso Montanari)

4) BREVI:

AGGIORNATO SUL SITO DIECIFEBBRAIO.INFO L'ELENCO DEI RICONOSCIMENTI ATTRIBUITI DALLO STATO ITALIANO PER IL GIORNO DEL RICORDO IN MEMORIA DEGLI "INFOIBATI"

– I MARTIRI DI OPICINA E I FUCILATORI DI CASAPOUND

--- 1 )

ARRETRAMENTO DELL'ANPI SUI TEMI DEL CONFINE ORIENTALE

di Andrea Martocchia

Sulle questioni legate al Giorno del Ricordo l'ANPI nazionale quest'anno ha dato disposizione che le sue sezioni non partecipino ad altra iniziativa se non quella, "centrale", organizzata a Roma il 4 febbraio, della quale è dato annuncio sul sito:
https://www.anpi.it/articoli/ .
In merito mi limito a constatare che l'iniziativa continua a eludere il problema di fondo, che è precisamente quello della istituzione del "Giorno del Ricordo" e delle sue conseguenze in termini di conferimento di centinaia di onorificenze a nazifascisti e loro collaboratori e dirottamento di ingenti risorse pubbliche verso enti e iniziative di carattere revisionista, rovescista e revanscista. In tal senso l'iniziativa del 4/2 p.v. è un inutile replay del seminario già organizzato da ANPI a Milano nel gennaio 2016.

Di tutto questo ho già scritto un anno fa, e purtroppo nulla essendo mutato nel frattempo, ed avendo avuto zero (0) riscontri da ANPI, devo rinviare al mio scritto chi fosse eventualmente interessato ad approfondire:

GIORNO DEL RICORDO”, DOVE STA IL PROBLEMA? 

di A. Martocchia (segretario, Jugocoord Onlus – intervento alla iniziativa “Resistenza jugoslava. Foibe o fratellanza?, tenuta a Roma domenica 24 febbraio 2019)


L’iniziativa di oggi non nasce per esigenze di rito, né per la affermazione di meri principi o per testimonianza. E la mia non sarà una semplice Introduzione – anzi mi scuso da subito e vi chiedo pazienza per la lunghezza del mio intervento.Con quanto è successo quest’anno attorno al 10 Febbraio, nel nostro paese abbiamo oltrepassato il livello di guardia.È stato infatti abbattuto ogni residuo tabù in merito alla possibilità di offendere i valori antifascisti fondanti la nostra Repubblica, di distorcere in modo indecente la auto-percezione e coscienza storica della nazione. Siamo stati inoltre gettati in un clima di intimidazione permanente, una vera e propria “caccia alle streghe” – 
come l’ha definita Alessandra Kersevan – nei confronti dei pochi che non si allineano alla canea revisionista e revanscista.

GIORNO DEL RICORDO 2019

Quest’anno, le urla di Antonio Tajani per “Istria e Dalmazia italiane” hanno causato un nuovo incidente diplomatico con Slovenia e Croazia  Alla trasmissione in prima serata televisiva del film di propaganda fascista “Red Land / Rosso Istria”  non hanno fatto seguito formali proteste da parte di alcuno, così come non ci sono state reazioni importanti alle affermazioni deliranti di Salvini su “i bimbi delle foibe e i bimbi di Auschwitz” . Alle invettive di Mattarella, che non è uno storico, contro gli storici da lui definiti “negazionisti”, ha fatto eco il presidente della Regione FVG secondo il quale tale “negazionismo è lo stadio supremo del genocidio“. Dopo che alla Commissione Cultura della Camera è passata una nuova Risoluzione che nega nelle scuole la facoltà di parola agli antifascisti in tema di Confine Orientale, gli squadristi di Blocco Studentesco hanno diligentemente applicato il provvedimento interrompendo, due giorni fa, una conferenza dell’ANPI all’Istituto Giordano Bruno di Roma. Per non parlare dei divieti di utilizzo delle sale comunali e pubbliche per le nostre iniziative, divieti che ogni anno abbiamo subito ma che sono oramai divenuti sistematici.


Ecco dunque sotto agli occhi di tutti le conseguenze ultime della istituzione del Giorno del Ricordo; conseguenze “gravissime” e non semplicemente “gravi” come le ha definite 
un paio di anni fa lo storico moderato, di area democristiana, Raoul Pupo. Noi andiamo lamentando tale gravità sin dall’inizio, cioè dal 2004 – anno di promulgazione della Legge istitutiva. In effetti la propaganda su “foibe” ed “esodo” era stata scatenata a livello di massa già prima, dalla metà degli anni Novanta, sulla base di molte menzogne e di lenti di ingrandimento ad hoc che fanno apparire come abnormi fatti sostanzialmente assimilabili a quelli accaduti ovunque durante la Seconda Guerra Mondiale. Inizialmente poteva sembrare che tale propaganda fosse solo la vendetta morale di chi avendo perso la guerra voleva adesso una rivincita dal punto di vista del giudizio storico; certamente, questa propaganda è anche la modalità specifica italiana di partecipare a quella riscrittura della Storia, che è in corso in Europa, dalla Croazia all’Ucraina alla Polonia, ovunque la politica abbia bisogno di un puntello ideologico alla operazione di inversione degli esiti della Seconda Guerra Mondiale.Tuttavia, la vera e propria escalation cui assistiamo di anno in anno, e la crescita degli investimenti in risorse finanziarie e di altro tipo, soprattutto da quando è stato istituito il Giorno del Ricordo, non sono spiegabili se non riferendosi ad interessi molto concreti e strutturali. 

DOVE VOGLIONO ANDARE A PARARE

Il noto massone Augusto Sinagra, legale di fiducia di Licio Gelli ed avvocato dell’accusa nel “processo foibe” che fallì ignominiosamente negli anni Novanta, all’epoca dichiarò che “il disfacimento della Jugoslavia” riapriva “per l’Italia prospettive un tempo impensabili, per dare concretezza all’irrinunciabile speranza di riportare il Tricolore nelle terre strappate alla Patria dal diktat [cioè dal Trattato di pace] e dal trattato di Osimo”.Negli anni successivi, l’integrazione di Slovenia e Croazia nella UE ha reso ardua, almeno per la fase attuale, tale prospettiva neo-irredentista, cioè di vero e proprio cambiamento dei confini. Ciononostante rimane un interesse geo-strategico ad esercitare pressioni ai danni dei nuovi piccoli Stati balcanici, sorti dallo squartamento della Jugoslavia, i quali non possono efficacemente difendersi né dalle campagne propagandistiche – essendo stati essi stessi fondati sulla diffamazione dell’esperienza jugoslava – né tantomeno dalle mire neocoloniali dei paesi limitrofi. In particolare, si punta tuttora:

1) a rinfocolare la vertenza sui cosiddetti “beni abbandonati” dagli esuli, mettendo in discussione il Trattato di Osimo e la soluzione già molto favorevole all’Italia che era stata concordata allora;
2) ad agevolare una più generale penetrazione economica sulla costa adriatica, aumentando l’influenza geopolitica italiana in quello scacchiere
.

Queste sono le chiavi di lettura materiali, alle quali nessuno fa mai riferimento, ma che invece dovrebbero incardinare il nostro discorso critico ogni volta che si scatena la propaganda sul Confine Orientale.

Noi possiamo organizzare infatti 100mila iniziative su questo o su quell’aspetto specifico riguardante il Confine Orientale, sui crimini italiani o sui falsi delle foibe, ma se non sintetizziamo una analisi critica complessiva sul perché lo Stato italiano da una ventina d’anni abbia investito tanti milioni di euro per una narrazione anti-fattuale su questi temi, non andremo mai al cuore del problema. 

COME INTERVENIRE

Dico questo perché, rispetto alla feroce offensiva in atto, esistono tra gli antifascisti strategie diverse, idee diverse sulle priorità, cioè su cosa sia più importante fare o evidenziare. Qualcuno dice: dobbiamo ricordare e celebrare il carattere internazionalista di quella Resistenza. Si tratta allora di ricordare i 40mila partigiani italiani inquadrati nell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia, oppure di rievocare anche la storia simmetrica, quella degli antifascisti jugoslavi dapprima internati nei tanti campi di concentramento italiani e poi operanti nella Resistenza sul nostro Appennino, vicenda cui noi ci stiamo dedicando da qualche anno
Qualcun altro dice che si deve piuttosto parlare dei crimini italiani, cioè del contesto di occupazione militare e di prevaricazione nazionale da parte del nazifascismo. 
Altri ancora ritengono che sia prioritario entrare nel merito della questione “foibe” con ricerche di carattere storico e statistico che sbugiardano le esagerazioni della vulgata. Ecco allora, ad esempio, il 
nuovo ottimo libro di Claudia Cernigoi “Operazione Plutone”

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 2002

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.