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LA VOCE 1604

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La VOCE ANNO XVIII N°8

aprile 2016

PAGINA 2         - 22

Segue da Pag.21: DIECI ANNI FA

utilizzata per trattare la tubercolosi e la lebbra, benché io non abbia preso, durante questi cinque anni nella loro prigione, alcun antibiotico.

Durante tutto questo tempo, non ho mai avuto, a parte l’influenza, alcuna malattia contagiosa. Anche il fatto che i medici hanno impiegato due mesi (per informare sui risultati dell’esame, N.d.Red) può essere spiegato soltanto da una manipolazione. I responsabili di questi atti non possono realmente curare la mia malattia, e neppure quelli contro i quali ho difeso il mio paese in tempo di guerra e che hanno un interesse a farmi tacere.

Cari signori, voi sapete che medici russi sono giunti alla conclusione che l’esame ed il trattamento dei problemi dei vasi sanguigni nella mia testa sono necessari ed urgenti. Ecco perché mi rivolgo a voi, nella speranza che mi aiutiate a difendere la mia salute contro le attività criminali in questa istituzione che lavora sotto l’egida dell’ONU, e che io riceva prima possibile un trattamento adeguato nel vostro ospedale dai medici in cui nutro fiducia totale, come nella Russia.

Vi prego di accettare, signore e signori, l’espressione del mio rispetto profondo.

Slobodan Milosevic

(lettera inviata da Milošević l’8 marzo 2006, e ricevuta l’11 marzo all’Ambasciata russa in Olanda; traduzione originale: AP; fonte: quotidiano junge Welt (Germania) del 15 marzo 2006; versione italiana a cura di ICDSM-Italia)


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LETTERA INVIATA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU E AL PRESIDENTE DELLA CORTE DI APPELLO DEL TRIBUNALE DELL’AJA.

Noi siamo costernati e profondamente preoccupati per il rigetto altezzoso e dilatorio da parte della Corte del Tribunale ICTY della richiesta dell’ex Presidente Slobodan Milosevic, come raccomandato dal Centro Bakoulev di Mosca di rinomanza internazionale nel campo della Chirurgia Cardiovascolare, per essere trasferito in questo Centro per ulteriori indagini e un possibile periodo di cure, viste le sue condizioni cardiovascolari con pericolo della vita. Tutto si basava sulle indagini cliniche condotte sul Presidente Milosevic da parte di tre medici, il 4 novembre 2005, fra cui il Dr. M.V. Shumilina, un angiologo del Centro Bakoulev, e il Dr. L.A. Bockeria, Direttore e Presidente del Centro Bakoulev, che riscontravano le condizioni del Presidente Milosevic “critiche”. La Corte ha acquisito questi responsi medici il 15 novembre 2005.

Ancor più crea costernazione e preoccupazione la totale mancanza da parte del Tribunale di indirizzarsi verso la reale conoscenza delle condizioni cliniche del Presidente Milosevic e di predisporre le indagini necessarie e il trattamento di cure che sono di diritto per ogni prigioniero.
Il diritto Internazionale, e in particolare la Convenzione Internazionale per i Diritti Civili e Politici, prescrive, e le stesse norme dell’ICTY sulla detenzione garantiscono, il diritto dei prigionieri ad essere “trattati con umanità e con rispetto della dignità che è insita nella persona umana”. Per tutto il periodo del procedimento di legge, gli accusati sono presunti innocenti, e quelli che sono privati della loro libertà devono essere trattati in una maniera “consona al loro stato, come persone non riconosciute colpevoli”.
Il Presidente Milosevic remane deprivato di cure, pur in presenza delle conclusioni del Dr. Shumilina, che definiva il trattamento sanitario presso l’Unità di Detenzione delle Nazioni Unite come “inadeguato”. Incredibilmente, malgrado la sua storia di problemi cardiaci e di ipertensione, prima del 4 novembre 2004 non gli era stata fatta alcuna diagnosi vascolare. In più la salute del Presidente Milosevic ha suscitato una preoccupazione continua nel corso di tutto il processo per gli ultimi tre anni. Lo stress dei dibattimenti, le cure non adeguate e le condizioni della detenzione hanno pesantemente peggiorato i suoi precedenti problemi di salute, mettendo in pericolo la sua vita.

Il Tribunale non ha assunto alcun provvedimento per proteggere la vita di un prigioniero le cui condizioni fisiche sono state constatate essere critiche. Al contrario, ha considerato trascurabile il suo dovere di assicurare cure mediche adeguate ed indispensabili per una persona sotto processo presso la sua Corte. Detenuti che hanno necessità di cure speciali, come nel caso del Presidente Milosevic, devono essere trasferiti in istituti specializzati per quelle cure, come stabilito dai Protocolli Standard Minimi per il Trattamento dei Prigionieri adottati dal Primo Congresso delle Nazioni Unite sulla Prevenzione del Crimine e il Trattamento dei Condannati.

Il Tribunale sorprendentemente dichiara:

1. “Che ne’ il Dr. Shumilina e nemmeno il Dr. Bockeria hanno stabilito che il Centro di Bakoulev è la sola possibile struttura per una diagnosi appropriata e un trattamento di cure relative alle condizioni dell’accusato”. Che atteggiamento presuntuoso potrebbe indurre quei medici ad una tale vanteria? Loro, di sicuro
pensano che il loro Centro sia il migliore e questa conclusione è giustificata.
Invece, nessuna fiducia può essere riposta nelle scelte mediche delle autorità della Corte dopo anni di negligenze e dopo la scelta, nel dicembre 2005, del Dr. Aarts, un radiologo neurologico Olandese, che non ha riscontrato nel Presidente Milosevic alcuna condizione patologica e non ha fatto alcuna raccomandazione per un trattamento urgente di cure.

2. Che “...accoglie la proposta del Procuratore di Accusa che, se l’Accusato desidera essere curato da specialisti che non si trovano in Olanda, allora questi medici possono venire qui a curarlo.” Persone ricche e famose si recano da ogni parte del mondo per raggiungere centri medici del tipo Bakoulev, spesso anche se lo stesso viaggio costituisce per loro un rischio. Nessuno di loro pensa che le prestazioni di cure della stessa qualità possano essere fornite da teams sanitari itineranti dei migliori medici del mondo e se questo potesse avvenire, il numero di pazienti da loro curati sarebbe drasticamente ridotto.

Entrambe le risoluzioni sono assurde in un procedimento, dove la vita e i diritti fondamentali sono una scommessa. E allora, come fa l’organo giudicante collegiale a giustificare le sue autorizzazioni a Pavle Strugar per essere ripetutamente rilasciato per recarsi in Montenegro, un’entità che non è membro dell’ONU, per un’operazione chirurgica sostitutiva al femore, una procedura abbastanza sicura, semplice e di minor gravità?
Procuratore di Accusa v. Pavle Strugar, IT-01-42- A, 3 dicembre 2001, 16 dicembre 2005.

La conclusione finale del Tribunale afferma che “ la Corte non è soddisfatta…che è cosa più probabile che l’Accusato, se rilasciato, non faccia più ritorno per la continuazione del suo processo.” Che la Corte abbia più fiducia nel governo del Montenegro o nell’amministrazione ad interim del Kosovo che nella Federazione Russa, che ha dato la sua parola per il ritorno del Presidente Milosevic, è cosa inspiegabile, ma l’insulto ad un membro permanente del Consiglio di Sicurezza è inevitabile.

Il negare le cure mediche necessarie al Presidente Milosevic risiede nella fiducia del Tribunale che il processo si trovi “nelle sue fasi conclusive…alla fine delle quali…l’Accusato può trovarsi di fronte alla possibilità di un imprigionamento a vita”, e questo, al meglio, è irrazionale.
Cosa significa, che in tali circostanze per un prigioniero può essere cosa migliore morire? È troppo tardi per un trattamento medico necessario urgentemente?
Significa che “la possibilità di ergastolo” è più alta nelle ultime fasi del processo che all’inizio? Allora bisogna sottoporre a critiche l’importanza e la pesantezza delle prove per le quali si è iniziato a giudicare!
Un imputato che ritiene sarebbe stato imprigionato e condannato a vita avrebbe atteso le ultime fasi del processo per cercare dei mezzi per fuggire? Una Corte imparziale sarebbe obbligata ad esaminare tutte le prove testimoniali prima di raggiungere una decisione, prima di credere che l’imputato preferisca fuggire nelle ultime fasi di un processo che non al suo inizio, salvo che la Corte non abbia già ritenuto che le prove supportino una pesante sentenza? La Corte ha messo in luce i suoi pregiudizi con questo suo grottesco affidamento su un presumibile timore di una sentenza di carcere a vita da parte dell’Accusato nelle ultime fasi di questo processo?
In fatto e in diritto, la decisione del Tribunale è insopportabile. Rivela la strategia della Corte, senza tante scuse, di mantenere il suo pregiudizio e mette in piena luce le sue insufficienze per proteggere la salute di questo prigioniero.
La decisione è tanto irragionevole e completamente ingiusta, tanto da dimostrare l’apparenza e la sostanza del pregiudizio processuale.

La Corte ha stabilito che il Presidente Milosevic deve affrontare la eventualità di morire, visto che esiste la possibilità di una sentenza di carcere a vita.
Questa decisione, da sola, se confermata dalla Corte di Appello, procurerà un grande vulnus all’ICTY e al diritto internazionale umanitario. La morte, o le serie limitazioni al Presidente Milosevic di avvalersi di cure mediche, imporranno la medesima sentenza all’ICTY e al diritto internazionale, come strumenti di pace.
Noi vi esortiamo a rovesciare la decisione della Corte e di ordinare l’immediato trasferimento del Presidente Milosevic al Centro Bakoulev per gli esami e il trattamento clinico, sotto le condizioni proposte.

(Conclusione per il Consiglio di Sicurezza)

Noi vi esortiamo a rivolgervi all’ICTY per decretare l’immediato trasferimento del Presidente Milosevic al Centro Bakoulev per gli esami e il trattamento clinico, sotto le condizioni proposte.

Ci rimettiamo rispettosamente,

Ramsey Clark, ex Procuratore Generale degli Stati Uniti, USA

Professor Velko Valkanov, dottore in legge, Presidente del Comitato per i Diritti Umani, ex MP, Bulgaria

Professor Alexander Zinoviev, filosofo, scrittore, Federazione Russa

Professor Sergei Baburin, dottore in legge, Vice Presidente della Duma di Stato dell’Assemblea Parlamentare della Federazione Russa

Vojtech Filip, dottore in legge, Vice Presidente della Camera dei Deputati del Parlamento della Repubblica Ceca.

Thanassis Pafilis, Membro del Parlamento Europeo, Segretario Generale del Comitato per la Pace nel Mondo, Grecia

Tiphaine Dickson, giurista di criminologia internazionale, Quebec

Professor Aldo Bernardini, dottore di diritto internazionale, Italia

Christopher Black, giurista di criminologia internazionale, Canada

Klaus Hartmann, Vice Presidente dell’Unione Mondiale dei Liberi Pensatori, Germania

(trad. di Curzio Bettio)

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